domenica 31 ottobre 2010

Una giornata deludente...

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Mia madre sta cercando una poltrona. No, non una di quelle poltrone col vibromassaggio e seicento sensori di temperatura e pressione e che si piega e ripiega peggio di Optimus Prime: no, no... Una normalissima poltrona comoda e con lo schienale alto. Niente di fantascientifico, direte subito voi, e invece no. Perché da un mese a questa parte non ne abbiamo trovata manco mezza.
Dopo l'ennesimo giro per la provincia di Siracusa, ho proposto di fare un salto all'Etnapolis di Belpasso. Stamattina verso le nove siamo partiti, arrivando con calma poco prima delle dieci. L'idea è semplice: al mediaworld diamo un occhio ai cordless (stiamo cercando un telefono sia fisso che cordless, tipicamente da ufficio), poi ai lettori dvd/divx, ai vcr per il digitale terrestre (vorrei regalarne uno a mia madre per natale o poco prima), e infine da Castorama a cercare questa benedetta poltrona.
Bene. Sarà anche la confusione per l'approssimarsi di hallowe'en e dei "morti", ma l'unica cosa degna di nota che ho visto in tutto il centro commerciale era un orso di peluche di tre metri al toyscenter: il mediaworld ha una sezione di telefonia fissa/cordless con meno apparecchi di quelli che ho montato in ufficio.
Usciamo.
Io: "Andiamo al Castorama, è pieno di mobili!"
Già mentre ci approssimiamo non capisco il motivo delle pubblicità di "Le Roy Merlain" finché non vedo che il castorama è stato sostituito dalla catena di bricolage... E naturalmente niente mobili. Passiamo dall'emmelunga, in mezzo, dove ci sono 647382675436725678 divani e SOLO TRE POLTRONE (sopra i 450 euro ciascuna, per di più). Visto che sono le 12:40 (tecnicamente l'una e quaranta: maledetto legal-lag...) ci fermiamo al self-service dove ho sempre(*) mangiato bene e pagato poco.
(*) sono venuto qui diverse volte, ma l'ultima poco più di un anno fa. Le cose sono da allora cambiate in peggio...

Abbiamo preso (siamo solo io e mia madre) due insalate, due bibite, due pezzi di focaccia bisunta (ma il pane????) e lei una fettina di manzo ai ferri, io una costoletta, entrambe con quattro patate al gratin. 37 euro... Le patate fredde e gommose come big babol secche, l'insalata più o meno gradevole, la carne saporita, ma tiepida e piena di nervi....
... Ora proviamo a vedere qualcosa al polo commerciale di Misterbianco, ma sono decisamente deluso da questa giornata.
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Grizzly - sul Nokia E90 Communicator

venerdì 29 ottobre 2010

Quando ce l'ha nel sangue...

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Ieri sera (eh, no: niente foto... Non mi è sembrato il caso) sono col collega AL in direzione Ortigia per una cena cinese veloce. Prendiamo la nuova versione di Riviera Dionisio il Grande, ma quando sto per affrontare la rotonda e scendere, AL attira la mia attenzione: -Ehi! Cos'è una macchina o un cassonetto?
Guardo avanti mentre continuo lungo via Agatocle: un cassonetto dei rifiuti sta bruciando...
Facciamo il giro da via degli Orti (mezza via Agatocle è chiusa per lavori...) e arriviamo assieme a un paio di persone che abitano nel circondario (uno in pigiama, pantofole e secchio...). AL chiama il 115, mentre i due sul posto scavalcano il cantiere e procurano il tubo dell'acqua. Una signora dal terzo piano di un palazzo frontale cerca di passare un tubo dell'acqua maledettamente corto, e poi comincia a scuoterlo dopo aver aperto l'acqua, facendoci inutilmente piovere sulle teste.
Il tubo esce, e mentre AL sposta l'altro cassonetto, una porta di legno e una cassetta di plastica prima che le fiamme raggiungano anche quelle. Il signore innaffia buona parte del bidone spegnendo la maggior parte della spazzatura, poi nel frattempo arriva l'autobotte e i pompieri concludono di mettere in sicurezza il cassonetto.
Io e AL saliamo di nuovo in macchina e continuiamo per la nostra strada... Il nostro dovere è fatto! (((-:

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Grizzly - sul Nokia E90 Communicator

mercoledì 27 ottobre 2010

Piccole soddisfazioni

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Chiamato perché il portatile (Win Vista e relativamente recente) si blocca in avviamento, o va in blue-screen con segnalazione "STOP 0x00000050 PAGE FAULT IN NON PAGED AREA". Serve con urgenza, e io sono dubbioso che possa esserci un problema all'hard disk, ma lo apro e provo ugualmente a passare le RAM con la gomma per cancellare.
Tre parole: "tutto a posto" (((-:
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Grizzly - sul Nokia E90 Communicator

lunedì 25 ottobre 2010

Parcheggio...

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Ore 16:55. Sono diretto in Ortigia, e dato che non ci sono parcheggi facilmente reperibili nelle stradine dell'isolotto, punto direttamente al Parcheggio Talete, gratuito fino alle ore 21.
Il parcheggio appare pressoché deserto, e mentre mi appropinquo mi chiedo il motivo di tale latitanza veicolare, ma almeno finché non supero l'ingresso e non mi introduco nel parcheggio invaso, a seconda dei punti, da uno strato compreso fra i cinque ed i quindici centimetri d'acqua. Quella che ha piovuto stanotte, dato che dalle nove di stamattina non casca più neanche una goccia...

Ubuntu 10.10 in azienda

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Nonostante l'uscita della nuova edizione del sistema operativo marcato Canonical, sto aspettando ad effettuare l'aggiornamento dei due server aziendali (basati entrambi su ubuntu 8.04LTS). Da una parte sono indeciso se aggiornare con la nuova edizione LTS (la 10.04), dall'altra intanto non vorrei rinunciare a talune cosucce simpatiche della 10.10.
Quello che devo dire, però, è che alla fine le due (prossimamente tre) macchine che restano accese 24 ore hanno ben poco da fare:
  • LDAP (OpenLDAP) per l'autenticazione generalizzata, poi da decidere se via PAM o altro;
  • Apache [senza MySQL e, probabilmente, pure senza PHP: quasi quasi faccio un pensierino per lighttpd: mi deve fare un po' di reverse-transparent-proxy dato che è la macchina in DMZ);
  • Un buon firewall e qualche regola di sicurezza, compresa una blacklist SSH;
  • SSH server (con sola autenticazione via certificato);
  • Apache+MySQL+PHP sul nodo Seth, con ZoneMinder;
  • SNMP e mrtg (mi ha dato e mi da qualche soddisfazione);
  • Tomcat (su server separato) per un'applicazione interna di gestione(*), eventualmente interfacciabile su Asterisk o Bayonne(*);
  • Samba (per la condivisione della cartella delle utilità coi pc dei clienti);
  • Festival/TTS (sistema di messaggi integrati e beacon per il ponte radio);
  • Moduli per pc speaker (usato per segnalazioni aggiuntive), scheda sonora (dove si usa festival) e video4linux (nodo Seth, per la BTTV);
Dubito di dover fare qualcosa d'altro, tanto ammetto che ho un po' di cose attive attualmente sul server, ma le stesse sono bellamente inutilizzate...

(*) PS: qualche programmatore che voglia farsi avanti per aiutarmi a realizzare un gestionale di carico e scarico magazzino? L'idea di base è di sapere la movimentazione delle riparazioni, la registrazione di clienti e fornitori ed, eventualmente, la possibilità di realizzare un IVR automatico che fornisca lo stato di una riparazione (si chiama un numero, si digita il codice riparazione sulla tastiera e in risposta si ottiene, ad esempio: "Signor Rossi Mario, computer portatile consegnato il 20 ottobre 2010, richiesta: formattazione e reinstallazione sistema operativo. Lo stato del computer è: attualmente il lavorazione/pronto per la consegna in orario d'ufficio". Dobbiamo progettare assieme la situazione, vedere le caratteristiche hardware e software, e analizzare il costo di realizzazione. Richiedo fatturazione per prestazione occasionale con ritenuta d'acconto, ma può venire compilata ed emessa a vostro nome direttamente dal mio commercialista.

