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mercoledì 29 febbraio 2012

L'ultima novità in fatto di... violazione della mia stessa privacy

Lo scopo dello strumento, in realtà, riguarda un lavoro da farsi sui mezzi della protezione civile, ad esempio durante il servizio antincendio estivo. La funzionalità è fenomenale ma, soprattutto il sistema ha capacità e potenzialità non indifferenti, non solo nella documentazione, ma anche e soprattutto per l'addestramento.
Di cosa parlo? Ovviamente della mia nuovissima dash-cam bivalente: strada e abitacolo, completa di accelerometro e GPS, e in grado di registrare circa 90 minuti di filmato su una memory card da 2Gb (formato proprietario, serve un programmino per uscirlo in AVI): ecco la sua qualità nella bellezza del vostro blogger preferito (sì, come no: sono un adone ihihihihih).

Vedremo se quest'anno servirà a qualcosa, ma intanto il dado è tratto (-:

lunedì 27 febbraio 2012

No al Treno Alta Velocità

Le ragioni del movimento "No TAV" sono ampie e complesse, e dopo che il manifestante Luca Abba oggi si è rimazzato al suolo mentre si arrampicava a un traliccio dell'alta tensione, ho capito che è venuto il momento di fare un'analisi che prevarichi la violenza o la fermezza dello stato e vada alla radice delle ragioni del movimento e dello stato, non tanto per capire chi fra i due abbia ragione, quanto soprattutto per capire come stanno VERAMENTE le cose. Da ogni telegiornale e da ogni parte politica ho sentito ogni genere di stron$ata, e sono stanco. Sto cercando fonti attendibili, informazioni e documenti: in questi giorni verrò fuori con un lavoro lungo ma, mi auguro, chiarificatore. Stay tuned (-:

mercoledì 22 febbraio 2012

Sanremo, il re si è rivestito

Lo ammetto. Ci ho messo un po' di tempo per poter guardare, con calma, la registrazione dell'intervento di Celentano a Sanremo di giorno 18. Ci ho messo un po' non solo per il poco tempo, da dividere fra lavoro e tempo libero, ma soprattutto perché - voglio essere sincero - dopo tutto il casino che è uscito intorno alla prima serata, non me la sentivo di affrontarlo a cuor leggero, prevedendo che cosa sarebbe successo.
E infatti sin dall'inizio si capisce che il secondo monologo, infarcito di momenti di relax o tensione col pubblico, è stato abbondantemente artefatto per dare una risposta alle reazioni del primo.
Tralascio le lamentazioni sul cambio verbale (tu hai detto "andrebbero", anche io ho usato il condizionale: "Ma da qui a dire che dovrebbero chiudere, no"), perché comunque anche io ho sottolineato l'idea personale, in democrazia [e d'altronde per me non dovrebbero esser chiusi quei giornali, ma questo non toglie l'indicarli per il pubblico ludibrio se necessario (-: ], e le tralascio perché nonostante i 29 minuti circa di presenza a video, devo dire che in realtà esce ben poco se non qualche chiarimento, tranne uno, buon Adriano: non ci hai spiegato perché hai usato il palcoscenico di Sanremo per dare del deficiente ad Aldo Grasso, ma come hai detto tu, siamo in democrazia, per cui te lo concedo. Con il condizionale, se c'era nel verbo. O con la condizionale, se Grasso decidesse di querelarti per diffamazione a mezzo stampa. Solo che forse non lo farà, perché vedi, ci sono momenti in cui si dice "se lo spiego al muro, almeno lui mi capisce".
Però voglio spezzare anche io una lancia a tuo favore, caro Adriano. Se il tuo discorso fosse avvenuto gratuitamente (e non dietro un compenso pesante da versarsi in beneficenza) avrei apprezzato molto di più la sua tagliente sottigliezza. Ma dopo che, come molti italiani, ho pagato il canone per buttare 'sti settecentomila euro (e meno male che almeno andranno in beneficenza), mi sento un po' amareggiato. Però non penso che sia da buttare. Se fossi stato in teatro [horresco referens] comunque sarei stato nella categoria di pubblico che applaudiva, magari evitando di urlare "vai adriano sei tutti noi", o quel "Viva Sant'Adriano" di cui dicevo la volta scorsa. Ma non l'avrei fischiato. E anzi chapeau a quel "Adesso potete fischiare!", sebbene il discorso sia talmente teocentrico da rasentare, secondo me, il proselitismo religioso evangelista...

