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domenica 6 ottobre 2019

VLOG 287: ITAPAC #OperazioneNostalgia



Benvenuti a bordo, viaggiatori: io sono Grizzly.
Grazie al nostro smartphone riusciamo ad essere collegati ad internet letteralmente H24, senza bisogno di un collegamento fisico (di un cavo fisico) che porti la connessione al nostro dispositivo.
-Molto interessante questa cosa: come funziona?
-Beh è abbastanza semplice: abbiamo il nostro cellulare, abbiamo la «torre cellulare» che trasmette il segnale internet e lo fa arrivare al nostro smartphone.
-Ma… effettivamente come funziona questa cosa? Perché, oltre a ricevere il segnale internet io, lo ricevono anche tutti gli altri smartphone (tutti gli altri cellulari) che sono sotto la stessa torre cellulare.

Si utilizza una tecnica chiamata «Commutazione di Pacchetto»: i dati vengono suddivisi - appunto - in dei piccoli pacchetti e vengono inviati (a seconda di una eventuale tabella di destinazione) chi a un nodo, chi all'altro nodo, chi dal mio nodo alla torre cellulare (perché abbiamo i "dati di ritorno"); un colpo va un pacchetto dal nodo A al nodo B, un colpo va un pacchetto dal nodo B al nodo C etc.
Per suddividere questi pacchetti ci pensa il sistema a creare i pacchetti e inviarli; per fare in modo che non si sovrappongano i pacchetti tra di loro abbiamo una tecnica che si definisce di «Accesso Multiplo a Divisione di Tempo» (o Time Division Multiple Access: TDMA), che è una tecnica che permette di condividere un singolo canale di comunicazione tra più nodi in modo non deterministico.
Questa tipologia di tecnica si usa sia nell'ambito della connessione cablata (è così che funzionano le connessioni "via cavo") ma anche nell'ambito radiantistico: quindi abbiamo l'informazione da trasferire che si divide in pacchetti individuali e in sequenza, e vengono poi instradati attraverso delle tabelle insite nel pacchetto stesso.
Questa tecnica, naturalmente, è migliorata nel corso del tempo grazie al miglioramento delle tecnologie disponibili: abbiamo delle tecniche di suddivisione dei pacchetti estramamente veloci, come LTE che permette di inviare grosse quantità di pacchetti in un singolo secondo, però non è che sia una tecnica particolarmente nuova: il TDMA è un principio che esiste da moltissimi anni, e infatti oggi vorrei parlarvi di una rete a commutazione di pacchetti che utilizza questa tecnica TDMA da moltissimo tempo, praticamente dagli anni '80.
Una rete per la comunicazione dei dati che è stata una rete mondiale, che in parte ancora esiste e viene utilizzata per l'interconnessione tra le nazioni di alcuni servizi collaterali (come il telex).
Abbiamo già parlato del telex in un'altra puntata: ve la lascio linkata sul doobly-doo e sulla scheda se non l'avete vista.
Abbiamo il problema dell'accessibilità di questa rete, perché ci sono delle nazioni che, ormai, tendono a utilizzare internet: ricordiamo che questa rete è nata quando (nella prima metà degli anni '80) ancora internet era soprattutto appannaggio dei poli di ricerca universitari, quindi serviva una rete per le intercomunicazioni.
Adesso piano piano viene soppiantata da internet, tuttavia vi sono ancora nazioni che non sono raggiunte completamente da internet in ogni luogo e quindi, ancora, per "retrocompatibilità" esiste la rete X.25
L'X.25 è un protocollo di rete che utilizza un Multiplexing Statistico, ossia quando è "il tuo momento" di trasmettere o ricevere dei dati ti viene aperta la finestra di tempo e ti viene lasciato il turno; si fa un calcolo statistico: statisticamente si pensa che $QUESTI siano i nodi che devono avere del traffico e gli si dà la finestra di tempo, in maniera tale da lasciare l'infrastruttura occupata il maggior tempo possibile: non lasciare l'infrastruttura vuota e morta.
