lunedì 26 settembre 2011

L'Italia va sempre peggio

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È di questi giorni la notizia che il governo sta ripresentando la serie di modifiche (DDL 29) alla legge esistente per la rettifica della carta stampata, portando all'obbligo di rettifica anche dei siti web entro quarantotto ore, a scapito di multe molto salate.
Da una parte, da blogger, mi sento molto preoccupato da questo discorso: come si deve gestire questa storia? Possibile che, come sempre in questi casi, gli organi di informazione di massa (tv in primis) non stiano affatto dando qualche spazio a questa situazione? Anche se la cosa non mi stupisce, visto che ritengo (a buona ragione, temo) che buona parte degli organi di informazione siano abbastanza schierati da fornire le informazioni che ritengono necessarie, ma niente di più.
Dall'altra, invece, voglio dire di essere una voce fuori dal coro: mi chiedo, infatti, al contrario di molti blogger, una cosa ben precisa. Perché leggendo le modifiche proposte, mi faccio questa domanda: "le modifiche a questa legge, riguardano in effetti, anche noi blogger?", e il motivo è semplice. Un blog in che misura è da considerarsi una pubblicazione periodica? Basta il disclaimer che mettiamo tutti quanti sui nostri blog personali? Io, obiettivamente, penso di no. Ma questo non toglie che esistano anche quotidiani e periodici che esistono sul web. E se io non voglio essere paragonato, che ne so, al sito istituzionale del Corriere della Sera, non vedo perché viceversa si debba paragonare un sito con una redazione alle spalle al mio blog amatoriale: perché non si definisce, una volta per tutta, cos'è un periodico on-line e cosa no?
Ma tanto c'è di peggio, per cui è meglio non tirare troppo la corda: col governo regnante che si preoccupa di ben altre leggi, queste improvvise porcherie sono uno sputo nell'oceano. PS: io ho firmato per il referendum contro il porcellum, e voi? (-:

venerdì 23 settembre 2011

Un ministro per ghermirli e nel tunnel incatenarli

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Mi voglio complimentare per la "sparata" della ministro Gelmini a proposito del tunnel fra Ginevra e il Gran Sasso.
Mi voglio complimentare perché quello che ne è venuto fuori ha messo in evidenza un'ipocrisia incredibile, e il bisogno di dover dire che ogni occasione è buona per fare delle critiche strumentali, anziché voler ammettere l'errore madornale.
Mi voglio complimentare, perché il boom dell'hashtag #tunnelgelmini su twitter mi ha fatto passare un pomeriggio di sano relax. E chapeau a Paolo Attivissimo, specie per la frase: «Anche così, comunque, la frase “tunnel tra il Cern ed i laboratori del Gran Sasso” non è giustificabile. Altrimenti si potrebbe costruire una passerella su uno scoglio al largo di Cagliari e poi vantarsi che c'è “un ponte tra Cagliari e Palermo”».

lunedì 19 settembre 2011

Un compleanno per mettersi alla prova

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Ieri la serata di compleanno è andata, nel complesso, molto bene.
Non solo per l'atmosfera piacevole nella serata, non solo per la bella compagnia. No, non solo per tutto questo che, comunque, ci è stato benissimo fino in fondo.
No, soprattutto è andato bene perché mi ha fatto trovare una certa soddisfazione.
Perché ieri sera eravamo una ventina di persone. E io (aiutato nella preparazione, ma comunque con la cucina sotto controllo) mi sono passato un piacere: il piacere di preparare e cucinare la cena per i miei amici. Una cena trentina (canderli e oseletti scampadi), ma soprattutto appunto il piacere di cucinare per venti persone.
Perché sono anche questo: sono uno a cui piace mettersi alla prova, sono uno a cui piace cucinare e non sono il tipo da "un piatto di spaghetti al volo e via". E sono anche un bravo uomo di casa, ma questa è un'altra storia.
La soddisfazione che ho provato è quella che mi porta a considerare l'ipotesi, l'anno prossimo, di provare a fare una bella ripetizione di questa serata, ma con il resto del parentado e lavorando un po' meno (piatti più semplici, eh!) ma magari per più persone.
Ad ogni modo, questa esperienza mi ha insegnato che faccio bene a mettermi in gioco e, soprattutto, che la cosa da grandissime soddisfazioni.

