venerdì 28 settembre 2007

Birmania (2)

Nel leggere un po' non solo le opinioni ma anche i fatti che la stampa ed i blogger stanno riportando dalla Birmania [a proposito, ho cambiato anche il titolo del vecchio articolo e d'ora in avanti non usero il termine Myanmar, perche' sono d'accordo con chi dice "si chiama Birmania, non e' corretto dare seguito al governo militarizzato neppure nell'intenzione di cambiare il nome allo stato" (PS: oggi ho messo maglietta e pantaloni rossi, fa testo anche se e' l'uniforme aziendale?)], rimango sempre piu' amareggiato.
Putin ha approvato anche lui che il momento attuale non e' quello ideale per le sanzioni (allora ogni tanto qualcuno permette al criceto di far girare la rotella: credete veramente che in caso di sanzioni economiche, le stesse verrebbero pagate effettivamente dal governo in carica piuttosto che dalla popolazione gia' in ginocchio?
Oggi leggo sul portale mizzima che l'esercito ha aperto il fuoco deliberatamente sui manifestanti, a Pazuntaung; colpi di fucile automatico per disperdere 10 mila manifestanti.
La situazione sta sfuggendo di mano non solo alla giunta (no, non lo scrivo maiuscolo, vedi sopra) ma anche al consiglio di sicurezza delle nazioni unite: e' di oggi la notizia che si ha bloccato internet, che e' partita la caccia ai reporter (beh, restano ancora i radioamatori, voglio sperare, almeno come successe con Chernobyl), pero' dall'altro lato la giunta ha fornito il visto d'ingresso all'osservatore delle nazioni unite.
A proposito: in questo momento sul sito delle news delle nazioni unite non si parla dell'argomento, per dare maggiore risalto ad Iraq, Afganistan, Togo e Palestina. Forse questo dimostra che e' anche sbagliato approfondire un argomento scottante come questo solo perche' fa audience.
Certo: ci avviciniamo ad una rivolta ben peggiore di quella argentina. Ci avviciniamo ad una situazione di stallo da cui potrebbe saltare fuori un altro colpo di stato (no, non dei monaci, di sicuro) o scoppiare la guerra civile e ripetere la repressione nel sangue come avvenuto in passato (beh, attualmente ritengo che - prendendo con le dovute pinze le notizie sui morti a seguito di fucilate contro la folla, perche' non ci sono riscontri ufficiali al momento - la repressione nel sangue sia bellamente in corso, di fronte ad una comunita' internazionale che non puo' fare molto).
Non so che cosa ci riserva il futuro nello sviluppo di questi fatti, ma quantomeno mi trovo in parte d'accordo con Aghost che ci si stia speculando troppo sopra.
PS: io non chiudo il blog per questo. (-:

4 commenti:

Anonimo ha detto...

ciao grizzly, ho inserito sul mio blog una mail che è arrivata su radio archimede, questo è l'indirizzo sul quale bisogna andare per firmare contro la repressione in birmania:
http://www.amnesty.it/appelli/azioni_urgenti/Myanmar
spero che possa servire, se vuoi vai sul mio blog copia e incolla l'email...grazie!

Grizzly ha detto...

Come mi sono gia' espresso migliaia di volte, firmare petizioni on-line non serve ad una beata mazza.
Se ci si vuole fare sentire, si deve essere entita' reali.
Nome, cognome, indirizzo, citta', codice fiscale. Su un foglio di carta unitamente ad un autografo (-: da spedire fisicamente alla sede di Amnesty. Le petizioni on-line non hanno neppure valore legale, se pur l'iniziativa di amnesty e' lodevole.

Anonimo ha detto...

NON è SOLO ON LINE C'è PURE LA POSSIBILITA' DI FIRMARE IN MANIERA CARTACEA BASTA STAMPARE IL MODULO SULLA PAGINA LINKATA...
NON IMPORTA SE PUO O NON PUO SERVIRE, QUELLO CHE ACCADE E' TALMENTE GRAVE CHE OGNI COSA VA BENE...PERSINO PREGARE...MA QUELLO NON LO FACCIO PIU DA MOLTO TEMPO ORMAI!

Grizzly ha detto...

Il fatto che tutti stiano guardando la Birmania con interesse, secondo me gia' ha sortito parte di quello che era necessario. Almeno il mondo adesso non puo' dire che ignorava quello che stava succedendo. (-: