sabato 17 luglio 2010

Le scarole all'ombra del camino

Stamattina apro il sito del corriere della sera, e un articolo in particolare attira la mia attenzione.
L'articolo, dal titolo "Inceneritore&verdure, quelle scarole all'ombra delle bocche fumarie", parla di alcuni terreni agricoli che circondano l'inceneritore di rifiuti ad Acerra. E attira la mia attenzione perché presenta una situazione che "non è tipica della Cina, ma inquadra invece una situazione tutta italiana".
Ma che bello.
Questo, a mio parere, si chiama terrorismo mediatico, ed è abbondatemente inutile. Abbiamo a cuore l'insalatina che si trova accanto al brutto & cattivo inceneritore? E la frutta sotto gli elettrodotti? E i terreni coltivati intorno al polo petrolchimico? E, come ha scritto un tizio a un commento proprio a quell'articolo, che dire delle vacche che pascolano accanto alla tangenziale e poi fanno il latte per i milanesi?
Il problema è più grosso di quanto possa sembrare, ma anche più semplice di quanto possa apparire. Anzitutto cominciamo a entrare in un ordine di idee: il camino di un termovalorizzatore non è un tubo collegato indissolubilmente e direttamente alla camera del bruciatore della caldaia, e da esso non esce "spremuta di rifiuti incendiati", anzitutto perché l'inceneritore lavora a "ciclo combinato" e oltre ad usare il calore della caldaia per vaporizzare l'acqua, si usa anche la temperatura dei fumi di scarico; detto questo, i fumi prima di essere scorreggiati fuori dalla caldaia passano da una serie di meccanismi di filtrazione che recuperano metalli, polveri, diossine(1) e altri prodotti di combustione che non è gradito vadano a condire l'arietta circostante alla struttura.
[(1) Sì, le diossine (che sono polveri, e non gas) vengono recuperate riducendo le quantità emesse dal camino a un carico di pochissimi microgrammi per metro cubo. Sono comunque tossiche, ma fra poco ne riparliamo. A proposito: sapevate che intorno a 400 gradi centigradi le diossine si decompongono spontaneamente? Per questo le caldaie degli inceneritori lavorano con regimi di temperature molto più alte.]
Ora, il punto è semplice. Molte cose inquinano, e moltissimo inquinamento va a finire in quello che mangiamo. La bacchetta magica non c'è, e quindi non possiamo smettere di inquinare domani mattina, ma possiamo sin da subito ridurre le emissioni dannose lentamente e inesorabilmente fino a giungere a eliminarle del tutto, e mi sembra un passaggio più intelligente che piangere merenda che la cosa X inquina, e lasciare che vada avanti ad inquinare per anni e anni.
Ieri sera parlavamo con Francesco Candelari della situazione dei rifiuti che c'è un po' in tutta Italia. E facevo un paio di considerazioni. Due cose che si possono fare per ridurre il carico dei rifiuti comprendono un potenziamento quasi eccessivo della raccolta differenziata (anche perché spessissimo effettuare raccolta di un determinato materiale è un'attività che si paga da sola) e un approccio differente alla questione rifiuti.
Primo ragionamento: che cosa è un rifiuto che spesso viene buttato via? È fondamentalmente una miscela di diversi materiali:
  • Alluminio (lattine di bibite varie), riciclabile al 100% direttamente (vernici e inchiostri che vengono utilizzati per stamparle, in fase di fusione finiscono semplicemente nella ridotta percentuale di impurità che vengono scartate in fase produttiva. Anziché buttare via 100 tonnellate di alluminio, in produzione scarteremo alcune decine di chilogrammi di scarti da quella quantità;
  • Metallo (tappi di vasi di vetro, scatolame vario), sempre riciclabile al 100% direttamente, come l'alluminio;
  • Carta e ovatta di cellulosa (tovaglioli, carta-casa, cartone e cartone ondulato, carta kraft), insomma un 75% di imballaggi e un 25% rimanente di altri sottoprodotti della carta. Questi possono essere utilizzati per la produzione di carta riciclata, per la produzione di isolanti in base di cellulosa, o semplicemente come combustibile primario in termovalorizzatore, risparmiando sulla necessità di usare un ciclo misto a rifiuti e Nafta pesante o metano per mantenere le temperature di esercizio a regimi sufficienti per decomporre i principali inquinanti, e agire correttamente in mancanza di prodotti di facile combustione;
  • Vetro (vasetti, bottiglie, bicchieri e altri ammenicoli in vetro che magari si sono rotti e vengono buttati via), e sul vetro approfondisco il discorso fra poco, perché la storia è lunga ma interessante;
  • Plastiche (soprattutto PVC e PET, per il 90% almeno del concetto di "materie plastiche" che finiscono nei rifiuti, seguito da un 10% di altri polimeri plastici, come ABS, bachelite e via discorrendo). Sulle plastiche, come sul vetro, mi esprimerò fra poco, perché di nuovo il discorso è lungo, ma interessante;