E a proposito di soddisfazioni: io ho invitato gli amici a questa serata perché avevo piacere di cucinare per loro e di passare con loro una serata in compagnia, non certo perché si rinnovasse il bisogno di portarmi dei regali di compleanno. Ma ciò nonostante i ragazzi hanno comunque voluto rendermi partecipi dei loro pensieri. Fra tutti questi pensieri, uno è venuto per accrescere la mia già ampia collezione: un orsacchiotto di peluche un po' speciale (visto che porta l'uniforme della protezione civile), dono di alcuni colleghi, è entrato ufficialmente a far parte della mia quantità abnorme di animali.
Adesso fa bella mostra di sé su una mensola del mio ufficio, perché penso che sia un cucciolo da mostrare con orgoglio. (-:
Ora non mi resta che condividere le altre fotografie della serata: Francesco le ha pubblicate su facebook, e ora io (per ovvi motivi di rintracciabilità in rete) le girerò, probabilmente, anche su Picasa.
Ora non mi resta che dirlo: ho fatto i miei primi trentacinque anni con una certa soddisfazione. Vediamo come saranno i prossimi ((-:

mercoledì 7 settembre 2011

Il cambio della grafica

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Alla fine, dopo lunghi esperimenti, ho fatto il salto nel cambio dell'impaginazione di questo blog (complice anche Blogger che con una certa gentilezza mi ha costretto comunque a eliminare il vecchio "modello" per passare forzosamente ai nuovi "design").
Ho fatto una scelta molto importante, perché in un mondo dominato dai layout a larghezza fissa, io che tento di non porre limitazioni al browser o alla risoluzione dello schermo del mio lettore, invece, mi sono affidato a un layout "liquido" che peraltro sto già sperimentando da qualche tempo sulle "Pagine Oscure".
In questi giorni comunque concluderò tutte il processo di sistemazione di fronzoli e particolari: ma niente paura! L'impaginazione può aver subito una variazione (anche se parliamo di una variazione che dovrebbe anche aiutare un po' chi ha problemi di accessibilità), ma questo non toglie che i contenuti non variano ((-:

sabato 3 settembre 2011

Il rientro... morde!

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Eccomi qua, sono ancora vivo: non temete. Sono rientrato dalle ferie il 17 agosto, ma mi sono fermato ancora qualche giorno per prendere un po' di fresco [fresco? Sì: sotto l'aria condizionata! (-: ], e poi giorno 22 agosto ho riaperto l'ufficio. Ho avuto modo di poter riaprire con un po' di calma (anziché buttarmi a capofitto nel lavoro ai primi di settembre con mille persone sbraitanti fuori dalla porta).
Ma ciò nonostante sono riuscito anche a fare altre cose, a godermi un'ultima settimana di vacanze andando un po' al mare, e persino a riprendere il lavoro pesante con la protezione civile. Ma permettetemi subito di partire con un po' di arretrati, che di argomenti ce n'è parecchi.