Ma questo secondo intervento, comunque, come dicevo risente moltissimo dell'influenza delle molte opinioni e reazioni contrastanti che ci sono state su tutti i media ("m*E*dia", Adriano, con la E, non con la I, porca miseria: vuoi tanto guardare il dizionario e non sai che è LATINO, non inglese), e pertanto appare smorzato e fatto soprattutto per chiarire un'ideologia che, in realtà, era facile da determinare non lasciandosi guidare (come i fischiatori) dal non dover pensare che tutti gli attacchi alla chiesa e alle istituzioni e ramificazioni religiose sia da vedere sempre e comunque come lesa maestà. In conclusione: oltre che ad aver aspettato un po' prima di guardare il discorso di Celentano, devo dire che ero titubante anche se scrivere questo articolo o meno. Diciamo che alla fine ho voluto dire la mia e che, dato che ci saranno altri inutili strascichi sui media, mi fermo. Almeno finché non dovesse saltare fuori qualcosa di importante.

giovedì 16 febbraio 2012

Sanremo: il re è nudo

Prima di cominciare faccio una constatazione veloce: finalmente nel 2012 siamo riusciti a sentire un personaggio del calibro di Morandi che smoccola un "Ou, ma che cazzo è?" dal palco di Sanremo. E non commento i bacchettoni che se la sono presa a male proprio per quella parola, in una televisione che fa falso moralismo riguardo alle bestemmie quando poi a tutte le ore si sente ad libitum: figa, culo, tette, vagina, cistifellea; e spesso vengono pure mostrate, come la farfallina sul cosciotto dell'oca...
Poi seguono due parentesi veloci: anzitutto io, notoriamente, non guardo la televisione (e non la guardo già da molto tempo, peraltro). E pertanto meno che mai ero interessato a guardare il Festival di Sanremo.
Seconda parentesi: Adriano Celentano. Ufff. Non so come dire. Battiato nel brano "Bandiera bianca" cantava "A Beethoven e Sinatra preferisco l'insalata/a Vivaldi l'uva passa che mi dà più calorie". Ecco, diciamo che Celentano, come cantante, mi dà qualche caloria (è pur sempre uno dei capisaldi della musica italiana dell'ultimo trentennio, o almeno lo voglio considerare tale). Ma quando fa l'opinionista, la cosa mi lascia non poco interdetto. Il suo ultimo pesante intervento in tal senso fu la trasmissione Rockpolitik del 2005. La storia del "rock" e "lento" non mi ha convinto tantissimo, sebbene sia proprio una delle poche cose che salverei, criticando molto altro: un'apoteosi di tutto quello che molti italiani non volevano dire ed avevano bisogno di un menestrello che le dicesse al posto loro, tanto per poter gridare "sì, ha ragione".
E non è cambiato molto, da allora.
E ora, per un fugace istante, prima di affrontare l'argomento, voglio veramente per pochi secondi ricordare il Morandi opinionista che si presentò a una puntata di "Uno di noi" in mutande per esorcizzare il mostro dell'Auditel. Non tanto per pensare al Morandi opinionista che collabora con Celentano nel suo sketch. No. Per ricordarmi (e rimpiango che di questo non trovo né immagini né filmati su internet...) della risposta piccata di Gianfranco Funari che, dal palco di OdeonTV (credo che fosse la trasmissione "Zona Franca") si spogliò mostrandosi in mutande anche lui. Con una palese differenza: Funari, settantenne, c'aveva il triplo del fisico di Morandi...

Detto questo, vista l'abnorme quantità di commenti a proposito dell'intervento di Celentano a Sanremo, mi sono sentito "costretto" a cercare di trovare le parti del suo intervento su youtube e simili, guardarlo con calma e poter avere un'idea di quello che ha detto, per poter finalmente decidere se dire la mia o meno. E dopo che questo giochetto a noi italiani è costato ben 300mila euro [che andranno per beneficenza, per carità, ma sempre abbiamo dovuto cacciare 'sti soldi (au! A proposito: poi in un altro articolo parlerò della storia venuta fuori in questi giorni: i soldi che l'anno scorso Benigni avrebbe dovuto dare all'ospedale Meyer di Firenze ancora non si sono visti)], direi che forse meritava che ci mettessi sopra due paroline. Soprattutto adesso che la RAI ancora continua a rompere le scatole su tutti i canali ricordando di pagare il canone con la piccola sopratassa...
Ma vediamo come procede 'sta storia.

Comincia tutto con un bombardamento visivo e auditivo non indifferente, all'apoteosi del quale compare Adriano, come la statua del santo che viene portata fuori sul sagrato della chiesetta di paese tra gli spari dei mortaretti. E infatti non appena appare, viene acclamato come il santo: tutti applaudono, tutti lo invocano, qualcuno grida "cittadini, viva Sant'Adriano". O forse no, magari me lo sono immaginato, ma tanto l'impressione è quella... (-:
Adriano appare peraltro con due auricolari a tema: così vistosi che sembrano piuttosto le protezioni auricolari di un fuochino da miniera.
E lui comincia. Come il simulacro del santo uscito al sole, ecco che per saluto arrivano i colpi più forti.

Bum! I preti che non parlano del paradiso.
Bum! L'Avvenire.
Bum! Famiglia Cristiana!
Bum! Loro che fanno ipocrosia e non parlano dei problemi che affliggono il buon cristiano...