Questo sistema del Multiplexing Statistico non è molto utilizzato al giorno d'oggi, perché per moltissimi segnali digitali quello che si utilizza è il Multiplexing Sincrono: viene utilizzato - per esempio - dai sistemi digitali come il "Digitale Terrestre" (il DVB-T o il DAB), perché la stazione trasmittente CONTINUA a trasmettere dei dati e quindi avrà SEMPRE dei dati da inviare, per cui è inutile cercare di capire statisticamente quando non deve inviare dei dati, e allora si utilizza un meccanismo sincrono: ci sono (per esempio) cinque nodi che devono SEMPRE trasmettere e si dà a rotazione a nodo 1, 2, 3, 4, 5, 1, 2, 3, 4, 5 etc. semplicemente.
Nei meccanismi a radio civile come per esempio il DMR o il TETRA si utilizza un sistema ibrido: avremo un sistema di multiplexing sincrono per quanto concerne la trasmissione dei dati, e poi un sistema di calcolo statistico per determinare quali sono i nodi che devono accedere, perché - di nuovo - sono nodi che, quando sono in trasmissione, trasmettono costantemente dei dati, ma non sono costantemente in trasmissione.
Comunque: oggi parliamo dell'X.25 e della sua implementazione in Italia, ossia della rete ITAPAC, e lo facciamo in questa puntata di Diario di Viaggio on the road #OperazioneNostalgia
[♪♫♪]

ITAPAC è stata la rete italiana a commutazione di pacchetto, l'implementazione italiana della rete mondiale a commutazione di pacchetto basata su X.25
È nata nel 1986 ad opera dell'Azienda di Stato per i Servizi Telefonici (o ASST) e - successivamente - nei primi anni '90 è stata poi affidata a SIP in cogestione con il Ministero delle Poste e Telecomunicazioni, da una parte perché appunto era una rete di comunicazioni, di trasmissione dati, dall'altra perché sulla rete X.25 transitava il servizio telex (di cui abbiamo parlato nell'introduzione).
Tuttora ci transita il servizio telex sulla rete mondiale X.25
ITAPAC è stata una grande innovazione in Italia perché era la prima rete che non tariffava l'utente in base al "tempo" per il quale avrebbe occupato le infrastrutture, bensì si pagava il "traffico dati": è stata la prima rete che addebitava il traffico e non il tempo.
I pacchetti dati erano configurati con 7 bit di dati, un bit di parità (PARI) e 1 bit di stop: la cosiddetta configurazione 7E1 (per vostra curiosità un'altra configurazione molto diffusa era 8 bit di dati, nessun bit di parità e un bit di stop: 8N1).
Comunque dicevo: 7E1 che permetteva quindi di costruire dei pacchetti dati di una dimensione massima di 127 byte (e non 255 come dice la Wikipedia): stando a quello che diceva ancora “Info Itapac” (e stando a quello che mi ricordo sullo standard) i pacchetti dati erano di 127 byte.
Da una parte questo faceva sì, dato che il numero di byte effettivamente "transitabili" attraverso un pacchetto era di soli 96 byte (127 byte era la dimensione effettiva del pacchetto, ma ce ne entravano solo 96: gli altri erano di controllo, tabella di instradamento etc) e quindi sì: effettivamente per "far passare la roba" erano necessari molti pacchetti, però se le comunicazioni erano molto brevi, contenevano solo pochissime informazioni e se si utilizzavano meccanismi - per esempio - per la compressione dei dati (qualche cosa nel corso dei primi anni '90 si è cominciata a fare), allora c'era la possibilità di far passare, di far transitare, pochissimi pacchetti.
