Siamo in dieci, eravamo i concorrenti di un reality show, ma qualcosa è successo in questi giorni. Qualcosa che è successo a tutto il mondo, ed è qualcosa che ha a che fare con un'invasione extraterrestre.
Il punto è l'isola. L'isola è, appunto, isolata. E sull'isola proprio ieri si è schiantato un disco volante. Fra noi dieci ci sono pareri contrastanti su quello che è successo. Sull'isola non ci sono operatori perché le telecamere presenti lavorano automaticamente, ma sono stato proprio io quello a rendersi conto per primo che molte telecamere hanno smesso di funzionare proprio da quel momento.
E siamo al secondo giorno dallo schianto dell'UFO. Siamo un gruppo molto omogeneo: ci sono addirittura una ragazza-madre sulla trentina, la figlia di cinque anni, e addirittura la madre/nonna: una ex ragazza madre anch'essa, sulla settantina (portati relativamente bene), un po' svampita e convinta di essere una specie di maga e illusionista, anche se in realtà appare piuttosto come una forma di demenza senile simil-alzheimer. Ma ciò nonostante è comunque una persona molto simpatica.
Dicevo, siamo nel secondo giorno dopo la caduta dell'UFO. Non siamo andati ad approfondire molto, dato che il disco appare praticamente sbriciolato, anche se una grossa sezione appare quasi del tutto intatta, dispone di una cosa che abbiamo identificato come tre "sedili", ma non appare nessuna creatura.
Sono sulla spiaggia, in compagnia di Sofia (la ragazza madre) e della piccola Ambra. Stiamo guardando il mare dell'alba, e Ambra sta giocando con una creatura che ha trovato lì vicino, che ricorda una via di mezzo fra un orsacchiotto di peluche e il cucciolo di extraterrestre partorito e acchiappato al volo da Will Smith nel film "Man in Black". L'impressione che sia uno dei tre esseri extraterrestri precipitati con l'UFO sull'isola è evidente, ma dato che l'essere appare praticamente innocuo, la lasciamo fare mentre pensiamo su come organizzarci sul da farsi.
Ma c'è qualcosa che non mi convince, in quegli occhioni da cucciolotto smarrito che hanno fatto letteralmente innamorare la piccola Ambra.
Mi avvicino all'acqua, mi sciacquo un po' la faccia, poi mi rendo conto di una cosa: ho un fastidio, e mentre mi sciacquo la faccia guardo, solo con la coda dell'occhio, verso il mio fianco sinistro, dove la bambina sta giocando con quel pupazzo-ebe. E lo noto: l'extraterrestre appare non più grande di quaranta, forse cinquanta centimetri, ma la sua ombra proietta un'immagine decisamente diversa. Senza un motivo specifico mi riempio le mani di acqua e vado a bagnare il cucciolo di alieno, spiegando ad Ambra: -Siamo sulla spiaggia, sotto il sole, non è tanto salubre restare così sotto il centro del sole.
Infatti il cucciolo sembra assumere lentamente una tinta più scura, una voce telepatica suona all'unisono nelle nostre menti: "No, state tranquilli: anche io, come d'altronde voi, sotto il sole mi sto abbronzando un po', tutto qui". Ma c'è qualcosa che ho notato, e il qualcosa che ho notato è che il cucciolo ha leccato parte dell'acqua salata e, senza battere ciglio, gli chiedo: -Tu ti nutri di acqua salata, non è vero?
Ma è l'azione successiva che si dimostra eccellente. George (non so perché un nome straniero, ma so che si chiama così) si avvicina con un secchiello pieno di acqua dolce e, all'improvviso, tira un tremendo gavettone a extraterrestre e bambina, gridando: -Ci sta prendendo in giro, guardate cos'è sul serio!
La reazione del cucciolo all'acqua dolce tende ad essere quello di qualcuno che sta annaspando poco prima di annegare. Nel giro di qualche istante l'immagine celebrale del cucciolotto coccoloso lascia il posto a quella di una specie di gigante, grigio, con la testa ampia, gli occhi neri enormi e un'espressione decisamente stizzita, anche se dolorante. Ambra fa un balzo all'indietro gridando terrorizzata mentre io e George ci avventiamo sull'essere e riusciamo ad averne la meglio. L'essere reagisce con violenza, ma attaccandolo al sottile collo, nel quale troviamo poca resistenza ossea, ne otteniamo una rapida ed inquietante decapitazione.
Ci alziamo, Sofia si allontana con la bambina fra le braccia, si avvicinano altri partecipanti e intanto vediamo il corpo grigio che, sotto la luce del sole, assume di nuovo quella tinta marrone che stava assumendo il cucciolo "abbronzato", solo che nel giro di un paio di minuti il corpo rinsecchisce quasi completamente e comincia a diventare polvere, lasciando in vista solo un'inquietante scheletro che, se pur deformato, non è del tutto dissimile da quello di noi umani.
Ci ritroviamo nella tenda, la sera. Siamo letteralmente chiusi nella tenda, ma manca la madre di Sofia. Stiamo discutendo proprio del fatto che George è stato il primo ad accorgersi dell'inganno dei tre extraterrestri, e di essersene accorto perché è stato "attaccato" dal primo dei tre, che a causa delle ferite riportate però non è stato in grado di mantenere a lungo le immagini mentali che gli stava proiettando (quelle di un suo collega di lavoro che voleva fargli credere di essere venuto lì per liberarlo e riportarlo a casa); è riuscito ad averne qualche informazione prima di sopraffarlo del tutto, scoprendo l'ottima difesa dell'acqua dolce.
Poi parliamo dell'essere che aveva plagiato Ambra, e infine la discussione cade su quali idee o intenzioni possano avere questi esseri extraterrestri nei nostri confronti, e che comunque le stesse appaiono decisamente ostili.
In quella irrompe nella tenda, come suo solito, la madre di Sofia. Porta con se una specie di coltellaccio di acciaio lucido (in realtà appare come una sorta di grossa paletta da torta, molto lavorata, ed estremamente lucida) e ci spiega: -Questo maledetto affare, non so come dirlo, mi ha seguita fino a qui fuori. Poi sono riuscita a prenderlo in mano e, ora, sembra la cosa più innocua del mondo!
Di solito abbiamo sembre dato adito alle sue sparate con dei "sì, sì. Certo, certo", ma stavolta i nostri "certo" e "naturalmente" suonano molto più convinti. Ma in quella George e Sofia si pongono qualche dubbio e, mentre la madre guarda tutti come se non fosse aspettata una reazione così accondiscendente, è proprio sua figlia quella che riprende la parola: -Certo mamma. Ti crediamo. Come quando fai quel numero, hai presente? Quando fai comparire l'ascensore...
La madre sorride, e noto con la coda dell'occhio (perché sto guardando la figlia Sofia) che improvvisamente gli occhi le luccicano di grigio. E una frazione di secondo dopo luccicano di grigio anche gli occhi di molte altre persone circostanti.
-Certo, cara. Ma lo faccio subito!
Chiudono tutti gli occhi per qualche secondo (tutti, tranne me, che li socchiudo senza cancellarmi il campo visivo), e quando li riapriamo a sinistra della signora, in un punto vuoto e sospeso a mezz'aria, appare un'affare che galleggia a mezz'aria, come una specie di armadio a due ante, in metallo con delle rifiniture in ferro battuto in stile liberty (dovrebbe essere il famoso "ascensore"?). La nonna invita subito la nipotina a salire a bordo di quell'ascensore magico, ma non prima di aver offerto a tutti (è apparso anche una tavola rotonda molto grande in mezzo a noi, scarna e spoglia ma con un paio di bicchieri davanti a ciascuno di noi) dell'ottimo te freddo rinfrescante.
Sofia prende Ambra in braccio, e dopo aver detto un "no" a denti stretti copre gli occhi alla piccola e si gira dando le spalle alla madre, che guarda di nuovo tutti con un'espressione sorpresa. Mentre George le si avvicina, le toglie di mano quella specie di coltello abnorme e, all'improvviso, glielo pianta in pieno stomaco dicendo solo: -Già, bella mossa. Peccato che i poteri mentali della signora fossero solo una convinzione, e non fossero niente di reale. Avete acquisito la mente della signora, ma non so che cosa ne abbiate fatto della signora stessa, ma non riuscirete a farla anche a noi.