Allora. Che sulla funzione dei preti ce ne sia da dire e da ridire (soprattutto in questi anni in cui saltano fuori scandali di ogni dove, sino all'estremo dei sacerdoti che si sono macchiati di stupri, e non vado a scendere sull'età delle vittime, perché non è questo l'argomento) posso essere d'accordo con lui. Che Famiglia Cristiana e L'Avvenire siano giornali che non mi piacciono per i loro contenuti e la loro posizione se pur sopra le parti, spesso e volentieri un tantino estremista, ci può anche stare, e infatti come ripeto PERSONALMENTE non mi piacciono (e li ho letti, ogni tanto. Soprattutto ho avuto modo di leggere di più Famiglia Cristiana in passato, de L'Avvenire ho letto solo qualche articolo sparso). Ma da qui a dire che dovrebbero chiudere, no. Lì faccio come tutti i più o meno presunti amanti di Voltaire (non si capisce bene se sia sua o meno) per dire che non approvo le idee espresse su quei due giornali, ma combatterò con i denti affinché continuino ad avere la possibilità di esprimerle.
Ma poi arriva un bell'attacco diretto al giornalista Aldo Grasso, che sarebbe "un deficiente". Però non ci dice perché. Forse perché Grasso l'ha accusato di scomparire dal mondo per riapparire solo quando deve fare un po' di pubblicità ai suoi nuovi dischi.
Sarà, ma dire su una platea che un tizio è un deficiente, senza motivo e senza diritto di replica, per me (come per molti) è una bella diffamazione e come tale andrebbe trattata. Ma fin qui siamo solo alla parte, come dicevo, dei fuochi d'artificio più grossi che strappano l'applauso. Parole forti, magari anche con un fondamento, sebbene non molto solido. Celentano dice alla gente quello che ha voglia di sentire tanto per dire "sìììì, hai ragioneeeee!" e poi si siede e canta. Il primo round è finito, e lo vede vincitore.
Secondo round: un bel ritorno al passato: il dizionario, come ai tempi di Rockpolitik, e stavolta vuole spiegarci cos'è il popolo sovrano, ma in un modo un tantino discutibile, che raggiunge l'apoteosi della bojata nel siparietto con Pupo e Morandi, con l'intenzione di aprire una strada che non si capisce dove vuole andare a parare. Premesso e preso atto del fatto che di nuovo Adriano non vuoel distorcere la verità, ma ce ne dice solo una parte: vero che la consulta ha bocciato una richiesta di referendum presentata con un milione di firme (e ne bastano la metà), ma perché proponeva un'alternativa non contemplata nella costituzione. Il nostro caro Celentano Nazionale infatti dimentica di ricordare che non è che se si presentano cinquecentomila firme, allora automagicamente la legge è fatta: allora io domani presento una proposta di legge con 650mila firme per consentire l'omicidio volontario. Siamo seri!
Ma tanto anche questo round finisce: Celentano canta, mentre Pupo, Morandi e Papaleo ballano un Rhythm&Blues bardati come i Blues Brothers. E avanti col prossimo round: la processione del santo è diventata una specie di incontro di pugilato. Solo che sul ring c'è Adriano da solo contro tutti.
Avanti col terzo round, dicevo, non prima di un breve sketch col direttore dell'orchestra, che appare una via di mezzo fra una cosa preparata e un'improvvisata che nessuno dei due si aspettava, giusto come intermezzo per un altro brano del molleggiato. "Adriano ti faccio il terzinato in sol?" "Ma no, dai, fammelo in fa diesis, che così viene più dolce" "Ok, però ti parto allegro prima di arrivare andante" "Vai tranquillo che mi fido".
Il brano finisce, la processione è giunta in piazza, altri fuochi d'artificio per svegliare un po' gli annoiati, prima di ritornare al discorso iniziale: un insieme di base del cristianesimo (riprendendo l'idea che questa vita fa schifo e dovremmo essere pronti alla prossima).
Fine del round, un'altra canzone: fuori i secondi.
A questo punto i fuochi d'artificio non sono più le registrazioni dei bombardamenti che riempiono il teatro. No: stavolta è una bella cannonata. Una bordata. Una sola, forte ed efficace: sull'Europa, su Francia e Germania verso la Grecia. Una tremenda bordata. Rapida, come un twit di 140 caratteri, prima che l'orchestra suoni portandosi via la malinconia.
Et voilà: come la trasmissione "L'almanacco del giorno dopo" a questo punto il nostro si ritira: è finita la commedia, e tutti sono felici e sono contenti. Tutti in piedi a battere le mani (e spazzolarsi i denti, come concludevano le favole della buonanotte ai tempi del Pitrè). Non tutti sono sicuri di aver capito che cosa intedesse di preciso Adriano, ma tutti quanti sono sicuri di aver detto "bravo", "hai ragione" e "viva Sant'Adriano" al momento giusto.
A questo punto però qualcuno, come me, resta invece con l'amaro in bocca. Perché, citando di nuovo il Battiato di cui prima, a me Celentano non ha dato nessuna caloria con il suo discorso (e visto il freddo cane della mia camera da letto, la cosa non è gradevole per niente.
Adriano Celentano è rimasto sul palco dell'Ariston per poco più di cinquanta minuti. È costato come un robusto pacchetto azionario di un'azienda avviata ma l'investimento non vale decisamente. Celentano non vende arance, le reazioni piccate del giorno dopo rasentano il ridicolo, e in tutto questo chi ci esce con l'immagine più rinnovata è la RAI che sta facendo un gioco non identificato: dopo le parole di Celentano annunciano il commissariamento del festival. E infatti arriva il commissario e dice "Celentano continuerà e non sarà censurato, come se niente fosse". Ah, bene, perché come combatto perché L'Avvenire o Famiglia Cristiana continuino a esprimere le proprie idee, combatto anche per Adriano. Ma se continua, allora cosa cazzo vi siete messi a gridare che si faceva subito il commissariamento? L'impressione che ho è che Celentano consideri il pubblico come una massa di pecoroni applaudenti, e che la RAI ci marci sopra leccandogli il deretano salvo cercando di dare l'immagine che non è così.
Io sono stufo: mi prenderò il mio bell'e-book e passerò il tempo leggendo un libro. Che non ci voglio proprio pensare a quanto è costata 'sta stronzata. E non ci voglio pensare a quanto ci costerà la prossima: però aspetterò e se di nuovo la stampa tirerà fuori un porcaio deciderò se voglio sentirlo e commentarlo o meno: l'impressione che Celentano stia solo alla ricerca di un po' di notorietà perché ormai c'ha un età e non può sfornare dischi a una certa velocità, c'è tutta.