  • Avanzi alimentari (il "Residuo umido e secco"), come bucce di frutti, gusci di uova, cibi scaduti, lische di pesce, residui di carne, residui di cottura, olio di cottura esausto e avanti così, ma anche residui vegetali (sfalcio dell'erba, potatura etc). Questi prodotti non possono, per ovvi motivi, essere riciclati. Tuttavia è possibile utilizzarli in un ciclo forzato per produrre rapidamente un humus artificiale, ricco di composti azotati e sostanze nutrienti per il terreno, per l'uso agricolo. Questo prodotto si chiama Compost ed ha un elevato potere fertilizzante. Utilizzando il compost è possibile ridurre o eliminare del tutto la necessità di utilizzare fertilizzanti chimici o di sintesi nell'ambito agricolo;
  • Pile elettriche usate, ricche di materiali tossici e inquinanti, ma riutilizzabili proprio per la produzione di altre pile;
  • Componentistica elettrica ed elettronica sparsa: elettrodomestici e componenti domestici guasti, mobilio... Tutto materiale che può essere riciclato previo smontaggio e separazione dei singoli componenti o riutilizzato per famiglie disagiate (buttate via una cucina a gas funzionante perché vi siete fatti la cucina interamente in muratura? E perché non donare la cucina funzionante a qualcuno che non ha soldi?);
  • Residui indiretti non separabili [residuo di aspirapolvere, residui di lavaggio, residui di verniciatura, residui chimici, farmaci scaduti, residui da posacenere (filtri di sigarette, cenere da camino)]. In generale moltissimo materiale che, con tutta la buona volontà, è altamente difficile da riciclare e, fondamentalmente rappresenta quel residuo che fondamentalmente è l'ultimo rifiuto calcolabile, e che dovrebbe essere smaltito via discarica o via incenerimento;
Ora, parliamo un po' di vetro, e subito dopo di plastiche.
Il vetro, secondo me, è una sostanza magica. Il vetro ha una biodegradabilità prossima allo 0%, ma il pregio di essere riutilizzabile pressoché all'infinito. Buona parte dei rifiuti che generiamo sono materie plastiche utilizzate per contenere liquidi. Acqua, bibite, prodotti chimici vari. Se tornassimo (quando ero piccolo io, si faceva questa cosa, e me la ricordo) al concetto del "vuoto a rendere": chi compra la classica confezione di sei bottiglie d'acqua, anziché prendere sei bottiglie di PET da buttare dopo l'uso, si prende sei bottiglie d'acqua e paga una cauzione (che ne so, di € 0.05 a bottiglia). Quando riporta le bottiglie vuote al supermercato gli viene restituita la cauzione o gli viene abbuonata per l'acquisto di ulteriori sei bottiglie. I vuoti possono essere lavati in autoclave e riutilizzati nuovamente per contenere acqua. Lo stesso ragionamento lo si può praticare per quelle bottiglie che sono o devono essere (vedi alcuni prodotti chimici che attaccano il vetro) necessariamente in plastica. Ma una volta vuote possono essere riutilizzate per acquistare nuovamente la candeggina, il liquido per i pavimenti o quello per la lavatrice, risparmiando sul costo complessivo poiché si acquista il prodotto grezzo e non nuovamente il contenitore.
Il vetro, infine, può essere triturato e utilizzato in una percentuale nella produzione di nuovo vetro dalle medesime caratteristiche, con il pregio che avendo una temperatura di fusione inferiore a quella dei silicati di base, consente di utilizzare una temperatura di esercizio minore nella produzione, e di risparmiare ancora sui combustibili fossili.
E ci sono ancora tantissime altre cose che si possono fare per cercare di ridurre l'inquinamento, come migliorare l'efficienza dei veicoli a motori, modificare i processi industriali per fare in modo da approfittare delle fonti rinnovabili della domanda di energia, e avanti di questo passo.
Come ho detto prima, la bacchetta magica con cui far smettere il 100% dell'inquinamento con un tocco, non c'è. Tuttavia è possibile far scendere lentamente i valori attuali di sostanze inquinanti rilasciate nell'ambiente. Il bilanciamento verso il basso è il primo passo, che non deve comunque lasciare il passo alla ricerca di fonti e sistemi alternativi.
Per questo io continuo a sostenere che l'incenerimento dei rifiuti è una soluzione opportuna per evitare di sotterrare quintali di rifiuti in inutili discariche: siamo d'accordo che l'incenerimento inquina, ma un termovalorizzatore medio in un intero anno di lavoro produce le stesse sostanze inquinanti che una centrale a olio combustibile datata produce in meno di una settimana. Andare di fronte a una centrale termoelettrica del genere a piangere perché i bambini rischiano di assorbire chissà quali brutte cose dal nuovo inceneritore che si vorrebbe costruire lì davanti, ma a quanto pare continuare ad assorbire diossina, ossidi di azoto e polveri che caccia attualmente quella centrale, invece va bene per tutti.
La mia idea la ho espressa decine e decine di volte, ma voglio vedere quando finalmente potrà divenire realtà. Chiudo ricordando una mia tagline, che è una citazione dei nativi Cree americani:
Quando l'ultimo albero sarà stato abbattuto, l'ultimo fiume avvelenato, l'ultimo pesce pescato, l'ultimo animale libero ucciso...
Vi accorgerete che non si può mangiare il denaro.

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