Le attivita' cominciano come sempre. Fondamentalmente sono sempre le solite cose, tranne che i ragazzi della prima squadra hanno caricato il nostro pulmino come il proverbiale uovo e sono prossimi alla partenza.
Dopo che scorrono gli ultimi saluti, e' il momento di cominciare ad occuparsi della cucina. Finite le colazioni, ripulita la sala e poco prima di cominciare il pranzo, intorno alle 11, chiamano un po' di maschietti: c'e' un gigantesco camion di verdura da scaricare. Mentre seguo le operazioni di scarico dal semirimorchio per mezzo di una ruspa che ha montate le forcelle da muletto, osservo che il camion viene da Ragusa. Vengono fuori otto (dicasi *otto*) pedane imbottite con cassette di frutta e verdura fino a due metri di altezza. Cominciamo lentamente a trasportare, col transpallet, le pedane verso il retro della cucina, ove si trova un container-cella frigorifera. Siamo in otto, di cui tre imbacuccati dentro la cella, e dopo diversi passaggi riusciamo a far entrare buona parte dei pomodori, melanzane, lattuga, mele, zucchine e via discorrendo nella cella; quello che rimane fuori viene messo li' accanto per l'uso nei prossimi giorni (quantomeno date le temperature non esattamente piacevoli di questa zona, e' improbabile che quello che si trova fuori dal frigo vada a male.
Finito il carico, chiedo a un collega come mai siano state acquistate tutte queste cose (d'altronde basta un po' di senso della misura) ma questi replica che questa fornitura non fa parte di cio' che giornalmente viene ordinato ad un distributore locale per la preparazione dei pasti (vedete? il vostro SMS al 48580 serve anche a pagare i pasti degli sfollati), bensi' e' stata donata da una azienda agricola ragusana proprio perche' venisse portata in Abruzzo.
Il lavoro qui comincia alle cinque e mezza del mattino con la nostra rapida colazione e poi subito la preparazione della sala per la colazione della popolazione. Poi verso le dieci si va giu' con la pulizia della sala e la preparazione del pranzo (d'accordo la professionalita' del cuoco, Giuseppe "Pippo" Arico', ma per fare 1400 e rotti pietanze ogni giorno, ci vuole anche tempo di organizzarsi e preparare la roba in maniera tale che all'ultimo momento, quando si comincia con la distribuzione, si debba solo provvedere a cuocere rapidamente e mettere in teglia. E non solo: nel frattempo arriva la roba da mangiare che va organizzata fra i container e la cella frigo).
Intorno alle nove i colleghi della prima squadra ripartono per tornare a Siracusa e noi, per usare un eufemismo, ci diamo giu' di brutto con l'organizzazione.
Assieme a noi e' arrivata la struttura medica mobile della Misericordia di Melilli, e con essa il medico del 118, che infatti ci fa sapere con piu' precisione qual'e' la situazione riguardante, soprattutto, i diabetici e gli ipertesi.
Da qui in poi e' solo un ciclo continuo fino a notte inoltrata; riusciamo infatti a cenare tutti assieme solo a mezzanotte passata. Poi e' il momento di tornare in tenda e andare a dormire: domani la sveglia suona di nuovo alle cinque e mezza; punto a favore: la caldaia funziona e sono riusciti a collegarci il bagnetto alla stessa, sicche' siamo in grado di farci la doccia piu' spesso (uno scaldino da 80lt per quattordici persone lo vedo un tantinello ristretto) anziche' lavarci a spizzichi e bocconi. Ma la quantita' di persone presenti fa si' che non sia facile riuscire a conciliare i tempi di tutti: io ad esempio riesco a fare la doccia proprio alle cinque e mezzo del mattino, e percio' mi devo tenere stretta questa fascia di orario.
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