domenica 8 dicembre 2013

Blocco dei forconi a Siracusa

Nel corso di gennaio 2012, un'altra ben nota manifestazione di "blocchi" ha fermato la regione Sicilia per alcuni giorni.
Ed ha evidenziato una serie di irregolarità, di errori, di gravi mancanze, di danni, una disorganizzazione totale, un chiamarsi fuori dalla politica per far entrare a viva forza un movimento di estrema destra che obiettivamente potrà essere anche libero di esistere e di operare, ma non è che trovi esattamente il 100% di gradimento da parte della gente che lavora.
I risultati della manifestazione del 2012? Sì, hanno ridotto le accise sul carburante per autotrazione. Tuttavia la manifestazione per mancanza cronica di organizzazione e funzionalità è degenerata, i blocchi hanno danneggiato seriamente diverse aziende siciliane che sono rimaste senza materie prime (un paio di aziende hanno anche perso commesse di una certa entità per colpa dei ritardi provocati dai blocchi), c'è stata una palese ed efficace infiltrazione della criminalità sia spicciola (diversi facinorosi in diverse postazioni si sono adoperati per minacciare manifestanti e passanti, ci sono state aggressioni un po' dovunque, dalle parti di Catania, se non ricordo male il luogo, qualcuno ha persino tirato fuori coltelli), sia organizzata (che ha trovato ottimo sbocco).
Ed ora, non soddisfatti di come le cose siano andate totalmente fuori dal seminato e totalmente fuori da quanto si potesse immaginare, che cosa fanno i forconisti? Ripetono l'esperienza. Di nuovo un blocco nazionale che dovrebbe partire domani, 9 dicembre (o forse oggi, 8 dicembre), continuare c'è chi dice fino al 13 dicembre, c'è chi dice fino a natale, c'è chi dice a oltranza.
Ed ecco di nuovo che lo stesso errore di sempre: la mancanza palese di organizzazione e controllo, che si evidenzia. I prefetti non autorizzano i blocchi, parte dei forconi subito a sbraitare che "Ci faremo arrestare" [articolo su "Repubblica" ndG] e voglio vedere quanti padri di famiglia che faticano ad arrivare a fine mese sono disposti a farlo in virtù di non si sa bene quale interesse.
Intanto, niente paura, di nuovo ci sono tutti i segni delle infiltrazioni della criminalità: volantini che minacciano tutte le aziende che faranno girare i loro camion, gente che sbraita che non ha intenzione di togliere i blocchi... non so ancora che cosa succederà, ma vista l'esperienza precedente me la sento di fare una previsione ben assestata: il blocco dei forconi ci sarà. Durerà tutto lunedì 9 dicembre. Difficilmente arriverà al pomeriggio di martedì, e a quel punto rimarranno i presidi, e come già successo il primo che cerca di fermare un camion o un'auto sarà riportato alla ragione da tre-quattro poliziotti che lo butteranno di peso dentro la tenda del presidio. Ci saranno delegazioni che andranno qua e là per piangere merenda con qualche politico. Ci saranno le classiche risposte dello stato, che tanto mi ricordano "Don Raffaè" di De André-ana memoria:
Prima pagina venti notizie
ventuno ingiustizie e lo Stato che fa
si costerna, s'indigna, s'impegna
poi getta la spugna con gran dignità
Ma soprattutto, per quanto mi auguro di sbagliare questa previsione il più possibile, di nuovo ci saranno palesi infiltrazioni di facinorosi più interessati a fare danni agli altri che a far funzionare la manifestazione, e temo pertanto che ci sarà più di qualcuno che si porterà alla manifestazione coltelli, bombe carta, mazze e/o altri strumenti atti ad offendere.
Insomma: la manifestazione difficilmente durerà, difficilmente partirà bene, difficilmente troverà l'appoggio degli italiani.
E sapete perché? Per le file di auto che in questi giorni si sono approvvigionate di carburante o hanno fatto incetta di roba nei supermercati? Anche, ma soprattutto per le stesse domande che già mi ponevo a gennaio 2012:
Io: "Vorrei capire le ragioni della manifestazione, i programmi, cosa chiedono i forconi e come vorrebbero ottenerlo... e mi pare che come lo voglia capire io, lo vorremmo capire in molti imprenditori qui in Sicilia."
Ma tranquilli: di nuovo mi sentirò rispondere (come molti casi in cui apro bocca) che non so niente e non capisco niente.
Finché i fatti non dimostreranno DA SOLI che, invece, ovviamente avevo capito tutto sin dall'inizio, ma a quel punto sarà troppo tardi e molti cadranno dalle nuvole oppure sosterranno a spada tratta che "tanto l'avevano capito tutti".
Bene. Voglio dare a tutti una grande lezione. Io dico tante ca££ate, e lo so. Però ogni tanto capita anche che ho ragione. Bene. Quando capita che ho ragione, l'ultima cosa che dovete fare, è venire da me e dirmi "Sì, avevi ragione", perché io con la ragione mi ci posso fare la birra, ma mi viene male. Se io ho ragione, dovete andare davanti a uno specchio, TIRARVI UN PAIO DI SBERLE DA SOLI e ripetervelo a voi stessi guardando la vostra immagine riflessa, che avevo ragione. Chissà che un domani quando qualcuno (non necessariamente io) vi dice una cosa, prima di tacciarlo per ca££aro, non sappiate far girare gli ingranaggi nella testolina, elaborare, e determinare che forse in quello che vi stanno dicendo c'è anche un fondo di verità...

