venerdì 8 novembre 2013

La vita che vorremmo

Questo è il mio twit di riferimento
Alla trasmissione televisiva "La vita in diretta", come purtroppo noto in molte trasmissioni televisive (vedasi "Le Iene" e il caso "Stamina") si cerca di fare informazione e di portare a raccontare dei casi più o meno complessi, ma quello che avviene, spesso, è un semplice approfittare del dolore di qualcuno per far salire il livello della sacra percentuale di share.
E il problema, principalmente, è stato che la D'Eusanio ha espresso una posizione chiara e netta su quella vita che va avanti dopo dieci anni di coma.
Posso criticare il metodo, perché comunque ringraziare la presenza di spirito di una madre che ha seguito amorevolmente il figlio per dieci anni prima che lo stesso venisse fuori dal coma, e poi dire che "questa non è vita", è un tantino fuori luogo. Ma non il merito, perché personalmente sono d'accordo con la D'Eusanio che quella, anche per me, non è vita.
L'ho detto quattro anni e mezzo fa, quando ho pubblicato il mio testamento biologico su questo blog. E lo ribadisco, osservando però come non sono stato il solo a dire ed esplicare che considerare una forma vegetativa e/o comatosa come un'inutile sofferenza.
Non ho niente contro quella persona che è stata in coma dieci anni, e anzi ritengo importante stabilire e ribadire che per me l'importante è anzitutto che lui stia bene con se stesso. Se quell'uomo ritiene corretto e giusto ciò che ha fatto la famiglia e ritiene lo stato in cui si trova una "vita dignitosa", allora sono lieto e felice che possa vivere la sua vita, e anzi gli auguro di superare tutte le difficoltà a cui dovesse andare incontro.
Tuttavia osservo (e sottolineo) che se io mi trovassi in una condizione simile (in particolare in coma, collegato alle macchine e avanti per chissà quanti anni), avrei un approccio totalmente e radicalmente differente: io sono contrario ad essere attaccato a una macchina, nutrito e gestito artificialmente e poi "costretto" (perché la vedo come una costrizione, potete non essere d'accordo con me, ma non potete chiedermi di non vedere la cosa sotto questo aspetto) a vivere un'esistenza che non riconosco come vita.
E osservo che come me, su internet ci sono decine e centinaia di testamenti biologici scritti sulla falsariga dei grossi casi di cronaca (Terri Schiavo ed Eluana Englaro docet), scritti talvolta dagli stessi che prima hanno votato "NO" al referendum per la sperimentazione con le cellule staminali e che poi vanno a pregare assieme al pontefice perché si curino i poveri bambini ammalati con le cellule staminali (vi ricorda qualcosa?), e che soprattutto dopo aver detto che rifiutano di essere attaccati alle macchine sulla loro bacheca di facebook, adesso che arriva qualcuno e lo dice più pubblicamente che non vuole essere attaccato a una macchina e vivere una vita di relazioni come un peso per i propri familiari, ecco che diventa il mostro da sbattere in prima pagina.
Il problema, in realtà, non è dentro le parole della D'Eusanio, bensì soprattutto dentro il concetto stesso, che qui in Italia (stato preda di un lobbismo religioso non indifferente) è difficile da riuscire ad analizzare con serietà e attenzione, e che ogni tanto finisce in rigurgiti di trasmissioni televisive che si portano appresso uno strascico di estremisti dell'una e dell'altra fazione, rendendo praticamente impossibile lo sviluppo di un dialogo qualsiasi.
Non chiedetevi se quella sia vita o meno, o se la D'Eusanio sia da censurare o meno, chiedetevi piuttosto che cosa vorreste VOI, se foste VOI in primo piano in questa situazione.

E poi chiedetevi se è giusto che la RAI si sia scusata con la famiglia per le parole di una persona che ha espresso un parere personale, non vincolante e soprattutto piuttosto condivisibile. Perché dietro queste cose, purtroppo, c'è sempre una grande ipocrisia, che non fa altro che gettare benzina sul fuoco delle fazioni opposte.

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