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giovedì 26 novembre 2015

Vita da Tecnico 2x08 - Il computer del capo



Moltissimi anni fa facevo il tecnico in un negozio di computer.
Il nostro capo era un venditore particolarmente abile: avete presente quelli che riuscirebbero a vendere frigoriferi in Alaska? Ecco: pensate che almeno tre volte ho memoria di persone che sono venute per cercare un nastro o una cartuccia per la stampante…
… e sono usciti dal negozio con una nuova stampante!
[♪♫♪]
Ciao a tutti, sono Grizzly, il vostro tecnico informatico di fiducia. E ho fatto moltissima gavetta per diventarlo, soprattutto facendo il tecnico presso una cartoleria/copisteria/negozio di computer.
Il nostro capo era una persona molto particolare: soltanto dopo *qualche anno* che vendeva prodotti informatici, si decise a mettersi un computer a casa e così lentamente poté imparare come si accende, che non si spegne tirando via la spina dal muro e… poco altro, nel tempo.
Ora, quel computer fu letteralmente un’impresa: generalmente il capo comprava del materiale (di solito andava lui, salvo qualche cosa che veniva consegnato dai corrieri espressi) e, rigorosamente, tutte le volte che riportava in negozio qualche componente in più, poi – nel giro di un paio d’ore – riusciva anche a rivenderlo.
Sempre, credetemi: ogni volta!
Capì che l’unico modo di non rivendersi il computer appena assemblato era quello di dotarsi di un bestione di ultimissima generazione, quindi troppo costoso e ampiamente fuori mercato per essere facile da piazzare (ed essere COMUNQUE riuscito a venderne DUE!).
Poi, alla fine, riuscì ad avere in casa un computer dalle caratteristiche più che eccellenti. Solo che un gran cuore, una tastiera ed un mouse non sono sufficienti: serve anche un monitor.
Ovviamente (parliamo dell’epoca dei CRT) quelli economici da 17” andavano via letteralmente come il pane, per cui si vendette quello che voleva portarsi a casa tipo cinque o sei volte di fila.
Per cui un pomeriggio lo convincemmo a caricarsi in macchina l’ultimo rimasto: «Ou: tanto domani mattina il corriere ne consegnerà VENTI!»
E sì: dopo un’oretta che era nella sua macchina, riuscì a venderlo con la frase «Guarda: ne ho appena ritirato uno da un fornitore!»
Però a quel punto uno dei colleghi afferrò il cestino della carta straccia e cominciò a bersagliarlo di preventivi stracciati: «E il bambino che non può giocare! E ormai siamo in chiusura e domattina il corriere ne portava altri venti! E il signore non aveva neanche urgenza di prendere quel monitor... ma insomma!»
Visto l’andazzo (e su consiglio del collega) il capo decise per un 19”, che all’epoca erano difficilissimi da piazzare, soprattutto considerate le dimensioni non indifferenti della carrozzeria. E così finalmente anche lui ebbe il suo computer a casa.
No, non con quel monitor: quello lo vendette a un architetto. Lui ne prese un altro il pomeriggio... Ciao a tutti e alla prossima!

Come si convinse a non vedere anche l’ultimo monitor? Il collega, non essendoci più cartacce da tirargli contro, prese la cassetta degli attrezzi e lo minacciò di tirargli contro i ricambi della fotocopiatrice.

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