giovedì 31 luglio 2008

Sotto il segno di Longino

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Dopo un paio di mesi di lavoro, e' uscito il nuovo libro del farmacista Francesco Candelari.
"Sotto il segno di Longino" e' gia' acquistabile on-line e, il tempo di una revisione veloce, sara' anche disponibile il codice ISBN e la tracciabilita' sulle piu' grosse librerie on-line e non.

Del libro ho avuto l'onore di curare la prefazione, che pubblico sul Blog [con il suo permesso (-: ] per ingolosirvi un po'...
Poco meno di duemila anni fa, in un piccolo paese del Medio Oriente, un centurione romano ha colpito con la sua lancia un Uomo crocifisso, trapassandogli il costato per accertarne la morte. Quell'Uomo era stato condannato alla crocifissione per essersi macchiato della colpa di "Lesa Maestà", poiché si era dichiarato "Re di tutti i Giudei".
La grandezza e l'importanza della vita di quell'Uomo è giunta sino ai giorni nostri, ma con essa sono giunti strascichi della sua fama nelle opere delle persone che gli stavano intorno. Non solo dei Dodici che hanno creduto nelle sue azioni e lo hanno seguito lasciandoci racconti dei momenti della Sua vita, ma anche di quelle persone, dai familiari agli amici, che assieme a Lui hanno vissuto momenti importanti della storia umana. E con questi strascichi di fama, è venuta la fama anche per quel giovane centurione e, soprattutto, per la sua semplice arma d'ordinanza.
In Italia, a distanza di molti chilometri e di almeno venti secoli, le elezioni politiche prossime venture rendono sempre viva l'idea del gioco di poteri che sembra tanto caro agli uomini. In questo gioco, un altro uomo, simbolo di uno schieramento ricco di quegli ideali di estrema destra che nella storia ci hanno insegnato non essere solo il simbolo di un conservatorismo che avanza, sta bruciando le tappe che lo porteranno al potere più globale, aiutato in questo dall'elezione democratica di cittadini cui forse l'intelletto è stato offuscato dai suoi buoni propositi o, piuttosto, da uno strumento che gli sta fornendo tutto il potere di cui sembra aver bisogno.
La Lancia del Destino, che venti secoli addietro ha trapassato il costato di Gesù, nel tempo è divenuta il simbolo di un potere crescente, un potere che ha ammaliato molti personaggi del passato, sino a giungere a un Hitler che non ha mancato di approfondire i fattori esoterici nella sua vita, analizzando le possibili applicazioni politiche di quello strumento. Tuttavia uno strumento così semplice quale è fondamentalmente una lancia in metallo dell'epoca romana, deve nascondere un segreto più grande di quanto sembri per essere arrivata sino ai giorni nostri con la fama confermata da fatti che raramente sono stati disattesi.
Adesso, che forse comincia a passare in secondo piano questo discorso legato a Cristo, e forse anche alla Lancia, c'è però qualcuno che crede a un fatto: al fatto che la Lancia sia effettivamente in possesso di quell'uomo, che alle porte delle elezioni politiche, ha ottenuto un'ascesa senza pari sebbene il suo movimento forse non vada a rappresentare quella gigantesca parte di popolazione che sembra essersi lasciata guidare dalle sue parole, dalle sue promesse elettorali, dai fatti che succedono e succederanno intorno alle elezioni.
Cosa c'è dietro questa storia? Il futuro premier italiano ha veramente con sé la potenza della Lancia del Destino? E se ciò è vero, esiste un modo per contrastare il potere di un'arma così potente?

Francesco Candelari, appassionato di fantascienza ma anche di storia italiana, con questo libro coniuga le due passioni in un racconto dai risvolti intricati, che riuscirà a tenere il lettore incollato alle sue pagine. Riuscirà il giovane capitano Elio Pozzo, figlio di un famoso docente e ricercatore universitario, a trovare un modo per contrastare la Lancia? Oppure sarà Gabriel Altieri a ottenere con la forza la carica di Presidente del Consiglio?

Rispetto a “La fame delle stelle” lo stile è cambiato: i ritmi sono più serrati; subito dopo una breve introduzione dei personaggi, l'atmosfera si fa tesa e a ogni istante si ha l'impressione di un'imminente catastrofe, come se si camminasse continuamente sull'orlo di un burrone.
Tutti i personaggi sono ben delineati, e persino quelli marginali (talvolta solo abbozzati) danno subito l'idea del carattere, del comportamento e, possibilmente, anche del cliché che rappresentano. Non ci serve sapere se il giovane parà che si accende una sigaretta durante il turno di guardia al Quirinale porti i baffi o abbia gli occhi azzurri piuttosto che castani, perché da come viene descritto il suo gesto, e il suo inseparabile accendino Zippo, abbiamo già l'idea di quel giovane soldato in ferma volontaria che non avrebbe di certo immaginato di dover proteggere la sua Patria così da vicino, e da un attacco così diretto.
E se una critica è, forse, da muovere all'autore, riguarda lo spezzato di vita militare un po' troppo inquadrato, in cui nella figura dell'esercito delle camicie blu, per dare ampio spazio al cliché dello skinhead si è tralasciata un po' la figura umana rappresentata da truppe comunque ugualmente preparate, e in certi casi appartenenti allo stesso corpo dell'Esercito Italiano cui gli ultimi corazzieri e le ultime truppe della Folgore, che rappresentano la resistenza, fanno parte; l'autore rappresenta lo scontro come un'epica battaglia fra le forze del “bene” e quelle del “male”, ma riesce almeno a mettere in bocca al colonnello parole di pietà nei confronti di coloro i quali agiscono nell'attacco al Quirinale più guidati dalla forza indicibile della Lancia che per via di una scelta personale più o meno ponderata.
Il finale chiarificatore, poi, lascerà probabilmente con l'amaro in bocca coloro che si erano limitati ad apprezzare la parte fantastorica e quella fantapolitica, ma sarà un'esplicazione ben gradita a quegli appassionati di fantascienza che, come me e Francesco, invece trovano l'amaro in quei racconti thriller che restano sospesi senza un perché, e senza aver in qualche modo fornito una se pur minima spiegazione, un motivo, almeno un'idea dello schema, al lettore/spettatore.

Ho avuto piacere nell'aiutare Francesco con l'impaginazione e la revisione del testo, e considero peraltro un onore quello di aver potuto scrivere codesta prefazione, con la quale spero anche d'aver incuriosito i lettori. Non mi resta che chiudere, lasciandovi alle incredibili pagine di questo libro, non prima di aver fatto i complimenti a Francesco per questo lavoro, e di augurarmi che con questo parto non si chiuda la sua vena letteraria.

Buona lettura, e se questo libro dovesse darvi qualche spunto su come salire al potere in Italia, ricordate sempre che ci sarà qualcuno pronto a dare la sua stessa vita per difendere il nostro Paese.
Grizzly

lunedì 28 luglio 2008

La Fame delle Stelle... diffonde

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"La Fame delle Stelle" e' il primo libro del dottor Francesco Candelari, farmacista di Siracusa e caro amico a cui ho fornito un po' di collaborazione nell'impaginazione e per la pubblicazione.
E' un libro di fantascienza e, sul mercato italiano, e' il primo libro un po' fuori dagli schemi: il personaggio principale, anziche' essere un militare o uno scienziato, e' un semplice farmacista.
Questa che segue e' l'intervista andata in onda sabato 18 luglio su Video66:



Il libro (Codice ISBN 978-1-4092-0120-5) e' disponibile on-line sul sito di Lulu per l'acquisto, oppure alcune copie sono disponibili in conto-vendita presso la Libreria Diana di corso Gelone a Siracusa.
Vi offro il retro di copertina, stilato da me e Francesco, per cercare di ingolosirvi un po':
Belinda, un piccolo paesino disperso fra le montagne del nord Italia: poche anime, una sola chiesa, una piccola stazione dei carabinieri ed una farmacia.
La vita scorre regolarmente, senza distrazioni dalla tranquilla quotidianità, eppure qualcosa sta arrivando da molto lontano per sconvolgere la vita dei suoi abitanti. Qualcosa di remoto, antico, intelligente e spietato, ma soprattutto affamato, spinto da una vera e propria fame primordiale.
Il farmacista collaborerà con i carabinieri del paese, comandati da un ottimo e preparato maresciallo. Insieme riusciranno a capire per tempo quale sia il reale pericolo dietro le misteriose morti che improvvisamente scuotono il torpore della piccola comunità. Chi può sapere se saranno in grado di fermare questa forza?
Una delle figure che ha latitato in questi romanzi, come protagonista, è quella del farmacista. In questo racconto il farmacista abbandona per un attimo la sua figura di professionista e piccolo confessore del paese, per assumere quella dell'eroe punto sul vivo dei propri sentimenti e coinvolto in una storia più grande di lui.
L'intero pianeta è in pericolo ma il nostro protagonista, grazie alle sue conoscenze nell'ambito farmacologico e collaborando con gli amici carabinieri, sarà in grado di fronteggiare questa situazione.
Basterà solo questo?