PS: Vedremo che succederà "solo vivendo". Stavolta la batteria della dashcam è funzionante, per cui dopo non ci potranno essere commenti a la "No, non è così, ti sbagli, perché invece succedeva questo e quello", sappiatevi regolare (e sappiate che da dicembre 2011, adesso non sono il solo siciliano che gira con una dashcam).

AGGIORNAMENTO del 12 dicembre 2013
A Torino i forconi sono stati "affiancati", come d'altronde ci si poteva aspettare, dai vari no-tav, dagli ultrà e compagnia cantante e ballerina. Nel resto d'Italia si stanno evidenziando entrambe le cose che ci si sarebbe aspettati: la protesta seria e atta a chiedere un cambiamento, e la protesta pietosa e violenta, atta a spaccare, distruggere, danneggiare. Se pur vero che non si può escludere a priori l'arrivo dei violenti, è anche vero che piuttosto che applaudirli e sbraitare che si prendono le distanze, si potrebbe anche isolarli. Quando un gruppo (notizia giusto di ieri) insegue un camion che rifiuta di bloccarsi e due stronzi (scusate il francesismo, ma è così) gli tagliano i copertoni per bloccarlo, i criminali non sono soltanto quei due stronzi. Mi dispiace dirlo, ma i criminali sono anche tutti i manifestanti che erano lì, che li hanno visti ed hanno applaudito, e che quando poi gli si dice "ma questi gesti?" "AAAAAAHHHH!!!! NOI NON SIAMO VIOLENTI!!!1!11!!!! NOI PRENDIAMO LE DISTANZEEEE!!!!111!!!11!!!".

