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sabato 19 ottobre 2013

L'italia governata da furbi, furbetti, furboni, fubroni, bufroni, burfoni, buffoni, Buffon, futon...

Io ci rinuncio. Veramente.
A che cosa? Facile. A capire l'Italia.
Capire che in Italia le cose non funzionano, non ci vuole una laurea: c'è la crisi, manca il lavoro, stiamo pressoché tutti con le pezze al cu£o e le tasse aumentano, oltre ad aumentare gli "evasori per mancanza di fondi", e anzi posso dirlo con il cuore in mano di esserlo stato anche io: ho dovuto spezzare un pagamento IVA in tredici rate perché un porcaio di clienti mi ha pagato "a tempo di mai", come si dice qui. E l'ultima rata l'ho ritardata di un mese, il tempo è passato e non ho avuto notizie, per cui non so.
Uno dei problemi è proprio questo: non gira molto denaro. In Italia abbiamo da una parte i clandestini che ci arrivano ormai a cadenza continua (e soldi da spendere per gestire la situazione). Dall'altra tasse, dall'altra ancora tagli indiscriminati che colpiscono sempre le fasce più deboli, mentre dall'altra parte gli sprechi assurdi sono davanti agli occhi di tutti, e su quelli c'è sempre poco da fare oppure, come cantava De André, lo Stato:
si costerna, s'indigna, s'impegna,
poi getta la spugna con gran dignità
Non fosse che, maledizione, lo Stato non sono "i politici", bensì siamo tutti noi. Tutti noi "piteci", come ci chiama il grande LambrenedettoXVI. E d'altronde che possiamo fare? Quando ci sono tutte queste ingiustizie, e le leggi non vanno e attaccano sempre la classe debole, poi viene lo sciopero.
Già. Lo sciopero. Leggo un commento (dell'utente pietroa) a un articolo sul Corriere della sera:
Quando ero ragazzo (ho 58 anni) e veniva proclamato uno sciopero, dei trasporti, dei lavoratori metalmeccanici, ecc... era un evento. Ci si domandava il perché, come mai. Ricordo che ci si organizzava per andare a scuola col papà di un compagno di classe che aveva la "familiare" così ci stavano più ragazzi, oppure si stava a casa. Giornali e televisioni, all'epoca c'erano solo rai 1 e 2 davano ampio risalto all'evento spiegando i motivi dell'astensione dal lavoro. Per dirla in breve: lo sciopero aveva un senso, una sua connotazione ben definita. Era "l'estrema ratio" per manifestare il dissenso, il disagio, il non rinnovo di contratti di lavoro. Oggi lo sciopero non ha più alcun valore, ha perso ogni significato. Si sciopera per un nonnulla, anche senza motivo, è quasi diventata una routine: ogni 3 o 4 settimane si salta un venerdì. Ma che senso ha? Non sono contro la difesa dei propri diritti, ci mancherebbe, ma che senso ha manifestare periodicamente senza , pare, ottenere risultati? In Francia l'ultimo sciopero del trasporto pubblico risale a 3 anni fa. E' durato 4 giorni e vi posso garantire che ha paralizzato i transalpini. Le parti si sono sedute attorno ad un tavolo e hanno raggiunto un accordo quinquennale. Non mi pare ci sia da aggiungere altro.
E neanche a me pare che ci sia da aggiungere altro...

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