Francesco Candelari si è laureato in farmacia nel 1996 e da allora opera come farmacista collaboratore a Siracusa. Da sempre appassionato di fantascienza, ha notato che in molti romanzi di S.F. si ripetono talvolta dei cliché classici, soprattutto riguardo al protagonista: si tratta sempre di militari, di scienziati, di eroi che nascono e vivono con uno specifico scopo nella vita, il quale è legato sempre allo sviluppo della storia.
Vediamo se riusciamo a ingolosirvi, che nel frattempo lui ha completato e sta per pubblicare il secondo libro (di cui ho avuto l'onore di curare la prefazione, che sara' a breve pubblicata anche sul mio blog) e, se ci riusciamo per tempo, entro settembre dovremmo riuscire a venire fuori con un romanzo di fantascienza scritto a quattro mani da me e lui. (-:

venerdì 25 luglio 2008

No, non verro' al cinema

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-Ehi Grizzly, vuoi venire a vedere l'ultimo film di Batman? Dai, beeeeeello!

Non mi sono mai piaciuti i fumettoni americani, non mi piace Hulk, non mi dice nulla Unbreakable, non mi convince l'Uomo Ragno... e secondo voi dopo che anche Batman e Superman non sono mai stati la mia passione, mi appassiono perche' hanno rilasciato l'ennesimo spettacolo pirotecnico con un po' di trama intorno? Tanto perche' c'e' un personaggio di cui ormai abbiamo avuto fumetti, film, prequel, sequel e tutta la sagra?
Non ce la faccio, mi dispiace. Se volete andare a vederlo al cinema, non mi invitate, per piacere: preferisco altri personaggi... ((-:
... altrimenti non rompete quando sono *io* a proporre di andare a vedere Harry Potter!

martedì 22 luglio 2008

Consigli da pollice... verde

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Sono in partenza (beh, partiro' il 15 agosto, quindi ho ancora qualche giorno prima di trasferire la mia robusta persona in Trentino), e come molti che trascorreranno le ferie fuori citta' per 10-15 giorni, devo combattere con un problema particolarmente annoso soprattutto in questa Calda Terra Sicula: le piante da balcone.
Infatti in mezzo a piante grasse che non batteranno ciglio per due settimane di magra, ci sono gerani, iris, palme nane (sul mio balcone persino un alberello nano di limone!) che invece soffriranno non poco per la mancanza di beveraggio.
L'idea per gestire in maniera intelligente questa situazione mi e' venuta quasi subito: un semplice deflussore per le flebo.
Il punto e' stato pero' trovare un modo di farlo funzionare correttamente, in maniera che il sistema mi garantisse almeno un paio di settimane di autonomia, e senza dover usare troppi artifici e macelli per farlo funzionare.
Ecco come ho implementato il tutto, se mi vorrete imitare troverete questi consigli relativamente utili (anche perche' ci ho messo un paio di giorni a migliorare e modificare di volta in volta il sistema fino a trovare quello definitivo).
Procuratevi in farmacia uno o piu' deflussori per flebo (il sistema costa poco piu' di un euro, ed e' composto dal kit completo di sgocciolatore, tubo e regolatore di velocita'. 99 volte su 100 il farmacista vi chiedera' se vi serve anche il "butterfly", ma in questo caso declinate l'offerta: non servira' per mandare qualche liquido nel circolo sanguigno, ma solo per innaffiare le piante).
Quindi procurate alcune bottiglie di plastica vuote (meglio da due litri. Per periodi lunghi meglio anche i bottiglioni da cinque litri di alcune marche di acqua minerale), e infine una corda molto resistente o del filo di acciaio zincato.
Per cominciare, riempite le bottiglie d'acqua (eventualmente potreste anche considerare di miscelare il vostro fertilizzante liquido preferito, ma dato che in un paio di giorni lo stesso si depositera' sul fondo della bottiglia, pensateci molto bene: o utilizzate il sistema di mettere anche il fertilizzante con lo sgocciolatore, molto lentamente e mescolandosi all'acqua della flebo direttamente via deflussore, o per qualche giorno rinunciate e vi preoccupate della sola acqua). Lo spuntone del deflussore buca perfettamente il tappo di plastica di una normale bottiglia da acqua minerale ma, non essendo quello un tappo di gomma, poi non rimane incastrato e se non lo fermate con qualcosa (come ho fatto, vedi foto, usando un laccetto) rischia di "stappare" e venire giu' di botta.
Inoltre il deflussore e' concepito per non danneggiare la sterilita' del liquido che, normalmente, dovrebbe mandare nel circolo sanguigno. Per farlo, non effettua scambio d'aria con il liquido stesso, per cui mano a mano che l'acqua scende, la bottiglia tende a schiacciarsi, e questo comportera' prima o poi il blocco dello sgocciolamento (le bottiglie di liquidi specifici per endovena sono fatte in maniera da consentire e facilitare questo schiacciamento), e per evitare questo schiacciamento e consentire alla bottiglia di far sgocciolare fino all'ultima goccia di acqua disponibile, il sistema che ho trovato piu' valido e' di certo quello di mettere la bottiglia in posizione e praticare un piccolo foro con l'ago (che vi avanza dal kit, dato che il tubicino deve essere fissato con un laccetto vicino alla pianta e limitarsi a poter sgocciolare vicino al tronco: se infilato a forza nel terreno, o se gli viene posto l'ago che in un paio di giorni al sole arruginisce, non fara' sgocciolare l'acqua...) sul fondo della bottiglia (che a bottiglia capovolta diventera' la "testa"; ovviamente dopo togliete l'ago e buttatelo via (anzitutto perche' non sara' piu' sterile, e poi perche' non vi servira' ad altro).
Quale ultimo problema, resta quello di trovare un modo per tenere materialmente ferma la bottiglia: mi sono rifatto al classico meccanismo per tenere le bottiglie delle flebo, con una struttura che si aggancia al collo della bottiglia e ne trattiene il corpo.
Utilizzando dello spago molto resistente, del filo in nylon con anima di acciaio o semplicemente del filo di ferro zincato non piu' spesso di due millimetri (si, quello in foto e' da tre e mezzo, e mi sono tolto anche l'anima per piegarlo) basta realizzare una specie di asola in cui infilare il collo della bottiglia (se usate dello spago, o in generale della corda non rigida, vi consiglio di legare materialmente il collo della bottiglia con un nodo parlato per evitare che si possa sfilare con il vento), quindi tirare su fino a meta' della bottiglia e realizzare un "abbraccio" che sostenga il corpo (come vedete dalla foto, con il filo di ferro zincato basta fare il tutto su un lato, ma con la corda o lo spago e' consigliabile usare entrambi i tiranti) e quindi tirare ancora verso il fondo della bottiglia per realizzare un gancio con cui appendere la bottiglia alla parete o ad un supporto (non troppo) di fortuna, su cui dovra' restare per tutto il tempo in cui avra' acqua.