sabato 23 ottobre 2010

Mi sono messo in gioco

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Stasera c'è stata l'assemblea generale dell'associazione di volontariato e protezione civile (A.V.C.S.) dove sono state proposte due novità nella gestione del consiglio direttivo rispetto alle funzioni dell'associazione (antincendio, comunicazioni, squadra tecnico-logistica, cinofili ed altre emergenze, con l'idea di proporre non più un coordinatore generale, bensì cinque coordinatori ognuno che si occupi di quel campo specifico).
Il mio tempo a causa del lavoro è poco, ma ho deciso di mettermi in gioco, e di mettere a disposizione i miei sabati pomeriggio presso l'associazione. Per questo mi sono candidato al consiglio direttivo dell'associazione: la mia idea è quella di puntare al reparto comunicazioni, che latita da un paio d'anni a questa parte e che invece dovrebbe rappresentare una struttura importante proprio per il coordinamento durante un'emergenza (voglio tralasciare la quantità abnorme di telefonate che ci facevamo in Abruzzo persino fra il COC e il campo per semplici informazioni anche inter-nos...).
Vero che un paio d'ore alla settimana (il sabato pomeriggio) non saranno che una goccia nell'oceano, ma vero anche che in questo momento storico la palese mancanza di volontari "in tempo di pace", un po' per scelte discutibili del vecchio direttivo, e un po' per l'atmosfera sempre più bellica che si è respirata nell'associazione. Sono fattori che hanno lentamente stufato moltissimi di noi, che si sono sempre prodigati nell'emergenza, ma che sono restii a mettersi a disposizione per altri servizi.
Voglio vedere come andrà a finire, per intanto la mia campagna elettorale va avanti: giorno 7 novembre si vota! (-:

lunedì 18 ottobre 2010

Registi da... sogno

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"Mi hai svegliato mentre stavo sognando di essere milionario, come mio zio..."
"Tuo zio era milionario?"
"No, se lo sognava spesso anche lui!" [Groucho e Dylan Dog]
Il buio nasconde i movimenti sospetti [Grizzly]
L'argomento che voglio affrontare oggi è, devo ammetterlo, molto complesso. Oggi vorrei parlarvi di sogni, del mondo che si apre dinnanzi alla nostra mente e alla nostra fantasia quando ci lasciamo andare al sonno (notturno principalmente, ma non solo); il funzionamento stesso dei meccanismi onirici è tuttora sconosciuto, e ciò di cui sto per parlare è anch'esso un argomento complesso e particolarmente soggettivo, ma voglio raccontarvi della mia esperienza sul campo.
State dormendo, profondamente. La notte scorre tranquilla, quando le prime immagini timidamente vi fanno capolino davanti agli occhi. Sono immagini conosciute, rilassanti. Magari siete a casa, con il vostro partner, i vostri figli. Poi succede qualcosa. Qualcosa di terribile, qualcosa che vi fa provare una paura mai vista prima, qualcosa che vi lascia senza parole (o qualcosa per cui non riuscite proprio a parlare, a gridare), senza fiato. Siete paralizzati, siete terrorizzati: vorreste piangere, vorreste gridare, vorreste...
Gli occhi si aprono sulla camera da letto, sul vostro letto. Le sinapsi si ricongiungono, le sensazioni anche. Siete di nuovo al sicuro. Non è niente: era solo un incubo, un "brutto sogno". Come amo pensare (allacciandomi alla cultura nativa americana): uno spirito maligno è riuscito a varcare la barriera del vostro subconscio per lanciarvi un messaggio negativo.
Ma cerchiamo di essere anche realisti: viviamo in un mondo che corre. Corri a lavarti, corri a vestirti, corri al lavoro, corri a produrre, corri a casa, prepara da mangiare di corsa, mangia di corsa, guarda alla televisione qualcosa che ti fa salire ancora di più i nervi [tipo una bella semifinale di pallavolo in cui la tua squadra del cuore sta facendo errori che non fareste manco voi con gli amici in cortile. Con quello schiacciatore che ad ogni battuta regala un punto alla squadra avversaria perché tira cannonate inutili, dato che forse quando gli hanno detto che il campo avversario è lungo nove metri, questo ha capito novanta e fionda la palla rigorosamente e pericolosamente contro il pubblico e i cameraman di fondocampo, o per dosare una forza minore la abbatte contro la rete... Ma questa è un'altra storia... ((-: ].
Tutto questo carico di stress non regala affatto un po' di relax e come risultato principale si ha che la fase del letto, quella in cui si dovrebbe riuscire a scaricare un pochino della tensione accumulata durante il giorno, diventa un momento per rimuginare sulla schifosa giornata appena trascorsa e su quella peggiore che ci aspetterà l'indomani.
Un vecchio detto recita "la mente è un filo di capello", e in questo caso il concetto è che partire verso il riposo notturno con lo stato d'animo sbagliato finirà col riflettersi anche sul subconscio che vomiterà sogni tutt'altro che simili a riposanti desideri del lato più profondo della nostra mente, con il risultato che il dolore del giorno continuerà anche la notte, ponendovi in un circolo vizioso molto pericoloso, che potrebbe farvi perdere ore di sonno, farvi salire i nervi come le corde di un violino e arrivare a un crollo in stile esaurimento nervoso.
Calma, relax. (-:
Voglio parlarvi un po' in generale dei miei sogni più strani, bizzarri ed assurdi, per un motivo. Io sono un bravo cultore del cosidetto "sogno lucido": da molti anni pratico quello che vivo come un semplice gioco, per cercare di prendere il controllo dei miei sogni e non lasciare che sia tutto quanto dato in mano al mio subconscio.
Prima di tutto, la cosa più importante di tutte: gli incubi capitano, e gli incubi spaventano, in certi casi terrorizzano. Ma gli incubi sono solo sogni, e i sogni non possono farvi alcun male fisico. In nessun modo: non è raro provare dolore durante un incubo (altro che "se mi do un pizzicotto e non sento nulla, vuol dire che sto sognando"...), ma è una sensazione assolutamente falsa, capziosa e non valente di nessuna realtà fisica o materiale. Se ci fosse un pericolo reale per voi o i vostri cari vi svegliereste in un solo istante: questo non è solo vero per quei dolci risvegli notturni a causa della raccolta del vetro, ma anche per altri fattori. Se siete genitori di un bambino piccolo, i vostri sensi stanno naturalmente e costantemente all'erta, anche se dormite. Il cellulare del tizio al piano di sopra difficilmente lo sentirete se suona in piena notte, mentre se vostro figlio/a dovesse accennare un colpo di tosse, foss'anche nella sua cameretta dall'altra parte della casa, vi ritrovereste tirati giù dal letto manco avesse tirato una cannonata [parentesi: dopo alcuni mesi di servizio civile in casa famiglia in certi momenti mi stupivo di come durante una conversazione media riuscivo a sentire chiaramente il respiro regolare dei ragazzi che riposavano dopo pranzo, anche se erano dall'altra parte della casa, e se si accennava un mezzo colpo di tosse eravamo almeno in tre a rizzare le antenne]. Fa parte dell'istinto, ma quello che voglio dirvi è: rilassatevi. So che sembra la raccomandazione di papino al figliolo di tre anni, ma talvolta serve: è solo un sogno, che non potrà danneggiarvi in alcun modo.
Ora andiamo avanti. Come dicevo, sono un bravo cultore del cosiddetto "sogno lucido", che è un modo di curare e gestire l'andamento di un sogno.
Parliamoci chiaro, quando parlo di sogno lucido non significa che sono in grado di stabilire a tavolino tutto quello che succederà in sogno, come se stessi mettendo in atto un'opera teatrale. La mente è complessa, e i meccanismi del sogno sono molto più complessi di quanto persino sia attualmente conosciuto, per cui toglietevi dalla mente che con la pratica del sogno lucido potrete sognare quello che avete sempre desiderato al quarto di millimetro di precisione.
Il concetto è diverso, ma ugualmente semplice: una volta visualizzato che la situazione che si sta vivendo è quella di un sogno, grazie alla pratica è possibile girare una serie di situazioni a proprio favore. Persino un incubo potrebbe diventare qualcosa di incredibilmente divertente.
Un esempio di cui ho parlato qualche volta, e che ora spiego meglio. Ecco un sogno che ho fatto molto tempo fa:
Pomeriggio inoltrato. Sono in un castello, non è diroccato, ma appare invece ristrutturato e perfettamente attivo, un po' come una specie di immenso luogo per turisti con salone ricevimenti, una sorta di albergo/pensione e roba così. Il mio sogno comincia in un corridoio laterale di un paio elevato (credo sia il secondo o il terzo piano rispetto al cortile esterno, escludendo quindi almeno un paio di livelli di cantinato.
Sto correndo. Corro perché sono terrorizzato, e sono terrorizzato perché sono inseguito, anzi praticamente braccato, da un pirata.
Questo è il punto della questione. Perché dietro di me c'è un tizio in braghe alla zuava lercie, maglietta bianca e rossa a righe orizzontali, bandana, benda sull'occhio (e forse, non ricordo bene, un bell'uncino al posto della mano sinistra). Per un istante, mentre corro a perdifiato con 'stu personaggio a una trentina di metri dietro di me, mi chiedo infatti che ca%%o ci faccio in questo castello, ma soprattutto perché sono inseguito da un pirata e non, magari, da un fantasma. La parola fantasma mi sale meccanicamente alla testa, ed è in quel frangente che mi chiedo palesemente del senso di realtà di questa situazione.
Spezzo sulla sinistra, perché il corridoio sta per concludersi su una specie di porta-finestra aperta (e so che sono in alto, e non è una via di fuga valida). Entro da un uscio laterale e mi chiudo la porta alle spalle. Tiro lo scrocco e mi giro per cercare qualcosa con cui sprangare la porta, ed ecco che mi rendo conto di una cosa agghiacciante: mi sono appena rinchiuso in uno sgabuzzino, l'unica via di uscita è una specie di abbaino misura feritoia, in alto sul lato sinistro della parte opposta alla porta. Ma sulla destra (la porta si apre quasi sul fianco della stanza) c'è una lavatrice. Non una classica lavatrice da 5-6kg di quelle che abbiamo tutti quanti a casa, bensì una gigantesca lavatrice industriale, da lavanderia media. Con l'oblò spalancato.
-Macheca%%? E adesso che faccio? Quello sta arrivando!
Poi, dopo qualche brevissimo istante: -Vabbè, ma chissenefrega: tanto questo è solo un sogno...
Il pirata sfonda la porta con una spallata, mi guarda con stizza e fa un passo per entrare e raggiungermi...
... inciampa sullo stipite della porta e finisce dritto filato dentro il cestello della macchina. Subito l'oblò si chiude e la lavatrice comincia a girare, mentre da dentro giunge una distesa di imprecazioni: -ARGH! Ca%%o! Spegnete questa macchina infernale!
Comincio a ridere, di pancia. Mi sveglio e mi ritrovo alle tre di mattina sul letto piegato in due che continuo a ridere come un cretino. (((((-:
Ora, io sinceramente quando ho ricosciuto di trovarmi in un sogno, non ho assolutamente pensato di mettere in funzione quella lavatrice, è stato il mio subconscio a far inciampare quel rompiballe e fargli fare un paio di giri fuori programma. Il pirata in sé non è che rappresentasse un pericolo effettivo, era l'atmosfera di paura che vivevo che faceva di quel sogno un vero e proprio "incubo". E se ci pensate, se vi ricordate un incubo qualsiasi che avete avuto in passato, probabilmente a ripensarci a mente fresca, da "svegli", vi rendete conto che anche a voi almeno una volta è successo di vivere un incubo non per una situazione di pericolo reale o presunto, quanto piuttosto perché le vostre sensazioni erano uno sgradevole senso di incubo. Una volta un amico mi raccontò di un sogno che aveva fatto. Era nella vecchia casa di campagna, con la famiglia. Tutto andava per il verso giusto finché la madre non l'ha chiamato per scendere a pranzo. Perché per scendere doveva attraversare le scale, e sulla parete di fronte alle scale c'era una macchia. Una semplice e comune macchia di umidità, un po' muffita. Ma l'amico era congelato all'imboccatura delle scale, con il terrore di scendere perché sapeva che se l'avesse fatto, quella macchia (immobile, semplice e per niente pericolosa) lo avrebbe assorbito in sé.
Capite cosa intendo? Bene. Ora vi ho dato l'infarinatura di cos'è un sogno lucido, e di cosa può essere un incubo. (-: Possiamo andare avanti.
Lasciare che un sogno parta dal proprio subconscio ma si sviluppi sotto un se pur lieve controllo da parte nostra è un modo molto rilassante di vivere una piccola avventura che ci faccia dimenticare, per un po', lo stress di una giornata lavorativa pesante. E una volta imparato a tenere sotto controllo le situazioni dei sogni, credetemi, c'è da divertirsi e rilassarsi moltissimo.
Ora vi voglio raccontare qualcuno dei trucchi che uso per guidare i miei sogni e, successivamente, come conservarne la memoria e poterlo raccontare nei dettagli più generali, come ho fatto io tantissime volte in questo blog o sulle Pagine Oscure.
Procederò in questa analisi dalla fine, per poi indietreggiare verso l'inizio, perché credo che questo sia anche il metodo da imparare per poter diventare dei bravi registi dei sogni e imparare a gestire i sogni come se fossero dei film un po' interattivi. Alla fine è solo un gioco, ricordate questo. E, a mio parere, è anche un gioco molto molto divertente.

