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domenica 10 giugno 2018

VLOG 218: Affrontare la cronaca nera



Benvenuti a bordo, viaggiatori: sono Grizzly e questo è Diario di Viaggio on the road.
L'altro giorno stavo guardando un video di Dusty Smith, uno di quei video con un titolo assurdo, che poi ti dice "no clickbait" e - appunto - non è clickbait.
Un video intitolato "La storia di quando mio zio rapì la mia ex fidanzata e fu ucciso dal FBI", un video molto particolare, un racconto molto particolare: ve lo lascio linkato sul doobly-doo e sulla scheda se gli volete andare a dare un'occhiata.
È un racconto molto toccante, è una storia molto dura, molto complicata (e comunque parliamo di una cosa lunga più di venti minuti), però merita veramente: dategli un'occhiata. Ma oggi voglio parlarvi di qualcosa che è legato a questo principio della cronaca nera, quindi cominciamo il vlog: sigla!
[♪♫♪]

È curioso che la strada che sto facendo mi sta portando, in fondo, accanto a dove questa storia è cominciata: questa strada laterale che c'è qui alla vostra destra (alla mia sinistra).
Allora: tutto comincia il 15 luglio di qualche anno fa. Io ero in attesa di un collega, che consegnava surgelati all'epoca (lì dentro c'è un deposito di surgelati, quelli che fanno il servizio gelati e surgelati a casa tua, queste società: avete presente, no?) e doveva scaricare il camion tipo alle sei del mattino, e io ero venuto a prenderlo perché dovevamo fare un lavoro assieme, e quindi gli ho detto «Va bene: io ti vengo a prendere di mattina, quando tu scarichi il camion: non c'è problema. E così, quando hai finito di scaricare il camion e hai lasciato tutto quanto, andiamo a fare quello che interessa a noi.»
Quindi alle sei di mattina (alle sei meno dieci di mattina, era un sabato) ero lì, lo aspettavo e nel frattempo lui stava scaricando il camion, e nel frattempo si chiacchierava con il responsabile del magazzino e un suo collega, e un altro camionista.
Parlando del più e del meno a un certo punto venne fuori che (se non ricordo male era il figlio del camionista, se ricordo male, il figlio del magazziniere)... uno dei due: questo figlio lavorava in ospedale, lavorava al pronto soccorso. Durante il turno di notte era arrivata una persona morta in un incidente stradale. Specificò che era il figlio del proprietario di un particolare bar.
A quel punto m'intromisi "maleducatamente" nella discussione: «No aspetti: ma lei sta parlando di $Questo_Ragazzo_Qui?»
E dice «Sì. Lo conosci?»
«E sì che lo conosco, caspita!» E rimasi letteralmente senza parole. Alle sei e venti di mattina ero venuto a sapere che un amico... diciamo "della comitiva": avevamo fatto gli scout assieme, eravamo stati assieme a feste di compleanno di compagni di classe, avevamo un gruppo di amici in comune, ci si vedeva spessissimo. Appunto ogni tanto lui lavorava nel bar del padre, quindi mi capitava di passare per fare colazione: ci incontravamo almeno due volte alla settimana... insomma: un amico di lunghissima data, una persona con cui avevamo un bellissimo rapporto di amicizia e...
mi avevano appena detto che era morto!
Ero sconvolto, anche perché (pur essendo un amico) io avevo anche un buon rapporto con i genitori, però non avevo nessun contatto telefonico, non avevo modo di contattare nessuno per avere una conferma, una smentita, per sapere cosa fosse successo più nello specifico.
E insomma io, alle sei e venti del mattino, "colpito dal fulmine", cominciai a pensare a un modo di cercare di avere una conferma, perché nel frattempo non potevo semplicemente lasciare lì il mio collega e andare in ospedale a vedere.
Cominciai a ravanare sulla rubrica del cellulare, e cominciai a pensare - nel frattempo - a qualcosa, e mi venne in mente un amico (un ex compagno di liceo) con cui eravamo - sempre - in buoni rapporti, non avevo un suo numero di cellulare, avevo solo il numero di casa dei suoi genitori.
Ora lui tecnicamente ancora viveva coi suoi genitori, ma all'epoca sapevo che era all'università a Bologna; sperai che - essendo luglio - fosse qui a Siracusa con i suoi. Letteralmente... erano le 6:40 di mattina quando telefonai, ero combattuto se telefonare o meno: sapevo che comunque, pur essendo un orario MASSACRANTE era una cosa molto importante, e quindi - alla fine della fiera - decisi di chiamare. Telefonai a casa alle 6:40 di mattina, mi rispose sua madre, veramente... anche con la voce un pochino addormentata.
Io ero senza parole, mi scusai... glielo dissi «Signora [sospiro] sono Mirko. Lo so che è un orario tremendo... tutto quello che vuole: io le devo fare una domanda importantissima: suo figlio è lì a casa?»
E lei mi disse «Sì, è... sta dormendo»
«Signora, per piacere... ho bisogno di parlare urgentemente con suo figlio»