Io due anni fa non ho partecipato alla protesta dei forconi, perché sono l'unico in azienda, e se chiudo, posso pure smettere di mangiare, direttamente. Però due anni fa approvavo i motivi (quelli che ho capito, dato che poi c'erano 1000 siti che esponevano 1000 motivi diversi, e 1000 liste diverse di richieste che "dovevano essere presentate alla regione", finché non è arrivata ufficialmente quella sul sito della regione, in cui moltissime cose risultavano comunque mancanti). E due anni fa, quando ho visto la lista delle richieste, quando ho visto vari punti disattesi, quando ho visto la manifestazione degenerare non solo nella violenza in alcuni casi, ma anche nell'inutilità in molti altri (danneggiare aziende siciliane che hanno perso commesse e lavoro per mancanza di materia prima: ma è questo il modo di fare manifestazione?) e compreso il bloccare tutti gli automobilisti per lasciarli (anzi: lasciarCI, vero CM? Ricordi di avermi detto che venivano bloccati solo i camionisti?) lì cinque minuti a testa dicendo "lo facciamo per voi".
Questa volta la protesta non l'approvo. Perché sono un imprenditore siciliano. Perché vivo la crisi, perché con dicembre, saranno diciotto mesi che non mi verso lo stipendio e tre anni che continuo a tentare di pagare tasse arretrate rateizzate e in ritardo, saranno tre anni che cerco di sistemare la mia posizione, saranno tre anni che cerco di tirare su la testa.
Perché io mi sono rotto i coglioni, come tutti gli altri italiani, è vero. Ma me li sono rotti tre anni fa, e prima di mettermi a sbraitare come una iena contro la crisi e "questi politici", ho acceso il cervello.
Perché lo so che questi politici non sono lì a fare i politici perché ce li ha portati al parlamento o al senato un disco volante con gli extraterrestri: ce li abbiamo portati noi italiani quando siamo entrati nei seggi elettorali e abbiamo votato.
E io da tre anni ho capito che lo strumento più importante nelle mie mani, soprattutto qui in Sicilia, è quello di smetterla di credere agli "amici". È quello di aprire gli occhi, di usare la testa. Quando ci sono state le ultime elezioni a Siracusa, per il sindaco e i consigli di quartiere, ho cercato. Ho parlato coi candidati, ho parlato di programmi, ho accolto candidati in ufficio.
Ed ho avuto il piacere di buttare un candidato al quartiere fuori dal mio ufficio a calci, e anche di minacciarlo di chiamare i carabinieri se non si fosse smaterializzato entro pochi secondi. Perché non me ne faccio niente (anzi: non ce ne facciamo niente) di un ignorante che si è candidato per fare una cortesia a un partito e che vuole fare "l'amico" e non sa neppure mettere due congiuntivi in fila. Perché la Sicilia, che è la realtà che vivo, ha intrapreso la strada dello sfacelo e dello scatafascio, che la porterà lentamente e inesorabilmente verso il baratro (se non ci siamo già finiti: quanti sono i dipendenti della provincia di Palermo? Quanto quelli in tutta la Gran Bretagna, per caso? Woow) è soprattutto dovuta a questa brutta e tremenda abitudine di votare per "l'amico", anziché per la persona seria, onesta e - soprattutto - funzionante.
Io ho votato per un sindaco di una lista civica. Non è salito (anche se ha preso una buona quantità di voti*) e in compenso l'attuale sindaco l'ha preso e lo fa lavorare come assessore al bilancio. Perché è un banchiere, ed è uno seriamente ed efficacemente preparato sull'economia e sul bilancio, e sta dimostrando ai siracusani che funziona. Secondo me avrebbe funzionato anche come sindaco, forse mi sbaglio, per carità: ma forse no.
Il problema è che quando io vado a votare mi ricordo due cose, che di solito le ricordano gli americani, e dire che dovremmo ricordarlo anche noi: il voto è un diritto [anche un dovere, tra l'altro] ed una responsabilità. Quando si vota guardando al proprio tornaconto personale dei prossimi cinque minuti o in base alla simpatia dell'amico che viene in ufficio a coccolarti, o peggio che viene a prometterti posti di lavoro o ti porta la spesa a casa (e succede anche questo, cavoli...) le cose non cambieranno.
Io il mio piccolo lo sto facendo per cambiare le cose, e se tutti quanti vogliamo far cambiare le cose, forse ci vogliono veramente manifestazioni come quella dei forconi. Ma diversamente.
Anziché andare a fermare le macchine per strada, e sbraitare contro la crisi (che è come sbraitare contro le foto dei gattini su internet o contro le eruzioni vulcaninche), perché si può invece manifestare contro:
  • Quelli che sbraitano che non vanno a votare: perché per ognuno che non va a votare ce ne sono uno che vota l'amico, uno che vota l'amico perché gli ha portato la spesa a casa, uno che vota l'amico perché gli paga il voto, uno che vota l'amico perché gli trova il posto di lavoro in regione, uno che vota l'amico perché l'ha minacciato la mafia... uno che vota l'amico perché... e noi che votiamo col cervello restiamo in due contro dieci;
  • Quelli che in campagna elettorale vanno in giro casa per casa portano regali, spesa, cibo e promesse di posti di lavoro;
  • Quelli che offrono soldi in cambio di voti (come dite? "C'è un cartello che proibisce di entrare nei seggi coi telefonini"? Sì. C'è. Secondo voi basta quel cartello per rompere il segreto del seggio?);
  • Quelli che promettono mari e monti e, quando sono lì, s'incollano alla poltrona col cemento, che tanto il loro scopo era quello e ci sono arrivati.
Se tutti quanti cominciassero a usare la testa, se il "voto di protesta" anziché concentrarsi verso agitatori di folle (che richiamano a miracoli o a fanculi generalizzati) venissero invece portati al mulino di chi le capacità ce le ha, forse le cose potrebbero cominciare a funzionare meglio. La prova? Su oltre seicento parlamentari, ce ne sono tre o quattro che lavorano benissimo. Ci sono sempre stati, spesso non è neppure un problema di colore politico, ma solo di testa. La legge sul "banco alimentare" fu proposta anni fa da un deputato di "destra" e uno di "sinistra" che si erano incontrati alla bouvette e ne avevano parlato e avevano pensato di cominciare l'iter insieme, perché gli altri colleghi del partito erano troppo impegnati a sbraitarsi uno contro l'altro. Sapete perché spesso, dai quartieri, ai comuni, alle regioni, fino al parlamento, ci sono solo due o tre che funzionano su decine e centinaia? Per statistica? Sì. Perché statisticamente quelli che credono che le cose si cambiano nel momento in cui si mette una croce su qualcuno con una matita copiativa, fanno una minoranza piccola ma efficace. Quello che deve cambiare non è il sistema, ma solo la dimensione di quella minoranza che quando s'incazza, anziché tirare sassi e bombe carta, sbraitare al vento o chissà cos'altro, usa la testa, e poi le mani le usa correttamente con una matita copiativa in mano e una scheda elettorale sotto la matita.