A questo punto si procede cosi':
  • si realizza il supporto per la bottiglia (un supporto con una bottiglia per un solo kit flebo, e quindi per una sola pianta), si riempie la bottiglia d'acqua e si tappa strettamente;
  • si inserisce la punta del deflussore (quella dello sgocciolatore) e si chiude completamente il regolatore di flusso;
  • si capovolge la bottiglia e si attacca al muro o al supporto di fortuna (ATTENZIONE: per bottiglie di cinque litri o piu', vi consiglio *caldamente* di usare supporti seri, ad esempio dei tasselli da 6mm piantati fermamente sul muro sopra le piante);
  • si fa in modo di fissare il tubicino alla pianta (o al vaso, o alla ringhiera...) con qualche laccetto non troppo stretto, in maniera che un'eventuale folata di vento non lo sbatta fuori, e l'ultimo tratto lo si annoda, senza stringerlo, intorno al corpo della pianta, in maniera che il fondo del tubicino sgoccioli sul terreno proprio accanto al tronco principale della pianta;
  • si pratica, con l'ago del kit, un piccolo buchino sul fondo della bottiglia (preferibilmente in prossimita' della bolla d'aria che c'e' dato che non l'avrete riempita fino allo strafondo), magari sul bordo laterale;
A questo punto e' possibile aprire lentamente il regolatore di flusso (trucco: apritelo finche' sgocciola rapidamente e consentite al tubicino di riempirsi d'acqua, poi stringete e cominciate a regolarlo) fino a quando lo sgocciolatore offre un andamento mooooooolto leeeeeeeeeeeento: fate conto di una goccia al minuto o poco meno, ma accertatevi che comunque l'acqua sgoccioli!
Lo sgocciolamento lento fara' si' che il terreno sia sempre leggermente umido: con questo sistema una bottiglia da due litri offre circa una settimana di autonomia, con una da cinque litri si dovrebbe quindi arrivare intorno a quei 15-18 giorni di ferie medi (Almeno io vado a Trento per meno di venti giorni, se poi voi avete ferie piu' lunghe... buon per voi!).
Se il sistema vi e' piaciuto, mi fa piacere. Se avete idee, proposte, migliorie o suggerimenti, potete commentare apertamente entro e non oltre il 14 agosto, che poi parto e non potro' fare altre variazioni sul tema.

