domenica 1 ottobre 2017

VLOG 184: Il gasometro #OperazioneNostalgia



Benvenuti nel mio laboratorio, viaggiatori: sono Grizzly e oggi voglio parlarvi del gasometro.
A sentire - la prima volta - questa parola, uno può pensare che «gasometro» abbia a che fare con la "misurazione" del gas, in realtà no: il gasometro era un edificio destinato a contenere del gas, in attesa che fosse inserito nella rete.
Ora, esistono due tipologie molto diffuse di gasometro: il principale è - appunto - un edificio (un edificio fisico), dentro questo edificio c'era una specie di pistone che si alzava (un po' come dentro una siringa) mano a mano che veniva immesso del gas all'interno dell'edificio; questo pistone si sollevava, ed era il peso stesso del pistone a tenere il gasometro "in pressione".
Ma un altro meccanismo per costruire un gasometro, che  in fondo è quello che dà subito l'idea del gasometro, è il cosidetto «gasometro a cupola».
E dà subito l'idea del gasometro perché quando uno pensa a un gasometro, quello che gli viene in mente è questo: la classica immagine della «gabbia di metallo».
E quand'ero piccolo e mi dicevano: "Sì, quello è il gasometro: serviva a contenere il gas" e io guardavo la gabbia, dicevo "Ma... come si fa a mettere del gas DENTRO UNA GABBIA? Non credo che il gas rimanga perché c'è la gabbia!"
A meno che - magari - la gabbia non fosse coperta da un telo, da qualcosa del genere: mi ero costruito queste cose in mente.
In realtà no: il gasometro non è visibile, la gabbia è la struttura che serve a "tenere dritta" la cupola, evitare che la cupola possa capovolgersi, la cupola si trova sotto la gabbia.
Per farvi capire un pochettino il concetto, ho costruito un piccolo modellino di gasometro, che adesso vediamo da vicino.
Ora questa struttura - costruita con delle cannucce e del fil di ferro - simula quella gabbia, e quella gabbia serve - appunto - alla cupola.
La cupola si trova al di sotto: quando lo stabilimento produceva del gas, lo pompava all'interno del gasometro, la cupola si sollevava, come succede adesso (che io soffio dentro questa bottiglia).
Una volta che la bottiglia (in questo caso: la cupola) del gasometro era piena di gas, restava in alto, la gabbia la teneva ferma, evitava che potesse cavolgersi; poi - quando veniva utilizzato il «gas di città» dalla città, quando si accendeva l'illuminazione stradale etc. si aprivano i rubinetti del gas e - come vedete - la bottiglia sta scendendo molto lentamente, perché è il peso della cupola - che teneva il gas in pressione - che permetteva al gas di uscire dalle tubature, come sta avvenendo in questo momento molto lentamente con la bottiglia.
Il principio di funzionamento del gasometro è molto semplice: si riempie di gas e lo tiene - con il suo peso - in pressione, quando c'è bisogno che il gas esca e venga utilizzato dalla rete, è il peso stesso della cupola a spingere il gas fuori dal gasometro e - attraverso i tubi - mandarlo nell'illuminazione stradale, nei becchi d'illuminazione che c'erano dentro le case, etc.
Bene: oggi voglio parlarvi del gasometro, perché questa è una puntata letteralmente "vecchia di un secolo" di Diario di Viaggio on the road Operazione Nostalgia!
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Apriamo il rubinetto del fornello in cucina, mettiamo l'acqua sul fuoco e ci facciamo un bel piatto di pasta. Il gas che bruciamo, per far bollire l'acqua, probabilmente è stato estratto da un giacimento magari nel Mare del Nord ed è arrivato sino alla nostra casa, passando da una fitta e complicata rete di tubature che attraversano tutto il continente, e il gas arriva bello, pulito e comodo fino a casa nostra.
Naturalmente non è stato sempre così, perché riuscire a costruire un'infrastruttura in grado di trasportare il gas da un continente all'altro è una cosa che richiede una grandissima capacità logistica, economica, amministrativa etc, quindi in passato si preferiva - invece - produrre del gas a basso costo direttamente in città, in un periodo in cui ancora non c'era la corrente elettrica e quindi l'illuminazione stradale - durante la notte - veniva gestita interamente con il gas (che veniva anche chiamato - appunto - «gas illuminante»).
Come produrre gas velocemente e a basso costo? Beh, il sistema più efficace è la «distillazione del carbon fossile»: si partiva dal carbon fossile (tipicamente dal litantrace), lo si scaldava in un forno a una temperatura molto elevata, liberando il cosidetto "gas d'aria", poi sul litantrace in forno si faceva passare del vapor d'acqua, liberando il cosidetto "gas d'acqua".
