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giovedì 16 febbraio 2012

Sanremo: il re è nudo

Prima di cominciare faccio una constatazione veloce: finalmente nel 2012 siamo riusciti a sentire un personaggio del calibro di Morandi che smoccola un "Ou, ma che cazzo è?" dal palco di Sanremo. E non commento i bacchettoni che se la sono presa a male proprio per quella parola, in una televisione che fa falso moralismo riguardo alle bestemmie quando poi a tutte le ore si sente ad libitum: figa, culo, tette, vagina, cistifellea; e spesso vengono pure mostrate, come la farfallina sul cosciotto dell'oca...
Poi seguono due parentesi veloci: anzitutto io, notoriamente, non guardo la televisione (e non la guardo già da molto tempo, peraltro). E pertanto meno che mai ero interessato a guardare il Festival di Sanremo.
Seconda parentesi: Adriano Celentano. Ufff. Non so come dire. Battiato nel brano "Bandiera bianca" cantava "A Beethoven e Sinatra preferisco l'insalata/a Vivaldi l'uva passa che mi dà più calorie". Ecco, diciamo che Celentano, come cantante, mi dà qualche caloria (è pur sempre uno dei capisaldi della musica italiana dell'ultimo trentennio, o almeno lo voglio considerare tale). Ma quando fa l'opinionista, la cosa mi lascia non poco interdetto. Il suo ultimo pesante intervento in tal senso fu la trasmissione Rockpolitik del 2005. La storia del "rock" e "lento" non mi ha convinto tantissimo, sebbene sia proprio una delle poche cose che salverei, criticando molto altro: un'apoteosi di tutto quello che molti italiani non volevano dire ed avevano bisogno di un menestrello che le dicesse al posto loro, tanto per poter gridare "sì, ha ragione".
E non è cambiato molto, da allora.
E ora, per un fugace istante, prima di affrontare l'argomento, voglio veramente per pochi secondi ricordare il Morandi opinionista che si presentò a una puntata di "Uno di noi" in mutande per esorcizzare il mostro dell'Auditel. Non tanto per pensare al Morandi opinionista che collabora con Celentano nel suo sketch. No. Per ricordarmi (e rimpiango che di questo non trovo né immagini né filmati su internet...) della risposta piccata di Gianfranco Funari che, dal palco di OdeonTV (credo che fosse la trasmissione "Zona Franca") si spogliò mostrandosi in mutande anche lui. Con una palese differenza: Funari, settantenne, c'aveva il triplo del fisico di Morandi...

Detto questo, vista l'abnorme quantità di commenti a proposito dell'intervento di Celentano a Sanremo, mi sono sentito "costretto" a cercare di trovare le parti del suo intervento su youtube e simili, guardarlo con calma e poter avere un'idea di quello che ha detto, per poter finalmente decidere se dire la mia o meno. E dopo che questo giochetto a noi italiani è costato ben 300mila euro [che andranno per beneficenza, per carità, ma sempre abbiamo dovuto cacciare 'sti soldi (au! A proposito: poi in un altro articolo parlerò della storia venuta fuori in questi giorni: i soldi che l'anno scorso Benigni avrebbe dovuto dare all'ospedale Meyer di Firenze ancora non si sono visti)], direi che forse meritava che ci mettessi sopra due paroline. Soprattutto adesso che la RAI ancora continua a rompere le scatole su tutti i canali ricordando di pagare il canone con la piccola sopratassa...
Ma vediamo come procede 'sta storia.

Comincia tutto con un bombardamento visivo e auditivo non indifferente, all'apoteosi del quale compare Adriano, come la statua del santo che viene portata fuori sul sagrato della chiesetta di paese tra gli spari dei mortaretti. E infatti non appena appare, viene acclamato come il santo: tutti applaudono, tutti lo invocano, qualcuno grida "cittadini, viva Sant'Adriano". O forse no, magari me lo sono immaginato, ma tanto l'impressione è quella... (-:
Adriano appare peraltro con due auricolari a tema: così vistosi che sembrano piuttosto le protezioni auricolari di un fuochino da miniera.
E lui comincia. Come il simulacro del santo uscito al sole, ecco che per saluto arrivano i colpi più forti.

Bum! I preti che non parlano del paradiso.
Bum! L'Avvenire.
Bum! Famiglia Cristiana!
Bum! Loro che fanno ipocrosia e non parlano dei problemi che affliggono il buon cristiano...