Uff. Spero sia stato utile anche ad altri. (-:

mercoledì 16 luglio 2008

Polo ovest

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Stamattina, come spesso avviene, mi sono svegliato intorno alle 5:40. Dato che non avevo voglia di alzarmi immediatamente, ho acceso per qualche minuto la tv.
Il palinsesto che copre diverse televisioni nazionali e locali nell'ambito notturno e' a dir poco terrificante: La7 si collega con la CNN fino alle sei e rotti, ora in cui comincia a fare il tg e l'oroscopo a rotazione continua, mtv invece comincia con questo giro molto prima. Raidue addirittura offre il monoscopio di fine trasmissioni (ma dico io? Il servizio pubblico che non trasmette 24 ore? E le norme a gestione dello spazio pubblicitario?), e mentre facevo zapping sono passato davanti ad Italia 1. Non erano ancora le sei, e quello che mi e' apparso davanti e' stato un giovanissimo Francesco Salvi in MegaSalviShow, antologia dei personaggi che hanno poi lanciato il grandissimo Polo Ovest.

Queste sono le cose che si devono rimpiangere della televisione italiana, altro che Hazard o i reality (-:

domenica 13 luglio 2008

Un mare... di lacrime?

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Domenica mattina. Ieri sono stato al cimitero a trovare i parenti e la nonna (di cui, peraltro, continuiamo ad attendere l'aggancio della lastra di marmo con la targhetta e la foto... mah?), per cui oggi ho deciso di dedicare la giornata a cercare di rilassarmi e allontanarmi dal caldo torrido (e dall'ordinanza con divieto di circolazione per mezza citta') facendo una puntatina a Morghella.
Sono partito intorno alle sette, una breve pausa in autostrada a Serramendola per fare colazione (solo un cornetto ed un caffe', entrambi un tantinello discutibili) e poi finalmente ho assaggiato il nuovo tratto di autostrada che mi ha portato fino a Noto, subito fuori citta' ed in prossimita' del bivio di Calabernardo (Uhm: nota per il futuro: tornando da Marzamemi anziche' seguire la segnaletica per l'autostrada e' meglio arrivare al bivio del Lido di Noto, girare a destra verso il lido e poi di nuovo la prima a destra verso l'ingresso dell'autostrada: e' molto piu' breve e diretto!).
Giungo a Morghella poco prima delle otto. Il tempo sembra incerto (fino quasi a Marzamemi il cielo appare grigio), ma in spiaggia comincia a farsi strada un pallido sole. Un gabbiano solitario gira nel cielo continuando a passare fra il mare e la terra. Mi stendo sulla sabbia ancora fresca e ne approfitto per rilassarmi un po', senza pensare al lavoro della settimana e via dicendo.
In spiaggia ci sono un paio di tende (cominciano ad andare di moda queste tende a montaggio extra-rapido, eppure rimpiango i tempi degli scout e le canadesi da montare piantando i chiodi a terra intorno alla base, e i picchetti per tenere i tiranti, ma la tecnologia va avanti. (-:
Affronto l'acqua intorno alle otto e mezza, quando il sole comincia a far sentire il proprio calore tutto intorno e diverse altre persone cominciano a raggiungere il posto e prendere posizione intorno a me, piantando ombrelloni e spargendo sdraio, asciugamani e altri ammenicoli.
L'acqua e' ancora piu' fresca che piacevole, ma dato il caldo non mi lamento. Tuttavia prima di affrontare l'acqua con un lancio secco, verifico di avere le tasche vuote e, soprattutto, data la trasparenza dell'acqua stessa, l'assenza di ospiti indesiderati, poi mi fiondo in acqua in una sensazione di spilli che mi passano tutto il corpo, ma che comunque e' migliore di quella dei raggi solari che cercano di tostarmi.
Mentre torno a riva, noto (con disappunto) che il gruppetto delle due tende alla mia sinistra e' sveglio, pimpante e - soprattutto - quattro ragazzi e una ragazza del gruppo stanno giocando a pallone relativamente vicini, sbraitando in un dialetto prossimo al modicano. E' in questi momenti che maledico di aver perso, per l'ennesima volta, i tappi di cera al silicone che uso di solito in questi frangenti (possibile che devo comprarne un paio ogni anno? Ma dove cavolo li butto ogni volta???).
Verso le nove e un quarto, quando ho dato una buona tostata sia alla mia pancia che alla mia schiena, affronto nuovamente l'acqua, che comincia ad avere una temperatura piu' piacevole, ed in questo frangente noto nuovamente la serie di piccoli pesci (sembrerebbero delle sogliole, o simili) che si nascondono nella sabbia. Uscendo, pero', incontro con orrore un oggetto bianco con le punte rosse che dapprincipio mi era persino sembrato l'involto di un cioccolatino, salvo poi notare che le punte rosse battevano all'unisono: maledetta disgraziata, aspetta che giro dall'altro lato. Bene. Speriamo che non si ripetano le invasioni degli anni passati.
La speranza e' vana. Intorno alle dieci meno un quarto rientro in acqua e, quando sono sul punto di tuffarmi, mi rendo conto che la quantita' di meduse sta lentamente crescendo. Rimango immerso fino al collo vicino alla riva, dopo essere riuscito a trovare un posto senza troppi rischi, ma poi anche per rientrare sono costretto a fare una lunga serie di slalom.
La situazione degenera poco dopo le dieci: mentre stavo arrostendo al sole seguivo con la coda dell'occhio le peripezie della famigliola che mi si era piantata vicino, specie della bambina di tre-quattro anni che ho mentalmente soprannominato "Maggie Simpsons", dato che mi ricorda la piccola poco prima di partire per il mare: cappellino di paglia rossa, leggermente spropositato; strato di crema iperprotettiva tipo 50+ ex "blocco totale" spesso e impastato a sabbia simile a tonachina bianca Megaprem T600; occhiali da sole dei fumetti (credo); nuotatrice olimpionica (ritengo), dato il paio di braccioli giganteschi e dai colori sgargianti che le impediscono i piu' semplici movimenti, accoppiati ad un corpetto gonfiabile dei Looney-Toons e a un salvagente con colori non dissimili ai braccioli.
Affronta l'acqua cosi' bardata, restando sottocosta per alcuni minuti, quando improvvisi ululati di un alto numero di decibel e che spaziavano su diverse frequenze dell'udibile e dell'ultrasonico, hanno portato scompiglio nel raggio di diverse decine di metri intorno a lei (recando confusione anche fra le formiche che zampettavano intorno a me e ai gabbiani che volavano sulla spiaggia, ritengo). Ci avviciniamo in molti, mentre un genitore la porta a riva e la libera tutte le bardature mentre ella e' ancora impegnata in una fase di urla e pianti, a causa della carezza ricevuta sulla gamba da una pronipote della dea Medusa.
Classico capannello di gente, una signora offre dell'ammoniaca, tutti escono dall'acqua e ci si ritrova millemila persone in spiaggia e due o tre in acqua armati di retina che tirano fuori una sparuta percentuale di meduse... Mentre avviene cio', raccolgo le proverbiali armi e ritagli e rientro a Siracusa, con le opportune pive nel sacco, arrivando a casa intorno alle 11...