Il risultato era un «syngas», un gas di sintesi che era una miscela - in proporzioni variabili - di monossido di carbonio (che sì: è infiammabile. Scommetto che non lo sapevate), diossido di carbonio (che sì: NON È infiammabile, e infatti era una sostanza che dava problemi a questo gas), idrogeno, metano e altri gas (talvolta si trovava dell'etilene). Tra le altre cose questo processo liberava una sottilissima polvere di carbone, che poi entrava nei circuiti, entrava nei tubi e tendeva - nel corso del tempo - a incrostare i tubi, che dovevano poi venire puliti; la fiamma bruciava facendo delle scintille, bruciava male perché c'era il diossido di carbonio, però quantomeno era un sistema molto veloce di produrre del gas: non c'era bisogno di chissà qualche cosa, bastava del litantrace e del calore, una fornace.
Ovviamente, oltre ad avere un sistema per produrre velocemente del gas, ci doveva essere un sistema per poter conservare questo gas, perché non lo si poteva produrre in tempo reale ("Allora ragazzi: cominciate ad accendere il forno, perché fra un'ora dobbiamo accendere le luci stradali!"), quindi durante la giornata si produceva il gas, e il gas che veniva prodotto, da qualche parte doveva essere stoccato.
Dove stoccare il gas? La maniera più semplice era quella di infilare tutto il gas in un gasometro. Quindi durante l'arco della giornata veniva cotto il litantrace, veniva prodotto il «gas di cokeria», fondamentalmente (questo gas illuminante), infilato dentro il gasometro, si alzava la cupola del gasometro fino a quando si poteva riempire completamente, però arrivati alla sera, quando si accendevano le luci stradali, quando si accendevano le luci nelle case (nelle case delle persone più ricche, che avevano l'illuminazione a gas), c'erano questi becchi a gas anche dentro le case: si apriva il gas, si accendeva e quindi - mano a mano che venivano accese le varie lampade a gas - la cupola del gasometro cominciava lentamente a scendere e si consumava il gas che era stato accumulato sino a quel momento.
Il sistema funzionava, era un sistema molto semplice, molto banale ma molto funzionante, talmente funzionante che si è utilizzato veramente per tantissimo tempo.
Il funzionamento del gasometro - fondamentalmente - è questo: quello della cupola che veniva riempita di gas e galleggiava su dell'acqua, quindi si creava una sacca di gas sigillata dall'acqua, ed era il peso stesso della struttura a creare quel minimo di pressione che serviva a far uscire il gas.
Naturalmente adesso si utilizzano sistemi molto più efficienti (e molto più efficaci) per conservare il gas: il più semplice è quello di comprimere il gas e renderlo in forma liquida, il gas compresso e liquefatto è utilizzato ormai dappertutto (dalle bombole ai serbatoi di GPL, a strutture molto più grosse) e naturalmente è un meccanismo estemamente più efficiente, perché un gasometro medio era in grado di stoccare - approssimativamente - intorno ai 50mila metri cubi di gas.
Cinquantamila metri cubi di gas, se vengono compressi e liquefatti, naturalmente tendono ad occupare uno spazio molto inferiore: per esempio il metano a 15 gradi, un metro cubo di metano (a 15 gradi alla pressione di 1 atm) se viene compresso e liquefatto, può essere ridotto approssimativamente da un quinto a un sesto del suo volume.
Quindi immaginatevi: tutta questa struttura enorme sarebbe potuta essere sostituita, veramente, da pochi grandi serbatoi di GPL.
Ovviamente adesso i gasometri non vengono più utilizzati e sono diventati un pezzo di «archeologia industriale», però ci sono dei piccoli gasometri che trovano ancora utilizzo in questo momento, soprattutto per la produzione di biogas, perché non ha molto senso andare a cercare di comprimere tutto il gas che viene prodotto in tempo reale, perché se ne produce pochissimo (è gas di fermentazione); quindi il gas di fermentazione viene - intanto - accumulato in un piccolo gasometro, quando si ha una quantità sufficiente di gas, si fa girare il compressore, lo si comprime e si fa diventare allo stato liquido. Quindi - diciamo - per questo viene utilizzato qualche piccolo gasometro: naturalmente non strutture da 40mila~50mila metri cubi.
Insomma: questo era il gasometro. Sicuramente avrete visto qualche gasometro in occasione di grandi attività culturali, perché - dato che c'è molto spazio libero - ormai vengono utilizzati per fare concerti o per fare attività teatrali, attività culturali di ogni genere, e sono - appunto, come dicevo - diventati ormai dei pezzi di pura archeologia industriale.
Sapevate che il gasometro serviva a questo? Sapevate che, prima che arrivasse la metanizzazione con la distribuzione del metano lungo tutto il continente, c'era questa necessità di produrre il gas in ambito locale?
Sapevate che esisteva il gas di sintesi, il syngas? L'avevate mai sentito nominare?
Nella vostra città c'è un gasometro? Avete altre curiosità che riguardano i gasometri? Parliamone nei commenti qua sotto, oppure su Twitter con l'hashtag #DdVotr
Bene: io sono Grizzly, questo era Operazione Nostalgia. Come sempre vi ricordo di fare pollice-in-alto, condividere questo vlog ed iscrivervi al canale, noi ci vediamo alla prossima, ciao a tutti!

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