domenica 17 aprile 2016

VLOG 113: Ho visto la morte in faccia

[Nota: sì, mi riferisco a questo articolo sul Diario di Viaggio]


Benvenuti viaggiatori: sono Grizzly, e questa è la puntata numero 113 di Diario di Viaggio on the road. 113 in Italia identifica un servizio pubblico d'emergenza, e voglio approfittare di questa occasione per fare una piccola pausa e raccontarvi una storia.
Una storia che, peraltro, gli amici (così come chi mi seguiva già ai tempi del Blog "Diario di Viaggio") probabilmente conoscono già: la storia di come, un giorno d'agosto di più di dieci anni fa, ho letteralmente visto la morte in faccia.
Sigla!
[♪♫♪]

In Italia chiamando il numero telefonico 113 vi metterete in contatto con la centrale operativa della polizia, ma naturalmente con la telefonata potrete comunicare qualunque tipo di emergenza, specie se magari ci fossero difficoltà a contattare direttamente un ente preposto, oppure quando sia necessario allertare contemporaneamente diversi dispositivi di soccorso (ad esempio vigili del fuoco ed ambulanze).

Ovviamente non si deve giocare con i numeri di emergenza, perché una chiamata di soccorso mette immediatamente in movimento uomini e mezzi: segnalare una falsa situazione d'emergenza, occupando personale e infrastrutture, toglierebbe infatti elementi necessari nel caso di una vera emergenza, provocando pertanto danni veramente incalcolabili.
La legge italiana punisce questo comportamento con l'articolo 658 del Codice Penale, che recita: «Chiunque, annunziando disastri, infortuni o pericoli inesistenti, suscita allarme presso l'Autorità, o presso enti o persone che esercitano un pubblico servizio, è punito con l'arresto fino a sei mesi o con l'ammenda da euro 10 a euro 516».
Giusto perché possiate farvi un'idea di quanti danni possa fare una falsa chiamata d'emergenza, voglio segnalarvi un video dell'amico youtuber Marco Petruzzelli (canale "REPORTERMARCO", video che vi lascio linkato sul doobly-doo e sulla scheda), in cui arriva al 113 una segnalazione in merito all'esplosione di una bombola con il ferimento grave di una bambina: sul posto arrivano tre auto della polizia, due ambulanze e una squadra dei vigili del fuoco; spoiler alert: tutto falso, solo lo scherzo di un'idiota.

Ora, restando nei casi delle emergenze reali, principalmente ci si augura di non dover mai fare una chiamata d'emergenza: si spera che sia una cosa estremamente rara.
Io, facendo il volontario di protezione civile ed essendo stato diverse volte "sul campo" in piena emergenza, ho avuto occasione di contattare spesso i numeri di emergenza semplicemente per coordinarmi con la sala operativa. Togliendo questi casi, tuttavia, mi è capitato anche di usare i numeri pubblici di emergenza per incidenti, incendi o altro.
Tenete presente che la mia formazione mentale da volontario di soccorso contribuisce a farmi tenere la calma in una situazione di pericolo: ho le priorità sotto controllo, e in cima c'è *sempre* la necessità di allertare i soccorsi e chiedere aiuto.
Pertanto ho vari ricordi di chiamate d'emergenza in, letteralmente, ogni genere d'occasione (compreso quell'inquietante "non so se devo dirle che c'è stato un altro incidente qui all'incrocio maledetto, o se mi basta dirle «il solito, grazie»").
Bene: questa in fondo è la storia che c'è dietro una di queste telefonate. L'importante differenza è che, sino ad oggi, è stata l'unica che coinvolgeva direttamente me e la mia famiglia.

Ma prima una breve e rapida digressione, soprattutto per i più giovani: avete notato, quando percorrete le autostrade o le strade extraurbane principali, che ogni volta che incrociate un ponte, o una sezione sopraelevata (o un qualsiasi tipo di cavalcavia in genere), subito prima e subito dopo c'è un cartello che riporta la sigla della strada su cui vi trovate ed un numero?
Sapete a che cosa serve? È il risultato della Direttiva Ministeriale del 28 febbraio 1997, emanata con urgenza a seguito di una serie di comportamenti criminali messi in atto da diverse persone che avevano pensato di lanciare dai suddetti cavalcavia, in direzione della strada sottostante, grossi sassi o altri oggetti, bersagliando i veicoli che transitavano sotto. Gesto che in diversi casi ha provocato ferimenti ed incidenti gravi, ed ha fatto persino registrare delle vittime.
Si decise quindi, nell'ottica della prevenzione, di identificare univocamente i vari cavalcavia di tutte le autostrade e le strade extraurbane di una certa importanza, posizionando questi cartelli per permettere a qualsiasi automobilista di passaggio, anche eventualmente non pratico della zona, di poter segnalare in caso di emergenza esattamente da quale cavalcavia è avvenuto il lancio di oggetti (o qualsiasi altra situazione di pericolo).
Naturalmente, dato che i cavalcavia sono stati numerati, qualcuno ha pensato bene di cercare delle soluzioni differenti per poter continuare ad attentare alla vita degli automobilisti.