Anche lui era - naturalmente - mezzo addormentato, però capii che lo squillo del telefono aveva svegliato un po' tutti: avevano capito anche i genitori che c'era - naturalmente - qualcosa di molto particolare.
Cercai di dargli la notizia delicatamente... cominciai proprio... anche a dirgli anche io «Senti, scusami: lo so che l'orario è pazzesco. Purtroppo ho avuto una notizia terribile, ma non ho modo di poter controllare, di poterla confermare, di poter sapere che cosa è successo: ho avuto solo questa notizia.» E anche «Tu hai modo di contattare i familiari? Di contattare qualcuno? Di farmi sapere se questa notizia è vera o meno?»
Rimase sconvolto, quando gli dissi «Guarda: è morto questo nostro amico» mi ricordo la sua voce impastata cambiò COMPLETAMENTE: se ne uscì con una voce proprio molto sveglia «MA CHE COSA MI STAI DICENDO?»
Naturalmente gli lasciai il numero di cellulare, ci siamo organizzati per sentirsi poco dopo, lui mi disse che avrebbe contattato i familiari, gli amici etc.
Insomma: mi richiamò dopo un quarto d'ora~venti minuti (saran state le sette, le sette e cinque) e mi disse che sì: era successo. Mi confermò che il nostro amico era morto, che stava andando in ospedale a raggiungere i familiari per capire un po' cos'era successo.
Poi insomma ebbi questa notizia... naturalmente poi il 16 (o il 17 luglio: il giorno dopo o due giorni dopo) ci siamo visti tutti quanti al funerale di questo ragazzo.
Un funerale in cui c'erano tantissimi ragazzi, tantissimi giovani: questo funerale finì anche sui giornali, proprio... non solo per l'incidente stradale in cui era morto questo ragazzo, ma anche e soprattutto proprio per la grandissima quantità di giovani che erano venuti al funerale.
E lì al funerale incontrai tantissimi amici, tantissimi ex compagni di liceo, i ragazzi degli scout... amici che non vedevo da molto tempo, e li incontrai perché ci tennero tantissimi a venire da me e a ringraziarmi.
Molti me lo dissero: mi dissero tranquillamente «Mirko, se tu non avessi tirato giù dal letto il nostro amico alle sei del mattino... qui non ci sarebbe NESSUNO, perché NON LO SAPEVA NESSUNO: sei stato tu a far girare questa notizia. Stavamo tutti quanti in villetta, stavamo tutti quanti in vacanza... l'avremmo saputo a settembre! Dobbiamo ringraziarti, quantomeno perché è grazie a te se riusciamo a essere tutti qui presenti»
[sospiro]
Sono passati molti anni dopo questo funerale: ricordo con tristezza quello che è successo e un po' penso che quando si leggono certi fatti di cronaca, certi fatti di cronaca nera sul giornale, uno - magari - dopo un po' comincia ad abituarsi, comincia a viverli con un certo distacco: "Ah, è morto Tizio in un incidente stradale, eh, mi dispiace... e beh: purtroppo sono cose che succedono", poi piano piano queste cose rischiano di succedere a qualcuno che conosci ed ecco che cominci a guardare in maniera differente questo discorso, cominci a leggere in maniera differente queste notizie che - purtroppo - riempiono i giornali.
Ed ecco quindi la mia domanda: voi che rapporto avete con le notizie di cronaca nera? Quando passano queste notizie, queste notizie di omicidi, queste notizie di femminicidi che - purtroppo - riempiono la cronaca?
Quando succedono gravi fatti, quando delle persone muoiono in un incidente stradale? Purtroppo queste cose succedono: si può fare molto per la prevenzione di tantissime situazioni ma, purtroppo, allo stato attuale queste notizie riempiono i giornali, riempiono i media, e io appunto vi chiedo: che rapporto avete con queste notizie?
Avete sviluppato quello che si definisce lo ‘stomaco di ferro’ a forza di vedere ogni giorno queste notizie? Vi spiace, ma non ci fate molto caso?
Oppure avete vissuto qualcuna di queste notizie, come successa a qualcuno molto vicino a voi, e allora avete cambiato il modo di guardare a queste notizie? Adesso pensate un po' di più a quella che è la vittima, a quelli che sono i familiari, a quello che è - diciamo - il circondario della situazione che c'è intorno a un caso?
Vorrei parlarne con voi, come sempre nei commenti qua sotto, oppure su Twitter con l'hashtag #DdVotr
Bene ragazzi: io sono Grizzly, ho concluso, come sempre spero di essere riuscito a intrattenervi o comunque - quantomeno - a farvi pensare: se ce l'ho fatta vi invito a fare pollice-in-alto e a condividere questo vlog con i vostri amici (anche su Whatsapp o Telegram).
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Infine se c'è un argomento che vi piacerebbe io trattassi in #DdVotr, potete farmi sapere anche quello in un commento qua sotto.
Questo è tutto, per cui come sempre: grazie, ciao a tutti e ci vediamo alla prossima!

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