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martedì 7 agosto 2012

Intermezzo : Doping alle olimpiadi, il caso Alex Schwazer

Sono un amante dello sport, ogni quattro anni seguo con un certo piacere le olimpiadi, e devo dire anche che apprezzo molti dei comportamenti sportivi, di fair-play e di amicizia che si vedono fra i vari concorrenti dei vari stati. Ed è per questo che, nella gravità del doping, considero ancora più grave chi pratica il doping nelle competizioni olimpioniche: ci sono stati nel mondo che non hanno veramente di che vivere, che riescono a partecipare alle olimpiadi con delegazioni ristrette, tante difficoltà e tantissimi sacrifici. È una mancanza di rispetto verso tutti, quella di barare assumendo sostanze che, direttamente o indirettamente, migliorino le caratteristiche fisiche dell'atleta per fargli ottenere risultati migliori.
Ma il problema è proprio questo che ho appena detto, e anzi lo sottolineo: /assumendo sostanze/.
Il punto è che il nostro atleta italiano della marcia ha migliorato l'ossigenazione sanguigna assumendo un EPO sintetico, che favorisce ed aumenta il numero di globuli rossi nel circolo sanguigno. Alla faccia di tutti quelli che, onestamente, vanno avanti a bibitoni di miele e sali minerali e mangiano carne di cavallo a colazione per migliorare l'apporto minerale, in regimi alimentari improbabili e nauseanti per una persona normale (mi ricordo quando Pantani raccontava di dover mangiarsi a pranzo 400 grammi di pastasciutta, e che faticava sentendosela letteralmente uscire dalle orecchie), ma necessari per l'apporto di calorie, minerali e proteine necessarie all'azione.
Ma anche alla faccia di, non me ne vogliate, è in grado di ottenere lo stesso risultato del doping con un'attività tecnicamente legale eppure scorretta nei confronti di molti. Perché ci sono due modi per aumentare il numero di globuli rossi in circolo, e una è quella determinata da una bella procedura di controllo antidoping, mentre l'altra, tecnicamente, no.
Sto parlando di chi non assume "sostanze" nel senso di quella parola che fa venire in mente improbabili laboratori da scienziati pazzi con alambicchi di vetro in cui scorrono liquidi colorati e che poi finiscono in una siringa da inoculare sottocute all'atleta che, magicamente, dopo due minuti toccca il cielo con un dito.
No, affatto.
Sto parlando di una sostanza che fa già parte del corpo umano, e di una tecnica che, nella prima parte, serve (come l'EPO ed altri farmaci) a salvare la vita di molti emofiliaci o con altri disturbi alla circolazione sanguigna.
La tecnica si chiama autotrasfusione.
Per qualcuno più "avanti", si può chiamare anche "autotrasfusione in aferesi".
Cominciamo dall'inizio. Tutto comincia con un ago dal diametro di quasi 2mm (paura degli aghi? Su, coraggio: non è per voi) soprannominato "chiodo" che viene innestato su una vena del braccio, e che si connette a una sacca da circa 450ml contenente delle sostanze conservanti e nutritive per le cellule del sangue. Vi ricorda qualcosa? Sì: sto parlando del prelievo del sangue a cui si sottopongono volontariamente alcune persone, chiamate "donatori volontari di sangue". Il sangue raccolto, dopo specifiche e complete analisi di laboratorio, viene classificato in base al gruppo, al fattore rh e ad altre famiglie, poi congelato in azoto liquido e verrà scongelato e riutilizzato in caso di specifica necessità. In questo caso, però, noi abbiamo che il sangue che viene rimosso all'atleta viene congelato ma sarà riutilizzato successivamente reimpiantandoglielo nella circolazione sanguigna successivamente, allo scopo di aumentare il numero di globuli rossi all'interno del circolo, e quindi modificare il sistema di trasporto dell'ossigeno alle cellule e il relativo smaltimento dell'anidride carbonica.I
In una modalità più "affinata", come dicevo poc'anzi, si può anche operare in "aferesi", ossia il tubicino collegato al chiodo e alla vena del braccio, anziché finire in una sacca, finisce in una particolare macchina. L'operazione è molto più lunga, ma la funzionalità molto più interessante: la macchina separa dal sangue i suoi componenti principali (plasma, piastrine, globuli rossi) e si limita a inviare uno solo dei componenti alla sacca, reimmettendo il resto nel circolo sanguigno. L'operazione, come dicevo, è molto più lunga del semplice prelievo di quasi mezzo litro di sangue, ma il risultato è che alla fine si ha a disposizione una certa quantità di un singolo componente molto importante (ad esempio il plasma, molto usato nei centri grandi ustionati). E il componente che ci interessa, è quello che dà al sangue la sua caratteristica colorazione: una bella sacca di 350~400ml di eritrociti (globuli rossi). Pronti ad essere reintrodotti nel circolo sanguigno dell'atleta giusto appena pochi giorni prima del momento del bisogno (tanto la vita media di un globulo rosso è di circa 150 giorni, per cui...) ed ecco che subito miglioreranno l'ossigenazione e si ridurra il ciclo dell'acido lattico. Pronti a dare il meglio senza bisogno di preoccuparsi in caso di specifici controlli antidoping. Anche perché (è la natura umana) già il corpo di un atleta subisce specifiche modificazioni: il numero di battiti cardiaci a riposo scende fino a 30~35 al minuto contro la media che è del doppio, il cuore si ingrandisce, con il tempo e l'allenamento già naturalmente aumenta un po' il numero di eritrociti, ma poi vuoi mettere il numero di globuli rossi con una bella flebo di quel bel vermiglio tipo il Nero d'Avola?
Perché ho detto tutto questo? Perché ho raccontato come sia possibile truffare una competizione sportiva? Per un motivo ben preciso, perché amo e rispetto lo sport, quello pulito, e quando dico quello pulito intendo quello pulito, non quello chiamato pulito semplicemente perché i controlli antidoping non hanno evidenziato nulla...

Nota finale: sì, viene controllato il numero di eritrociti, ma un elevato numero di globuli rossi senza l'uso di EPO e compagnia cantante può al massimo far richiedere dei controlli più rigorosi, tuttavia almeno in Italia la frode sportiva si configura quando vengono usate sostanze sintetiche, l'autotrasfusione anche se sempre meno usata (perché funzionano meglio i farmaci) è ancora sull'orlo della legalità... e comunque quello che intendo dire rimane: considero "pulito" lo sport che non fa uso di nessuna di queste tecniche, e mi pare che ne sia rimasto ben poco di questo sport pulito, specie quando finito il doping cominciano le scommesse illegali e la vendita di partite, tornei e campionati vari e (sic) avariati...

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