Ora, come dicevo ho raccontato questa storia sul Diario di Viaggio, e ho ancora quei momenti davanti ai miei occhi. Consentitemi tuttavia di raccontarla nuovamente, anche se così come l'avevo pensata e scritta "a caldo" quello stesso giorno.
Tutto cominciò un piacevole martedì pomeriggio, il 30 agosto 2005: ultimissimi giorni di vacanza in Trentino.
Questo che segue è, semplicemente, quanto scrissi quella sera alle 22, rimettendo in ordine le idee; prima che me lo chiediate: sì, data la complessità di questo video, sto leggendo sul teleprompter. Ad ogni modo l'articolo del blog è ancora lì. Se volete dargli un'occhiata, lo lascerò linkato sul doobly-doo e sulla scheda (da quando ho associato il mio sito su YouTube, credo che questa sia la prima volta che pubblico un link effettivamente interno, peraltro).
Durante il racconto vi mostrerò, ponendole in sovraimpressione, alcune immagini tratte da Google Street View esattamente dei luoghi in cui è ambientata questa storia, e non solo.

Erano circa le 16:40, eravamo in Val di Fiemme, sulla provinciale ex Statale fra Tesero e Cavalese.
Km 25+800 circa, poco prima dell'ultimo ponte che precede la galleria all'ingresso di Cavalese.
Il traffico era scorrevole: praticamente nessuno davanti a me, nessuno dietro di me e nessuno sul senso opposto.
Velocità di crociera: 65km/h (guidavo attenendomi al limite di 70, considerato anche che la strada è tutta curve): diciamo che questa storia comincia un 50mt prima di quel punto.
Io e mia madre stavamo parlando di andare a trovare degli amici che abitano a Daiano (piccola frazione subito sopra Cavalese).
Io: "Forse poteva essere utile telefonare..."
MM: "Una volta mi ricordavo il numero a memoria..."
La mia visione era interamente sulla strada, ma la coda dell'occhio destro registrò un movimento brusco in direzione diagonale verso di me: un oggetto scuro all'incirca grosso come un limone, più grosso di un insetto (una grossa farfalla? Magari un uccello?), veniva chiaramente verso di me da un punto in alto a destra, un po' più in alto del margine superiore destro della strada...
Io: "Mi pare che c'era sull'elen... (PAM!) CR$$TO!"
Briciole sul parabrezza, frenatone brusco con pitturazione color copertone sull'asfalto, occhio sul cofano: una scheggia di pietra rotola in avanti, un altro paio schizzano sulla sinistra. Auto a zig-zag.
MM (terrorizzata): "Ma che ca££o succede? Ci hanno sparato?"
Stringo a destra (e stringo i denti), frenata. Mi accostai ad uno spiazzo sterrato subito dopo il ponte, quattro frecce e afferrai il cellulare componendo 113.
Io: "Lo so io cos'è successo, porco giu&a!!"
Le 16:42 (rilievo dal dettaglio traffico di Vodafone)
In auricolare: tuuuu "Questura?"
Io: "Sì, mi chiamo Mirko Tuccitto, sono sulla strada fra Tesero e Cavalese. *Mi hanno appena tirato un sasso contro la macchina*!"
Op113: (improperi vari, tra cui anche 'CA££O') "LE HANNO CHE COSA??"
MM: "Oddio! Ma che stai dicendo?"
Io: "Sì: in questo istante, sulla strada che unisce..."
Op113: "Ha detto fra Tesero e Cavalese?"
Io: "Sì, sì: praticamente alle porte di Cavalese, poco prima dell'ultimo ponte, superato il vivaio e adesso..."
MM: "Oddio: non ci credo!"
Op113: "Va bene: LE MANDIAMO IMMEDIATAMENTE UNA PATTUGLIA!"
Io: "Si, ok, grazie. Io intanto sto cercando di fare inversione di marcia se riesco a vedere chi è stato, o se almeno... c'è qualcosa o qualcuno."
Op113: "Può essere un po' più preciso su dove si trova?"
Io: "Non saprei: non ci sono molti punti di riferimento. Praticamente uscendo da Cavalese, subito dopo la galleria c'è un ponte. Sono lì al ponte."
Op113: "Ma il sasso è venuto dal ponte?"
Io: "No, da un appezzamento di campagna subito sopra la strada. Io sono qui al ponte, comunque."
Op113: "Va bene, le ripeto: non si preoccupi che sta arrivando subito una pattuglia!"
Io: "Ok, non so: le devo dare i miei dati, vuole qualcosa...?"
Op113: "Mi bastano il suo nome, la targa ed il modello della macchina."
Io: "Ok, mi chiamo Mirko Tuccitto e sono a bordo di una Fiat Palio station wagon targata BL155PG."
Op113: "Benissimo, la pattuglia sarà lì a momenti. Lei è lì?"
Io: "Sì, sì: io sto tornando indietro a dove è successo, sono qui in attesa, grazie, arrivederci"
Op113: "Ok, arrivederci."
Tornai indietro, infilai una stradina laterale e mi fermai, scendendo dall'auto.
MM: "Ma non andare, cosa vuoi fare?"
Il parabrezza presentava un vistoso spacco sull'attaccatura ed una serie di scheggiature a ragnatela tutto intorno; era da cambiare, a quanto pareva...
Io: "Cosa voglio fare? Mi hanno appena fatto almeno un milioncino di lire di danni e io dovrei restare qui con le mani in mano? Vediamo se almeno li vedo, 'sti stronzi!"
Arraffai il giubbetto catarifrangente, attraversai la strada e, indossandolo, mi fiondai di corsa all'allaccio di un sentiero che saliva lungo quell'argine.
Correvo. Percorsi un centinaio di metri circa, raggiungendo il posto dal quale sembrava fosse partito il sasso: la visuale verso la strada era eccezionale e, indietreggiando un pochino, era possibile restare completamente nascosti. Corsi ancora: la strada si biforcava e successivamente si divideva in altri tronconi. Troppe strade, poi a meno di 250mt circa c'erano le prime case (sembravano più che altro stalle e granai: erano tutti terreni da fieno).
Non vidi nessuno; o qualcuno, molto in lontananza (notai una persona che accompagnava il cane sulla strada asfaltata a circa 300mt); non c'erano tracce di pneumatici nell'erba alta, per cui chi c'era era scappato a piedi mentre io parlavo con la polizia.

