Capitolo 1 - i fatti
25 aprile 1986Pripyat (????'???, Pryp''iat): un piccolo sobborgo industriale in cui vivono moltissime famiglie soprattutto di giovanissimi. Sono tutti quanti o quasi dipendenti della vicina centrale nucleare, sita in realta' a circa 18km dalla citta' di Chernobyl (????ó????, Chornobyl), nel nord dell'Ukraina e a circa 100km dalla capitale Kiev.
La centrale e' composta da 4 reattori separati del tipo RBMK-1000 {Reaktor Bloshoy Moshchnosti Kanalniy [Reattore (a) Grande Potenza (del tipo a) Canale]}, gia' tristemente noti anche per l'incidente del K-19; ognuno dei quattro reattori produce circa 1GW di energia elettrica e 3,2GW di energia termica.
Il reattore RBMK e' un reattore con moderatore a grafite e definito "a coefficiente di vuoto positivo", questi paroloni in sintesi significano che il reattore ha un punto di vuoto (es. 20 MW) sotto il quale la potenza generata scende drasticamente ma contemporaneamente aumenta violentemente la temperatura del nucleo; la procedura di spegnimento del reattore e' infatti complessa e richiede il perfetto funzionamento dei meccanismi di raffreddamento e delle barre di controllo [barre di una miscela di argento, cadmio e boro che, quando in posizione, assorbono buona parte dell'emissione di neutroni delle barre di combustibile (uranio) fermando o rendendo comunque trascurabile la reazione].
Le barre di controllo sono gestite per mezzo di un meccanismo elettromeccanico ma sono agganciate al meccanismo per mezzo di elettromagneti, in maniera tale che attivando la procedura di emergenza, denominata SCRAM (si attribuiscono diversi significati a questo termine, il piu' in voga e' l'acronimo per "Safety Control Rods Axe Man", che vuole intendere il gesto quasi onomatopeico di un utente che taglia con una spada tutte le funi che reggono le barre di controllo, facendole cadere nel reattore), le barre di controllo ricadano dentro il reattore in pochi istanti per forza di gravita'.
Ma andiamo avanti. La centrale di Chernobyl produce all'incirca il 10% del fabbisogno di energia elettrica dell'Ukraina. Come ho detto la giornata e' soleggiata e tutto quanto e' tranquillo.
Ora, di nuovo una digressione tecnica: forse non lo sapete, ma al contrario di altri sistemi di produzione elettrica (es. olio combustibile) le centrali nucleari non sono elettricamente autonome. Oltre a dipendere da altre centrali per l'alimentazione dei servizi e delle apparecchiature di sicurezza, sono disponibili dei gruppi elettrogeni ad avviamento rapido per coprire appunto entro pochi minuti la necessita' operativa della centrale stessa.
Questa mattina intorno a mezzogiorno e' previsto un test appunto di funzionamento dei sistemi di alimentazione elettrica di emergenza per mezzo dei gruppi elettrogeni, ma per effettuare questa operazione in sicurezza bisogna abbassare la potenza del reattore dai circa 260MW di ciclo di produzione medio ad almeno 40MW.
I tecnici (in realta' sono quasi tutti elettricisti o ingegneri, ben pochi seriamente preparati sull'argomento radioattivita') preparano il reattore cominciando ad abbassare lentamente le barre di controllo.
Alla quota di circa 200MW viene uno stop: Kiev ha bisogno di energia elettrica a causa di un fermo di un'altra centrale (stavolta a olio combustibile) per un guasto. Il tempo previsto per la riparazione del guasto e' stimato in circa sei ore, pertanto per andare sul sicuro il test viene rimandato alla mezzanotte (al cambio turno) in maniera tale che lo stesso possa essere seguito direttamente dallo stesso personale del turno di notte in tutta la sua esecuzione.
Altra digressione tecnica: il reattore ha due cicli dell'acqua: uno e' quello dell'acqua che viene mutata in vapore ed usata per far girare le turbine, l'altro e' il circuito di raffreddamento del moderatore.
26 aprile 1986
A mezzanotte e mezza circa, si comincia ad avviare il test.