La mattina: il ricordo ancora impresso
Innanzi tutto, come dicevo prima, il sogno si sviluppa soprattutto durante la fase REM, anche se tende a cominciare molto prima. Nella fase di pre-sonno profondo, quando si ha ancora modo di controllare il proprio pensiero, è possibile cercare di dare l'imbeccata al proprio subconscio per poter continuare poi lungo una strada che avete già tracciato. Questo processo è quasi automatico, ma è un processo che richiede molto rilassamento e, soprattutto, moltissimo allenamento e una pratica costante. Io quando posso cerco il più possibile di tenermi in esercizio, perché sognare mi rilassa veramente tanto e mi aiuta a tenere lontano lo stress e i pensieri del giorno che verrà ben lontani dalla mia sfera onirica, affinché non turbino il mio sonno.
L'esercizio costante è importante, ma niente paura! Buona parte dell'esercizio ha a che fare con il rilassamento: non c'è da fare nessuna fatica, e al contrario invece si impara a rilassarsi per lasciare che la fantasia scorra libera e fluente come l'acqua di un fiume in piena.
Cominciamo subito a parlare di cose serie. Siete sul letto, pronti a spegnere la luce, e curiosi di provare a conoscere un po' questo mondo.
Vediamo di procedere un passo alla volta, perché ogni grande viaggio comincia sempre con un singolo passo, anche se per motivi logistici procederò dalla fine all'inizio. Il primo passo è semplicissimo: tenete a portata di letto un bloc notes e una penna.
Appena svegli, con la mente fresca e il ricordo dell'ultimo sogno ancora fresco nei ricordi, vi servirà prendere un bel po' di appunti per potervi ricordare qualche altro particolare e, soprattutto, per non far sparire quel sogno nei meandri dei ricordi delle giornate e di altre cose.
Imparate a prendere gli appunti salienti, piuttosto che cercare di raccontare tutta la storia che avete sognato. Ad esempio, e mi allaccio al sogno che ho fatto qualche sera fa con i pirati, gli appunti che presi appena sveglio erano semplicissimi:
  1. Nave pirata notte ottobre, dopo mattina calda;
  2. vento fresco, luci lontane;
  3. Mozzo Lancardi, capitano Anaridio (? O era Aniredio? Anerodio?), jolly roger;
  4. notte di maggio, scialuppe che si avvicinano alla nave di fronte a noi, miccia accesa vicino al capitano;
  5. esplosione, scene di raccolta dei feriti;
  6. il capitano rivale mi ringrazia, si parla dell'isola di Flori (o Floria, o Foliri? Non ricordo);
  7. ricordo dell'isola di Rowana, immagine di Anaridio e del primo ufficiale che si allontanano verso il porto, io nel locale che parlo della Marina;
  8. Il mio cannoniere, la sua espressione;
  9. mezza carica, niente palla. Otto cannoni di babordo. Tre colpi di moschetteria;
  10. Fucili inceppati, cannoni con polvere bagnata;
  11. Lancardi mi chiede perché;
Ecco i punti salienti. Mi capite? Grazie al fatto che ho tirato giù subito tutti quei punti, mi è stato facile ricordare (o ricostruire) alcune parti del sogno e dargli una sequenza temporale. Notate che ho sottolineato che non ricordo, appena svegliato, il nome del capitano, quello dell'isola... perché sono cose che posso ricostruire, e anche se non le dovessi ricostruire, fermarmi per cercare di ricordare il nome esatto dell'isola, o del capitano, mi farebbe perdere tempo prezioso nell'appuntare gli altri ricordi, mentre sono ancora freschi.
La cosa importante è imparare subito a raccogliere appunti sui punti salienti del sogno, perché a mente fresca si ricordano più particolari e poi, nel corso della giornata, scorrendo gli appunti vengono in mente altri particolari e, con la pratica, è possibile ricostruire facilmente tutto il sogno. La ricostruzione non sempre è fedele al millimetro al sogno vero e proprio, ma i motivi sono due e ben precisi.
Innanzi tutto la dimensione del tempo nel mondo onirico ha valori totalmente indicativi. Un sogno che dura tutta la notte può essere vissuto come un'avventura che si protrae per pochi minuti, in una dilatazione non notata delle pause magari fra un'azione e l'altra (es. salite in macchina per raggiungere un vostro amico che abita a un paio di km. Poi guidate, e non vi rendete conto che quei due chilometri li avete percorsi in oltre un'ora. Ma (e mi è successo, ed ho qualche appunto da parte e qualche ricordo non più freschissimo) lo spazio di una sola notte, una fase di sogno che si estende per tre, forse quattro ore in tutto, può viceversa dare adito a una specie di avventura lunghissima, che arriva a svilupparsi addirittura in una sequenza di avvenimenti che durano quasi un mese intero. Non nel senso che si sogna "la continuazione" notte dopo notte per un intero mese, bensì che in una singola notte si vive un sogno che comprende giornate che nascono, albe, lavori, tramonti, notti... e tutto quanto per ben ventotto volte.
Ma torniamo a noi, e al ragionamento più importante. Come ho detto una buona abitudine per i sogni è quella di scrivere, appena svegli, appunti sul sogno appena fatto.
Non sempre questo è facile, perché talvolta ci si sveglia senza alcun ricordo del sogno appena fatto. Attenzione, questo non implica che si sia vissuto un sonno senza sogni (solo alcuni farmaci ipnotici molto potenti permettono di provare la sensazione del sonno senza sogni, e per via naturale ad un uomo può succedere forse una sola volta in tutta la vita di non sognare). La cosa è più complessa, ma la soluzione ben più semplice, e funziona se siete "particolarmente dormiglioni": una sveglia. ((-:
Il suono della sveglia tende ad interrompere repentinamente la fase di sonno pesante (o addirittura di sonno REM) e questo comporta un meccanismo più semplice per ricordare i particolari dei sogni, così come ci si ricorda facilmente degli incubi se ci hanno buttato fuori con violenza da una fase di sonno profondo.
Ma - soprattutto - è l'abitudine a prendere appunti che tiene la mente in esercizio. Questa è la parte più noiosa del gioco, lo ammetto, perché ci sono mattine che uno proprio non vorrebbe manco alzarsi dal letto, figuriamoci cominciare la giornata con carta & penna in mano prima ancora di alzarsi del tutto e andarsi a lavare...
Ora passiamo al sogno vero e proprio, e poi, procedendo a ritroso, vi parlerò anche del mio personale metodo di sviluppo del sogno lucido.

Sogno o son desto?
La situazione che stiamo vivendo appare normale, reale, plausibile. Ma all'improvviso qualcosa rompe la monotonia, ed è qualcosa di assolutamente più che folle. Capire di vivere un sogno è una cosa non molto semplice, ma una volta imparato qualche trucco, può diventare un gesto meccanico che si compie sul momento stesso del dubbio di sognare, per costruire questa sicurezza.
Per capire se si sta sognando o ci si trova nella realtà, si fa quello che viene soprannominato "test di realtà". Esistono moltissimi test di realtà che possono essere fatti, e adesso ne parlerò più diffusamente, analizzandone qualcuno. Ma tuttavia prima m'è d'uopo segnalare una cosa: state vivendo la realtà [ne siete sicuri? Dopo provate qualcuno di questi test (((-: ], e quante volte nella realtà vi siete fatti la domanda "ma sto forse sognando"?
Ecco il punto. Porsi il dubbio se si sta sognando o vivendo una situazione reale è il primo sintomo che ciò che si vede è molto probabilmente un'ambientazione onirica.
A questo seguono alcuni semplici test, che possono dare l'idea di vivere effettivamente in un sogno. Innanzi tutto levatevi dalla testa il vecchio detto "mi do un pizzicotto, e se sento dolore non sto sognando", perché nei sogni è possibile vivere ogni genere di sensazione, gradevole o sgradevole, ivi compreso il dolore (qualche anno fa, durante un incubo, inciampai e caddi sul ginocchio sinistro, prendendo una botta dolorosissima, per cui...), la tristezza, la commozione, la paura eccetera. Quello che invece aiuta a comprendere di essere in un sogno (e che col tempo insegna che è possibile disporne in qualche modo, sempre comunque senza esserne il volontario sceneggiatore che ne controlla il 100%) sono piccoli segnali.
Io, ad esempio, anzitutto controllo di avere la catenina al collo, l'orologio al polso e l'anello del nonno all'anulare destro, dato che difficilmente tolgo una di queste tre cose (con anello e orologio ci dormo pure), poi mi affido alle caratteristiche più ovvie che non funzionano nei sogni: controllo l'ora, attentamente, poi guardo intorno a me, e infine ricontrollo l'ora per verificare se è variata. Oppure provo a leggere qualcosa (magari un manifesto sul muro), quindi distolgo lo sguardo e lo leggo di nuovo.
Un altro paio di metodi diffusi sono: guardare la propria immagine riflessa, ma non sempre si trova uno specchio a portata di mano (e, vi dirò, un paio di volte mi è successo di guardarmi di sfuggita su una superficie riflettente e di riconoscermi pure), oppure provare a saltare per scoprire che non si ricade (la gravità di solito nei sogni non funziona come si deve) o turarsi il naso per scoprire che si riesce a respirare, ma questi ultimi due metodi in certi casi di incubo possono non funzionare per niente (io ho corso sul posto sentendo il fiatone, i dolori ai polmoni e la stanchezza, nonché il dolore di una botta sul ginocchio, altro che volare!).
Ma un sistema funziona sempre, anche se è cervellotico. Sei lì, in una situazione strana. Rilassati. Ricordi come ci sei arrivato lì? Ricordi il tragitto? Dove si trova "lì"? Ci sei arrivato in auto? A piedi? Eri con qualcuno e ti ricordi chi fosse?
Dubbi su queste domande sono il passo più importante. Dopo di questo, prova a toccarti la faccia, o le mani. Una volta mi è successo. Avevo l'orologio e l'anello (un orologio a lancette è una fregatura: il gioco del cambio repentino dell'ora non sempre funziona, mentre con gli orologi digitali costantemente si vedono cifre o disegni totalmente casuali), anche la catenina, e persino qualche immagine del mio percorso di andata a quel posto. Ma, e dico ma: oltre al fatto che sentivo la mia faccia con le mani, ma non sentivo la sensazione delle dita sulla faccia... soprattutto non riuscivo a trovarmi i baffi! ((-:
Una volta riusciti a determinare che quello che si sta vivendo è un sogno, è possibile prenderne il controllo. Non al 100%, intendiamoci: la psiche umana non si può spiegare come il manuale d'istruzioni di un frullatore a immersione.
Anzitutto occorre sicurezza: bisogna convincersi che si sta vivendo un sogno. I test di realtà ce ne hanno dato la prova, ora si tratta non di ripeterlo a se stessi "in superficie", ma nel profondo del cuore "questo è solo un sogno, ed io ne ho il controllo".
Per cambiare una situazione onirica non si può "ordinare" semplicemente che accada qualcosa (non funziona o, se funziona, funziona malissimo e dopo anni e anni di esercizio), ma si può pretendere che una situazione cambi repentinamente. C'è un masso che sta precipitando da una rupe per distruggere la mia auto nuova, ma io stenderò un braccio e penserò con tutte le mie forze che questo non mi interessa, perché non è a me che deve succedere qualcosa di brutto. Il braccio, ma non lo sguardo. Durante un incubo (ho raccontato anche quello, sulle Pagine Oscure) una situazione di pericolo per me (dei bambini con delle pistole cariche che sparavano a destra e a manca) ha cambiato completamente verso. "Questo non mi tange, loro non possono spararmi: le loro pistole si sono inceppate!", e voilà: tutte le pistole inceppate. Poi non ci penso nemmeno "le armi potrebbero diventare qualcosa di più interessante": non mi interessa che cosa, non sto guardando, e lascio che sia la mia mente a girare la situazione a mio vantaggio. Poi mi giro, e al posto delle pistole ci sono delle vipere che inseguono i bambini. Il controllo è di questo tipo. Non è del tipo "c'è un mostro che mi insegue, ora compare Chuck Norris e lo calciorota!" ((-:
La fase di controllo del sogno è più difficile da imparare, perché di solito si tende a non identificare la situazione di sogno ma, per qualche motivo, si vuole evitare di fare un test di realtà (leggete fra poco, che vi servirà), o ci si è convinti che quella che si vive sia la realtà tout-court, soprattutto quando si vive un incubo.
Ma non solo. Appena vi svegliate, fate l'abitudine di fare un bel test di realtà, e scoprirete quante volte si sogna di "essersi svegliati" quando invece si è ancora in fase di dormiveglia o di sonno profondo... Peraltro i "finti risvegli" non sono rari al termine di un incubo, ve lo dico per esperienza.
E ora, la parte migliore.

Prima di addormentarsi: rilassamento e la Regola dei Tre Elementi
La stanchezza di fa sentire. Spegnete la televisione, o mettete sul comodino il libro che stavate leggendo, poi spegnete la abat-jour e appoggiate la testa sul cuscino, lasciandovi cullare dal sonno. Salvo particolare stanchezza, ci vorrà qualche minuto (fino a mezzora, normalmente) prima di sprofondare nel sonno profondo; quello che vi interessa è invece questa fase di veglia, di "sonno vigile".
Fate un respiro profondo, e rilassatevi. Lasciate che tutti i vostri muscoli si smorzino, e trovate una posizione comoda affinché anche i muscoli del collo possano rilassarsi anziché dover sostenere il peso della testa.
A questo punto vi servono tre elementi. I tre elementi sono:
  1. Un luogo. Serve l'idea canonica molto generalizzata del luogo. Ad esempio "una casa di campagna". Non dovrete immaginare una casa in particolare, né approfondire i particolari come il terreno, le piante, la disposizione della casa stessa, le pareti, i quadri etc. Vi serve un'idea molto soft, molto generale, un po' come potrebbe essere una definizione del luogo (in questo caso la casa di campagna) come lo trovereste sull'enciclopedia: una costruzione isolata dalla città, immersa in un terreno coltivato;
  2. Un momento. Di nuovo, non dovete pensare a un istante ben preciso, ma costruire solo un'idea generale del momento. Esempio: "l'ora di pranzo". Non vi serve sapere se è il 10 di agosto o piuttosto la mattina del vostro compleanno; la mente deve poter costruire questo momento come uno di quei momenti che vi aiuta a rilassarvi fisicamente o psicologicamente. Magari è una giornata di sole, non troppo calda, non troppo ventosa. E stop, senza cercare di guardare se ci sono nuvole, se il sole è alto, se è basso, da che parte gira il vento, dove si trova il nord e avanti di questo passo;
  3. Una situazione. La situazione è generica non solo nella sua descrizione, ma anche nel suo circostante. Ad esempio: "una grigliata con gli amici". Non dovete pensare al carbone, alla carne, al pesce o a quali e quanti amici sono presenti, ma piuttosto all'idea stessa della fornacella calda, della griglia con le pietanze sopra, delle risate e delle battutine da giornata tranquilla, piuttosto che "c'è Tizio che è vegetariano, Caio che non mangia carne di cavallo e Sempronio che è fissato con la roba mooolto al sangue".
Questo vi da il punto di partenza. La mente è strana: vi sarà capitato almeno una volta nella vita di cercare di addormentarvi pensando a qualche problema e di scoprire all'improvviso che vi siete buttati con tutta la mente a pensare a quel problema, e di aver bisogno di fermarvi e dire: "Ehi! Sto per dormire, chissenefrega per il momento". La storia è identica: il sogno prende origine dal subconscio, ma è possibile esercitare la mente a trovarsi a trattare un argomento e, quando entra la fase di sonno profondo, la mente si trova subito sotto mano un determinato argomento, e usa quello come punto di partenza.
Con questo che cosa voglio dire? Non che se si costruisce luogo-momento-situazione si sognerà sicuramente quello, ma che sarà di certo un punto di partenza funzionale; nulla vieta che dopo aver immaginato come luogo una spiaggia, si sogni di sciare su un pendio di montagna, ma come ripeto questa cosa da molte soddisfazioni.
Prima di concludere, resta l'ultimo e più importante punto. Il punto che chiamo "L'acchiappasogni".
L'incubo è un sogno in cui lo stress, il nervoso, la paura, le preoccupazioni e tutto quanto di negativo si può vivere prendono la forma di un sogno che, magari, comincia bene e finisce male, a tratti malissimo.
La dimensione dell'incubo è una dimensione stranissima, la paura che si vive durante un incubo è atavica, profonda, non necessariamente legata ad una situazione di pericolo reale ma, spesso, piuttosto di un pericolo presunto. Ma anche se il pericolo non c'è, la paura c'è tutta, fino alle estreme conseguenze.
Valga la ripetizione infinita: è solo un sogno, non può farvi del male e, come è successo a me diverse volte, un test di realtà potrebbe persino far girare l'incubo a vostro favore (come col pirata).
Ma per questo c'è bisogno di una piccola mano d'aiuto.
I Nativi Americani (ossia "gli indiani", aka i pellerossa) in molte culture credevano che i sogni fossero portati all'uomo da degli spiriti molto sottili e fluenti, e anche gli incubi, ma da degli spiriti che si presentavano con la faccia sottile e fluente, ma il corpo gonfio di dolore, paura, tensione etc.
Lo spirito del sogno viene dal buio, e deve resistere nel buio, perché la luce del sole lo dissolve. Ricordate questo: la luce del sole, il risveglio, distrugge tutti gli incubi, e quando vi siete infine svegliati, e avete capito che è stato solo un incubo, potete e *dovete* sorriderci sopra, e non pensarci più.
Gli indiani costruivano gli acchiappasogni, degli oggetti deputati a fare da "filtro" per il passaggio degli spiriti dei sogni: quando in prossimità del letto di un dormiente vi è un acchiappasogni, lo spirito che volesse entrare nella mente del dormiente per portargli un sogno è costretto ad attraversarlo, poiché diviene l'unica porta verso la sua mente. Gli spiriti dei sogni buoni, che sono sottili e fluenti lo attraversano tutto quanto, giocando con esso, poiché non da loro nessun problema, mentre quelli degli incubi, a causa del loro peso di paure, dolori e compagnia briscola ne restano indissolubilmente impigliati, non potendo raggiungere la mente del dormiente, e sono costretti a restare inchiodati lì per tutta la notte, fino a quando la luce del sole non li farà svanire per sempre.
Mi piace molto questa spiritualità, sebbene anche gli stessi pellerossa al giorno d'oggi usino gli acchiappasogni più come gadget per turisti che come base della loro religione dalle basi antiche.
Ora, non voglio dirvi di comprarvi un bell'acchiappasogni e metterlo davanti alla porta della vostra camera da letto (oddio, se vi piace, perché no? Tuttavia il discorso è un altro), ma voglio comunque dirvi che uno strumento a cui dare la fiducia di arma contro gli incubi vi servirà, molto.
Moltissimi amici fanno uso di un'arma per tenere lontani gli incubi, e spesso è un oggetto molto diffuso: una bella copia del vangelo da tenere sul comodino accanto al letto (SUL comodino, non nel cassetto): la valenza di strumento di difesa [se si tratta di un libro dei salmi dei Gideon's è anche un ottimo oggetto contundente, voglio dire ((-: ] è direttamente proporzionale alla sicurezza che vi infonde e alla fede che sapere porre su di esso.
Il mio acchiappasogni preferito, lo sanno pigs&dogs, è un orsacchiotto di peluche: che io lo tenga vicino al cuscino, o lo abbracci lasciando che dorma assieme a me, gli do comunque la fiducia di arma che tiene lontani tali spiriti maligni. Ma attenzione: un altro acchiappasogni che è sempre con me, e che mi fa da arma per regolare il test di realtà, è l'anello di fidanzamento del mio nonno paterno, che non tolgo mai e che porto con l'onore del nonno che ho conosciuto (il mio nonno materno se n'è andato un paio d'anni prima che nascessi) e a cui ho voluto un gran bene, ricambiato.
Fatelo anche voi: trovate un vangelo, o un soprammobile (o un piccolo peluche: perché no?), insomma: un oggetto che vi piaccia poter tenere sul comodino (gli oggetti regalati, specie per questo scopo, hanno una potenza pressocché doppia rispetto a quelli acquistati. Quelli più antichi idem) e, soprattutto, dategli la fiducia sufficiente. Abbiate fede che la presenza del vostro acchiappasogni possa essere un'arma vincente contro gli incubi, e vedrete che non vi deluderà. (-:
Poi ricordate: rilassarsi, la regola dei tre elementi, il test di realtà, il bloc notes... Detti così sembrano un modo di rovinarsi la serata, ma affrontati con calma invece sono un modo di divertirsi e rilassarsi moltissimo durante il sonno.
Vi consiglio di cominciare con l'ultimo punto: per una decina di giorni provate ad applicarvi col bloc notes, poi ripromettetevi di fare qualche test di realtà quando sognate, anche se sapete già che state sognando, e avanti [pardon, indietro (-: ] di questo passo. I risultati sono sempre eccellenti.
Infine, se qualcuno vuole farmi sapere qual è il suo acchiappasogni personale, ben venga.
Ah: importante! Se date fiducia al vostro acchiappasogni, non dovete togliergliela in caso di incubo, perché può succedere. Se il vostro strumento sa fare lo spirito guida saprà aiutarvi anche durante il sogno, e se invece non fosse così, accertatevi (come succede a me, quando mi sveglio e l'orsacchiotto è cascato dal letto) che l'acchiappasogni sia a portata di mano e non, per sbaglio, spostato o conservato da qualche parte. Se invece da quando avete un acchiappasogni i vostri incubi sono parte costante delle vostre notti, avete due possibilità.
Lo fate benedire dal vostro sacerdote di fiducia, oppure lo distruggete (soprattutto se fosse un santino: va bruciato nel lavandino, non semplicemente buttato via) e ne cercate un altro. Giocattoli cinesi fatti da bambini sfruttati possono essere portatori del male della fabbrica in cui sono morti dei lavoratori, ed incamerare tale dolore in maniera troppo forte anche per una benedizione. I fantasmi del male impregnano gli oggetti, soprattutto i gioielli [occhio ad anelli di famiglia appartenuti a qualche pecora nera! (-: ].
Uff. Scusatemi per la lunghezza, ora prometto che pubblicherò un po' di articoli più brevi. ((-:

venerdì 15 ottobre 2010

Radio... aRmatore? (-:

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-Grizzly, che per caso hai modo di caricare le radiotrasmittenti che dobbiamo fare un lavoretto nel w/e?
-Ehm... tutte?
-Sarebbe utile...
-Ok, metto tutto sul bancone... (-:

--
Grizzly - sul Nokia E90 Communicator

Vicino di casa, stalker, distruttore di una famiglia

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Complimenti.
Complimenti a Gioacchino Sereni, che dopo anni di minacce, violenze verbali, aggressioni e continue violazioni anche delle risoluzioni del giudice, è riuscito nel suo intento di accoltellare le due vicine di casa.
Complimenti alla magistratura che ha archiviato alcune denunce, e verso quelle più gravi ha risposto con condanne blande, come il ritiro del fucile da caccia o una diffida ad avvicinarsi alle vicine.
Complimenti. Veramente. Perché sono più che convinto che nessuno di quei magistrati sarà chiamato a rispondere di concorso in omicidio, sebbene questo sia il risultato di aver definitivamente preso sottogamba un caso di stalking letteralmente "da manuale".
... sono amareggiato, molto. La madre è morta, la figlia è in gravi condizioni e tutte le mie speranze vanno per una sua pronta guarigione.
Che razza di periodo è? Non è bastato quel pazzo che ha tirato un pugno a una giovane infermiera nella stazione della metro, mandandola in coma irreversibile?
Che poi anche qui io me la prendo a male, e provo una grande amarezza. Sapete perché? Provate a chiedervi che cosa sarebbe successo se la ragazza fosse stata italiana e il suo aggressore rumeno. Provateci. Sapete che sarebbe successo? Sarebbero successe manifestazioni spontanee contro i rumeni, probabilmente anche qualche pestaggio di raccoglitori di patate. Vergogna. Beh, sapete che vi dico? Che io toglierei la cittadinanza italiana al suo aggressore. Fuori dall'Italia, via. Non voglio pagare il tuo carcere con le mie tasse. Non voglio che le mie tasse sostengano la tua sanità, la tua pensione, nulla. Sono per il confino fuori dall'italia, al pari di un clandestino. Si facesse i dovuti e corretti anni di galera fuori dall'Italia, perché non merita di restare qui.
Ecco. Per una volta sto facendo l'avvocato del diavolo, per una volta ho fatto quello che avrebbero fatto pressoché tutti gli italiani se le cose fossero state a rovescio. Funzionerebbe? Io non credo.

martedì 12 ottobre 2010

Ne passa di acqua sotto ai ponti...

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[Immagine tratta da www.smalldogbigdogpictures.com]
In questi giorni mi sono sentito un paio di volte con un collega di protezione civile, AL, a proposito di attività legate alle radio e, in particolare, al mio ponte radio.
E fin qui niente di particolare: classiche riunioni operative. Eppure parlando del più e del meno, nel frattempo si sono delineate alcune cosucce che mi fanno guardare il mondo in modo leggermente diverso.
In questo periodo mi sento come Fiorello nell'attuale campagna pubblicitaria di Infostrada. Ho compiuto 34 anni, so cucinare, gestire una casa, lavare, stirare etc...
Sono su internet (come passatempo) per almeno un'oretta al giorno [come lavoro sono almeno otto ore al giorno, ma in quel caso faccio in modo di essere di fronte al terminale il meno possibile: clicko, scarico il driver, mi sposto. Ri-clicko, cerco il programma di supporto, mi ri-sposto (-: ]; ho un blog, così anziché limitarmi a taggare posso persino spu%%anare, che talvolta fa male a qualcuno. E - per inciso - ho un blog da molto prima che andasse di moda aprirsi uno spazio per parlare assieme agli altri (persino prima di molti personaggi famosi, politici etc.).
Prima. Dico: prima, capite? Il problema è proprio questo.
AL ha 18 anni, ossia è nato nel 1992: è nato dopo "un'estate italiana" [e l'ultimo mondiale di calcio che ho seguito, quando ancora potevo dire "il calcio non mi piace, ma i mondiali sono diversi" (-: ].
Il 1992.
Avevo 16 anni, andavo al terzo anno di liceo, avrei cominciato a fumare l'anno successivo, i miei gusti musicali andavano delineandosi (è stato allora che ho cominciato a coltivare una certa passione per Mike Oldfield e i generi new age e atmosphere), mi è stato regalato il primo orsetto di peluche della mia collezione (adesso ne conto una sessantina...), anzi ancora non sapevo che sarebbe seguita una collezione intera.
Il 1992, l'anno in cui combattevo col 486, ed ero già abbastanza ferrato [o efferato? (-: ] nell'ambito informatico da buttarmi a fare i miei primi lavoretti per amici e compagni di scuola. Quando ancora conoscevo benino l'elettronica applicata e riuscivo a farmi piccole riparazioni sui circuiti.
Insomma, il 1992, diciotto anni fa. Quando ho iniziato a farmi crescere i baffi (tecnicamente nel 1993 portavo il pizzetto). Quando avevo i capelli lunghi, quando facevo trashing...
Porca miseria mi ricordo quando avevo sedici anni come se fosse ieri, eppure sono passati di nuovo sedici anni, e ancora un altro po' di tempo.
Sono seduto davanti al PC, sto ascoltando una serie di brani musicali proprio di quel periodo {trovo buona parte della musica di questo periodo troppo commerciale e poco orecchiabile [come non detto, in questo momento mi è partito un brano (a caso) del Re del Rock & Roll ((-: ma questa è un'altra storia]}, e intanto penso che sono cambiato, nel tempo. In alcune cose, ma non in tutte. Ho imparato a vivere la mia vita senza troppi rimpianti, soprattutto ad essere una persona maledettamente pratica. Affrontare molte difficoltà nel corso della mia vita mi ha insegnato a non farmi il fegato acqua per qualcuno o qualcosa [diciamo che applico ancora la regola "gli scout sorridono e cantano anche nelle difficoltà" [e infatti quando ho collaborato al campo scout ai Pantanelli, mentre salivo sulla scala malferma per tagliare alcuni metri di cavo d'antenna, ho detto ai colleghi che la reggevano: "ricordate che gli scout sorridono e cantano anche nelle difficoltà, e infatti se mi fate cadere vi farò cantare io, ahhh se vi farò cantare, statene certi!" (((-: ], e piuttosto ho imparato a vivere le difficoltà come una sfida per andare avanti. Non mi tiro indietro.
La mia decisione di salire in Abruzzo per il terremoto è venuta non tanto in virtù di uno spirito di abnegazione, quanto piuttosto perché sapevo che potevo restare senza parole davanti alle scene agghiaccianti che passavano ai telegiornali, oppure potevo alzarmi le maniche e cercare di fare qualcosa di più concreto. Lo stesso motivo per cui sono un volontario di protezione civile, forse lo stesso motivo per cui ho scelto di compiere il servizio di leva nella forma del "Servizio sostitutivo civile" [ebbene sì: sono un obiettore di coscienza o - se preferite - un culattone raccomandato, così come ci definì un Onorevole, richiamato all'ordine dall'allora Presidente della Repubblica Ciampi per questa sparata che costò non solo uno dei rarissimi scioperi degli obiettori dopo diversi anni di storia, ma anche diverse interrogazioni parlamentari].
Eppure nonostante senta il peso del tempo che passa, riesco ancora a stupirmi per piccole cose, come la luna che si staglia sul cielo dell'alba, o a provare una profonda soddisfazione per i gesti semplici, come un sorriso, un'espressione soddisfatta, lo sguardo rilassato del cane a cui sto grattando la testa, o guidare di notte per strade di campagna ascoltando musica new-age, senza meta, provando strade mai viste e giungendo in posti cui il panorama mi rilassa dallo stress della giornata.
Il problema è che sto crescendo fisicamente, e lentamente dovrò crescere anche mentalmente. Devo essere sincero: anche questo blog e il mio confrontarmi con gli altri mi ha aiutato a crescere mentalmente; detto questo, per ora continuerò ancora un po' a coltivare il bambino che c'è dentro di me, quantomeno per pormi di fronte alla vita schifosa di ogni giorno con quel pizzico di sale in più che mi aiuta a non esplodere. (-:
... e ora scusatemi: si fa tardi, ed è l'ora di stendersi sul letto e abbracciare & coccolare il mio orsacchiotto da compagnia (((-: buona notte a tutti.

lunedì 11 ottobre 2010

Addio, Sarah

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Qualche anno fa sparì da un paesino del catanese un ragazzino di 13 anni, Giuseppe Sammiceli.
Fu una scomparsa strana. Uscì per andare a giocare con gli amici, e poi in palestra. In un paesino (Lineri) facilmente descrivibile come "un bicchiere" date le sue dimensioni compatte.
Intorno a metà marzo 2000 su richiesta di alcuni amici dell'esercito, conosciuti in protezione civile, partecipai come volontario alle ricerche. Ricerche perpetrate con il metodo del "passaggio al pettine": eravamo gruppi molto numerosi (60-70 persone) e ci tenevamo tutti per mano, camminando un passo alla volta e guardando con diversi occhi in terra.
Alla ricerca di qualsiasi cosa: un bracciale, un anello, un orologio, un borsone, una maglietta... qualsiasi cosa che potesse indicare che il ragazzino fosse passato da lì.
Ma, in una sola parola, nulla. Non nulla il nostro gruppo, bensì nulla nessuno dei nutriti gruppi di forze dell'ordine, di soldati, di volontari. Nulla. Giuseppe si è semplicemente volatilizzato, manco se lo fossero aspirati via gli extraterrestri.
Ho partecipato a quelle ricerche, e quando è scomparsa Sarah da Avetrana, anche se non ho partecipato direttamente alle ricerche, ho comunque sentito tutti i sentimenti di disperazione e preoccupazione della famiglia. Tutte le sensazioni: la speranza dei tantissimi impegnati nelle ricerche della ragazza, la preoccupazione della famiglia. Tutto quanto.
E di nuovo mi sono chiesto, durante i primi giorni, che cosa possa essere realmente accaduto. Dico la verità: non ho creduto all'inizio a un rapimento. Nessuno che si è fatto avanti, nessuna richiesta di riscatto. No, decisamente ero più propenso a pensare ad un allontanamento "volontario", specie dopo i discorsi fatti sul presunto litigio fra Sarah e la cuginetta. Però, con tutta la buona volontà, poi mi sono fermato. Perché mi sono chiesto una cosa: una persona di 15-16 anni, per quanto possa essere autosufficiente per aver ricevuto una buona educazione sul sapersi dare da fare, quanto tempo può resistere? Quanto tempo passa prima che si senta la mancanza della famiglia? Quanto tempo può gestire cibo, acqua, un nascondiglio e degli spostamenti senza un mezzo di trasporto, specie con un paese intero che la sta cercando?
E si sono aperte altre ipotesi: che si sia nascosta da qualcuno che sta collaborando con lei, oppure che sia morta sin dall'inizio. Purtroppo, la mia ipotesi più infausta è stata anche quella corretta: Sarah era stata uccisa sin dal primo giorno. Dallo zio, da una persona della famiglia, da chi doveva rappresentare una luce di speranza, come qualsiasi familiare. E invece è stata tradita da un familiare molto vicino. Da un familiare che ha avuto l'ardire di piangere davanti alle telecamera, ma poi (e credetemi, sono convinto di quello che sto dicendo) trovatosi con un peso gigantesco sulla coscienza, ha fatto ritrovare il cellulare della nipote per lanciare un messaggio, per poter trovare la forza di confessare una cosa così estrema, e terribile.
Voglio tralasciare per un momento il comportamento della Rai, della trasmissione Chi l'ha visto, che ha pensato bene di dare l'annuncio della confessione in diretta, con la madre congelata in un'espressione di incredulità, lì nella casa dello stesso zio. Voglio tralasciarla perché sono stanco di parlare di quanto la televisione abbia sempre fatto delle notizie scabrose modo per farsi pubblicità; è dai tempi di Alfredino che si porta la nera in prima pagina per analizzare le reazioni del pubblico e cercare di colpire le coscienze.
Voglio spegnere le telecamere, le radio, i media, solo per poter dire dal profondo del cuore, senza fare circo mediatico: Addio, Sarah. Rimarrai sempre nei nostri cuori.