Per ora concludo qua. E anche in questo caso è finita la commedia. Anzi no. Anche io torno per un istante all'inizio, e mi chiedo "chissà cosa avrebbe risposto Gianfranco Funari al discorso di Celentano. (-:

AGGIORNAMENTO domenica 19 febbraio
Ritaglierò un punto fra il lavoro per commentare il nuovo intervento di Celentano, perché ne ho sentito qualche parte e... ho deciso che voglio commentarlo di nuovo.

mercoledì 8 febbraio 2012

Il cloud due punto zero... punto zerodue alfa...

Alcuni giorni fa è stato chiuso il sito MegaUpload. Molto noto nell'ambito della pirateria, indubbiamente, ma non solo: molti driver, molte applicazioni free/opensource e molto materiale, in genere, era condiviso sul quel portale con un eccellente servizio di cloud e per la distribuzione di file di grosse dimensioni.
E con la chiusura è morto l'intero portale, sono morti i dati pirata e i dati non pirata, sono morti gli account free e sono morti gli abbonamenti a pagamento.
Ma soprattutto si è evidenziata una cosa importante: la tanto discussa impalpabilità, imparzialità e - soprattutto - insicurezza del cloud. Non tanto riguardo la possibilità che i propri dati vengano a finire nelle mani di qualcuno, quanto quello opposto che i propri dati, semplicemente, si vaporizzino.
Non come neve al sole, più come ghiaccio in forno. Puff! Via i documenti, via i progetti, via le foto, le lettere, i contratti. Puff! Via la società che si poteva almeno denunciare per la perdita di dati: è fallita quando è esplosa la bolla.
Il problema che si è sempre considerato remoto (oddio: Google è andato in crash tempo fa, lasciando tutti isolati per un po', e tralasciando il gigantesco blocco di Blogger di alcuni mesi fa), e in ogni caso soprattutto noi italiani dovremmo pensarci molto attentamente prima di affidare i nostri dati a un fornitore di un servizio che è comunque legato al corretto funzionamento della connessione ad internet, dato che nonostante ci troviamo nel XXI secolo le adsl italiane spesso si rivelano quanto di più effimero si possa immaginare: io ho avuto (fino a quando non mi hanno cambiato il cavo passante dalla chiostrina del palazzo) grossi problemi sia di linea telefonica sia di adsl che si sono ripetuti spesso in occasione di giornate di maltempo, con una giunzione "volante" che saltava. Altri miei clienti avevano problemi i giorni di pioggia a causa dell'acqua che riempiva gli armadi stradali...
Ecco perché ritengo opzioni migliori l'uso di qualche NAS nella propria rete aziendale sia un metodo efficace per centralizzare il lavoro senza i rischi legati al cloud (e con il dovuto profilo di backup dei dati, ad ogni modo). Io stesso in azienda ho preferito avere un sistema di condivisione delle risorse basato su un server integrato, su un sistema che posso controllare passo passo e gestire & manutenzionare direttamente, in maniera tale da non rischiare blocchi a causa di malfunzionamenti della connessione. Sino ad oggi questo ragionamento mi ha dato ragione [un solo giorno di blackout completo in tre anni. Perché... c'era un blackout elettrico ((-: ] ma da vedere che cosa succederà in futuro.
Ma non voglio dire peste e corna dei sistemi cloud, attenzione! Io stesso sto utilizzando servizi cloud, come ad esempio DropBox.
Non ci lascio dati importanti e noto piuttosto che è molto comodo per scambiare dati fra il tablet, il palmare e altre situazioni senza fare costantemente metti & togli della memory card. DropBox da a disposizione due Gb gratuitamente, ma soprattutto permette di ricevere altri 250 mega alla volta invitando degli amici (fino a giungere a un massimo di 8Gb).
Se volete conoscere meglio DropBox vi offro questo link, grazie al quale potrete iscrivervi e ottenere sin da subito altri 250 mega in omaggio e cominciare a usare il servizio. Oltre che dal sito web, ci sono client che si collegano per Linux, Windows, Mac, Android, apple e BlackBerry.