Rientro dalle ferie: Trento-Torino
Dopo aver fatto panini vari, caricato per bene l'auto con bagagli buttati dentro alla maledetta (vista l'antifona ho messo dentro la roba come capitava, lasciando i borsoni vuoti sotto la moquette, e sopra tutto quanto ci ho sparso i vestiti sporchi). Intorno alle undici sono partito da Cadine: un cielo che più che definire "nuvoloso" dovrei definire "nero come dopo il tramonto". E infatti non sono arrivato manco alla barriera di Trento Sud dell'autostrada, che è cominciato un diluvio pazzesco. Acqua a secchiate e limite di 110km/h fino a Verona, con un paio di tratte di pioggia talmente fitta che si procedeva tutti a 50km/h e facendo una maledetta fatica a vedere persino i tergicristalli. Sono uscito ad Affi che stava finendo di piovere, ed ho girato per Sirmione e il lungolago sud seguendo il consiglio del navigatore, che però evidentemente ignorava il traffico nella zona sud del Lago di Garda nella settimana di Ferragosto. Ho mangiato un boccone lì a Sirmione, poi ho continuato in direzione di Brescia, entrando in autostrada poco prima ed ho continuato sulla Piacenza-Torino arrivando a scattare la foto che ho pubblicato della centrale di Caorso (in effetti arrivando all'uscita di Caorso, la centrale è proprio lì accanto, ma mi sono fermato prima per fare quella foto anche perché volevo evitare di fermarmi in prossimità dell'uscita senza aree di sosta. L'ambiente intorno alla centrale è spettrale, ma insegna molto: tutti i terreni circostanti, che potrebbero essere agricoli, sono invece ovviamente terreni "all'abbandono". Ma a differenza che con i terreni improduttivi e inadatti al pascolo che vediamo soprattutto qui in Sicilia, lasciati selva di sterpaglie finché qualcuno non ci butta sopra un opportuno fiammifero (e piantatela di dirmi che ci sono mozziconi di sigarette e vari pezzi di vetro: ci sono posti come Monasteri e Cavasecca che sembrano avere un abbonamento, e non credo che siano seminati di bottiglie!), tutti i terreni erano curati come giganteschi prati all'inglese. E se sono d'accordo con i vigili del fuoco che mi dicono: "li curano perché hanno paura di un incendio intorno alla centrale nucleare", comunque noto che in molti posti del nord Italia quando si abbandona un terreno, poi i controlli che venga pulito & curato per non essere selva di incendi sono costanti.
E mi sorge spontaneo un commento: avere un terreno intorno all'edificio di una centrale nucleare che, se pur spenta, ha il nucleo attivo e non smontabile, mette in una situazione difficile. Perché nessuno mi obbliga a dichiarare un terreno coltivato o un pascolo come "terreno improduttivo", ma dall'altra parte se io piantassi i pomodori intorno alla centrale, obiettivamente chi se li comprerebbe?
La strada è continuata fino a Torino, e poi lungo la città fino alla stazione (litigando fra il navigatore che mi indica la stazione sulla mia sinistra e i divieti di svolta del comune di Torino che mi hanno costretto a fare un giro non indifferente).
Sono arrivato, infine, fuori dal cancello del terminal auto-al-seguito intorno alle cinque del pomeriggio, con il carico che cominciava fra le 17:45 e le 18, e mi sono fermato: all'andata ho provato a girare per qualche centro commerciale per cercare una soluzione per il vetro rotto (cellophane e scotch, fondamentalmente) appurando però che i vari centri commerciali del Lingotto oltre a sembrare casermoni poco accoglienti, disponevano tutti quanti di parcheggio a pagamento. Alla fine grazie a un carrozziere sulla direzione di Moncalieri sono riuscito a coprire il vetro e fare strada.
Ne ho anche approfittato per togliermi gli scarponi con cui ho guidato fino a lì, e mettermi i sandali [e così in mezzo ai bagagli ci sono finiti anche un paio di calzini arroventati... q-: ].
Alle cinque e mezza hanno aperto il cancello e siamo entrati. In attesa dell'arrivo dei vari viaggiatori (il carro auto era pieno) ho chiesto ai ragazzi di far salire la mia auto sopra, ma senza chiedermi di specificare il motivo davanti a tutti, ma non c'è stato alcun problema.
Finalmente intorno alle sette meno un quarto mi sono diretto in stazione, dove ho fatto un veloce giretto prima di fermarmi a bordo binario e aspettare che venisse aperto il treno. Treno che poi, ignoro il motivo (si vociferava un guasto) è partito dalla stazione con oltre un'ora di ritardo. Il ritardo si è ripercosso per tutta la tratta, e siamo giunti a Villa San Giovanni con quasi due ore di ritardo.
A Villa abbiamo appurato che, stavolta, è andato tutto secondo i piani (nessuna auto danneggiata) per cui ho fatto una scappata (erano quasi le due) al ristorante di sempre per mangiare qualcosa, e infine sono sceso a prendere il traghetto per fare il resto della strada.
Guidando con calma sono rientrato a casa intorno alle 17:30 e, dopo aver scaricato tutti i bagagli mi sono finalmente stravaccato sul divano. Per cena, però, mi sono sentito con un amico e sono stato a mangiare da lui, perché la voglia di cucinare appena arrivato tendeva radicalmente a zero... (-:

