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domenica 21 aprile 2013

Maratona di Boston e cellule terroristiche

È l'uomo che fa la religione, e non è la religione che fa l'uomo.
(da Per la critica della filosofia hegeliana del diritto, 1844)

La religione è il singhiozzo di una creatura oppressa, il sentimento di un mondo senza cuore, lo spirito di una condizione priva di spirito. È l'oppio dei popoli.

(da Critica della filosofìa hegeliana del diritto pubblico)
[tratti da Wikiquote]

La terribile tragedia delle vittime e dei tantissimi feriti per via del vigliacco attentato all'arrivo della corsa di Boston mi lascia, veramente, senza parole.
Senza fiato.
Soprattutto senza un perché. Sapete: molti quando si arriva a una situazione del genere cominciano a chiedersi un motivo. Cominciano a cercare, a sperare, di trovare una motivazione che ha mosso questi giovanissimi esaltati.
Che sia la religione, l'odio, il bisogno di lanciare un messaggio, la convinzione instillata da qualche fondamentalista che...
No.
Scusate, ma proprio non ce la faccio.
No, non è vero niente.
Anzitutto qui lancio un messaggio: Andres Breivik ha dichiarato di voler liberare la Norvegia e l'Europa tutta dall'invasione islamica. Scopo raggiunto con una bomba nel palazzo del governo e quasi settanta ragazzi uccisi a fucilate in un'isola in quella che si rivelerà anche come una penosa azione di polizia a contrasto dell'attacco.
I due fratelli ceceni accusati di questo terribile attentato, invece, farebbero parte di una più importante cellula di al-Qaida, che trova la sua base in un fondamentalismo islamico che fa leva su una bassissima cultura dei terroristi stessi, plasmati alla violenza fine a se stessa e presentata come soluzione definitiva di attacco agli "infedeli".
E sempre, come in questi casi, il richiamo va soprattutto a chi subito difende a spada tratta questa o quella o quell'altra religione ancora sostenendo che non è in quella base che si deve cercare il motivo di tanta violenza. Non sono d'accordo: il primo passo per combattere la violenza è quello di prenderne atto, di capire che esiste e di non relegarla a un'aberrazione talmente vergognosa da nascondere nell'armadio.
Guardate le vittime dell'attentato: M.R., il bambino di otto anni, lo mettiamo nell'armadio e chiudiamo, perché bisogna ripudiare la violenza senza guardarla in faccia? No. Non sono d'accordo. Bisogna guardare in faccia la violenza, bisogna guardare in faccia il terrorismo. Bisogna guardare in faccia le vittime, i feriti, guardarli nel profondo, e solo dopo abbassare lo sguardo. Solo dopo aver capito che bisogna combattere questo odio, bisogna riconoscerne le origini, si può cominciare a combatterlo.
Sinceramente dubito (ma non del tutto, diciamo che ho un 50% di dubbio) che i due facessero parte di una più o meno ampia cellula. Ma perché c'è una cosa che è cambiata, una cosa che abbiamo imparato (purtroppo) con gli attentati degli ultimi anni: non servono le grandi organizzazioni e neppure grandi strumenti per fare grandi danni.
I tempi di gruppi di terroristi in mezzo al deserto che impastano fertilizzanti seguendo qualche vecchissimo libro di chimica degli anni '50. Sono finiti: bastano due ragazzotti ventenni che vanno al centro commerciale. Ai casalinghi ci si compra un paio di pentole a pressione, al reparto ferramenta chiodi e bulloni sono in offerta speciale e...
... e poi magari la settimana prossima c'è il quattro luglio, non vuoi comprare quei bellissimi petardi in confezione da 100? Dai, dai, tre o quattro scatole, poi un coltellino svizzero, tagli, recuperi la polvere e...

... e voilà: il kit del piccolo attentatore, con una manciata di dollari, in offerta con la carta fedeltà nel supermercato dietro l'angolo. E se pensate che possano fare pochi danni, guardate i tre morti e oltre 170 feriti gravi e poi ditemi sinceramente che due bastardi al supermercato con un centinaio di dollari non possano fare un puttanaio di danni.
Io penso che al-Qaida sia stata abbondantemente spazzata via, almeno quell'insieme di terroristi che stavano a sbavare dietro Osama Bin-Laden. Ma poi, come internet non ha un centro, nemmeno i movimenti terroristici hanno un centro, sono tante "cellule", indipendenti fra di loro. Magari gruppi di tre, quattro persone. Che si basano su preconcetti. Apriamo gli occhi: questi preconcetti sono principalmente di base religiosa. E sono questi preconcetti che devono essere combattuti. Dire "non è colpa della religione X per questa violenza" non combatte questi preconcetti, purtroppo...

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