domenica 5 febbraio 2012

Messaggio di... servizio

Solo per informare tutti i miei lettori ed amici che ieri mattina, dopo una breve crisi e uno stato di coma che l'ha lasciato sereno sino all'ultimo, si è spento mio zio, fratello di mia madre, a Trento.
Questo con buone probabilità cambierà anche il modo mio e di mia madre di vivere le vacanze in quelle terre, ma per ora lascio lo spazio al silenzio ed al dolore di tutta la famiglia.

venerdì 3 febbraio 2012

Il sistema non è operativo

Sono una persona dalla mentalità aperta. In azienda uso sistemi Linux e Unix in genere (su cui ho qualche esperienza. Ma non sono un linuxiano che sta lì ad osannare il sistema operativo pinguinoso gettando fango sull'alternativa targata Microsoft. Tutt'altro: lavorando con l'informatica sostengo da tempo che è proprio il buon Windows nelle sue varie edizioni che mi da il pane.
Ma sebbene sul lavoro usi molto Linux, non porto del tutto questa abitudine anche sul "tempo libero". Sì, ho due portatili (un laptop e un netbook) entrambi equipaggiati con Ubuntu e devo dire che mi trovo benissimo (anzi, da quando sul netbook è saltato via Seven Starter va pure più veloce). Ma ad esempio a casa dopo un lungo periodo di Slackware Linux, da alcuni anni ho un PC con a corredo l'unica licenza di Windows XP Home Edition che avevo acquistato per l'ufficio (e che non ho mai installato sul lavoro...)
La scelta è stata ponderata, nel tempo, e ciò non toglie che praticamente tutti gli applicativi installati sulla macchina Windows sono comunque Open Source o, in genere, disponibili anche su Linux: da 7zip a infrarecorder, da LibreOffice a VLC passando per GIMP eccetera. A parte quelle applicazioni che sono più tipiche di Windows (come l'antivirus e l'antispyware che sono un incontro fisso...) o ancora quelle applicazioni che esistono solo per il sistema operativo di mamma Microsoft, e non dispongono di valide alternative per Linux né funzionano decentemente se provo a installarle con WINE. Ad esempio la Nokia PC Suite che uso per gestire i backup dei miei cellulari. O il programma della Puxing per la programmazione delle nostre radio ricetrasmittenti, l'Adobe Digital Editions (sic) o il Silverlight (e checché se ne dica, funziona meglio di moonlight...) e via dicendo.
Bene. In effetti la scelta è stata molto ponderata nel tempo e, sebbene ogni tanto mi dica che potrei fare una scelta di campo differente, poi preferisco restare così com'è anche perché non ho molta voglia di sbobinare i backup e modificare nuovamente il sistema. Un passaggio definitivo nuovamente a Linux comunque non lo posso fare (ci sono, come ripeto, vari applicativi Windows che uso e che non sempre vanno con Wine), e per quanto riguarda installare entrambi i sistemi operativi e fare una scelta all'accensione... di nuovo nicchio e tentenno.
Anzitutto l'avviamento di XP non è esattamente fulmineo (sebbene un Athlon 3000+ e ben 1,2Gb di RAM), per cui faccio molto uso dello stato di ibernazione ("Sospendi", secondo XP), che mi lascia per Linux la partizione "occupata" e non montabile. Poi c'è anche da osservare che, alla fine, le applicazioni che uso sono per l'appunto quelle open-source, per cui che le uso sotto Windows o sotto Linux sono sempre quelle...
Ma, c'è un ma.
Con Windows XP non sono nuovo, ormai da anni, all'appuntamento fisso del "Patch Tuesday": ogni secondo martedì del mese il sistema di aggiornamento semiautomatico(*) di Windows mi segnala che è giunto il momento di scaricare il solito pacchetto di aggiornamenti vari ed avariati.

