III - Ricordati di santificare le feste.
Terzo comandamento.
Terzo che? Aspetta: cos'è un comandamento? Una delle dieci regole del buon vivere cristiano che sono stati tramandate dalla bibbia.
Cosa insegna il terzo comandamento? Semplice: che bisogna onorare e rispettare le feste, celebrandole come si deve con lo spirito dei buoni cristiani.
Belle parole. E quindi chi deve santificare le feste? Tutti quanti. Perché chi non le santifica non segue i dieci comandamenti, ed è destinato all'inferno.
La verità universale.
No.
Come no?
No.
Per niente, aggiungerei.
I cristiani santificano le feste. Non "tutti". I cristiani o tutti quelli la cui scelta di coscienza e di religione li porta a rispettare regole di un certo tipo. Altrimenti andranno all'inferno e periranno tra le fiamme infinite. Forse.
Ma anche no. Perché come dicevo "santificare le feste" non è la verità universale. Anzi. Cerchiamo di essere più precisi: il cristianesimo non è la verità universale (così come non lo è la religione, in genere). O quantomeno non lo è per chi ha fatto una scelta di vita ben differente, ben lontana da ciò e ben motivata in tal senso.
Ciò nonostante, l'alternativa è sempre difficile da digerire. Per tutti? No, sempre per i cristiani. Conosco, purtroppo, tantissime persone che ritengono il proselitismo e il loro metodo d'azione cristiano come l'unico sistema moralmente, eticamente e fisicamente giusto di comportarsi, e semplicemente non concepiscono l'esistenza di sistemi differenti. In certi momenti mi sento circondato da decine e decine di Ned Flanders pronti ad "attaccare l'infedele", come fecero quando Homer decise di vivere la religione a modo suo.
Il problema può sembrare stupido, ma in realtà è un tantinello fastidioso. Perché mentre qualcuno con la mente aperta sta pensando "ok, sei agnostico: ti risparmi un'ora alla settimana di messa e qualche altra regola di vita", qualcun altro non si rende conto di come giungano inviti a trascorrere il natale, la pasqua o la festa del patrono secondo quei canoni cristiani che non m'interessano. E non inviti disinteressati che uno eventualmente declina e stop. No. Parlo di quelli che partono dal presupposto che l'UNICO modo di passare le feste sia "santificandole" come detta il terzo comandamento: semplicemente le alternative non esistono.
«Grizzly a pasqua sei a casa mia tutto il giorno, ovviamente!»
«Ovviamente? No, ovviamente no: domenica mi riposo e tiro il fiato da una settimana di lavoro inquietante: è un semplice giorno rosso sul calendario e pertanto lo vivo come qualsiasi altro giorno ross...»
«NUOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!! MA ASSOLUTAMENTE! IO NON SENTO RAGIONI! MI OFFENDO! TU NON PUOI PASSARE LA SANTA PASQUA DA SOLO A CASA! ANTANI! SUPERCAZZORE!»
Allora. Cominciamo dall'inizio.
Io mi offendo a essere trattato per cristiano cattolico: ho pieno rispetto per la vostra scelta di coscienza, ma mi aspetto da tutti quanti il PIENO e MASSIMO rispetto per la mia: così come non vengo a proporre una rosticciata di maiale il venerdì di quaresima, mi aspetto che nessuno venga a dirmi come devo passare la pasqua o il natale o altro ancora (però faccio i migliori e sarcastici complimenti a quei simpaticoni che, pur sapendo che sono agnostico, hanno avuto l'anno scorso anche la faccia tosta di invitarmi ad andare con loro alla messa di natale).
In Abruzzo uno scout ebbe da ridire perché erano tutti seduti a tavola (meno me) e mi aspettavano per la preghiera. Ma non è che mi chiamò gentilmente invitando a raggiungere gli altri per la preghiera, bensì mi chiamò come un bambino preso dall'adulto con le mani nella marmellata e mi ordinò perentoriamente di venire a tavola e pregare con loro: perché ovviamente bisogna pregare prima di mangiare. Ho ancora la sua espressione fra il contrito e l'incredulo davanti agli occhi, mentre gli dico con molta calma che sono agnostico e lo invito a non dirmi che devo pregare, poiché io semplicemente non prego. Eppure ero lì, con loro, con tutti, a fare del bene. (-:
Ben vengano gli inviti a fare qualcosa di più o meno specifico in occasione dei giorni di festività, ma purché restino tali: degli inviti, e se vengono declinati il discorso si chiuda.
Intendo chiaramente: senza rinfacciarmi che vi offendete (perché, come ribadisco, a essere trattato da cristiano mi offendo io, perché state ignorando le mie idee, mentre io sto rispettando le vostre), o che BISOGNA passare le sante feste in un certo modo, perché dovete ricordare le feste sono sante solo per voi. Per quanto sia difficile da digerire, non è la verità universale, e c'è qualcuno che la pensa diversamente, qualcuno che va rispettato perché la pensa diversamente. Io generalmente non faccio gli auguri per le feste, ma ricambio comunque con piacere chi me li fa (essere benaugurante in un mondo che va a rotoli è sempre una cosa buona: mi state augurando di passare con relax e piacere il giorno di festa? Bene, che c'è di male? Anzi! Mica mi state augurando di andare a sbattere contro un platano!). Purché teniate a mente che pur gradendo l'augurio, comunque non "santifico" la festa di cui sopra, anzi: generalmente non la festeggio proprio: rimane un semplice giorno marcato in rosso sul calendario.
So che la mia è una scelta difficile da comprendere, complessa e che apre un percorso che può sembrare accidentato, ma in questo chiedo a tutti di dimostrarmi di essere buoni cristiani, e di rispettarmi come vostro prossimo. Così come io faccio con voi ogni giorno.
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