... speriamo che la settimana prossima vada meglio...

sabato 12 luglio 2008

Quattro anni, cinquecento articoli, ma quanto rompi Grizzly!

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Ho visto troppe guerre-lampo condotte male, ma non ho mai saputo di un'operazione militare abile protratta nel tempo a lungo.

Voglio partire da questa frase di Sun Zu, tratta da "L'Arte della Guerra". Voglio partire da questa frase perche' da un lato quel testo e', nonostante la sua eta', molto attuale, e anche perche' in fondo in questa frase si vede un po' anche quello che e' l'equilibrio di un Blog.
Il mio blog festeggia quattro anni, e festeggia con questo che leggete (avrei voluto festeggiare incastonando anche un mio filmato su youtube, ma il tempo e' poco e non so se ci arrivero' o meno...) i suoi primi 500 articoli.
Molta acqua e' passata sotto ai ponti. Come ho gia' detto tante volte, io ho cominciato a coltivare questo Blog quasi per gioco, e tuttora lo considero solo un hobby; certamente un hobby che, nel tempo, mi ha dato moltissime soddisfazioni, non solo personali.
Il mio nome e' Mirko, ma tutti quanti mi chiamano Grizzly. E questo non perche' io senta il bisogno di "nascondermi" dietro uno pseudonimo, al contrario: semplicemente mi piace farmi chiamare cosi', e non sono il solo che e' noto piu' con il suo pseudonimo che con il suo vero nome. In passato feci mia una frase, una "dichiarazione" di indipendenza fra due esseri diversi, ossia il "Mirko" che si incontra di persona, rispetto al "Grizzly" che si poteva incontrare sul mondo della rete [no: non sto parlando di internet. Ricordate che sono un cosi' vecchio bacucco dell'informatica che quando ho iniziato a parlare di reti, la grande rete era Fidonet, e quelle locali erano le LAN-Twinax (Token-Ring)]: la frase in oggetto altri non fu che "Il mio avatar e' diverso da 'io'".
Come si e' esposta questa filosofia? Semplice: ho soppresso il mio io e lasciato che il mio avatar avesse il sopravvento. Ho abbandonato il cliche' di persona che deve rapportarsi con gli altri mantenendo certi livelli anche di intelletto: io amo essere me stesso, e mi piace farmi accettare in quanto singolo, piuttosto che in quanto pedina uniformata al coro.
A distanza di quattro anni, sono cresciuto. E come sono cresciuto io, e' cresciuta la mia esperienza e - soprattutto - l'esperienza del mio avatar, che avrebbe sostituito il mio io.
Tuttavia come sono cambiato io, e' cambiato anche il mondo, ed e' cambiata la blogosfera. In meglio, magari, ma forse anche in peggio. D'altronde ne' io ne' la blogosfera dobbiamo dare seguito a qualcuno, e se in questi anni anche i Blog hanno trovato modo di cambiare, decisamente e' un pregio.
Ma tante cose sono successe in questi giorni, troppe per lasciare il Blog appeso in attesa di preparare come si deve un messaggio che fosse compleanno e completamento delle prime cinquecento parti del mio intelletto, e mi sembra il caso di interrompere il silenzio e cominciare a parlare, con lo stile che mi ha contraddistinto proprio in questo campo.

