Ritorno a distanza di pochi giorni dall'articolo su quanto successo a mia nonna, perche' a quanto pare le cose non sono ancora finite.
Mentre infatti ho trascorso venerdi' 25 e sabato 26 in ufficio lavorando, a mia nonna succedeva qualcosa di cui ero del tutto allo scuro, e questo fino a domenica mattina.
Domenica mattina era in programma una giornata di beneficenza al Parco Robinson di Bosco Minniti, alla quale avrei partecipato previo salto in Ortigia a vedere come stava la nonna, come ogni domenica.
La situazione che ho trovato in casa di riposo non era affatto rosea: Nel corso della mattinata di domenica aveva preso il latte a colazione, ma dopo un quarto d'ora lo aveva vomitato e quando sono arrivato era ancora stanca e disidratata. Mi ha chiesto un po' d'acqua (lo fa sempre, continuamente, da quando e' costretta a letto, perche' ha sempre la lingua secca), ma dopo aver provato ad aspirare un po' d'acqua con la cannuccia e' stata nuovamente colta da violenti conati ed ha sputato quel misero sorso d'acqua che le avevo dato.
Dato che a causa di questa forte nausea non aveva potuto prendere le gocce, e' molto nervosa, e quando comincia a lasciarsi prendere dai suoi problemi di Alzheimer e dice che vuole scendere dal letto, fatichiamo non poco per calmarla, e poi contattiamo il medico "della struttura" [Tecnicamente e' un medico di Ortigia che segue tutte le donne che stanno in casa di riposo, per motivi logistici dato che ha lo studio in Ortigia proprio a pochi passi dalla struttura. Da quando la nonna e' entrata in casa di riposo abbiamo chiesto alla ASL l'assegnazione di questo medico quale medico di famiglia proprio per questi motivi logistici. Dico questo perche' comunque la struttura non e' una casa protetta per cui non ha un medico reperibile 24h) che consiglia all'infermiera di darle un po' di gocce sotto la lingua e, se non dovesse funzionare, di fare un'iniezione di Plasil (un antiemetico) e di un blando sedativo. Dopo vari tentativi affinche' riesca a tenere almeno quelle poche gocce sotto la lingua, situazione che comporta di nuovo una profusione di violenti conati di vomito (lo stomaco e' vuoto, per cui la nonna si contorce nel tentativo di vomitare, ma non arriva neppure a sputare alcunche'), e decidiamo per il plasil ed il sedativo. Mi accordo con gli operatori della casa per tornare nel pomeriggio/serata per vedere se riusciamo a farle mangiare/bere qualcosa per cena.
Me ne torno verso il parco, con le pive nel sacco ed una strana sensazione nel profondo del cuore: cerco di distrarmi seguendo l'animazione e tutto il circondario, ma la cosa mi fa invece sentire piu' depresso e nel giro di un quarto d'ora da che sono tornato, preferisco salutare tutti e tornare a casa a riflettere un po'.
Intorno alle 17 ritorno in casa di riposo e, parlando con l'operatrice del turno pomeridiano, scopro con disappunto che la nonna non mangia ne' beve nulla praticamente da giovedi' sera, quando sono cominciati questi violenti conati di vomito e la situazione e' giunta al punto che domenica (oggi) la nonna non e' in grado di trattenere neppure un sorso d'acqua.
Telefona anche il medico "della struttura" (vedi sopra) che mi segnala che gia' aveva lasciato detto di andare avanti col Plasil in caso di ulteriori conati di vomito; tuttavia la nonna oltre che denutrita e' anche disidratata ed entrambi conveniamo per farle una flebo di soluzione salina per farla riprendere. Un colpo di telefono ad un collega della protezione civile mentre vado in farmacia di turno a comprare un flacone di soluzione e tutta l'attrezzatura (e per fortuna ricordandomi che le vene della nonna sono una maledizione nera, anche una "butterfly"). Il collega che cercavo inizialmente (e' un infermiere professionale) e' irraggiungibile, ma riusciamo ugualmente a procurare il numero telefonico di un altro collega, che invece e' un medico, e questo e' un bene, perche' dopo aver allacciato la flebo alla nonna e fatto una visita sommaria (comunque non ha attrezzature specifiche con se) mi segnala che la nonna potrebbe avere una semi-occlusione intestinale (almeno a considerare che non e' in grado di trattenere neppure un sorso d'acqua) e mi consiglia comunque di chiamare il 118 e chiedere il ricovero per delle analisi piu' approfondite (eventualmente tramite endoscopia).
L'operatrice mi aiuta lavando e cambiando pannolone e catetere (ricordate? La nonna e' piantata a letto con il femore operato) alla nonna, mentre io raccolgo un paio di camicie da notte, qualche asciugamano e in generale quello che puo' essere necessario per qualche giorno di ricovero ospedaliero, poi esco {dentro la struttura il telefonino prende & non prende, il telefono fisso della struttura invece e' guasto [o almeno cosi' mi ha detto l'operatrice (credo sia uno di quei rari telefoni fissi che non funzionano se non si paga la bolletta, ma transeat...)]} e parlo qualche minuto con una gentilissima operatrice del 118 di Catania (e' una storia lunga, il centro operativo e' li...) a cui spiego a grandi linee la situazione e l'indirizzo della struttura, e rassicurandola (quando mi chiede dei punti di riferimento per l'indirizzo) sul fatto che la squadra della Croce Rossa che opera in Ortigia per fortuna sa bene dove si trova la struttura.
Veniamo raggiunti dall'ambulanza, i due volontari a bordo si caricano la nonna sulla tavola spinale (dato che non puo' per il momento viaggiare seduta) e scendiamo assieme per il piano e mezzo di scale, poi mentre loro caricano la nonna sull'ambulanza io scendo a riprendere la macchina al parcheggio Talete (praticamente due minuti prima che scada il ticket 5-21) e mi dirigo in ospedale. Per fortuna, come gia' avvenuto in passato, date le strisce blu tutto intorno ed il fatto che alle 21 ormai l'orario di visita e' finito, trovo un parcheggio proprio davanti al cancello d'ingresso dell'ospedale.
Entro e raggiungo il pronto soccorso. La nonna e' dentro, ma io devo per ora aspettare fuori, anche perche' oltre alla solita confusione media da pronto soccorso di domenica sera (anziani, bambini, donne incinte, una bambina di quattro anni che si e' infilata una pallina nel naso, un ragazzino caduto mentre giocava a calcio e che non puo' muovere agevolmente il braccio etc. etc.) c'e' stato un grave incidente poco fuori citta' e gli unici due medici del turno serale/notturno sono costretti a gestire, solo alle 21:30, gia' tre codici rossi e diversi altri gialli. Intorno alle 22:30, come se non bastasse, giungono altre due ambulanze con due persone peste & sanguinanti vittime di un altro incidente stradale e la situazione in sala d'attesa tende a farsi ancora piu' colorita [due o tre persone che stavano male cominciano a sentirsi peggio, qualcuno grida e minaccia, piu' volte deve intervenire il poliziotto di piantone (che appare anch'egli stanco di ripetere gli stessi gesti e le stesse parole piu' e piu' volte al giorno)], poi finalmente intorno all'una mi chiamano.
Mentre cercano di fare alcune analisi alla nonna (peraltro non e' possibile farle al momento analisi del sangue perche' gia' e' stata una guerra riuscire a riattaccarle la flebo che si era staccata durante il trasporto in ospedale) la dottoressa mi chiede i principali dati di anamnesi e poi mi spiega che in ospedale c'e' un unico posto letto rimasto disponibile, ed e' in pediatria. Nel posto di osservazione temporanea del pronto soccorso non ci sono piu' letti, ma dato che vogliono comunque tenere la nonna (come un altro paio di altre persone) sotto osservazione tutta la notte, mi comunicano che rimarra' in barella nel posto di osservazione per tutta la notte, e mi invitano a ritornare poi durante la mattinata dell'indomani (lunedi') per avere maggiori notizie.
Aspetto che concludano un ECG alla nonna, poi posso finalmente visitarla, rassicurarla un po' (per quello che serve, dato che fra un ora, se sara' ancora sveglia, si sara' dimenticata pure dove si trova), lascio il borsone a portata di mano e poi torno a casa, dove giungo quasi alle due, per cercare di dormire un po'.