La potenza del reattore viene lentamente portata intorno ai 100MW, la temperatura sembra normale e tutto sembra procedere per il verso giusto. Viene chiusa la valvola del ciclo del vapore, spegnendo le turbine. Il circuito di raffreddamento e' a pieno regime: oltre a dover mantenere a temperatura costante il moderatore, adesso il sistema deve anche rispondere del fatto che il vapore rimane in pressione nel circuito senza passare dalle turbine.
Intorno ai 90MW il reattore ha un crollo improvviso di potenza scendendo sino a circa 5MW, e per il fattore di vuoto la temperatura del nucleo in pochi istanti si avvicina ai 1000 gradi centigradi.
Gli operatori abbassano le barre di controllo, e attendono la stabilizzazione. Quando la potenza ritorna lentamente ai 50MW, il responsabile del turno contro il parere degli operatori su una effettiva stabilizzazione del nucleo (che viaggia ancora intorno ai 650 gradi, contro i 200 circa di esercizio) fa alzare le barre.
Per evitare l'intervento dei meccanismi di emergenza, viene escluso il circuito di emergenza (che dovrebbe intervenire per spegnere il reattore): il responsabile ed alcuni degli operatori sono convinti di poter controllare la situazione seguendo semplicemente le procedure di emergenza.
Qualcosa non quadra: la potenza del reattore sale troppo velocemente. Alcuni operatori cercano sui manuali le procedure di controllo, ma cominciano a comparire intere pagine tagliate con un pennarello. Viene chiamato al telefono il progettista della centrale, Viktor Bryukhanov, il quale dopo qualche dubbio iniziale consiglia di seguire ugualmente le procedure che risultano tagliate.
La procedura non funziona ed il reattore raggiunge una potenza di oltre 400MW con una temperatura superiore ai 2500 gradi (i termometri della centrale arrivano a quel valore massimo di scala, poi si rompono).
Uno degli operatori decide di effettuare lo SCRAM, ma non funziona! Le barre di controllo entrano nel reattore solo per circa i due terzi della loro lunghezza: i canali del moderatore si sono infatti deformati a causa del calore!
Il nucleo - con reazione attiva, anche se per solo un terzo - continua a surriscaldarsi: tutta l'acqua nel reattore (di entrambi i cicli) e' ormai vaporizzata.
La pressione del vapore e' enorme, la reazione cresce di intensita', la temperatura del nucleo aumenta costantemente!
26 aprile 1986, 01:23:58
Il reattore non riesce a tenere la pressione del vapore, e scoppia: la copertura del reattore (un "tappo" circolare di calcestruzzo spesso 80cm) salta via come il tappo di una bottiglia di spumante. Una gigantesca nube di vapori radioattivi si alza dal nucleo.
Il nucleo, ormai incandescente viene a contatto con l'ossigeno dell'atmosfera e con l'acqua ormai separata in idrogeno ed ossigeno. Una gigantesca esplosione innescata dal nucleo spazza via il resto della copertura della centrale.
Il combustibile (uranio) ed il moderatore, con tutta la struttura, vengono letteralmente eruttati dalla centrale giungendo ad altezze e distanze impressionanti (saranno raccolte schegge del moderatore sino ad un km di distanza dalla centrale).
Questa esplosione, nella sfortuna, rappresenta quantomeno una fortuna: il reattore e' ormai talmente deformato e danneggiato che buona parte della reazione si placa (in caso contrario, superati i 7000 gradi circa, il reattore avrebbe potuto esplodere come una gigantesca bomba atomica o continuare a scaldarsi fino a decine di migliaia di gradi e provocare una "sindrome cinese")
Va via la luce, nella sala di controllo (che non si trova a vista rispetto al reattore) nessuno ha bene idea di cosa sia effettivamente successo. Gli operatori che erano vicino al nucleo vedono nel buio un grande bagliore rossastro-violaceo: non capiscono che cosa succeda: cosa puo' bruciare in quel modo emettendo quella luminosita'? Solo il nucleo potrebbe bruciare emettendo quella luce spettrale!
Due operatori arrivano a pochi metri dal nucleo, ma quando si rendono conto del pericolo e' ormai troppo tardi! Saranno le prime due vittime: moriranno intorno alle 2 di notte a causa della forte contaminazione radioattiva e per aver respirato fumi tossici.
