domenica 16 ottobre 2011

Un 15 ottobre di guerra

Ieri a Roma c'è stata la manifestazione degli indignati.
La città è stata messa a ferro e fuoco da una frangia limitata di estremisti che si sono presentati alla manifestazione armati di spranghe, bombe carta rinforzate, caschi, maschere antigas e protezioni personali... insomma tutto il necessario per trasformare un semplice corteo di piazza in un occasione per demolire tutto e tutti. Ma che bello.
No, dico: veramente. Ho sempre sognato di andare a smantellare tutto, lanciare petardi e fare questo movimento in mezzo a tanti che si divertono. Poi il regista ci da lo stop e ricominciamo il tempo di spostare le inquadrature: deve venire un film bellissimo.
Come dite? No? Ah, aspetta: non c'è il regista? Non è un film di fantascienza?
È LA REALTÀ?
No, ma voi state scherzando: ma è ovvio che è un film! Ma chi potrebbe essere quel gruppo di decelebrati che vanno a una manifestazione di piazza piena di colori, di donne e bambini, di famiglie, a tirare sanpietrini e fare un porcaio di danni? Non è un film. Ah, ok. Stiamo parlando di decelebrati che queste cose le fanno nella realtà.
Forse sono convinti loro di essere in un film. Un film. Un videogioco, magari, dove chi spacca più cose fa più punti, e poi alla fine vince.
UN MONGOLINO D'ORO, VINCE!
Ma come si può concepire che dopo Genova ci sia ancora qualcuno che è in grado di mettere a ferro e fuoco una città? Come si può pensare che fra servizi segreti e forze dell'ordine non si riesca a tenere testa a una cinquantina di teste vuote (perché i caschi ce li avevano, il problema è che dentro i caschi non c'erano le teste, solo un po' di segatura).
Ma poi guardo ai forum dei sindacati di polizia, ai siti istituzionali delle forze dell'ordine. Alle manifestazioni indette dalle questure per sensibilizzare le persone alla raccolta di fondi, perché ci sono agenti di polizia che si devono ficcare le mani in tasca e uscire denaro per fare carburante sul mezzo.
O se no torniamo ai tempi di una volta: il poliziotto in bicicletta (la sua personale, of course!) che gira nel quartiere e, se c'è una rapina, magari si porta una bella fionda perché fra poco non ci saranno manco i soldi per comprarsi le pallottole della pistola. Sempre che ci siano almeno le pistole, sempre of course!
Perché ci sono persone, nelle FdO, che per poco più di mille euro al mese e il rischio di uscire di casa la mattina per rientrarci la sera su una carrozzina quando non addirittura in una bella confezione di legno pregiato, continuano a fare il loro lavoro. Sono persone che ammiro, perché credono, come me, nello Stato. Il problema non è che non ci sono questi eroi moderni. Il problema è che questi eroi si vergognano di credere nello Stato. Perché non ci crede più nessuno: perché non si può fare il proprio lavoro (sia esso il pattugliamento, sia il controllo delle manifestazioni di piazza, siano le indagini o in generale tutto il lavoro che serve a far rispettare la legalità di questa repubblica martoriata) in un posto in cui continuano a tagliarti fondi su fondi. Però quando poi succede un macello, per strada, sono tutti pronti a riempirsi la bocca: complimenti alle forze dell'ordine, e facciamo nuove leggi.
Ormai anche le FdO ne hanno le scatole piene di queste parole di amicizia e vicinanza al loro corpo, che poi nei fatti si trasforma in una serie di tagli che neanche Goemon colla sua katana; anzi sarebbe veramente da proporre l'attuale governo alle aziende che si occupano del taglio dei diamanti. Perché sono sicuro che sono pure in grado di tagliare il diamante, cavoli...
Chapeau ai manifestanti che sono anche riusciti a bloccare tre, non so come chiamarli: bestie mi pare offensivo nei confronti degli animali. Chiamiamoli "teste vuote". Dicevo Chapeau a quei manifestanti, e un paio di fischi a quegli idioti che hanno invece detto che "il servizio d'ordine dei manifestanti sarebbe potuto essere più efficace": provateci voi con una bottiglietta d'acqua a fermare una cricca di pazzi gettanti sanpietrini, bombe carta e sprangate.
Ultima considerazione. Una cosa che dicono alcuni politici in questi casi (e infatti puntuale è arrivato il Ministro degli Interni Roberto Maroni): ci vogliono nuove leggi...
... ma "porcu di lu cunigghiu!" come si diceva una volta in Sicilia. Facciamola una nuova legge. Facciamola una volta per tutte: "il deputato parlamentare che propone una nuova legge, esprimendo tale concetto con parole, scritti, sogni, pensieri o qualsiasi metodo di comunicazione ivi compreso il pensare una cosa per se stesso, è punito immediatamente, con un processo sommario ed un unico grado di giudizio, con una pena che comprende la reclusione in regime di 41bis per un periodo di tempo non inferiore ai duecento anni, l'interdizione perpetua dai pubblici uffici per lui e tutti i familiari e conviventi fino alla settima generazione, e se possibile la fustigazione con il Gatto a Nove Code sulla pubblica piazza".
Perché quello che molti politici non hanno capito è che quando giustamente si chiede tutti assieme una certezza della pena, quello che fa la certezza della pena non è certo continuare a gonfiare il carrozzone legislativo italiano con altre norme inutili. Le leggi ci sono, quello che ci vuole è solo un po' di repulisti, affinché si possano applicare senza dubbi quelle esistenti. Vedremo come si muovono le cose, per intanto si stanno analizzando le fotografie e i filmati, e si parlava peraltro anche di un siracusano coinvolto. Non vado a cercare pene esemplari, bensì semplicemente una pena giusta, equa e, soprattutto, che avvenga dall'inizio alla fine. Sono tre anni di galera? Bene: che questo tizio entri in cella adesso e la cella venga riaperta fra due anni e trecentosessantaquattro giorni. Basterebbe già questo...

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