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domenica 29 marzo 2020

VLOG 312 InDaHouse: Quattro film in quarantena: quattro punti



Benvenuti a bordo, viaggiatori: io sono Grizzly e continuiamo lungo la strada del «quattro», anzi questa volta andiamo un pochino oltre, perché facciamo - addirittura - quattro al quadrato!
Oggi vi parlo di quattro film che ho visto durante la quarantena e, per ognuno di questi quattro film, vi racconto quattro punti (due positivi e due negativi) che ho trovato in questi quattro film.
Cominciamo quindi questo episodio di Diario di Viaggio on the road #InDaHouse: sigla!
[🎵🎶]

Cominciamo con “Coco” (della Disney), e il primo punto (che - sicuramente - è positivo) è la trama: la storia, che è molto semplice, eppure il messaggio che lancia questo film è particolarmente efficace, mi è piaciuto moltissimo.
Se non avete visto “Coco”, guardatelo: è veramente un film dolcissimo e mi è piaciuto molto come è stato sviluppato un po' tutto il racconto.
Punto 2 (punto - secondo me - negativo): la spiritualità che viene analizzata nel film che… in fondo il film si rivolge a un pubblico di bambini, questo significa che alcune famiglie potrebbero trovare questo film in contrasto con la spiritualità che stanno cercando d'insegnare ai bambini e questo può essere da una parte un punto positivo, perché può essere un modo di paragonare la propria spiritualità con la spiritualità delle altre persone (con la spiritualità del popolo messicano, nello specifico), però dall'altra può essere un punto negativo perché può essere un modo - per le famiglie - di ‘allontanare’ i bambini da questo cartone animato, proprio per l'argomento spirituale che può essere molto complesso, in certi casi può essere molto controverso. Diciamo che lo trovo come un punto leggermente negativo.
Punto numero 3 (di nuovo, andiamo sui punti positivi): c'è uno slapstick molto divertente, eppure degli argomenti particolarmente complessi vengono affrontati con leggerezza e con una dolcezza incredibile: per esempio mi riferisco alla scena - bellissima - quando vanno a prendere in prestito la chitarra.
Punto numero 4: il cliché della crescita del personaggio che si ‘riflette’ sugli altri: noi seguiamo il percorso spirituale (il percorso di crescita) di Miguel; quando arriviamo alla fine del film (di nuovo: niente spoiler), però quello che vediamo è che Miguel è ‘cresciuto’ (e ci mancherebbe altro: perché ha fatto tutte le esperienze che abbiamo visto nel corso di tutto il film!), ma questo ha provocato - di riflesso - anche la ‘crescita’ degli altri personaggi che, se ci fermiamo un secondo a riflettere, comunque NON HANNO vissuto l'esperienza vissuta da Miguel: hanno visto Miguel andare via, Miguel tornare e: anche gli altri personaggi sono cambiati ‘da così a così’… è un cliché, è un po' tipico (come se tutti i personaggi avessero fatto lo stesso percorso): alla fine è il classico «Happy Ending» dei film per ragazzi, quindi - in questo senso - ci può stare, però lo trovo un punto un tantino negativo, perché - appunto - è il cliché che solo un personaggio ha fatto un percorso spirituale, tutti gli altri… che DI RIFLESSO prendano questo percorso come valido (come efficiente), come se lo avessero fatto anche loro, un po' mi ha fatto storcere il naso.

