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mercoledì 22 febbraio 2012

Sanremo, il re si è rivestito

Lo ammetto. Ci ho messo un po' di tempo per poter guardare, con calma, la registrazione dell'intervento di Celentano a Sanremo di giorno 18. Ci ho messo un po' non solo per il poco tempo, da dividere fra lavoro e tempo libero, ma soprattutto perché - voglio essere sincero - dopo tutto il casino che è uscito intorno alla prima serata, non me la sentivo di affrontarlo a cuor leggero, prevedendo che cosa sarebbe successo.
E infatti sin dall'inizio si capisce che il secondo monologo, infarcito di momenti di relax o tensione col pubblico, è stato abbondantemente artefatto per dare una risposta alle reazioni del primo.
Tralascio le lamentazioni sul cambio verbale (tu hai detto "andrebbero", anche io ho usato il condizionale: "Ma da qui a dire che dovrebbero chiudere, no"), perché comunque anche io ho sottolineato l'idea personale, in democrazia [e d'altronde per me non dovrebbero esser chiusi quei giornali, ma questo non toglie l'indicarli per il pubblico ludibrio se necessario (-: ], e le tralascio perché nonostante i 29 minuti circa di presenza a video, devo dire che in realtà esce ben poco se non qualche chiarimento, tranne uno, buon Adriano: non ci hai spiegato perché hai usato il palcoscenico di Sanremo per dare del deficiente ad Aldo Grasso, ma come hai detto tu, siamo in democrazia, per cui te lo concedo. Con il condizionale, se c'era nel verbo. O con la condizionale, se Grasso decidesse di querelarti per diffamazione a mezzo stampa. Solo che forse non lo farà, perché vedi, ci sono momenti in cui si dice "se lo spiego al muro, almeno lui mi capisce".
Però voglio spezzare anche io una lancia a tuo favore, caro Adriano. Se il tuo discorso fosse avvenuto gratuitamente (e non dietro un compenso pesante da versarsi in beneficenza) avrei apprezzato molto di più la sua tagliente sottigliezza. Ma dopo che, come molti italiani, ho pagato il canone per buttare 'sti settecentomila euro (e meno male che almeno andranno in beneficenza), mi sento un po' amareggiato. Però non penso che sia da buttare. Se fossi stato in teatro [horresco referens] comunque sarei stato nella categoria di pubblico che applaudiva, magari evitando di urlare "vai adriano sei tutti noi", o quel "Viva Sant'Adriano" di cui dicevo la volta scorsa. Ma non l'avrei fischiato. E anzi chapeau a quel "Adesso potete fischiare!", sebbene il discorso sia talmente teocentrico da rasentare, secondo me, il proselitismo religioso evangelista...

Ma questo secondo intervento, comunque, come dicevo risente moltissimo dell'influenza delle molte opinioni e reazioni contrastanti che ci sono state su tutti i media ("m*E*dia", Adriano, con la E, non con la I, porca miseria: vuoi tanto guardare il dizionario e non sai che è LATINO, non inglese), e pertanto appare smorzato e fatto soprattutto per chiarire un'ideologia che, in realtà, era facile da determinare non lasciandosi guidare (come i fischiatori) dal non dover pensare che tutti gli attacchi alla chiesa e alle istituzioni e ramificazioni religiose sia da vedere sempre e comunque come lesa maestà. In conclusione: oltre che ad aver aspettato un po' prima di guardare il discorso di Celentano, devo dire che ero titubante anche se scrivere questo articolo o meno. Diciamo che alla fine ho voluto dire la mia e che, dato che ci saranno altri inutili strascichi sui media, mi fermo. Almeno finché non dovesse saltare fuori qualcosa di importante.

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