E parlero' di iPhone, perche' mi sono rotto le scatole di sentirne parlare dappertutto, di sapere da radio e televisioni che ci sono le file per comprarlo e che e' il telefonino del futuro. Per cosa? Per il display 3d? E poi? Un amico che lo ha preso mi ha detto che non e' vero quello che dico e che e' un telefono magnifico, bellissimo etc. etc. e di provare a dimostrargli il contrario.
Io: "Uhm, sai, ho qualche prova qui, sul mio telefonino Nokia 6680, un 3G che ha gia' un paio d'anni... dunque, magari potrei mandarti questo MMS che[modo Dr="House"]OPS! Scusa! Dimenticavo[/modo]... allora potresti installarti questo magnifico programma gratuito che ho realizzato la settimana scorsa in java[modo Dr="House"]OPS! Dimenticavo! Non ha la firma digitale della Apple: non si puo' installare: c'e' il DRM[/modo], beh magari potrei passarti questi brani mp3 che ho registrato con un amico, cosi' poi li fai sentire in giro e ci fai un po' di pubblicit[modo Dr="House"]Diavolo! Non stavo pensando che, come l'iPod, se gli passi un brano MP3 poi sei in grado di ascoltarlo solo sul computer in cui l'hai passato e solo sul tuo telefono, o che disdetta![/modo]. Uhm, no, temo di non avere buoni motivi per possedere quella roba, cosi' come non voglio un iPod o altre fesserie plasticose targate Apple[modo Dr="House"]Oh la la! Ma tu volevi sapere perche' non lo reputo un buon prodotto! Eh, no... non ho come farti vedere certe cose[/modo]..."
(Se non bastasse, cito anche questo sito)
E con questo spero che l'argomento sia finito, se voglio un telefono col display touch coccoloso mi prendo un terminale OpenMoko, che oltre a fare le stesse cose dell'iPhone, costa un po' di meno (come la Guida Galattica per Autostoppisti, decisamente piu' economica della Grande Enciclopedia Galattica) e, soprattutto, non ha il TPM e una distesa di lucchetti degna della miglior sfida al miglior successore di Houdini.

Parlero' di Gianfranco Funari, perche' lo inserisco in un triangolo composto da lui, Enzo Biagi e Indro Montanelli, che in un modo o nell'altro hanno fatto la storia del giornalismo in Italia. Perche' personaggi di questo calibro cominciano a scarseggiare radicalmente, e temo purtroppo che ne avremo molto bisogno, soprattutto in questo particolare momento politico italiano.

Parlero' di Flavio, per ricordare che sette anni fa ha concluso la sua vita sull'asfalto della strada di ritorno da Cassibile, e che nonostante tutto molti di noi sentono la sua mancanza.

E, infine, citero' anche il fatto che mia madre e' partita per Trento, ed io adesso sono a casa da solo, che mi arrabatto sul lavoro cercando anche di conciliare le esigenze della protezione civile, sebbene l'amarezza che sto provando in questi frangenti mi riporta ad un passato in cui e' stato piu' utile allontanarsi.

Ma con questa breve conclusione, stacco. Perche' sono stanco ed ho bisogno di riprendere il controllo del Blog, a distanza di alcuni giorni dalle ultime novita'.