domenica 10 ottobre 2010

Un nobel coraggioso

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Si chiama Robert Geoffrey Edwards, ed è un ricercatore britannico classe 1925.
Forse qualcuno di voi non lo conosceva nemmeno, non è così? Qualcun altro invece lo ha sentito nominare proprio in questi giorni.
Perché è l'uomo che ha conseguito, quest'anno, il Premio Nobel per la medicina, provocando una ridda di reazioni positivi in tutto il mondo accademico, e palesemente contrastanti guardacaso dal Vaticano, che mai come in questo caso dimostra di avere a cuore la vita umana secondo canoni molto ipocriti.
Mr Edwards è uno dei pionieri della fecondazione assistita in vitro (la FIVET), ossia di un sistema di fecondazione assistita che ha dato la possibilità, soprattutto a moltissime coppie con gravi problemi non solo di fertilità, ma anche di semplice gestione della gravidanza, di poter avere figli naturali.
La medicina, la scienza, la tecnologia, hanno cambiato il nostro modo di rapportarci al mondo, hanno cambiato definitivamente la nostra vita. Meno di cento anni fa si moriva o si restava pesantemente debilitati e marchiati per malattie che nel ventunesimo secolo sono citate sulle enciclopedie come un lontano ricordo. Si moriva di parto, si moriva per un taglio infetto [l'uso delle penicilline ha meno di cento anni, tanto per fare un esempio spicciolo (ed è costato un altro Premio Nobel, un tantinello più noto)].
E da sempre c'è stato qualcuno che ha posto "motivi di coscienza ed etica" nella scienza, per cercare di limitarne o tarparne le ali nelle sue accezioni più inquietanti. Ora, sebbene proprio alcuni scienziati siano stati capostipite di ricerche palesemente al limite del disumano, quali il tristemente noto medico nazista Josef Mengele. Ora, porre limitazioni etiche e di coscienza nell'ambito della ricerca scientifica è una giusta reazione dell'uomo (che non è un animale selvaggio) riguardo una serie di fattori ed argomenti che vengono considerati scabrosi, tabù o palesemente contrari al concetto basilare di etica umana. C'è un problema, molto profondo, in questo senso: qual è il limite che non dovrebbe essere superato?
Personalmente, da razionalista, sono del parere che molti errori del passato dovrebbero aver insegnato che agli scienziati e ai ricercatori dovrebbe essere garantita carta bianca sempre (no, intendo proprio sempre: io sono ad esempio favorevole alla ricerca sulla clonazione umana). Ma soprattutto sono del parere che coloro i quali mi parlano di vita umana dovrebbero anche consentirmi di gestire la vita umana come meglio credo. Se io e mia moglie decidiamo di applicare la fecondazione assistita, ma soprattutto se io e mia moglie decidiamo di donare gli embrioni non impiantati per il recupero delle cellule staminali e la ricerca su di esse, devo essere libero di farlo secondo la *mia* coscienza, e non lasciarmi guidare da chi ha deciso quale dovrebbe essere la mia coscienza per farne leggi liberticide, oscurantiste e medioevali.
Se una donna decide di abortire, un associazione può contattarla per cercarla di far desistere da questa scelta, su segnalazione per motivi di coscienza del medico. Se il suo medico curante viola palesemente il segreto professionale per questa notizia non succede nulla, mentre se viola il segreto professionale per qualsiasi altro caso rischia l'estromissione a vita dall'ordine, il divieto di adempiere alla professione e anche diversi anni di galera. Questo perbenismo da dover imporre agli altri porta a questi fenomeni.
Se la Chiesa ne ha di certo ben donde nel sostenere che l'aborto sia una sottrazione di una vita nascente paragonabile all'omicidio, nessuno ha invece il diritto di arrogarsi la scelta di proibirlo o renderlo difficile in virtù del personale tornaconto di coscienza, perché la mia coscienza può essere differente da quella del legislatore, e anzi per inciso il governo dovrebbe essere il più laico possibile nelle scelte di coscienza, perché deve rispettare anche e soprattutto il concetto che non è possibile porre discriminazioni di sesso, razza, religione o altro di fronte alla legge. Se un cattolico è contrario all'aborto, per seguire il suo percorso di vita dovrà evitarlo, ma se io (agnostico) sono favorevole, non devo rendere conto a nessuno della mia scelta.
La Spagna, che è uno stato palesemente cattolico (la dominazione spagnola in alcune zone d'Italia ci ha regalato fattori di gestione della religiosità a tratti palesemente pagani, come le processioni dei santi) ha approvato leggi degne di uno stato laico, civile e rispettoso delle scelte di coscienza di tutti quanti, approvando la fecondazione eterologa, le coppie di fatto, l'unione riconosciuta di omosessuali [la Chiesa Cattolica in Spagna si è lamentata per questo, ma il governo (chi è che l'aveva chiamato "Zapatero zappaterra"?) ha tagliato corto dicendo che non ha nulla da trattare con chi nel XXI secolo diffonde idee oscurantiste di xenofobia e odio legate dalla propria vita sessuale, e non si è esitato nell'usare la forza (lacrimogeni, idranti e arresti) per disperdere le manifestazioni non autorizzate di quei cattolici che dopo il 2000 vogliono parlarci di amore per il prossimo e discriminazione palese].
Ma come sempre qui in Italia non abbiamo mai nulla da farci mancare: c'è ancora moltissima discriminazione generalista nei confronti delle minoranze (vi ricordano qualcosa i cognomi Racz e Loyos?), e un clima di tensione nei confronti degli omosessuali che è merito anche del nostro palese perbenismo legato a una cultura di rispetto monodirezionale (il Vaticano ha espresso delle riserve sull'idea di richiedere di cancellare la pena di morte, ancora presente in molti stati, per il reato dell'omosessualità. Io ho solo una parola per questo: VER-GO-GNA! Sarebbe questo il rispetto della vita umana di cui fate il vostro cavallo di battaglia?) che riporta ancora alla vignetta di qualche articolo fa.
Ma non voglio fare di questo l'ennesimo articolo di critiche nei confronti di chi ha fatto della religione il proprio strumento di controllo delle masse, per cui concludo esprimendo il mio più profondo apprezzamento per la scelta dell'Accademia, ma soprattutto i miei più sentiti e cordiali complimenti al dottor Edwards per questo risultato di eccellenza nell'apportare considerevoli benefici all'umanità tutta.

venerdì 8 ottobre 2010

Un attentato importante a una persona importante

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Maurizio Belpietro, direttore di Libero (il quotidiano, non il portale web).
Sotto scorta già da diverso tempo, è rimasto coinvolto in un presunto attentato alla sua vita praticamente sulla porta di casa.
Perché uso la parola "presunto attentato"? Perché ho sempre detto e sempre dirò che ammiro i tutori dell'ordine che per mille euro al mese rischiano la loro vita per proteggerci, ma non riesco ad ammirare quelli che invece cercano di farsi belli & forti in virtù dell'istituzione che rappresentano. E il capo scorta di Belpietro che dice di aver sventato questo attentato (e un altro, in passato, al procuratore D'Ambrosio) purtroppo pur concedendogli la piena fiducia, molti dubbi fa venire.
Non voglio ricordare a tutti quanti lo splendido lavoro fatto da un perito dei RIS per incastrare maldestramente il povero Zornitta, cercando di raggiungere la fama di "quello che ha incastrato unabomber". Non voglio, ma il paragone tra chi lavora per la giustizia e chi con la giustizia ci gioca, è troppo facile.
Aspetterò una pronuncia della magistratura su quanto accaduto, perché se si è trattato di un vero attentato, è un bruttissimo sintomo del clima di tensione e rabbia che gira intorno ai media e alla carta stampata, per il quale esprimo sempre un profondo biasimo (ci sono giornali, lo dico placidamente, come "Libero" che non leggo e non mi interessa sinceramente manco leggerli), ma sono comunque del parere che questo non debba essere motivo per boicottare la carta stampata, meno che mai con l'uso della violenza. Ma se invece fosse un falso ideato per creare ad arte un fatto di cronaca, rappresenterebbe un ben peggiore clima per poter giustificare comportamenti al limite del regime di uno stato di polizia.
Personalmente, non credo affatto che l'attentato sia vero, ma per ora lascerò che sia la magistratura a concludere le indagini.

giovedì 7 ottobre 2010

La marea rossa

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Ukraina. Ungheria. Siete lì, tranquilli, che state innaffiando il giardino, quando succede.
Una slavina di acqua, rossa, puzzolente. Che ti fa bruciare gli occhi, le mani, le braccia, le scarpe, il terreno.
Dopo la marea nera nel Golfo del Messico, anche la marea rossa di ossido di allumina.
La protezione dell'ambiente passa anche dalla prevenzione di questi fenomeni. Ma perché la prevenzione si impara sempre e solo quando ci scappa il morto? Perché deve sempre essere così, possibile che non riusciamo a imparare mai una volta e per tutte dai nostri errori?

mercoledì 6 ottobre 2010

Attacco ai sindacati

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Ho letto in questi giorni degli attacchi effettuati da sconosciuti contro le sedi della FIOM. Di vili attacchi perpetrati con lancio di uova, fumogeni e altri oggetti contundenti. Di vili attacchi che, giustamente, sono stati criticati da tutte le forze politiche e istituzionali.
Però c'è una cosa che mi lascia senza parole.
Perché sono sempre ottimista, e penso di vivere in un paese civile; c'è una cosa che mi chiedo io, ma che a quanto pare non si è ancora chiesto nessuno.
In quale paese civile i lavoratori manifestano contro un sindacato?