Grigliata con Midian
Finalmente dopo vari rimandi, quest'anno siamo riusciti a vederci tutti quanti a Morghella per una giornata di relax, e una serata di grigliata molto piacevole. L'indomani mattina sono anche tornato a Morghella per una mattinata di mare rapida e poi ho salutato Midian che partiva per tornare a Torino.
In compenso qualche giorno dopo (mi pare fosse venerdì 19 o forse sabato 20) sono salito a Morghella alle sette e mezza di mattina, e sono scappato sull'orlo del colpo di calore verso le 10:30, quando già la spiaggia si era quasi del tutto svuotata per lo stesso motivo: sotto l'ombrellone c'era un caldo assurdo e si sudava, in acqua sembrava di stare a mollo del brodo e col sole che picchiava, e a un certo punto mi sono reso conto di essermi bruciato le spalle, rimanendo praticamente quasi tutto il tempo sotto l'ombrellone.

Speciale 29 agosto: pomeriggio di passione con la protezione civile
Nel corso di alcuni pomeriggi al termine delle giornate di lavoro, abbiamo preso un po' di chiamate da parte della Regione Sicilia per via di incendi boschivi.
Vorrei prima fare una breve digressione, e spiegare un po' a tutti come funziona.
La cosa nota è che noi siamo volontari, ossia siamo comuni cittadini che mettono a disposizione il loro tempo e il loro spazio a un ente pubblico (la Regione, o nei casi più grossi come il terremoto in Abruzzo, lo Stato) offrendo delle specializzazioni nella logistica in supporto alle forze istituzionali, con un grande spirito di cooperazione e di solidarietà nei confronti della gente, colpita da calamità più o meno gravi. Per me questo è un grandissimo valore aggiunto, perché l'impegno nella solidarietà aiuta a sviluppare degli altissimi valori morali che sono alla base di una vita civile basata sul rispetto altrui. La scelta del volontariato è una lezione di vita che si dovrebbe imparare sin da piccoli, coinvolgendo i bambini in attività come lo scoutismo (l'ho sempre detto e lo ripeto: B.-P. è clamorosamente riuscito nell'intento di creare un insieme di persone pronte a lasciare il mondo migliore di come lo hanno trovato), e scoprire da adulti il senso del volontariato come educazione al vivere in una società civile.
Noi volontari, però, soprattutto qui in Sicilia, mettiamo a disposizione le nostre capacità e le nostre specializzazioni per essercele costruite passo dopo passo, con l'esperienza, con il tempo, talvolta grazie a specifici corsi di formazione sugli argomenti basilari della protezione civile, ma spesso ci appoggiamo a colleghi che hanno fatto corsi personalmente o hanno abilitazioni professionali fatte sul posto di lavoro. C'è una lunga esperienza, indubbiamente, ma io personalmente ad esempio ho seguito corsi di formazione sul trattamento del fuoco solo in base teorica. Per fortuna non partiamo "allo sbaraglio" e abbiamo sempre in ogni squadra qualcuno che fa questo lavoro o ha fatto dei corsi più specifici.
Una delle cose con cui combattiamo ogni anno, ad esempio, è la maledizione degli incendi estivi. Incendi che interessano ampie zone coltivate o non coltivate dell'entroterra, attaccando sterpaglie di ogni ordine e grado (spesso anche a causa della carente o tout-court mancata manutenzione dei terreni produttivi o improduttivi) e aiutati dal caldo, in rari casi dall'incuria di chi getta mozziconi di sigarette vari in giro, ma in molti casi anche soprattutto da chi pensa di potersi dare una ripulita al terreno spargendo fiammiferi accesi in giro e senza pensare alle conseguenze.
Diverse volte ci è capitato persino di trovarci a cercare di salvare abitazioni minacciate da fiamme altissime, mentre chi passa per strada insulta tutti con frasi del tipo "E lasciate bruciare tutto, almeno se ne vanno via topi & zecche!" (certo, facile dirmi così: vediamo se mi dici la stessa cosa mentre fiamme alte dieci metri cercano di lambirti la casa al mare, cafone).
Ma qui casca l'asino. Noi non siamo professionisti, la legge inquadra il volontario che agisce per conto e su richiesta di un ente pubblico nella funzione dell'incaricato di pubblico servizio (art. 358 codice penale), con i diritti e le responsabilità legate a questa funzione. Ma come può agire un volontario che non ha una specializzazione e un'abilitazione professionale? Facciamo un esempio pratico: occupiamoci del problema degli incendi estivi.
Quando si muove la protezione civile? Quando brucia un cassonetto dei rifiuti e nessuno ha voglia di intervenire? Ma non diciamo castronerie!
Quando c'è un emergenza (diciamo: un incendio di sterpaglie) voi comuni cittadini che fate? Fate il vostro dovere: chiamate il 115 (vigili del fuoco) o il 1515 (corpo forestale) e segnalate l'incendio. E il corpo manda una squadra sul luogo dell'intervento. E un'altra chiamata arriva, ed ecco che esce un'altra squadra. E un'altra, e poi un'altra, e poi un'altra ancora. All'infinito? Sarebbe bello, ma no, decisamente no. Perché a un certo punto le squadre finiscono. Ci sono per esempio sei squadre fra Siracusa, Noto, Palazzolo, Sortino e Lentini. Quando ci sono sei incendi, anche se sono tutti a Siracusa, si cominciano a mandare le squadre disponibili. E quando finiscono? Si comincia ad accodare il settimo incendio verso la squadra che sta per finire l'intervento. E l'ottavo, e il nono. Ma se invece gli incendi sono estesi? Se sono, chessò, una quarantina e tutti minacciano case, terreni coltivati, strade? A questo punto le forze istituzionali sono costrette a chiedere aiuto. Chiamano la sala operativa della regione (che ad esempio durante il periodo estivo fa gli straordinari restando attiva tutti i giorni praticamente quasi per 24 ore), e chiedono l'intervento dei volontari. La sala operativa contatta le varie associazioni e verifica la disponibilità di squadre attivabili. A questo punto il responsabile dell'associazione che ha preso la chiamata contatta i volontari, cerca di formare una o più squadre (a seconda dei mezzi disponibili, ad esempio se serve un'autobotte e c'è del personale, serve anche un autista con la patente C) e comunica i tempi tecnici per la partenza, mentre noi allertati ci cambiamo (abbiamo degli specifici DPI personali e l'uniforme) e raggiungiamo la sede, controlliamo il mezzo, se necessario carichiamo acqua, facciamo carburante [spesso anticipandolo a nostre spese, perché poi la regione lo rimborserà più avanti nel tempo (beh, di solito almeno abbiamo un po' di fondocassa: difficilmente prima di partire dobbiamo mettere anche mano al portafogli, ma è capitato anche questo, sappiatelo)] e infine partiamo in direzione della destinazione che ci è stata assegnata. Per aiutare gli amici vigili del fuoco (o la forestale) già sul posto, ma anche per spegnere incendi di sterpaglie in cui al momento non può andare nessuno perché già impegnati su altri fronti. Eppure, ufficialmente, noi dovremmo collaborare con i vigili del fuoco o i forestali nella sola logistica (tirando manichette, passando acqua ai loro mezzi, collaborando nella bonifica finale, poco altro). Ma spesso questo non avviene, e dobbiamo operare come veri e propri vigili del fuoco andando in determinati posti da soli e controllando incendi che possono essere leggeri o pesanti, anche rischiando di mettere a repentaglio le nostre stesse vite. Perché la gestione dell'emergenza estiva è fatta da funzionari che hanno anch'essi buona volontà, ma talvolta non hanno una idea ben chiara di quale siano le attività effettivamente svolte da noi volontari, e per questo ci invitano a tenere comportamenti al limite del ridicolo. Abbiamo sentito frasi come "arrivate sul posto e, anche se avete un modulo antincendio o un'autobotte carica, non intervenite finché non arrivano i pompieri". Sì, interessante, e se sta per prendere fuoco una casa e il proprietario è fuori, mi faccio linciare mentre aspetto i vigili del fuoco? O peggio "sì, i ragazzi non devono spegnere, ma via, se deve succedere, vorrà dire che chiudiamo uno o entrambi gli occhi e poi...". E poi? E poi quando succede la famosa minch$ata? Tutti a lavarsi le mani perché i volontari non avrebbero dovuto intervenire? Alcuni anni fa un nostro collega volontario di Canicattini Bagni, il giovane Giuseppe Cassarino, durante lo spegnimento di un vasto incendio di sterpaglie, rimase intossicato dai fumi inalati e finì in ospedale, dove morì per una crisi respiratoria. Adesso alla famiglia rimane solo il ricordo e una medaglia d'oro al merito civile alla memoria. Ma noi non siamo eroi, e non ci interessano le medaglie (meno che mai quelle alla memoria). Per quest'anno siamo arrivati al limite, e adesso quando finiamo da soli sul luogo di un incendio, abbiamo una sacra abitudine: una bella chiamata al 115 (così la chiamata è registrata) e segnaliamo la situazione:
VF: "Avete attrezzatura?"
Noi: "Un modulo antincendio da 400 litri"
VF: "Ok, allora buttateci sopra un po' d'acqua"
Noi: "Va bene, ma me lo stai dicendo tu"
Dopo vediamo se dovessimo anche sentirci dire "e voi chi vi ha autorizzati?"
Comunque ci capita anche di arrivare su luoghi d'intervento dove la situazione è talmente complicata che non opera nessuno, e ci limitiamo a tenere sotto controllo il fuoco in attesa dell'intervento dei mezzi aerei (elicotteri o Canadair) perché ad esempio la zona è troppo impervia per raggiungerla coi mezzi o a piedi, e/o magari l'incendio è troppo vasto per affrontarlo con pompe e naspi.
Ad esempio mercoledì 24 agosto siamo stati chiamati per un incendio a Monasteri di Sotto vicino al bivio del Tivoli, che era ormai stato spento dai vigili del fuoco, e poi spostati a Cavasecca, dove la situazione era relativamente sotto controllo (mentre siamo arrivati, un contadino col trattore ha tracciato un tagliafuoco per non farsi attaccare il terreno, e quindi il fuoco che si spandeva sul vallone è stato attaccato dall'elicottero della forestale). Sono riuscito in quell'occasione a "rubare" al volo qualche immagine dei lanci che avvenivano molto vicini:

