Sei anni, il 4 febbraio.
Sei anni, da quel 4 febbraio 1999, quando per condire meglio la situazione allucinante che si presentava con me alle soglie della fine del servizio civile, con il lavoro in televisione ormai buttato via, con mio padre morto da un anno e mia nonna in condizioni critiche a seguito dell'intervento al femore [il secondo in due anni (prima si è rotta la gamba sinistra, poi quella destra, en plein)]...
... sei anni dall'ultima telefonata con la mia ex, a scoprire che il suo cambio di ateneo da Catania a Napoli era stato sufficiente a dare un colpo di spugna a cinque anni e passa di storia.
E sono passati sei anni nei quali ho voluto prendere una "pausa di riflessione", ma ora questa pausa, mi rendo conto, è durata troppo.
Non mi sento più "uccel di bosco", ma pesantemente scapolo.
So che devo darmi verso se voglio porre fine a questa situazione, ma so anche di essere rimasto l'ultimo romantico "all'antica" e temo che non mi sentirei soddisfatto dal voler costruire una storia destinata a non durare, oppure preoccupato dall'affrontare una storia destinata a trasformarsi nel mio futuro.
È una famiglia quella che vorrei costruire, basata su quei sani principii che regolano il mondo.
Vedremo: è un mondo difficile, come disse qualcuno.
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