martedì 5 ottobre 2010

Palermo e protezione civile

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Giorno 2 e 3 ottobre a Palermo c'è stata la visita di Benedetto XVI.
Un'occasione per mostrare il lato migliore di noi siciliani.
Ma anche un'occasione per mettere alla prova la macchina della protezione civile, che ha risposto in maniera corretta ed, oserei dire, esemplare.
Ma una macchina che ha risposto così come avevo previsto: come una macchina messa in funzione non per gestire il pubbico e i volontari, bensì una macchina messa in moto per osannare il pontefice.
Ecco perché sin dall'inizio ho espresso una posizione chiara, netta e precisa per non partecipare a questa manifestazione. Perché non esiste il valore indicato da molti colleghi "tu non devi pensare che noi siamo lì per il Papa, perché noi invece siamo lì per la gente", perché non è affatto vero: questa non è un'emergenza, noi non siamo nel campo dei terremotati dove viene il Santo Padre a trovare le popolazioni colpite, e ci troviamo già lì per loro e non per lui.
Noi si sarebbe andati tutti lì per lui. Anzi, prendete qualsiasi giornale e leggerete come proprio tutti quanti sono stati lì per il Papa.
Ed io le mie posizioni non le cambio: da agnostico razionalista, di fronte ad un emergenza preferisco mettere le popolazioni davanti al mio lavoro, mentre di fronte al Papa preferisco mettere il mio lavoro davanti al presunto valore del volontario cristiano. Soprattutto perché ritengo a buona ragione di avere dei grandi valori morali senza bisogno di quelli spirituali. (-:
Ora, la vignetta (molto nota fuori dall'ambiente italiano, e di cui ho pubblicato la versione tradotta dall'amico Asbesto Molesto) che ho posto all'inizio dell'articolo vorrebbe lanciare un messaggio. Oddio, in realtà in questo periodo in cui molte vignette sono state causa persino di omicidi (come il sacerdote italiano freddato da un estremista a Trebisonda), il messaggio che vorrei lanciare non è così estremo come potrebbe sembrare (non ho intenzione di rompere in due nessun crocifisso, salvo che qualcuno non lo usi per percuotermi ripetutamente sulla capoccia).
Il punto è semplice. Eppure, per quanto sia semplice, a molte persone semplicemente non vuole entrare in testa.
L'ho appena detto: io sono un agnostico razionalista.
Significa che sono capace di costruire il mio bagaglio di valori morali basandomi sulle esperienze della mia vita, senza bisogno dell'indottrinamento forzato di un movimento culturale, politico o religioso di sorta.
Significa che non credo in Dio, o che comunque un'eventuale entità divina non abbia alcuna influenza a latere sulla vita umana, sia essa terrena o ultraterrena.
Ora, questo è un concetto molto semplice, come dicevo. Eppure questo concetto vive delle interpretazioni più pittoresche di chi proprio non vuole assolutamente pensare che esista: una volta un amico mi disse "il tuo ragionamento è da scomunica". Scoppiai a ridere: "davvero? Allora anche gli Ebrei lo sono, anche i Musulmani, anche i Buddhisti... La scomunica è un concetto che si può applicare solo a una persona cattolica, ed io, per quanto ti venga difficile da concepirlo, NON SONO CATTOLICO".
Prendiamo un lettore medio: sei cattolico, ossia credi in Dio, nella Madonna, in Gesù Cristo, nella Chiesa etc. etc.; o invece sei, magari, induista: credi nella reincarnazione, nel rispetto dell'equilibrio naturale etc.
Io rispetto le scelte di vita degli altri, di chi mi sta intorno. Rispetto ogni scelta di vita quale percorso volto a formare la propria coscienza, perché proprio il nostro modo di rapportarci con la spiritualità e la coscienza fa di noi degli esseri umani, e non degli animali. Lo rispetto indipendentemente dal percorso che è stato scelto, motivo per cui rispetto anche i cattolici. Ma torno a citare una bellissima frase sentita nel film "Il volo della Fenice" e che faccio mia in questa battaglia: "La spiritualità unisce gli uomini, la religione li divide".
Perché quello che non riesco a capire, ormai nel ventunesimo secolo, è invece questo bisogno concreto di appiattire la coscienza di tutti quanti con scelte dettate più da una interpretazione falsamente laica che da un vero bisogno di muovere la coscienza degli italiani.

Ora, io di certo nelle mie scelte non sono perfetto, ma quantomeno sono sempre molto ponderato. Al contrario di moltissimi politici, parlamentari o persino sacerdoti che alzandosi a grandi, unici e perfetti maestri di retorica continuano a lanciare strali in direzione di omosessuali, atei, importanza del rispetto della vita umana (ah, come quella che certi prelati hanno avuto nei confronti dei bambini, vero?) sopra al diritto di ogni uomo libero cittadino di un paese civile di disporre della propria vita e delle proprie scelte di coscienza come meglio crede.
In un paese civile, dove chi è cresciuto pascendosi all'ombra dei sani principi del cristianesimo non venga da me ogni giorno a darmi lezioni di moralità cristiana, o soprattutto si comporti ignorando il mio agnosticismo anche se gli è stato spiegato mille volte, o peggio ancora comportandosi come il personaggio della vignetta, per continuare a dire che è la scelta sbagliata, cattiva, e che va cambiata e criticata ad ogni istante.
Io, come ho detto, non ho mai criticato nessuno per le sue scelte religiose, ma dopo diversi anni in cui mi sono visto sempre e solo criticato e, soprattutto, trattato da moltissimi cristiani (ma anche da praticanti di altri movimenti religiosi) come un loro pari che sta uscendo dalla retta via del Signore e che debba esserne riportato dentro con la forza, mi sono stufato.
Dico ai miei familiari che ho messo il lavoro davanti all'ipotesi di andare a Palermo per il Papa, e sapete la risposta? "Eh, ma che antipatico che sei".
Ma che razza di modo eh? Sono io quello antipatico? Non quelli che vengono a dirmi di andare dal Papa? Bene! Allora lo sapete che c'è di buono? Che d'ora in avanti io mi riservo di rispondere a tono con la vostra stessa moneta. L'educazione, l'amor di pace e il senso del quieto vivere sono sentimenti che *devono* *essere* *reciproci*.
Ma vi prego di guardare di nuovo la vignetta. Perché adesso sono quello che vi strappa il crocifisso di mano e tenta di spezzarlo: prima di rispondermi che ci vuole un po' di rispetto, chiedetevi quanto rispetto avete avuto nei miei confronti, e soprattutto nei confronti delle mie scelte...
Chiedetevi quante volte mi avete parlato del valore della pasqua, del natale, delle "feste comandate" e quante volte vi ho risposto che pratico una pausa nel lavoro perché "sono giorni rossi sul calendario". Chiedetevi quante volte vi ho spiegato che la vostra idea di santificare le feste non mi fa né caldo né freddo. Chiedetevi perché non ho nessuna intenzione di sposarmi in chiesa, perché ho scritto sul mio testamento biologico (una cosa che la vostra chiesa ripudia perché pretende di mettere davanti al mio libero arbitrio il *loro* valore di rispetto della vita umana, che per i cristiani non è discutibile, sebbene discutibile lo sia eccome) che non voglio ricevere i sacramenti religiosi.
Ve lo ripeto ancora una volta: io sono un agnostico razionalista (come dite? "non mi stancherò mai di ripeterlo"? No, sbagliato: "mi sono stancato di ripeterlo, e dopo questo articolo non darò più giustificazioni a nessuno", per cui sappiatevi regolare). Non significa che sono un cristiano che ha perso la retta via, significa che non pratico la vostra religione né i vostri valori spirituali, e che come io rispetto voi e le vostre scelte logistiche in tal senso, mi aspetto da parte vostra il massimo rispetto delle mie...

lunedì 4 ottobre 2010

Altri libri su Harry Potter?

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Leggo stamattina sul sito di Repubblica della notizia che la Rowling, dopo aver dichiarato conclusa la saga di Harry Potter, potrebbe invece far "resuscitare" il maghetto con almeno altri tre libri entro i prossimi due anni.
L'occasione è ghiotta, lo ammetto, e l'interesse per la continuazione delle storie di Harry o magari una serie di capitoli "laterali" che vedano la vita e le avventure dei suoni degni compagni di vicende potrebbe portare una ventata di aria fresca nel pianeta letterario [e sì: io e Simon aspettiamo sbavanti... (((-: ].
Ma la cosa interessante è appunto l'articolo su Repubblica, con lo splendido svarione sul titolo del settimo libro ["Harry Potter and the Deathly Gallows" (Harry Potter e i doni della morte)].
Mi ha strappato un sorriso, e probabilmente fra poco sarà anche corretto (sarebbero "Deathly Hallows"), ma ho voluto comunque fotografare un bel capture di questo momento di alta letteratura (clickate sull'immagine per ingrandirla).
E mentre restiamo in trepidante attesa per le nuove avventure del maghetto che ha fatto breccia nei cuori di grandi e piccini [e orsetti di peluche (-: ], io vado in ufficio a lavorare, che da oggi ci saranno grandi novità in arrivo, e poi ve le racconterò con calma...

sabato 2 ottobre 2010

Un altro sogno

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Un po' speciale, ma niente di particolare. Lo trovate sulle Pagine Oscure, fatemi sapere che ne pensate (è un po' lungo, approfittate del W/E per leggerlo con calma...)