Infatti per esempio la rete X.25 era molto utilizzata per l'interconnessione bancaria: permetteva ai terminali bancomat di collegarsi al server della banca, e anche se avevi decine e decine di collegamenti, quello che dovevi pagare era solo il traffico che transitava: una transazione bancomat - a livello di dati - può essere molto veloce:
-Ehy: è entrata la scheda nr. 123456, l'utente ha battuto il PIN 12345 e vuole fare un prelievo.
Saranno due~tre pacchetti: il server gli risponde
-Va bene: autorizza il prelievo!
Quindi con quattro~cinque pacchetti avevi fatto un'intera transazione.
È stata usata professionalmente per moltissimo tempo, però poi - nel corso degli anni - è stata piano piano soppiantata dall'avvento della rete internet. Purtuttavia ancora esiste per via della retrocompatibilità (delle nazioni che hanno problemi a migliorare la propria rete telefonica).
Di questo ne abbiamo parlato quando abbiamo parlato di numeri telefonici: video che vi lascio linkato sul doobly-doo e sulla scheda, andate e dategli un'occhiata; questo più che un #OperazioneNostalgia è stato un «Operazione Futuro»: spiegare "perché funzionano i numeri di telefono"
Attualmente la rete esiste ancora, però non la si utilizza più, non si creano più connessioni dirette alla rete ITAPAC ma, per esempio, gli sportelli bancomat utilizzano la connessione ad internet (una VPN) per collegarsi al server della banca, ma come "connessione di scorta" se dovesse fallire tutto, hanno proprio la connessione su rete X.25
Anche perché l'X.25 è tuttora implementato su un sistema di rete che è la «Rete ISDN», che su rame ti permette di avere due canali a 64kbit/s (oppure di trasmettere voce: due canali indipendenti), un canale di controllo del segnale a 1200 (oppure 2400) baud, ma che è un canale "riservato" e un ulteriore canale (il «Canale-D» a 9600 baud) che è il canale su cui passa il segnale X.25 nativamente.
Ora: come funzionava l'infrastruttura ITAPAC?
Tu avevi il tuo DTE (Data Terminal Equipment), il tuo terminale, dovevi collegarlo alla controparte (alla DCE) e lo potevi fare in due modi: attraverso «rete commutata», ossia la linea telefonica, potevi farlo con una velocità massima di 2400 bit/s (2400 baud), oppure con un CDN (un Collegamento Diretto Numerico), che era un collegamento fisico direttamente al DCE a 9600 bit/s.
Poteva essere un CDN fisico, oppure poteva essere il canale D della rete ISDN (che rappresenta, comunque, di per sé un CDN).
Il DCE a sua volta era collegato a un apparato «Adattatore Concentratore di Pacchetto» (o ACP): era l'apparato che ti faceva da gateway per entrare sulla rete ITAPAC.
Ti identificavi inserendo il tuo NUI (Network User Identification), che era una sorta di password; dopo aver digitato il tuo NUI, digitavi il "numero" della destinazione, come se fosse un numero di telefono, il Network User Address: l'indirizzo di rete del sistema che volevi contattare.
Per inserire il NUI immettevi la lettera "N", seguita dal tuo NUI di sei lettere e numeri (per esempio "gu3v7i", che è stato il NUI della mia associazione molti anni fa) e seguito dal tasto "-" (il "meno"); ti compariva solo la "N" e il trattino (il NUI, dato che era una password, quando lo digitavi non compariva a video) seguito da, dopo il trattino, dal numero di destinazione, dal NUA di destinazione, per esempio 26100298
Gli ACP a loro volta erano collegati ai Nodi Concentratori di Pacchetto (o NCP) con una connessione in fibra ottica a 64kbit/s
Notate questa cosa: sì, la ISDN va a 64kbit/s su rame, la fibra ottica all'epoca andava a 64kbit/s su fibra ottica…
La connessione, da NCP a NCP, arrivava fino all'NCP relativo al nodo di destinazione, quello arrivava all'ACP (all'Adattatore Concentratore di Pacchetto) più vicino al nodo di destinazione, e attraverso una CDN era collegato al nodo di destinazione.
Ora come dicevo il traffico dati si pagava in base ai dati che effettivamente transitavano, e non al tempo per cui si occupava la rete, purtuttavia tu dovevi immettere il tuo NUI, perché era QUELLO che ti identificava e ti permetteva di vedere il traffico addebitato, però potevano esserci dei sistemi che consentivano il cosiddetto «addebito al destinatario», allora per facilitare l'accesso a questi sistemi, dove non c'era bisogno di immettere il NUI (immettevi solo il numero di destinazione) esisteva una modalità di accesso a ITAPAC che si chiamava “Easy Way”, attraverso i numeri di telefono 1421 (che andava a 300 e 1200 baud) e 1422 (che andava a 2400 baud), però già più o meno tra il '92 e il '93 entrambi i numeri cominciarono ad andare a 2400 baud (2400 bit/s) come velocità massima: si erano sincronizzati.
Lì una volta che ti collegavi non c'era bisogno di battere "N" e il tuo NUI: battevi semplicemente il numero di destinazione, quindi ti collegavi all'ACP, per esempio 26100298 e ti collegavi, all'epoca, al mitico ‘Info Itapac’
La connessione era abbastanza lenta: andavi a 2400 su rete commutata (con il cosiddetto X.28: l'implementazione dell'X.25 su linea telefonica) o andavi a 9600 con la connessione su CDN, però era decente per permetterti di interagire con i sistemi remoti, sistemi che stavano sia in Italia, sia all'estero.
E in questo senso era molto famosa una messaggeria, che era presente sul Minitel francese, che era QSD (o - essendo francese, /ke es dé/: credo si legga così) che è stata una chat (antesignana delle chat attuali) che era molto attiva nell'ambito della ‘scena hacker europea’: tutti gli hacker, i cracker… i pirati informatici e gli smanettoni informatici d'Europa erano piantumati tutto il giorno su quella chat.
E infatti ITAPAC è stata una grossa fucina proprio dell'hacking in Europa, anche perché se tu conoscevi un NUI, o se determinavi una "formula" (presunta formula) che permetteva di determinare quale fosse un NUI, avresti potuto addebitare il tuo traffico a una ignara azienda che aveva il NUI: chi faceva il traffico con quel NUI riceveva l'addebito dei dati.
Ci sono tante storie che riguardano i sistemi raggiungibili su ITAPAC: si narra di un sistema SCO OpenServer di Pisa che era raggiungibile con addebito al destinatario, che andava su internet e che ci si collegava immettendo come nome utente ‘root’: non aveva neanche password. Ci sono queste storie, queste leggende più o meno metropolitane che girano, delle quali non si sa quale sia la specifica realtà.
E quindi è stata (ITAPAC) una grossisima fucina di hacker; lo sarebbe ancora adesso se non fossero cambiate molto le cose con la diffusione della rete internet e la cancellazione mano a mano dell'accesso a X.25: come dicevo, adesso è una cosa molto specifica, è difficile anche reperire apparati che si collegano sulla rete X.25, appunto viene ancora utilizzato solo per delle cose estremamente specifiche, come - appunto - il collegamento alla rete Telex per destinazioni nel mondo dove è difficile raggiungere la rete internet.
Comunque questa era la rete ITAPAC: la conoscevate? L'avevate sentita nominare? Sapevate che la ‘rete dati a commutazione di pacchetto’ è il principio alla base di moltissime reti dati, quindi anche della rete internet attuale?
Certo: le tecnologie e le velocità sono migliorate, ma alla base c'è ancora questo discorso di creare dei pacchetti dati e inviarli sulla rete, mandandoli secondo una tabella di destinazione e secondo delle finestre di tempo…
Parliamone nei commenti qua sotto, o su Twitter con l'hashtag #DdVotr
Bene, io sono Grizzly, questo era #OperazioneNostalgia
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