L'esplosione provoca un gigantesco incendio. Vengono chiamati i vigili del fuoco della vicina stazione di Pripyat; nessuno li avverte del pericolo e loro stessi di per se non e' la prima volta che vengono chiamati per incendi sulla centrale: si dirigono alla centrale indossando le normali uniformi e senza alcuna attrezzatura specifica.
Due squadre dei pompieri arrivano nella centrale e cominciano a spegnere un gigantesco incendio sul tetto del reattore numero tre.
Eppure cominciano a capire che c'e' qualcosa che non va: dopo aver domato l'incendio tutti quanti hanno una forte tosse (nonostante non ci fosse tantissimo fumo), si sentono spaesati: tutti quanti hanno provato (appena giunti sul posto) una strana sensazione come di spilli che li pungevano sulla faccia; ora tutti sentono un forte sapore metallico in bocca.
Cercano di bere qualcosa, molti si accendono una sigaretta per togliersi quel sapore in bocca, qualcuno comincia a vomitare.
Hanno tutti respirato fumi, vapori e polveri fortemente radioattive, e sono tutti definitivamente contaminati. Sono talmente contaminati che quelli che resteranno nei loro ultimi giorni (non piu' di trenta, purtroppo) in ospedale rimarrano sotto le tende ad ossigeno.
Talmente contaminati che gli stessi infermieri avevano paura a toccarli.
Talmente contaminati che cominciarono a perdere la pelle, a sanguinare dal naso, dagli occhi, dalle orecchie; qualcuno perse interi strati di epidermide come se fossero dei vecchi vestiti (un testimone racconto' che si era alzato dal letto e la pelle delle gambe gli si era sfilata come un paio di pantaloni).
L'esplosione rilascia, nel raggio di circa 100 metri dal reattore, una dispersione di oltre 30 mila Sievert, con una dose media di radiazioni fra i 180 ed i 220Gy nel raggio di 5km dall'area dell'incidente [in sintesi: 300Gy (gray, dosi di raggi gamma) sono considerati letali nel giro di 30 minuti). Vengono rilasciate in atmosfera non solo gas e vapori, ma anche tonnellate di polveri sottili fortemente contaminate.
Le polveri contengono elementi non volatili quali Zirconio 95, Niobio 95, Lantanio 140, Cerio 144, una serie di elementi transuranici (quali nettunio e plutonio) e tracce di attinidi minori (Americio, Curio, Berkelio, Californio, Einsteinio, Fermio).
Ci fu anche un grande rilascio in atmosfera di Iodio-131 (un isotopo con un emivita di circa 8 giorni) che fece i danni piu' grossi sul lungo termine: moltissimi bambini furono infatti esposti non soltanto a dosi di circa 50Gy, ma soprattutto respirarono polveri e vapori radioattivi ricchi di questo isotopo che tende a raggiungere la tiroide velocemente.
Il rilascio di questa sostanza e' stata la principale e maggiore causa dell'incidenza di tumore alla tiroide nell'area di Pripyat.
Ma torniamo ai fatti.La dimensione della catastrofe fu chiara solo nella mattina del 26 aprile, quando finalmente venne sorvolata l'area della centrale con un elicottero.
L'edificio del reattore era completamente scoperchiato, da alcune famose immagini girate da un elicottero, e' chiaramente visibile il nucleo ancora attiva che emette uno spettrale bagliore di colore rosso-violaceo vivo. I fumi e i vapori dell'incendio continuano a fuoriuscire dalla centrale, e con esso anche l'invisibile nemico delle radiazioni.
Bisogna intervenire, molto rapidamente, ma la situazione della guerra fredda ed il forte insabbiamento tipico del governo russo fanno agire i responsabili con (scusate il gioco di parole fuori luogo) i piedi di piombo.
Solo il giorno successivo (il 27 aprile) si decide di operare gettando della sabbia con gli elicotteri sopra il nucleo, per soffocare l'incendio e cercare di gestire la dispersione radioattiva. Si decide per una miscela di sabbia di boro, piombo e argilla. Diversi elicotteri fanno la spola sopra la centrale per gettare tonnellate e tonnellate di questa sostanza, tutto intorno si cominciano a raccogliere le scorie e le polveri, finalmente viene dato l'ordine (ma e' ormai tardi! Inutile continuare a ripeterlo) di evacuazione della vicina Prypiat: ai cittadini viene detto che saranno fatti rientrare nel giro di tre o quattro giorni. Ad oggi Pripyat e' una citta' fantasma e nessuno puo' rientrarci ne' potra' farlo, forse per migliaia di anni...
Nel frattempo il mondo non e' ancora informato di quanto e' accaduto, ma i sentori ci sono nell'aria: una gigantesca nube di polveri e gas radioattivi comincia ad espandersi su tre grandi braccia, lambendo l'Europa e la Russia.
In Svezia i dipendenti della centrale nucleare di Forsmark (a circa 1100km da quella di Chernobyl) risultano positivi ad alcuni test d'ingresso, ma qualcosa non convince: un dipendente e' appena rientrato da un periodo di ferie e - al suo primo ingresso in centrale - risulta avere le scarpe contaminate.
Viene fermata la centrale e vengono eseguiti immediatamente dei controlli, ma e' evidente che la dispersione si trova all'esterno della centrale stessa (addirittura alcuni dosimetri che vengono portati da un'altra centrale risultano gia' contaminati prima di superare il varco d'ingresso, mentre quelli conservati dentro la centrale registrano valori normalissimi). Nella serata, analizzando le altre centrali limitrofe e le carte meteorologiche, si chiarisce la situazione: qualcosa e' successo in Ukraina!
Nel tardo pomeriggio la notizia filtra grazie ad alcuni radioamatori in Ukraina (che parlano dell'evacuazione e di un primo - sottostimato - conteggio delle vittime), poi nella serata viene confermata dal governo russo.
La nube di polveri e gas radioattivi giungera' sino in Italia.
I lavori di messa in sicurezza della centrale vanno avanti, ma sono molti gli errori ed i rischi che vengono fatti.
Moltissimi volontari andranno a gestire la situazione intorno alla centrale (i famosi "liquidatori" che vengono mandati ad aprire una serie di valvole di sfogo o a scavare il tunnel sotto la centrale per raggiungere il nucleo dal basso): buona parte di loro sono vigili del fuoco, che non vengono assolutamente informati (o in maniera altamente limitata) dei pericoli che corrono.
Viene scavato un tunnel sotto la centrale per determinare lo stato del nucleo e poterne misurare la temperatura. Intorno ai primi giorni di maggio la copertura di sabbia collassa su se stessa riempiedo il vuoto delle parti di moderatore che si sono incenerite. Si rilascia una seconda nube radioattiva, e si continua a coprire con tonnellate di sabbia. Un elicottero precipitera' a causa di un malore del pilota, facendo crescere ancora il numero delle vittime.
Nei primi giorni di maggio si cominciano a propinare, soprattutto ai bambini, degli improbabili intrugli a base di iodio per cercare di ridurre l'assorbimento dello Iodio-131. Comincia ad essere chiaro che nessuno tornera' mai a Pripyat (anzi, tutte le persone nel raggio di 30km dalla centrale saranno trasferite, e si costruiranno nuove citta' per loro) e ormai non si puo' andare in quella citta' neppure per recuperare i poveri oggetti rimasti: a tuttoggi sono rimasti in quella città non solo mobili, ma anche vestiti, giocattoli... tutto e' definitivamente e pericolosamente contaminato.
Finalmente giunge la decisione: si deve rinchiudere tutta la struttura. In poche settimane (i lavori saranno completati intorno a dicembre di quell'anno) si costruisce un gigantesco sarcofago di calcestruzzo ed acciaio per mettere in sicurezza il reattore.
I lavori procedono a rilento, anche perche' i turni durano pochissimo tempo (mediamente due ore) e gli operai sono costretti a lavorare indossando protezioni personali molto scomode (comprese delle pettorine in metallo e delle maschere antigas). Talune di queste protezioni non sono molto utili: alcuni dei "liquidatori" sopravvissuti racconteranno che dopo un'ora circa di permanenza gli occhi bruciano e la gola e' talmente gonfia ed arrossata che diventa difficile respirare o parlare.
La struttura del reattore e' ormai murata dentro questo enorme sarcofago, ma la temperatura del nucleo rimane costante. A distanza di 20 anni la temperatura del nucleo praticamente non e' scesa che poche decine di gradi, e rimarra estremamente caldo per migliaia di anni.
Inoltre in questi venti anni si sono aperti dei buchi dai quali filtrano radiazioni e polveri.