Ed è per questo che non appoggio la protesta dei forconi questa volta. Perché ho usato la testa, prima che cominciasse.
Perché i forconi vogliono che i politici se ne tornino a casa. Ok. Pensateci. Domani mattina tutti i parlamentari e i senatori dicono "avete vinto: ci dimettiamo in massa e non ci ricandidiamo". Bene. Dopodomani si va alle elezioni per eleggere il parlamento. E quindi? E quindi moltissimi degli italiani che adesso sono in piazza voteranno per l'amico e l'amico dell'amico, e non raccontate che non è vero: perché l'hanno sempre fatto e perché nel frattempo altri non voteranno dicendo che non cambia mai nulla. Perché non è cambiato nulla negli anni, nonostante tutto. Io non ho manco votato per i pentastellati, ma all'inizio ero quantomeno positivo sul movimento, che prima di entrare in politica analizzava i problemi e proponeva soluzioni. Solo che poi sono saliti al governo, e a quel punto sono arrivati solo l'evidenziare i problemi e il fanculizzare a destra e a manca: sulle proposte risolutive? Fanculo la crisi? Fanculo il lavoro? Fanculo gli italiani, forse?

Poi, quando centomila voteranno per l'amico, e noi quattro gatti voteremo per quello che potrebbe veramente risollevare la situazione in Italia, sarà come la barzelletta di quello che ha preso l'autostrada contromano**: noi quattro siamo gli scemi, mentre i centomila sono quelli buoni.
Ma non è così, purtroppo: quelli buoni siamo rimasti noi quattro, e gli altri centomila, anche se sono una grande quantità, sono loro quegli scemi. Non è che se uno c'ha torto, più se ne porta assieme a lui, più aumenta la sua ragione: torto era e torto rimane...
Io ora potrei anche dire, di nuovo e per l'ennesima volta, che mi auguro che i fatti mi smentiscano. Me lo auguro, solo che prima ero ottimista, ora comincio ad essere non già pessimista, quanto piuttosto realista: ma già da tre anni non rispondo più al mantra "questi politici" con "li abbiamo votati noi", bensì "li avete votati VOI", perché io non ho votato per loro, fatevene una ragione.

NOTE:
* - Sì, facciamo poco gli sconvolti: succede. I voti si comprano, ogni tanto qualcuno finisce nei guai per questo. Ogni tanto qualcuno finisce sotto processo, e poi il reato viene prescritto. Poi, raramente, qualcuno finisce condannato. Se in Italia ci fosse l'interdizione permanente dai pubblici ufficio fino alla quinta generazione per chi viene sorpreso a farlo, forse le cose cambierebbero. Forse...

** Tizio che percorre l'autostrada con la radio accesa. Improvvisamente un'edizione straordinaria del giornale orario sbraita che su quel tratto un pazzo è entrato controsenso". E infatti dopo qualche istante il tizio vede un'auto che arriva dal senso opposto. Suonano il clacson, lampeggiano i fari, si evitano scartando e zigzagando, per un soffio non c'è un frontale. Il tizio non fa in tempo a riprendere il fiato che ne arriva un altro. E poi un altro, e un altro ancora. E il tizio sbraita: "UN pazzo? Ma qui sono TUTTI pazzi!!!"

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