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domenica 8 gennaio 2017

VLOG 147: Fotografia analogica #OperazioneNostalgia



Questa è la custodia originale (e dentro c'è la macchina originale) della mia Kodak "Instamatic 133 X". Non è proprio «la mia»: è quella di famiglia.
Questa macchina fotografica è stata la macchina che ci siamo portati in vacanza, ci siamo portati in giro per molti anni. Utilizzava questo rullino qua (che questo è un pezzo di storia, perché è ancora sigillato. Ovviamente è scaduto) che si chiama «Caricatore 126».
Vi faccio vedere com'è, perché lo apro davanti a voi...
Eccolo qua: questo è il Caricatore 126, questo è un rullino da 24 fotografie (ventiquattro fotografie «quadrate» come potete vedere). Il rullino è avvolto qui dentro e - attraverso questo sistema - viene trascinato.
E in questo momento dentro questa macchina - tra le altre cose - c'è un rullino ormai scaduto da tempo: un Agfa 24 pose (credo) anche lui. Sì: un Caricatore 126 a 200 ISO con ventiquattro fotografie, utilizzato fino alla foto numero "6".
E il funzionamento è molto semplice: si carica manualmente, posizionando la fotografia, e poi si scatta.
[click]
Poi si porta avanti, ecco: siamo alla foto numero "7".
C'erano due modalità di lavoro con l'obiettivo: la modalità «Giorno» e la modalità «Notte», che permetteva di utilizzare un po' più di sensibilità e, qua in alto, si inseriva il cosidetto «MagiCube»: un cubo con quattro "lampadine flash" monouso.
Naturalmente tanto è cambiato da allora, non solo con il discorso che ci sono le reflex (perché c'erano già ai tempi: parliamo degli ultimi anni '70, dei primi anni '80), ma sono cambiate le cose grazie alla fotografia digitale.
Ma oggi voglio parlarvi della fotografia analogica, perché questo è Diario di Viaggio on the road #OperazioneNostalgia!
[♪♫♪]

Là fuori, nel mondo, è pieno di macchine fotografiche reflex: pensate che tantissimi youtuber come me hanno scelto di utilizzare una reflex per girare video, perché dicono "La posso utilizzare così anche per scattare fotografie".
Io che ho scelto di non fare fotografie, infatti, ho scelto di avere - più che altro - delle telecamere, più che delle macchine reflex.
Ma il discorso è un pochino più complesso di quanto possa sembrare, anche perché il fatto che adesso ci sono tantissime macchine reflex in giro nel mondo non significa che ci sono tantissimi fotografi in giro nel mondo. Io oserei dire, più che altro, che ci sono tantissimi «appassionati» di fotografia, perché non è lo strumento che fa il fotografo!
Io facevo fotografie, e mi dilettavo moltissimo: avevo una macchina reflex analogica, che andava con il rullino (con il «Caricatore 135») e non solo scattavo fotografie, ma mi ero anche dilettato e messo d'impegno per SVILUPPARE i rullini.
Dato che sviluppare un rullino era una procedura piuttosto complessa (e anche piuttosto costosa) avevo deciso di sviluppare e stampare rullini in bianco e nero, che non solo è una procedura più semplice, ma che utilizza proprio attrezzature differenti e che utilizzava rullini espressamente nati per il bianco e nero.
Sviluppare un rullino era una procedura abbastanza laboriosa, perché prevedeva di avere a disposizione una camera oscura, di avere una serie di strumenti da utilizzare per effettuare queste procedure, di utilizzare una serie di liquidi e soluzioni: tu dovevi scattare tutte le fotografie prima (e "tutte le fotografie" erano generalmente 24 od 36, perché questi erano i tagli disponibili di rullini).