Passiamo al film numero due, “Arrival”: un film di fantascienza molto, molto bello (se non l'avete visto, ve lo consiglio).
Punto numero 1: abbiamo una interessante innovazione su quella che è la trama.
Fondamentalmente abbiamo una storia di quello che è il «Primo Contatto» con una razza extraterrestre, e quindi una cosa che abbiamo visto con DECINE di film di fantascienza.
Devo dire che, rispetto a decine di film di fantascienza che hanno trattato l'argomento del «Primo Contatto», questo PC mi è piaciuto veramente tanto: è un'idea NON TROPPO ORIGINALE (appunto è il PC!), ma lo sviluppo della trama l'ho trovato molto originale e molto, molto interessante.
Punto numero 2 (di nuovo, andiamo su un punto che ho trovato negativo): il classicissimo cliché dei militari nei film.
MAMMA MIA! Quello proprio mi ha fatto storcere il naso sin dall'inizio.
C'è una cosa: aveva fatto l'analisi victorlaszlo88 di questo film, e aveva detto: in alcuni punti della trama sembrano un po' stereotipati, però sono sicuro che sono anche molto verosimili, cioè: se succedesse VERAMENTE una cosa del genere nella realtà, PROBABILMENTE le cose si svilupperebbero in questo modo!
E sono d'accordo, ciò nonostante nello stereotipo del «militare da film americano» ci ho visto - proprio - il cliché del militare del film americano.
Punto numero 3: al di là dello sviluppo della trama, come si sviluppano i personaggi mi è piaciuto moltissimo, quindi non solo la trama è interessante, ma anche lo sviluppo dei personaggi che ci sono, in particolar modo questa ricercatrice linguista, mi è piaciuto veramente molto.
Punto numero 4, però qua veniamo, di nuovo, a parlare di cliché, e qui è un discorso un pochino più ampio: infatti mi riferisco al finale.
Non faccio spoiler: ora, molti possono mettere in discussione quelle che sono state le scelte fatte dal personaggio… OK, ma io mi riferisco a un altro discorso, ossia - guardando la trama "dall'alto" - al cliché del personaggio che viene sviluppato per fare delle scelte (alla fine della storia) e che fa quelle scelte alla fine della storia… chi ha visto il film mi capisce, chi non ha visto il film potrà capirmi quando avrà visto il film, ma l'idea… io non voglio attaccare LE SCELTE fatte dal personaggio, quello che voglio dire è - appunto - il cliché del:
^^Il personaggio viene portato a fare delle scelte, fa quelle che sembrano le scelte più sofferte
Che è una cosa che si vede tantissime volte, e che un po' mi ha fatto storcere il naso.

Film numero tre: “Assassinio sull'Orient Express”, ovviamente mi riferisco alla nuova pellicola, non a quella del '74 con Albert Finney nel ruolo di Poirot.
Punto primo: cerca di essere molto più fedele al romanzo, rispetto alla pellicola del '74, questa l'ho trovata una cosa molto più positiva, molto più interessante e che permette anche di capire un po' meglio lo sviluppo dei personaggi e lo sviluppo della trama; una trama che tantissimi conosceranno o per aver letto il romanzo, o per aver visto il film del '74 (o per aver fatto entrambe le cose).
Però diciamo che nello sviluppo della trama, in questa edizione del film, mi è piaciuto il fatto di aver cercato di riportare un po' di più anche quelle che erano le idee alla base del romanzo e quelle che erano anche le cose raccontate nel romanzo.
Punto 2 (negativo): questo film viene dopo il film del 1974 con Albert Finney e… schiaccia un po' l'occhiolino a questo film in molte, forse anche in TROPPE scene: c'è una notte in cui si sveglia Poirot e ha tutta questa mascherina per gestire i baffi (che è una cosa introdotta nel film: nel romanzo non la vediamo).
Ci può anche stare: sappiamo della cura meticolosa che aveva Poirot per i baffi… ma nella notte successiva si sveglia, Poirot, e NON HA tutta questa mascherina e tutta questa bardatura.
Punto numero 3 (di nuovo positivo): come ho detto nel punto numero 1 cerca di essere più fedele alla trama del romanzo originale, però introduce anche delle innovazioni interessanti, per esempio quello che succede per… il motivo per cui si ferma il treno (di nuovo: non faccio spoiler); ci sono delle variazioni di trama che mi sono piaciute, che hanno attirato la mia attenzione in maniera positiva: questo l'ho apprezzato moltissimo, perché comunque è un modo interessante, una chiave di lettura interessante, di raccontare quest'avventura.
Punto numero 4 (e di nuovo andiamo sui punti negativi): Hercule Poirot.
Tantissimi si sono lamentati di questi baffi astrusi, ma io mi lamento di un'altra cosa: non voglio parlare dei baffetti con il manico alla David Suchet della serie Agatha Christie's Poirot, quello di cui voglio parlare è un altro discorso.
C'è persino una cosa positiva che è stata fatta: Poirot nei romanzi sappiamo avere gli occhi verdi, che sembrano improvvisamente brillare (quando si uniscono le “celluline grigie”); qui ha gli occhi azzurri, eppure sono riusciti persino a fargli brillare gli occhi in determinati punti, che mi è piaciuto moltissimo (questo è stato un bello “schiacciare l'occhiolino” - appunto! - al romanzo), PERÒ il personaggio di Poirot è presentato come uno Sherlock Holmes fumettistico più che come il personaggio di Poirot.
In questo caso quello che vediamo sicuramente è il Poirot osservatore, ma mi ha dato più l'idea di uno Sherlock Holmes che di un Hercule Poirot, e questa è una cosa che - da appassionato di romanzi di Agatha Christie - non mi ha fatto impazzire, è il punto negativo.

Quarto film, parliamo di “Split”, ma voglio farlo in maniera «separata» rispetto a quella che dovrebbe essere la trilogia di Unbreakable, Split, Glass.
Vorrei considerare Split come un film a sé stante, e questo ci porterà al punto 4, ma veniamo intanto al punto 1 (punto positivo): la trama è - sicuramente - molto interessante e il «punto di vista» affrontato è un punto di vista che mi è piaciuto moltissimo. Ecco, questo punto è molto positivo: mi è piaciuto il racconto, mi è piaciuto il punto di vista di questo personaggio molto particolare (di nuovo: non ci saranno spoiler).
Però veniamo al punto 2 (quello negativo): alcuni personaggi mi sono risultati - forse - un po' troppo stereotipati.
Per esempio la giovane Casey: il cliché della ragazza problematica, sino in fondo. L'ho trovato tale.
C'è un personaggio PESANTISSIMAMENTE STEREOTIPATO che è - ovviamente - il personaggio di Kevin, però LUI CI STA! Per quello che è nella trama, per il personaggio che è, ci sta, sono gli altri che mi hanno fatto un pochino storcere il naso, perché poi è diventato un cliché dei personaggi stereotipati: mi ha dato un po' quest'impressione.
In Kevin ci sta che sia il… il cliché del personaggio stereotipato, negli altri - secondo me - ci sta un po' meno, quindi diciamo che questo è il "punto positivo": negativo che sono molti personaggi stereotipati, positivo che è stereotipato il personaggio di Kevin.
Punto numero 3: la resa dell'atmosfera e dello sviluppo dei personaggi mi è piaciuto moltissimo, soprattutto lo sviluppo di Kevin, il modo che ha di pensare Kevin è una cosa che mi è piaciuta tantissimo, lo considero un punto particolarmente positivo.
Infine punto numero 4 (punto un tantino negativo): il finale (di nuovo: niente spoiler), ma parlo proprio della scena finale, che sembra appiccicata lì per gridarti in faccia
EHY: guarda che c'è anche Glass! Vai a vedere anche quel film, dopo!
Secondo me poteva essere un film autoconclusivo: è una trama molto interessante, è uno sviluppo molto interessante, dei personaggi ben curati (anche se qualcuno - appunto, come ho detto - un tantino forse troppo stereotipato, ma ci può anche stare), però diciamo: poteva essere un film autoconclusivo molto interessante.
Non mi ha convinto questo volerlo portare a viva forza ad essere parte di questa trilogia: anche Unbreakable - secondo me - è un film che poteva essere, tranquillamente (può essere considerato tranquillamente) autoconclusivo.
Aver voluto farlo diventare una trilogia è la cosa che non mi ha convinto.

Comunque: quattro film che ho visto in quarantena, quattro punti (due positivi e due negativi) per ciascuno di questi quattro film. Voi che cosa mi raccontate? Avete visto questi quattro film? Avete due punti positivi e due punti negativi per ciascuno (o per uno di essi) di cui vorremmo parlare?
Avete visto altri film? Volete parlarmi di altri quattro punti (due positivi e due negativi) su un altro film che avete visto in quarantena? Parliamone nei commenti qua sotto, oppure su Twitter con l'hashtag #DdVotr
Bene, io sono Grizzly, come sempre vi ringrazio per essere arrivati in fondo al vlog. Vi invito a LAVARVI LE MANI e poi mettere un bel pollice-in-alto lindo&pinto, condividere questo vlog con i vostri amici su Whatsapp, Telegram e le altre app social: evitate - in questo momento - di andare dagli amici e dirgli “Guarda questo vlog di Grizzly”: non è il momento! Più avanti ci sarà tempo e spazio di fare anche questo.
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RESTATE TUTTI QUANTI A CASA! Presto ne verremo fuori.
Per il momento, come sempre: grazie, ciao a tutti e ci vediamo alla prossima!

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