mercoledì 9 luglio 2008

Caldo, caldo, caldo e ancora calda

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(... la stagione!)
Quando ieri pomeriggio sono uscito da casa alle 14:30 per scendere in Ortigia, la visione del termometro dell'ufficio che annunciava una temperatura esterna di 42.5 gradi non e' stata piacevole. Io vado in giro con il gilet multitasche da lavoro, e mentre da una parte e' certamente poco piacevole girare con abiti inutili, c'e' anche da dire che con queste temperature sahariane sarebbe meglio coprirsi. Non sto scherzando: grazie alla giacca avevo la schiena perfettamente asciutta, e le uniche parti del corpo che mi stavano sudando erano le braccia e la faccia, guardacaso proprio le parti scoperte del corpo. In questi frangenti, infatti, noi dovremmo prendere l'esempio da chi vive e lavori in paesi tropicali o desertici, in cui si deve convivere con temperature paurosamente superiori; l'esempio di evitare di scoprire le parti del corpo (cio che e' scoperto e' esposto al sole, suda e ci fa perdere liquidi): non dico magari di prendere l'esempio dei Tuareg che si corpono con abiti di lana [la lana e' un ottimo isolante, anche dal caldo... pensateci: fuori dal corpo fanno 60 e passa gradi, dentro al massimo 37-38... chiamateli scemi!), anche se ad esempio esistono camicie ed abiti in "lana estiva" (sono in fibra di lana molto leggera, e hanno le proprieta' isolanti degli abiti "desertici"). E' importante bere molti liquidi, magari freschi (non freddi!) ma c'e' da dire che - ad esempio - in Tunisia, al mercato, incontrate dei tizi che per un dinaro vi offrono un bicchiere di te *bollente*, di quelli che passate i primi cinque minuti bestemmiando in hittita perche' si fa fatica pure a tenere il bicchiere in mano, ma superata quella fase smettete di sudare perche' per differenza e' diventato piu' fresco il deserto...
Ma divagando un po', con il caldo di ieri sono ricominciati gli incendi estivi. Ieri pomeriggio (beh, per lo meno verso le 17, quando il caldo aveva cominciato a scemare) la regione ci ha allertati per una serie di incendi, fra cui un gigantesco flambe' (*) a Canicattini, e successivamente la nostra autobotte per un incendio in un terreno accanto alle case in Via Isole della Sonda, all'Arenella (Il terreno con casa diroccata proprio al centro della mappa).
E restando in tema di caldo, mentre io arrivavo qua in ufficio, stamattina, si e' fiondata dentro il palazzo l'ambulanza del 118 a sirene spiegate, salvo poi andarsene dopo dieci minuti con le pive nel sacco (mi auguro un malore risolto, piu' che concluso radicalmente...). Io, per ora, mi soffriggo sotto il gettito dell'aria condizionata che fa fatica e con un ventilatore che aiuta a spostare l'aria dentro l'ambiente...
Come dite? Ferie? Il 15 agosto parto per il trentino, poi si vedra'. Il mare per ora l'ho visto col binocolo, vediamo se domenica riesco a fare una puntatina a Morghella (se qualcuno volesse seguirmi, con piacere: l'unica condizione e' che per non arrivare a mezzogiorno causa traffico, tendo a partire sempre fra le 7 e le 7:30).

PS: Domani (giorno 10) mia madre parte per Trento, poi saro' solo soletto a casa (-: e nel frattempo sto preparando qualcosa di importante riguardo il Blog... ma per questo dovrete aspettare ancora qualche giorno.

mercoledì 2 luglio 2008

Il risveglio piu' dolce

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Avete presente l'incrocio sotto casa mia? Bene.
Yaaaaawnnnn! Groan... la proiezione sul tetto recita 5:44. Vabe', la sveglia deve suonare alle sei, alziamoci adesso, che e' lo stesso. Groshhhyaaawwwwnnnnn! Buon giorno Philippe, dai che e' ora di svegliarsi...
SCREEEECATACRASH!
MACHECA%%!??!?
(Avete presente il maligno che vi prendete quando praticamente a pochi centimetri da voi si ode il lieto stridore di copertoni che si grattugiano sull'asfalto in un'apoteosi di frenatone da 10 secondi? Bene. Immaginate la partenza dello stesso rumore, ma seguito dopo una frazione di tempo non superiore al paio di secondi da un opportuno boato multiplo pirotecnicamente frammisto a caduta ed accartocciamento di elementi metallici, il cui potente botto multiplo iniziale fa anche presagire l'apertura simultanea di diversi air-bag). Mi affaccio sul balcone in tempo per vedere che qualcun altro dal palazzo antistante sta facendo lo stesso. Intravedo due macchine ferme, c'e' gente che sbraita. Vado a lavarmi e mentre rientro in camera la sirena di un ambulanza che riparte da qua sotto mi fa capire che l'incrocio ha "colpito" ancora. E sono le sei di mattina...

martedì 1 luglio 2008

Primo premio: guidatore artifistico

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[Fra artificioso ed artistico C-: ]
Sono fermo al semaforo rosso. Mi supera una vespetta: a bordo un tizio, la moglie e il figlioletto di tre-quattro anni sulla piattaforma della moto, fra le gambe del padre. Tutti e tre senza casco (of course!).
Non solo mi supera: passa col rosso, beccando il momento esatto in cui e' scattato il verde alla gente che aspetta alla nostra sinistra, scatenando una sequela di frenate, clacsonate e relativi insulti.
Ora dico: a uno cosi' cosa fargli? La multa? Non puoi: come minimo sei impegnato a fargli un applauso. Magari fra le pa%%e, dopo avergli tolto il figlio e la patria potesta', cosicche' non possa piu' riprodursi. E-: