Sono rimasto molto amareggiato dal comportamento degli agenti di P.S. rappresentati dal COISP che a Ferrara hanno pensato bene di fare una manifestazione a favore di loro colleghi *criminali* [e non uso il termine a caso, perché mi riferisco a persone condannate in via definitiva per un reato (colposo: per carità. Significa, in italiano, che non c'era dolo, ma che hanno COLPA)] in piazza a Ferrara proprio davanti al municipio ove lavora la madre di Federico Aldrovandi, il giovane morto a colpa (e non dolo) degli agenti condannati di cui sopra.
E questa volta voglio dire una cosa, con il cuore in mano: che sono d'accordo con il ministro dell'interno: non è giusto pensare a delle sanzioni per quei poliziotti, sebbene stiano infangando la divisa di tantissimi loro colleghi che per circa mille euro al mese rischiano la vita tutti i giorni. Sono d'accordo: non vanno sanzionati. D'altronde ogni giorno quando uno spacciatore, quando un truffatore, quando un falso dentista finisce in galera ci sono quelli che manifestano ugualmente a suo favore.
E d'altronde una condanna ad un reato colposo non prevede la galera, salvo (guardacaso) qualora non si possa ragionevolmente supporre la reiterazione del reato.
No. Non sono per le sanzioni, perché sono da capire anche loro.
Ma invece mi auguro che il sindaco di Ferrara, facendo il suo lavoro, proceda anzitutto ad emettere un'ordinanza a proposito delle manifestazioni di piazza, nella quale si arroga il diritto di revocare in qualsiasi istante l'autorizzazione a una manifestazione di piazza e l'autorità per chiedere immediatamente la sua conclusione.
Ma soprattutto mi auguro che proceda immediatamente nei confronti dell'europarlamentare Polito Salatto con una circostanziata querela per il gravissimo reato (ovviamente non colposo) di "aggressione e resistenza a Pubblico Ufficiale" (art. 337 C.P.) avendo quel bravo ed onesto parlamentare usato "violenza o minaccia per opporsi ad un pubblico ufficiale [...], mentre compie un atto di ufficio o di servizio". Perché ovviamente il sindaco è un pubblico ufficiale, e per questo obbligato all'azione penale, mentre il simpaticissimo europarlamentare mi sembra anche giusto che venga giudicato rischiando per questo una (a mio parere meritata) condanna da sei mesi a cinque anni di reclusione, ma soprattutto che venisse interdetto dai pubblici uffici in attesa di condanna definitiva, affinché non possa reiterare il reato. Visto che molti esponenti italiani sono legati al rispetto per le istituzioni (si veda il prete che definì "signora" una prefetto), sono certo che gli stessi suoi colleghi converranno con me sull'argomento.
Ma soprattutto mi auguro che siano i bravi ed onesti poliziotti a isolare, punire, querelare e prendere le massime distanze da queste "mele marce", che i bravi ed onesti ragazzi che rischiano la vita ogni giorno sappiano dimostrare che non è questo il modo di ottenere rispetto. Perché se non lo faranno, non potranno più dirmi che «sono isolate mele marce»: ogni giorno quello che mi sembra è l'esatto contrario, e sembrano piuttosto radicate dentro il corpo, anziché isolate.
Se posso capire lo spirito di squadra, perché fa parte dell'uomo, quello che non capisco è lo spirito di minimizzazione di certi comportamenti: in uno stato civile (quale non è l'Italia) per definizione di legge qualsiasi reato commesso da un tutore dell'ordine prevederebbe sempre e solo le massime aggravanti, e in nessun caso qualsivoglia attenuante, poiché valgono due principi: il primo che la legge è uguale per tutti, il secondo che i tutori dell'ordine sono tenuti a rispettare al massimo grado le leggi e i regolamenti non solo per dare essi stessi il buon esempio, ma soprattutto perché essi rappresentano il primo livello di interfaccia fra i cittadini e le istituzioni, e poiché in una democrazia sono le istituzioni al servizio del cittadino, e non l'opposto.
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