Scesi, passeggiando quindi sull'argine della strada, che era pulito, a parte altri due sassi solitari (ed una ridotta serie di schegge sull'asfalto in prossimità dei segni della mia frenata).

Ritornai alla macchina, accesi una sigaretta e richiamai il 113 (alle ore 16:54, sempre rilievo Vodafone) per dirgli esattamente a che km mi trovavo e che c'erano ancora dei residui per strada. L'operatore mi confermò che la pattuglia era già partita da Tesero e stava arrivando.
Cominciai a fotografare la macchina ed il luogo, quando giunse il fuoristrada della Polizia Stradale. Parlai subito con gli agenti, che per prima cosa ci chiesero se fossimo feriti (per fortuna eravamo solo spaventati, ma non avevamo riportato ferite).
Spiegai loro da dove sembrava partito il sasso che aveva colpito la macchina, e feci notare che c'erano poche altre schegge per terra. Mi chiesero dove avesse colpito il sasso, e si avvicinarono alla mia macchina per valutare il danno. Quindi espressero l'intenzione di fare un giro in quelle strade di campagna, chiedendomi se potevo aspettare una decina di minuti lì, oppure se preferivo scendere intanto in caserma e stilare il verbale. Decidemmo per la seconda ipotesi, per cui mi spiegarono come raggiungere la stazione della Polizia Stradale di Cavalese, e chiamarono in centrale per avvertire che stavamo scendendo lì, mentre loro (anche se dubbiosi come me) facevano immediatamente il giro dall'altro lato (da dove ero salito io a piedi l'accesso veicolare era chiuso da una sbarra ma, mi dissero, c'era un altro accesso poco più indietro dall'altra parte) per controllare se riuscivano a trovare o vedere qualcuno.