Ma ad esempio lunedì 29 agosto ci siamo trovati a dover fronteggiare una situazione più complessa, che è partita con un incendio all'uscita autostradale di Cassibile (che si è spento da solo perché isolato mentre ci preparavamo ad arrivare), ma poi altri interventi fra cui un lungo pomeriggio sulla strada "Maremonti", concluso con un'apoteosi di fuoco accanto alla zona della Damma, e di cui essendomi portato appresso la telecamerina cinese, fra un istante e l'altro sono anche riuscito a girare qualche immagine:

E in questa situazione abbiamo visto il significato della frase "mettersi a repentaglio", visto che poco dopo aver spento la telecamera ed essersi spostati di un paio di metri, una bomboletta spray in mezzo alla spazzatura che bruciava è esplosa, per fortuna senza fare grossi danni perché doveva essere ormai vuota (solo un gran botto: ma se ci fosse stato un po' di roba dentro, se fosse partita una fiammata o qualche scheggia di metallo, poi che succedeva?).
Infine, grazie all'amico e collega Maurizio, anche qualche istante dell'intervento del giorno successivo (martedì 30 agosto) a Tremilia è stato in qualche modo documentato:

Come vedete, può succedere di fare servizio con gli amici vigili del fuoco, ma può succedere anche di trovarsi da soli a spegnere. Può succedere anche perché comunque il nostro spirito di volontari non ci fa tirare indietro: non è che possiamo passare davanti al bordo della strada che brucia e tapparci gli occhi. (-:
Concludo l'argomento con una considerazione: nonostante fare i volontari ci metta sempre più spesso di fronte a problemi non indifferenti di carattere burocratico, continuiamo a farlo con lo stesso spirito di sempre: lo spirito di solidarietà nei confronti di tutti.

Varie dalla cronaca
La situazione che si sta vivendo in Italia con la crisi e una manovra economica pirotecnica per ora non me la sento di commentarla. Anche perché (e faccio mie le parole di Giacalone su RTL102.5 pochi giorni fa) per commentarla seriamente dovrei aggiornare l'articolo praticamente ogni ora, visto che le variazioni sul tema e le proposte dichiarate definitive e ritirate girano con quella velocità media. Sta di fatto che viviamo in una situazione inquietante, e se non facciamo nulla le cose rischiano di precipitare sempre di più...

Per ora è tutto. Ora mi rifaccio di un po' di contenuti sulle pagine oscure e poi riprendo con calma sul blog: sono in ufficio e sto scrivendo questo articolo rubando qualche istante fra un pc e l'altro... (-: