domenica 12 gennaio 2020

VLOG 301: Kubo e la Spada Magica, la mia analisi



Benvenuti a bordo, viaggiatori: io sono Grizzly.
Nel periodo festivo ho avuto modo di recuperare qualche film che volevo vedere da un sacco di tempo.
Uno dei film che ho recuperato, che è un film un tantinello datato (perché è del 2016), è stato “Kubo e la Spada Magica” ed è un film di cui voglio parlarvi oggi, perché - anche se è un film molto datato - l'ho potuto vedere appunto in «prima visione» (tra virgolette) solo a dicembre 2019 ed è un film che vi voglio consigliare, ve lo voglio consigliare proprio per l'argomento che tratta, per come è stato sviluppato questo film, perché l'ho trovato veramente molto grazioso (ecco: prendiamola così).
Prima di continuare vi avverto, se non avete visto questo film, di fermare questo vlog e andare a recuperare il film: da una parte perché - come vi ripeto - è veramente bellissimo, è proprio grazioso, e quindi non ve ne pentirete; ma dall'altra parte perché nel corso di questo vlog ci saranno una quantità allucinante di spoiler.
Sul mercato cinematografico è stato accolto piuttosto freddamente e - secondo me - è sbagliato per vari motivi: prima di tutto proprio per il tipo di storia che ci narra, ma anche - proprio - per come è stato realizzato questo film.
Per cui benvenuti su questa puntata di Diario di Viaggio on the road.
[♪♫♪]