Mi recai in paese e scendemmo accanto alla stazione della funivia del Cermis, raggiungendo la caserma; parlammo subito con il piantone, che era già stato avvertito del nostro arrivo, e che prese visione dell'auto. Nel frattempo mi chiese alcune cose per anche in merito alla riparazione del danno, specie se per caso io avessi la "polizza cristalli", poi discutemmo della possibilità che il sasso non fosse stato scagliato ma se piuttosto fosse potuto cadere accidentalmente o venire lanciato da un'auto che mi precedeva o magari veniva dal senso opposto, però non c'era nessuno nei due sensi, il sasso non era caduto di rimbalzo perché l'avevo visto volare dritto contro di me e, data l'inclinazione dell'argine della strada, sarebbe dovuto cadere direttamente a terra o, al massimo della sfiga, ad ogni modo avrebbe potuto colpire in qualche modo il lato passeggero della macchina, e non il lato guida; premesso e preso atto del fatto che, anche se con la coda dell'occhio, lo avevo chiaramente visto partire da molto piu' in alto del limite della strada, tanto che avevo appunto pensato, in quella frazione di secondo, che fosse un uccello o una grossa farfalla.
E tralasciando inoltre che l'argine appariva perfettamente sgombro, tranne un paio di sassi e qualche scheggia.
I miei due errori sono stati:
a) non guardare SUBITO sopra e soprattutto
b) aver fatto inversione molto più avanti perdendo tempo prezioso
(probabilmente avrei dovuto lasciare la macchina lì e correre, mentre chiamavo il 113): ecco il risultato di un forte shock nervoso, e meno male che non era quello di un forte trauma cranico.
Durante una pausa della discussione con il piantone, dato che avevo bisogno di sfogarmi, feci il primo numero di telefono che mi venne in mente e chiamai l'amico Midian, ma ebbi giusto il tempo di raccontargli a grandi linee cosa era successo, che non eravamo feriti e che lo avrei richiamato, perché nel frattempo ritornò il Defender con i due agenti, con le pive nel sacco (trovato nessuno, ovviamente...) e discutemmo su come fare una denuncia contro ignoti.
Per il momento venne stilato un verbale di intervento, e gli agenti mi consigliarono di sentirmi con il mio legale; poi ricontrollando bene la macchina individuammo un'altra scheggia del sasso incastrata sotto l'incavo del cofano. La riuscimmo a prendere: era grossa come una noce...

(Come potete vedere dalle foto, scattate con il cellulare proprio in quei momenti, l'impatto è avvenuto praticamente davanti al posto di guida). Ho visto il sasso colpire e spezzarsi troncadosi di netto a meno di mezzo metro dalla mia faccia.

Siamo rientrati a Trento intorno alle 19, quando ormai i vari negozi erano chiusi e non potevo farmi preventivare l'entità del danno. Poi mi sono ricordato il numero verde di Car Glass e, quando siamo arrivati a Cadine, giusto il tempo di scaricare tutto dalla macchina e accendersi l'ennesima sigaretta, ho chiamato. Mi han fatto un preventivo di 393 euro iva inclusa; un punto Car Glass era anche disponibile a Trento in via Brennero, ma per un appuntamento mi sarei dovuto accordare con il numero verde. Data la cifra, rimandai.

Sembra una ragazzata. Bella ragazzata, CA££O!
Prendi un sasso che ti sta bene dentro la mano e lo scagli con forza contro la strada per vedere se riesci a prendere una macchina. MA TI VENISSE!
Sapete come ci si sente?
Pensate che passi la propria vita davanti?
No: nello stesso istante in cui il botto ci ha fatti sobbalzare entrambi, ho capito che era un sasso, e in quel medesimo istante mi sono inca$$ato.
Inca$$ato.
Inca$$ato perché è un modo schifoso di morire, di ferirsi o di farsi comunque seriamente del male.

La gloriosa Fiat Palio Weekend non c'è più (è stata rottamata già da un pezzo), ma il ricordo di quel giorno, nonostante sia passato così tanto tempo, è ancora fresco nella mia mente, così come la denuncia che poi presentai il giorno successivo al comando della polizia stradale di Trento, di cui una copia, in una cornice a giorno, è appesa in bella vista qui nel mio ufficio, anche per ricordarmi quanto sia andato vicino alla morte, o a un ferimento molto grave: se il sasso avesse colpito solo un paio di centimetri più in alto (praticamente "SOPRA" il tergicristallo, anziché sotto), considerata la velocità dell'auto e la forza d'inerzia del sasso, ci sono ottime possibilità che sarebbe riuscito a sfondare il parabrezza e colpirmi tranquillamente in faccia, in testa...

Dopo circa un mese venni informato che questo fatto (sassi lanciati dal ciglio della strada) nella provincia di Trento si era ripetuto altre tre volte (di cui una proprio in Val di Fiemme, peraltro): di queste, due hanno avuto conseguenze gravi con il ferimento di persone. Anche se - comunque - non si è più venuti a capo di chi potrebbe essere stato.

Avevo pensato già parecchio tempo fa di dedicare esattamente questa puntata a questo racconto, in parte per condividere questa storia con tutti voi, e anche per poterla esorcizzare: il fatto di essere qui a raccontarla, il fatto che io e mia madre ne siamo usciti indenni... è questo che mi ha infuso una nuova forza, che mi fa guardare, da allora, il mondo intorno a me in maniera veramente differente.
Bene, io ho concluso, vi ringrazio per avermi ascoltato fino a questo momento e vi saluto cordialmente: ciao a tutti, e ci vediamo al prossimo video.

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