La signora in un morph inquietante si trasforma nel gigante grigio con gli occhioni neri che era stato anche l'alieno sulla spiaggia. George senza mezzi termini estrae il coltellaccio dallo stomaco dell'essere [che appare intriso di una sostanza blu-violacea (sangue alieno?)] e lo usa per tagliare con un colpo netto la testa al mostro.
-Ora siamo liberi: tre sedili c'erano, e tre mostri abbiamo ucciso. Domani mattina forse riusciremo a metterci in contatto con qualcuno per uscire da questa maledetta isola e tornarcene a casa, sempre che ci sia ancora una casa in cui tornare.
Mattina dopo. Abbiamo dormito tutti nella tenda, ma ci siamo svegliati all'alba quando il rumore di un elicottero ci ha fatti trasalire.
Una persona si fionda dentro la tenda: è un ufficiale dell'esercito, che ci dice che finalmente sono riusciti a scacciare gli alieni da tutta la terra, e che hanno intenzione di riportarci a casa. Stanno uscendo tutti dalla tenda, e io sono l'ultimo, ma faccio segno agli altri di aspettare. Perché ho imparato una cosa: il loro sistema di difesa celebrale non funziona quando si guarda con la coda dell'occhio, e c'è una cosa che ho visto con la coda dell'occhio.
-Tenente, le dispiacerebbe spiegarmi una cosa?
-Dimmi, ragazzo.
-Se lei è venuto qui con un intero esercito, e qui fuori ci sono tre elicotteri, dei carri armati e almeno un centinaio di uomini (lo prendo al braccio e gli punto il mio temperino svizzero al collo), mi vorrebbe spiegare come mai nessuno dei suoi uomini o mezzi proietta un'ombra?
Una goccia di sudore imperla la fronte del militare, mentre all'improvviso l'immagine dei soldati che c'è fuori rimane, ma nel più assoluto silenzio dell'isola, come se fosse un film a cui qualcuno all'improvviso ha tolto il sonoro.
-Chi credevi di fregare, noi?
La mia frase giunge pochi istanti prima che il mio temperino affondi nel soffice collo del militare, che lentamente torna ad assumere la forma del mostro alieno a cui siamo già abituati. Questo mentre le immagini dell'esercito che ci sono fuori "lampeggiano" prima di svanire, come un segnale televisivo disturbato.
Ci troviamo di nuovo sull'isola, da soli, in mezzo al nulla. George prende la parola: -Ma com'è possibile, l'abbiamo visto tutti che erano tre! Adesso viene fuori che erano quattro?
-No, mio buon amico, erano sempre tre, anzi: sono sempre tre. Uno l'abbiamo ucciso sulla spiaggia, uno l'ho appena fatto fuori io. Il terzo è quello che ha fatto fuori prima George, e poi la madre di Sofia, dopo che il compare gli aveva donato telepaticamente quel poco di potere che serviva a fargli avverare le allucinazioni di cui soffriva. Volevate ucciderci tutti, uno dopo l'altro, non è vero? Il gioco è finito. Ma tu non morirai, George, o non so più come chiamarti. Tu sarai il nostro biglietto di ritorno alle nostre case.
Il sudore sulla fronte di George cade copioso, mentre anche la sua immagine lentamente lascia il posto a quella dell'ultimo mostro alieno.
E il buio cala, mentre l'immagine ritorna a quella della mia camera da letto: YAWWWNNNNNNN! Sono le cinque meno venti... è un po' prestino ma non eccessivamente. Mi sa che è venuta l'ora di alzarsi.
Buongiorno Lucky... questo sogno mi ha divertito, anche se io non sono uno di quelli che prende e uccide extraterrestri come se piovesse. Però mi è piaciuto... La prossima volta, però, cerchiamo di essere meno violenti e più simili al Dottore, ti va? Ok, mi alzo e vado a fare la doccia. La giornata comincia! ((-:
Il tuo cervello ha elaborato un miscuglio allucinante fra Lost, Doctor Who, L'isola dei famosi ... e chissa' cos'altro :P
RispondiEliminaCmq molto bello :)