(*)semiautomatico perché per definizione non permetto a Windows di installarli automagicamente mentre non sono davanti al PC: se sono in una fase in cui non posso riavviare, la connessione fa cilecca, non ho un backup o altri 100 milioni di motivi mi limito a rinviarlo.
All'inizio avrei pensato anche io "questa camurria con Linux sarebbe enormemente ridotta". All'inizio, ma poi ho cominciato a guardare con attenzione quello che succede sui portatili con Ubuntu. E tiro una somma: se io accendessi scaricassi gli aggiornamenti di sistema solo nel secondo martedì del mese, su Ubuntu spesso dovrei scaricare più roba che nell'equivalente Windows.
Per vari motivi, uno dei quali sicuramente è il successo e la diffusione del sistema operativo Linux rispetto al passato.
Ad ogni modo, resto del parere che la scelta del sistema operativo debba essere e rimanere una scelta ponderata analizzando costi e benefici della propria posizione, piuttosto che venire imposta dall'alto da un produttore OEM e facendo diventare il sistema operativo una parte integrante e indossolubile dell'hardware.
PS: No, nel netbook non ho chiesto, per correttezza, il risarcimento della licenza di Windows Seven. Perché quando l'ho preso avevo necessità di utilizzarlo senza potermi dedicare a reinstallare tutto e senza infrastrutture a disposizione, per cui ho accettato la licenza e lavorato per quasi un mese con il sistema operativo a corredo. Niente di male, in questo, a parte il non poter dire "non accetto le condizioni di licenza, toglietemi il sistema operativo" (-:

giovedì 2 febbraio 2012

RAI, Sanremo, Adriano Celentano e... beneficenza

Ieri è scaduto il termine per il pagamento del Canone RAI.
Il canone, chiamato così come un qualsiasi costo fisso per noleggio, in effetti rappresenta invece una tassa dedicata al possesso di un apparecchio radiotelevisivo. Da oggi e per tutto il mese di febbraio sarà possibile pagarlo con una piccola mora.
Pagare il canone è importante, perché è la principale fonte di finanziamento per il servizio pubblico televisivo. Perché con i nostri soldi del canone è possibile pagare trasmissioni come il Festival di Sanremo (che, personalmente, farei continuare solo a patto che si finanzi da solo con sponsor privati), e soprattutto per pagare il pesantissimo cachet di 300mila euro a serata per Adriano Celentano. Che sin dai tempi di RockPolitik, peraltro, non è che mi stia particolarmente simpatico: per carità, ogni tanto qualcosa la becca, ma che si alzi a grande moralista e imbonitore, ne avrei un tantino da ridire.
Ma da qui a coprirlo di denaro per venire a parlare agli italiani dalla passerella del Festival... non lo so, non possiamo tornare a far cantare quattro gatti, televotarli e fine della storia?
Ma no, non solo. Salta fuori la storia che non è giusto dare tutti questi soldi a Celentano. E allora che si fa? Si fa che Celentano viene gratis. Ahhh, ecco, allora già ci siamo e mi sta bene che venga e parli e... ehi, ma se viene gratis com'è che i soldi escono lo stesso?
Li da in beneficenza?
Allora non viene gratis. Cioè, siamo d'accordo che non tiene un centesimo del cachet stabilito, ma lo prende lo stesso. Sarà anche nobile, ma i soldi che Adriano vuole dare in beneficenza sono i miei. I nostri: i soldi del NOSTRO canone. Sono d'accordo che debba essere fatta beneficenza e questo è giustissimo, ma visto che sono i soldi del canone possiamo decidere noi come e QUANTO donare? No, eh? Allora diamo un porcaio di soldi a Celentano, e lui per salvare l'immagine dopo la figuraccia di quanto sta costando, dona tutto in beneficenza? Bravo. Ma molto bravo. Così siamo buoni tutti. Così mi pare Montgomery Burns che ha fatto la fabbrica di riciclo di Lisa Simpson...
... beh: sapete che vi dico? Non mi interessa se i suoi (nostri) denari andranno a sostenere qualcosa di buono con Emergency o altri. Non m'interessa se ormai il contratto è fatto e non può essere sciolto. Non m'interessa, perché come tutti gli anni non guarderò Sanremo, ma stavolta non sono neppure incuriosito da quello che ha intenzione di dire, per cui non guarderò manco lui.
Almeno potrò sorridere a pensare che i suoi soldi serviranno molto più delle sue parole.