Lunedi' (oggi) mattina suona la sveglia alle sei e dieci, come sempre, ma la spengo e cerco di dormire un altro po', dato che ho preso sonno tardi, e che comunque in ospedale prima delle 9 difficilmente il primario avra' potuto visitare la nonna e decidere sul da farsi.
Giungo in ospedale intorno alle 9:30, dopo aver girato parecchio per trovare un parcheggio (ed aver lasciato la macchina in via Pasubio...), ma di nuovo a causa di due codici rossi sono invitato ad aspettare maggiori notizie in sala d'attesa. Qualcuno degli amici o parenti che mi telefona, saputo che sono costretto ad aspettare fuori si lancia nel classico giro di invettive e qualcun altro mi chiede se voglio telefonare al parente dell'amico del cugino del fratello dell'infermiere per riuscire a passare, ma sono categorico: e' evidente la situazione di confusione non indifferente del pronto soccorso, e ad ogni modo se volessi fare il "bastardo" non ci sarebbe bisogno di nessuna raccomandazione: mi basta lasciare la giacca aziendale per indossare quella dell'uniforme perche' automaticamente mi si aprano tutte le porte di cui ho bisogno, ma poi per fare cosa? Per guardare per un ora i medici e gli infermieri che corrono di qua e di la seguendo i vari codici rossi sino a quando qualcuno mi chiede perche' sono impiantato accanto alla nonna e farmi uscire comunque? Tanto vale...
Verso le undici e mezzo finalmente mi informano che la nonna deve essere ricoverata ma, data la totale assenza di posti letto in ospedale, la spostano presso una struttura convenzionata (che almeno mi viene vicino casa) e quindi me ne torno lentamente verso la macchina per raggiungere la clinica presso cui stanno portando la nonna. Giungo sul posto mentre l'ambulanza dell'ASL se ne sta andando via, e parlo cinque minuti con l'accettazione, dove mi fanno ripetere sia l'anamnesi che le attuali terapie etc (ma, dico, dall'ospedale non e' venuta con una scheda?). Poi salgo a vedere in che condizioni e' la nonna, notando con disappunto che 1) non hanno messo le sbarre laterali al letto (ma appena lo segnalo agli infermieri mi assicurano che provvedono immediatamente), e soprattutto 2) la borsa che avevo preparato non c'e', ed evidentemente e' rimasta in ospedale. Ormai si e' fatto mezzogiorno passato, per cui mi sento con mia cugina telefonicamente e poi ritorno a casa per mangiare qualcosa (dato che - peraltro - gia' da domenica sera non ho mangiato nulla). Poi nel pomeriggio faccio un salto in copisteria e fotocopio la cartella clinica del ricovero per l'intervento al femore (che nel frattempo ha ritirato mia madre stamattina) da consegnare al personale della clinica, poi faccio un salto in ospedale e ritrovo la borsa della nonna "dimenticata" nel corridoio del pronto soccorso. Il pomeriggio si conclude infine con me e mia cugina dalla nonna, la quale e' tuttora collegata ad una flebo di soluzione salina mista a plasil, non puo' (ne' riesce) ne' bere ne' mangiare nulla, sebbene continui a chiedere un sorso d'acqua perche' ha la bocca secca. Unica cosa degna di nota: rispetto alla struttura in Ortigia che appare come relativamente freddina, qui invece (oltre ad essere piu' vicino a casa) nonostante non sia neppure acceso il riscaldamento c'e' un caldo non indifferente.
Martedi' dovrebbero fare i primi accertamenti e riuscire a dirci, nello specifico, che cosa provoca questi sintomi e qual'e' la situazione in generale. Mi auguro che la cosa funzioni, ma l'impressione che ho e' che la casa di riposo ci stia aiutando ben poco (e naturalmente non parlo dell'assistenza extra-moenia...), comunque vedremo come si sviluppano le cose in questi giorni.
1 commenti:
Cavolo Grizzly, che storia pazzesca ... eppure e' la realta' ... ma che razza di casa di riposo e'?!?!?
Comunque, mi dispiace davvero tanto per la situazione che hai passato e che stai passando in questi giorni, facci sapere.
Ciao.
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