Intorno alla centrale, come ci ha fatto notare anche il buon Piero Angela nello speciale di Superquark, il livello di radiazioni ormai non e' molto alto (24 ore di permanenza intorno alla centrale registrano approssimativamente la stessa dose di radiazioni di una radiografia al tronco), ma il problema piu' grave rimangono le polveri: per quanto siano state rimosse moltissime, lo stesso pulviscolo atmosferico e' ancora contaminato, da sostanze con un emivita superiore ai 10 milioni di anni...
Ora si progetta di murare nel calcestruzzo tutta la strutta della centrale in un progetto mastodontico e dai costi proibitivi per i quali solo un terzo della cifra e' attualmente disponibile.
Capitolo 2 - analisi personale e danni a lungo termine
Non voglio assolutamente schierarmi da una o dall'altra parte della guerra di cifre in corso in questi anni, pur sostenendo che le cifre sbandierate da Greenpeace siano evidentemente fuori da ogni canone e allo stesso modo quelle attualmente sostenute dal governo russo siano una gigantesca sottostima di quelle attuali: sono d'accordo con le Nazioni Unite che mai si potra' fare chiarezza su questo argomento e che comunque i danni a lungo termine non potranno mai essere stimati.Ho una casa a Cadine, in provincia di Trento, come forse qualcuno gia' sa. Un nostro vicino di casa partecipa da alcuni anni ai progetti di scambio culturale con l'Ukraina e ospita ogni anno per alcuni giorni uno dei tanti bambini che rappresentano le principali vittime di questo danno.
Sono moltissime le manifestazioni che si compiono quest'anno, affinche' rimanga viva la memoria di questa catastrofe, causata dagli interessi economici dell'uomo posti sopra a tutto quanto.
Eppure non me la sento di dire che fatti come quello di Chernobyl dovrebbero insegnare a non usare certe forme di energia: nonostante tutto io non mi sento contrario all'uso del nucleare.
Ci sono molte cose che vanno a vantaggio di questa forma di energia, ed una delle cose che non va dimenticata e' che moltissimo l'uomo ha imparato dai suoi errori e - per quanto questo errore abbia insegnato ad un altissimo costo di vite umane, sono convinto che con le tecnologie attuali siamo in grado di costruire centrali nucleari molto sicure.
Non dimentichiamo che la principale causa del disastro di Chernobyl non e' da attribuire in se agli uomini della centrale, quanto piuttosto al reattore RBMK-1000 in se stesso, per il quale ormai sono chiari i pesanti difetti costruttivi (tanto per esempio: attualmente come moderatore si usa l'acqua pesante, e non certo la grafite!).
E' inoltre evidente che c'e' bisogno di grandi interventi di bonifica in quella regione dell'Ukraina, ma tali interventi devono partire non dall'idea generalizzata di "fare della beneficienza" bensi' dallo sviluppo di specifici progetti atti al recupero del territorio, della popolazione, delle risorse.
Sono encomiabili i progetti di scambio culturale che portano talune delle vittime a viaggiare nel mondo, a venire qui in Italia (come appunto il progetto della provincia di Trento), come sono discutibili ma aiutano anch'essi, i progetti di "turismo nucleare" con cui si invitano gli interessati a visitare l'area, la centrale in cui si mantiene sotto controllo il sistema e si analizzano le risorse e i progetti che sono in corso per il recupero del territorio.
Nel concludere questo articolo (nel quale penso si evincano in maniera piu' che evidente non solo i miei studi da maturita' scientifica ma anche le informazioni che ho raccolto quest'anno sull'argomento) voglio citare alcune delle risorse dalle quali ho tratto informazioni.
Sicuramente al primo posto va il sito http://www.pripyat.com/en/, che introduce sull'argomento in maniera rigorosa.
Seguono poi la Wikipedia, soprattutto nell'area in lingua inglese e nella pagina proprio dedicata alla tragedia, oltre a Google e a molti altri strumenti che da esso sono derivati.
Devo pero' dire che moltissima documentazione sull'argomento (ed in particolare filmati, documentari e persino una "fiction" che narra il disastro minuto per minuto) non e' stato facile reperirla almeno in lingua inglese, e addirittura il documentario piu' completo in lingua ukraina...
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