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domenica 13 luglio 2008

Un mare... di lacrime?

Domenica mattina. Ieri sono stato al cimitero a trovare i parenti e la nonna (di cui, peraltro, continuiamo ad attendere l'aggancio della lastra di marmo con la targhetta e la foto... mah?), per cui oggi ho deciso di dedicare la giornata a cercare di rilassarmi e allontanarmi dal caldo torrido (e dall'ordinanza con divieto di circolazione per mezza citta') facendo una puntatina a Morghella.
Sono partito intorno alle sette, una breve pausa in autostrada a Serramendola per fare colazione (solo un cornetto ed un caffe', entrambi un tantinello discutibili) e poi finalmente ho assaggiato il nuovo tratto di autostrada che mi ha portato fino a Noto, subito fuori citta' ed in prossimita' del bivio di Calabernardo (Uhm: nota per il futuro: tornando da Marzamemi anziche' seguire la segnaletica per l'autostrada e' meglio arrivare al bivio del Lido di Noto, girare a destra verso il lido e poi di nuovo la prima a destra verso l'ingresso dell'autostrada: e' molto piu' breve e diretto!).
Giungo a Morghella poco prima delle otto. Il tempo sembra incerto (fino quasi a Marzamemi il cielo appare grigio), ma in spiaggia comincia a farsi strada un pallido sole. Un gabbiano solitario gira nel cielo continuando a passare fra il mare e la terra. Mi stendo sulla sabbia ancora fresca e ne approfitto per rilassarmi un po', senza pensare al lavoro della settimana e via dicendo.
In spiaggia ci sono un paio di tende (cominciano ad andare di moda queste tende a montaggio extra-rapido, eppure rimpiango i tempi degli scout e le canadesi da montare piantando i chiodi a terra intorno alla base, e i picchetti per tenere i tiranti, ma la tecnologia va avanti. (-:
Affronto l'acqua intorno alle otto e mezza, quando il sole comincia a far sentire il proprio calore tutto intorno e diverse altre persone cominciano a raggiungere il posto e prendere posizione intorno a me, piantando ombrelloni e spargendo sdraio, asciugamani e altri ammenicoli.
L'acqua e' ancora piu' fresca che piacevole, ma dato il caldo non mi lamento. Tuttavia prima di affrontare l'acqua con un lancio secco, verifico di avere le tasche vuote e, soprattutto, data la trasparenza dell'acqua stessa, l'assenza di ospiti indesiderati, poi mi fiondo in acqua in una sensazione di spilli che mi passano tutto il corpo, ma che comunque e' migliore di quella dei raggi solari che cercano di tostarmi.
Mentre torno a riva, noto (con disappunto) che il gruppetto delle due tende alla mia sinistra e' sveglio, pimpante e - soprattutto - quattro ragazzi e una ragazza del gruppo stanno giocando a pallone relativamente vicini, sbraitando in un dialetto prossimo al modicano. E' in questi momenti che maledico di aver perso, per l'ennesima volta, i tappi di cera al silicone che uso di solito in questi frangenti (possibile che devo comprarne un paio ogni anno? Ma dove cavolo li butto ogni volta???).
Verso le nove e un quarto, quando ho dato una buona tostata sia alla mia pancia che alla mia schiena, affronto nuovamente l'acqua, che comincia ad avere una temperatura piu' piacevole, ed in questo frangente noto nuovamente la serie di piccoli pesci (sembrerebbero delle sogliole, o simili) che si nascondono nella sabbia. Uscendo, pero', incontro con orrore un oggetto bianco con le punte rosse che dapprincipio mi era persino sembrato l'involto di un cioccolatino, salvo poi notare che le punte rosse battevano all'unisono: maledetta disgraziata, aspetta che giro dall'altro lato. Bene. Speriamo che non si ripetano le invasioni degli anni passati.
La speranza e' vana. Intorno alle dieci meno un quarto rientro in acqua e, quando sono sul punto di tuffarmi, mi rendo conto che la quantita' di meduse sta lentamente crescendo. Rimango immerso fino al collo vicino alla riva, dopo essere riuscito a trovare un posto senza troppi rischi, ma poi anche per rientrare sono costretto a fare una lunga serie di slalom.
La situazione degenera poco dopo le dieci: mentre stavo arrostendo al sole seguivo con la coda dell'occhio le peripezie della famigliola che mi si era piantata vicino, specie della bambina di tre-quattro anni che ho mentalmente soprannominato "Maggie Simpsons", dato che mi ricorda la piccola poco prima di partire per il mare: cappellino di paglia rossa, leggermente spropositato; strato di crema iperprotettiva tipo 50+ ex "blocco totale" spesso e impastato a sabbia simile a tonachina bianca Megaprem T600; occhiali da sole dei fumetti (credo); nuotatrice olimpionica (ritengo), dato il paio di braccioli giganteschi e dai colori sgargianti che le impediscono i piu' semplici movimenti, accoppiati ad un corpetto gonfiabile dei Looney-Toons e a un salvagente con colori non dissimili ai braccioli.
Affronta l'acqua cosi' bardata, restando sottocosta per alcuni minuti, quando improvvisi ululati di un alto numero di decibel e che spaziavano su diverse frequenze dell'udibile e dell'ultrasonico, hanno portato scompiglio nel raggio di diverse decine di metri intorno a lei (recando confusione anche fra le formiche che zampettavano intorno a me e ai gabbiani che volavano sulla spiaggia, ritengo). Ci avviciniamo in molti, mentre un genitore la porta a riva e la libera tutte le bardature mentre ella e' ancora impegnata in una fase di urla e pianti, a causa della carezza ricevuta sulla gamba da una pronipote della dea Medusa.
Classico capannello di gente, una signora offre dell'ammoniaca, tutti escono dall'acqua e ci si ritrova millemila persone in spiaggia e due o tre in acqua armati di retina che tirano fuori una sparuta percentuale di meduse... Mentre avviene cio', raccolgo le proverbiali armi e ritagli e rientro a Siracusa, con le opportune pive nel sacco, arrivando a casa intorno alle 11...

... speriamo che la settimana prossima vada meglio...

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