Una volta che eri riuscito a scattare tutte le fotografie, riavvolgevi il rullino, lo sviluppavi e SOLO A QUEL PUNTO potevi venire a conoscenza di come erano venute queste fotografie, quindi dovevi avere una certa bravura "di base"; potevi basarti su qualche libro, potevi basarti sul consiglio di qualche altro fotografo, ma soprattutto dovevi sperimentare tu, perché ogni macchina fotografica era diversa. Non c'era internet: personalmente mi è capitato anche di dover buttare via dei rullini, e quindi aver PERSO delle fotografie perché erano venute sottoesposte, sovraesposte, etc.
E nel tempo ho imparato un paio di cose: innanzi tutto - sicuramente - ho imparato a conoscere la mia reflex a fondo, a conoscere il mio obiettivo (quali erano le impostazioni da dare "al volo" alle lenti per ottenere quello che mi interessava). Ma soprattutto una specie di «dono di sintesi» che hanno imparato moltissimi che, come me, sono stati fotografi (o "appassionati di fotografie") nella fine degli anni '80 e nell'inizio degli anni '90. Ed è una cosa che - secondo me - si è persa moltissimo con l'avvento della fotografia digitale: la capacità di riuscire - guardandomi intorno - a trovare subito qual'è la migliore inquadratura per scattare una fotografia.
Ed è una cosa abbastanza complessa da spiegare, perché uno pensa "Sì, perché il bravo fotografo c'ha l'occhio per prendere subito di una cosa il dettaglio". No, è diverso: il bravo fotografo ha l'occhio per scoprire il dettaglio.
Molto è anche legato al fatto che ho lavorato in bianco e nero, perché ci sono tantissimi che sono appassionati di bianco e nero, ma hanno lavorato molto a colori, e sono convinti di una cosa: quando tu lavori a colori, nel fare una fotografia cerchi di "giocare" con le differenze di tonalità. E non è che quando tu lavori in bianco e nero, allora cerchi di giocare con le differenze di contrasto, perché questo NON È fare fotografia in bianco e nero: questo è fare fotografia a colori e togliergli il colore. È una cosa ben diversa lavorare "nativamente" in bianco e nero, perché in bianco e nero quello che cerchi di fare - invece - è di creare un equilibrio.
Tu non hai un soggetto in primo piano e uno sfondo che c'è dietro. Non hai uno sfondo con un soggetto che compare in mezzo: cerchi di avere un perfetto equilibrio tra il soggetto e lo sfondo. Se io - in bianco e nero - fotografo un albero (magari con qualche ramo secco) in un terreno brullo, e riesco a trovare l'angolo giusto e la luce giusta, ispirerà tristezza, ispirerà vuoto.
Ma se io non riesco a trovare la luminosità giusta, se non riesco a trovare l'angolo giusto, o avrò "la foto di un albero con uno sfondo che non si capisce bene cos'è", o avrò "la foto di un terreno con un albero in mezzo". Entrambe le cose non diranno quello che dirà l'albero con lo sfondo tutto assieme: lo sfondo diventerà una parte integrante del soggetto in primo piano.
Questo discorso - secondo me - si è perso molto con le fotografie in digitale, perché quello che succede è che quando si scatta una foto in digitale, magari si scattano due~tre~quattro foto dello stesso soggetto. Uno le guarda: "Ah, va bene: questa mi piace. Le altre, magari, le cancello".
Poi - magari - si pensa di cercare di correggere digitalmente la foto con Photoshop (con i filtri e operando sul formato RAW), però c'è una cosa che manca, che il principio è questo, ed è semplice: se una fotografia è fatta bene, il "ritocco digitale" (della luminosità, del contrasto, dei colori, di quello che volete voi) dà un valore aggiunto.
Ma se una foto è fatta male, il ritocco digitale non la migliorerà in nessun modo: se una foto è fatta con l'angolo sbagliato, è inutile ritoccarla digitalmente... è come - non lo so - come mettere un cerotto su una gamba rotta, non serve.
L'impressione che ho è che tantissimi, più che puntare alla qualità della singola fotografia, puntano alla qualità rispetto alla grande quantità di fotografie che sono state fatte. Per questo - secondo me - molto si è perso di questa cosa.
Tempo fa un amico pubblicò su un social (adesso non ricordo se su Twitter, su Facebook, su Instagram o dove di preciso), pubblicò una foto che aveva fatto suo padre. Dice: "Ho dato la macchina fotografica a mio padre (che era stato un fotografo negli anni '90), gliel'ho lasciata in mano, mio padre s'è girato e ha scattato una fotografia. Una SINGOLA fotografia: è una fotografia bellissima, io non sono mai arrivato a fare una fotografia del genere!" e io gli ho detto subito: "Sì, perché a tuo padre - che ha fatto foto negli anni '80, negli anni '90 - è rimasto L'OCCHIO, perché è una cosa che ti porti appresso con l'esperienza, e che quindi ti rimane."
Io ancora adesso, anche se ho smesso di fare fotografie, spesso quando mi guardo intorno, subito riconosco l'angolo che sarebbe una bellissima fotografia.
Ed è una cosa complessa da spiegare, perché immaginatevi di voler fotografare un tramonto. Lì c'è il sole che sta tramontando, questa luce bellissima, e magari io mi giro, comincio a guardarmi intorno... "Là: quelle case!"
"Ma scusa, ma il sole e il tramonto stanno lì!"
"Sì. Ma son quelle case la bella fotografia"
"Ma il tramonto è di là..."
Ma non m'interessa fotografare il sole. Il principio è questo: secondo me questo principio s'è perso, però ciò non toglie che - comunque - la fotografia digitale abbia migliorato moltissimo l'approccio alla fotografia, e comunque ciò non toglie che ci sono persone, che lavorano in fotografia digitale che lavorano molto, molto bene; resto comunque del parere che se una fotografia è fatta con l'angolo sbagliato, con la luce sbagliata (non sbagliata nel senso che "è proprio una porcata", ma che comunque non è una fotografia che voglia "lanciare un messaggio"), anche ritoccandola digitalmente resta una foto "vuota".
Comunque ripeto: questa è la mia impressione, non mi considero un esperto di fotografia, di per sé con l'avvento del digitale ho smesso di dedicarmi alla fotografia perché - veramente - preferisco dedicarmi ai video, e quindi lavorare in maniera completamente e radicalmente differente.
Però se voi avete esperienza con fotografia, se voi lavorate con fotografie digitali, avete lavorato con fotografia analogica, probabilmente la pensate in maniera diversa da me; ma non lo so: parliamone qua sotto nei commenti, oppure su Twitter con l'hashtag #DdVotr.
Sicuramente - come ripeto - quella che è stata la fotografia del passato è cambiata tantissimo: in un video di Cane Secco si era parlato proprio del fatto che - per esempio - c'erano delle persone che camminavano con delle fotografie dei propri cari nel portafogli. È una cosa che si è persa, perché la fotografia era anche un modo di "fermare qualcosa del tempo" e - secondo me - un pochino si è perso quello con la fotografia digitale: questa possibilità di scattare centinaia di fotografie ci ha fatto perdere un po' il bisogno di dire "va bene, ho poche fotografie (ne ho 24, ne ho 36) per un'intera vacanza, perché un rullino costa... lo sviluppo costa... quindi voglio scegliere attentamente che cosa voglio che diventi un ricordo "fisso nel tempo" e che cosa - invece - voglio che diventi un ricordo di cui possiamo parlare, ma del quale non abbiamo un'immagine"
Forse aver fatto fotografia analogica mi fa vedere la fotografia digitale con un certo distacco, ma forse guardando - appunto - la quantità abnorme di fotografie che ci sono sui social, e di persone che si definiscono "presunti fotografi" perché sanno applicare un paio di filtri sul formato RAW, o perché hanno una reflex... no: io penso che non sia lo strumento a fare il fotografo: è la capacità che deve fare il fotografo.
Ma - di nuovo - questo è quello che penso io: voglio sentire che cosa ne pensate voi.
Bene ragazzi: io sono Grizzly, questo era #OperazioneNostalgia, come sempre io vi ricordo di fare pollice-in-alto, di condividere questo vlog con i vostri amici (anche su Whatsapp o Telegram).
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