Allora. Che sulla funzione dei preti ce ne sia da dire e da ridire (soprattutto in questi anni in cui saltano fuori scandali di ogni dove, sino all'estremo dei sacerdoti che si sono macchiati di stupri, e non vado a scendere sull'età delle vittime, perché non è questo l'argomento) posso essere d'accordo con lui. Che Famiglia Cristiana e L'Avvenire siano giornali che non mi piacciono per i loro contenuti e la loro posizione se pur sopra le parti, spesso e volentieri un tantino estremista, ci può anche stare, e infatti come ripeto PERSONALMENTE non mi piacciono (e li ho letti, ogni tanto. Soprattutto ho avuto modo di leggere di più Famiglia Cristiana in passato, de L'Avvenire ho letto solo qualche articolo sparso). Ma da qui a dire che dovrebbero chiudere, no. Lì faccio come tutti i più o meno presunti amanti di Voltaire (non si capisce bene se sia sua o meno) per dire che non approvo le idee espresse su quei due giornali, ma combatterò con i denti affinché continuino ad avere la possibilità di esprimerle.
Ma poi arriva un bell'attacco diretto al giornalista Aldo Grasso, che sarebbe "un deficiente". Però non ci dice perché. Forse perché Grasso l'ha accusato di scomparire dal mondo per riapparire solo quando deve fare un po' di pubblicità ai suoi nuovi dischi.
Sarà, ma dire su una platea che un tizio è un deficiente, senza motivo e senza diritto di replica, per me (come per molti) è una bella diffamazione e come tale andrebbe trattata. Ma fin qui siamo solo alla parte, come dicevo, dei fuochi d'artificio più grossi che strappano l'applauso. Parole forti, magari anche con un fondamento, sebbene non molto solido. Celentano dice alla gente quello che ha voglia di sentire tanto per dire "sìììì, hai ragioneeeee!" e poi si siede e canta. Il primo round è finito, e lo vede vincitore.
Secondo round: un bel ritorno al passato: il dizionario, come ai tempi di Rockpolitik, e stavolta vuole spiegarci cos'è il popolo sovrano, ma in un modo un tantino discutibile, che raggiunge l'apoteosi della bojata nel siparietto con Pupo e Morandi, con l'intenzione di aprire una strada che non si capisce dove vuole andare a parare. Premesso e preso atto del fatto che di nuovo Adriano non vuoel distorcere la verità, ma ce ne dice solo una parte: vero che la consulta ha bocciato una richiesta di referendum presentata con un milione di firme (e ne bastano la metà), ma perché proponeva un'alternativa non contemplata nella costituzione. Il nostro caro Celentano Nazionale infatti dimentica di ricordare che non è che se si presentano cinquecentomila firme, allora automagicamente la legge è fatta: allora io domani presento una proposta di legge con 650mila firme per consentire l'omicidio volontario. Siamo seri!
Ma tanto anche questo round finisce: Celentano canta, mentre Pupo, Morandi e Papaleo ballano un Rhythm&Blues bardati come i Blues Brothers. E avanti col prossimo round: la processione del santo è diventata una specie di incontro di pugilato. Solo che sul ring c'è Adriano da solo contro tutti.
Avanti col terzo round, dicevo, non prima di un breve sketch col direttore dell'orchestra, che appare una via di mezzo fra una cosa preparata e un'improvvisata che nessuno dei due si aspettava, giusto come intermezzo per un altro brano del molleggiato. "Adriano ti faccio il terzinato in sol?" "Ma no, dai, fammelo in fa diesis, che così viene più dolce" "Ok, però ti parto allegro prima di arrivare andante" "Vai tranquillo che mi fido".
Il brano finisce, la processione è giunta in piazza, altri fuochi d'artificio per svegliare un po' gli annoiati, prima di ritornare al discorso iniziale: un insieme di base del cristianesimo (riprendendo l'idea che questa vita fa schifo e dovremmo essere pronti alla prossima).
Fine del round, un'altra canzone: fuori i secondi.
A questo punto i fuochi d'artificio non sono più le registrazioni dei bombardamenti che riempiono il teatro. No: stavolta è una bella cannonata. Una bordata. Una sola, forte ed efficace: sull'Europa, su Francia e Germania verso la Grecia. Una tremenda bordata. Rapida, come un twit di 140 caratteri, prima che l'orchestra suoni portandosi via la malinconia.
Et voilà: come la trasmissione "L'almanacco del giorno dopo" a questo punto il nostro si ritira: è finita la commedia, e tutti sono felici e sono contenti. Tutti in piedi a battere le mani (e spazzolarsi i denti, come concludevano le favole della buonanotte ai tempi del Pitrè). Non tutti sono sicuri di aver capito che cosa intedesse di preciso Adriano, ma tutti quanti sono sicuri di aver detto "bravo", "hai ragione" e "viva Sant'Adriano" al momento giusto.
A questo punto però qualcuno, come me, resta invece con l'amaro in bocca. Perché, citando di nuovo il Battiato di cui prima, a me Celentano non ha dato nessuna caloria con il suo discorso (e visto il freddo cane della mia camera da letto, la cosa non è gradevole per niente.
Adriano Celentano è rimasto sul palco dell'Ariston per poco più di cinquanta minuti. È costato come un robusto pacchetto azionario di un'azienda avviata ma l'investimento non vale decisamente. Celentano non vende arance, le reazioni piccate del giorno dopo rasentano il ridicolo, e in tutto questo chi ci esce con l'immagine più rinnovata è la RAI che sta facendo un gioco non identificato: dopo le parole di Celentano annunciano il commissariamento del festival. E infatti arriva il commissario e dice "Celentano continuerà e non sarà censurato, come se niente fosse". Ah, bene, perché come combatto perché L'Avvenire o Famiglia Cristiana continuino a esprimere le proprie idee, combatto anche per Adriano. Ma se continua, allora cosa cazzo vi siete messi a gridare che si faceva subito il commissariamento? L'impressione che ho è che Celentano consideri il pubblico come una massa di pecoroni applaudenti, e che la RAI ci marci sopra leccandogli il deretano salvo cercando di dare l'immagine che non è così.
Io sono stufo: mi prenderò il mio bell'e-book e passerò il tempo leggendo un libro. Che non ci voglio proprio pensare a quanto è costata 'sta stronzata. E non ci voglio pensare a quanto ci costerà la prossima: però aspetterò e se di nuovo la stampa tirerà fuori un porcaio deciderò se voglio sentirlo e commentarlo o meno: l'impressione che Celentano stia solo alla ricerca di un po' di notorietà perché ormai c'ha un età e non può sfornare dischi a una certa velocità, c'è tutta.

Per ora concludo qua. E anche in questo caso è finita la commedia. Anzi no. Anche io torno per un istante all'inizio, e mi chiedo "chissà cosa avrebbe risposto Gianfranco Funari al discorso di Celentano. (-:

AGGIORNAMENTO domenica 19 febbraio
Ritaglierò un punto fra il lavoro per commentare il nuovo intervento di Celentano, perché ne ho sentito qualche parte e... ho deciso che voglio commentarlo di nuovo.

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