“Kubo e la Spada Magica” è un film del 2016 realizzato in stop-motion, con la cosiddetta tecnica del «Passo-1», che è una tecnica che *adoro* perché nel mio lontano passato, quando ho avuto la mia prima webcam, PROVAI a cimentarmi nella realizzazione di una brevissima animazione in stop-motion, e pensai: "Vabbè: ci vorrà un minuto a scattare uno o due fotogrammi, quindi in un'oretta dovrei riuscire ad aver realizzato qualcosa di… decente, più o meno!" [sospiro] ci ho impiegato più di quattro ore a realizzare una cosa PIETOSA di circa tre secondi e mezzo, ed è stato un lavoro MASSACRANTE, e da allora - credetemi - ho una stima INFINITA per chi va a realizzare in stop-motion dei lavori di un'ora/un'ora e mezza/un'ora e quaranta… dei film in stop-motion di una "durata media"… c'è - alle spalle - un lavoro PAZZESCO e ne ho una stima infinita.
Inoltre il fatto di aver a che fare con un film realizzato in stop-motion ti mette di fronte a una cosa particolarissima, perché la scenografia, ciò che vedi sullo schermo, è PROFONDAMENTE IMMERSIVO, perché ciò che stai vedendo sullo schermo è reale: sono dei pupazzetti e degli elementi che vengono inquadrati dalla camera, non è tutto realizzato in digitale su un piano virtuale, quindi c'è una profondità d'immagine completamente differente.
Il film è molto semplice, la trama di base è abbastanza originale (è un racconto "un po' fuori dagli schemi") ma - proprio "alla base, alla base" - quello che vediamo è questo personaggio (Kubo), questo ragazzino che ha perso un occhio; noi percorreremo un viaggio assieme a questo personaggio, perché Kubo dovrà intraprendere un viaggio "scappando" dalle proprie zie… quello che è il classico cliché del viaggio, che non è solo "il viaggio alla ricerca dei pezzi di un'armatura che servirà a combattere il villain", ma anche un "viaggio spirituale", un "viaggio interiore": questo è il classico cliché del viaggio che deve intraprendere il personaggio per completare se stesso, quindi diciamo che - in questo - potremmo quasi definirlo uno «sfondamento di porta aperta», però il modo in cui viene affrontata questa trama, la storia che c'è alla base, questa stranissima magia che permea il personaggio di Kubo, che permea sua madre.
Kubo che - per recuperare un po' di soldi - va in piazza, nel villaggio, e suonando lo shamisen (shamìsen: non so come si chiama: questa specie di chitarra, di liuto giapponese), suonando questo strumento, questo shamisen, fa animare degli origami: gli origami animati diventano i personaggi delle storie che racconta.
Ora, in merito alla trama e in merito a un'analisi più specifica a livello cinematico di quest'opera mi fermo qui, perché - certamente - non sono la persona adatta a raccontarvi la trama, a raccontarvi il contenuto di un film, e prima di continuare vi segnalo l'analisi fatta dal buon Mattia (Victorlaszlo88) sul canale di Movie Planet, vi lascio il video linkato sul doobly-doo e sulla scheda: andate e recuperatelo, perché è un'analisi molto interessante sia a livello - proprio - di tecnica, sia a livello di trama, sia - in generale - a livello di «grammatica cinematografica» (sono tutti quegli argomenti in cui io sono totalmente impreparato, quindi lì mi faccio di lato e lascio spazio al buon Mattia, molto più bravo di me a esprimere questi concetti), ma quello di cui vorrei parlarvi oggi sono le sensazioni che mi ha lasciato questo film.
Questo film che - come ripeto - lo trovo molto grazioso, veramente ben fatto, ben narrato; a livello tecnico ci sono delle scene di combattimento di un dinamismo PAZZESCO, ECCEZIONALE: c'è - non so - il combattimento con lo scheletro gigante che ha un dinamismo incredibile, e poi, quando ti fermi un attimo a pensare "Ok: c'è grande dinamicità, c'è una grandissima azione: movimenti di camera veramente eccellenti… E TUTTO QUANTO È REALIZZATO IN PASSO-UNO!"
Ti viene la pelle d'oca anche alle sopracciglia, a pensarci!
È un film bellissimo, un film veramente grazioso, che consiglio di guardare con tutta la famiglia, perché è un film che racconta delle cose che sono dei messaggi molto positivi per i bambini, come l'importanza dell'essere vicini ai propri genitori e l'importanza dell'ubbidire ai propri genitori, ma anche una serie di situazioni che possono essere interpretate anche dalle persone adulte. Ci sono dei messaggi, dei temi, molto importanti: c'è il tema del "completamento spirituale", c'è bisogno - per Kubo - delle figure genitoriali e le figure che vengono, appunto, "sostituite" da Scimmia e da Scarabeo, che poi - più avanti - scopriamo essere…
in realtà, una volta scoperto che Scimmia è l'incarnazione della madre, ce lo immaginiamo che Scarabeo possa essere il padre, per carità, però è bello vedere che Kubo non lo immagina; quello che fa Scarabeo è cercare di costruire la figura genitoriale, cercare di essere "l'adulto responsabile" nei confronti del giovane.
Questo - sicuramente - è un messaggio molto positivo, che può essere recepito molto bene anche dalla persona adulta, quindi per questo dico: è un film sicuramente per famiglie ed è un film molto grazioso per la sua realizzazione, per il suo dinamismo, per la profondità delle scene e per la trama… un po' per tutto quanto, per questo "messaggio molto positivo".
Ora, sono rimasto molto colpito da alcune scelte nella narrazione: per esempio il mostro subacqueo che riesce a carpire - in qualche modo - la fiducia (la coscienza) di Kubo, perché Kubo sta facendo questo viaggio un po' anche alla ricerca di se stesso, e quindi il mostro potrebbe "costruire" quelle immagini che aiutano il bambino a trovare se stesso, invece l'adulto responsabile (che è Scarabeo) non riesce a farsi colpire… forse perché Scarabeo, comunque, da adulto (e da genitore) quello che riesce a vedere è la "luce" del proprio figlio, che è la cosa che è più luminosa, rispetto a tutto quello che c'è intorno: una cosa molto positiva, una cosa che - comunque - mi ha colpito, perché è una scelta molto particolare.
C'è solo la madre, una madre che ha questi momenti di profonda catatonia e poi… sembra tornare una persona normale, e poi di nuovo c'è la memoria che manca, un po' come se avesse l'Alzheimer o qualcosa del genere; e comunque potrebbe anche essere qualcosa di legato alla magia che permea la madre.
Ho trovato molto interessante questo rapporto di profondo amore con la madre, il fatto che la madre, nei sogni, cominci a far muovere gli origami anche lei, è questa cosa molto, molto simpatica.
Anche se ammetto che questo discorso della madre che passa dallo stato catatonico a uno stato di quella che appare come "piena normalità" mi ha lasciato qualche dubbio, persino il dubbio che, data la grande fantasia di Kubo (che riesce a animare gli origami), possa essere una fantasia anche quella della "madre normale" e quindi che la madre, in realtà, sia e rimanga sempre questo personaggio particolarmente catatonico, che ha solo dei brevissimi sprazzi di lucidità, sufficienti solo a "ricordargli di rientrare a casa entro il tramonto".
Ho trovato come punti molto positivi sia la trama e la narrazione in generale, proprio tutto lo sviluppo della trama è un punto che ho trovato particolarmente positivo, ma soprattutto ho trovato particolarmente positivo (mi è piaciuto tantissimo) il finale.
Questo finale che… lo ammetto: è giunto inatteso, perché quando tu fai questo tipo di percorso spirituale, che vuole portare a "combattere contro un villain" (contro il Re della Luna), quello che ti aspetti è che ci sia la sconfitta del villain, la *distruzione* del villain, l'uccisione del villain. Non ti aspetti - invece - un sacrificio, un "prendere il villain e trascinarlo dall'altra parte": è qualcosa di inatteso, ma è un messaggio molto, molto positivo, è un messaggio che mi è piaciuto tantissimo, è un finale che mi è piaciuto tantissimo perché è un finale che rappresenta la sconfitta del villain, ma che non rappresenta la "distruzione del male": rappresenta anche un modo di voler "dare una seconda opportunità" a tutti quanti, dare la possibilità di cambiare, e ti lascia capire che il villain non è stato un "cattivo fine a se stesso", ma è stato un cattivo "perché aveva entrambi gli occhi chiusi", non vedeva che cosa c'è di buono nell'umanità. Kubo è riuscito a fargli aprire un occhio, a fargli guardare nella profondità degli umani: questa cosa è - secondo me - veramente molto bella e - come ripeto - per me è stato un finale totalmente inatteso: alla fine, dopo la ricerca dell'armatura, la ricerca del combattimento finale, mi sarei aspettato la "conclusione con l'uccisione del villain", devo essere sincero, quindi questo mi ha colpito tantissimo e mi ha colpito molto positivamente.
Però le due cose che mi hanno colpito un tantino negativamente… diciamo che mi hanno fatto "storcere il naso", non le considero dei punti negativi, sono da una parte - appunto - che la trama ricalca il classico cliché del viaggio che da una parte è il viaggio alla ricerca dei pezzi dell'armatura e dall'altra è il viaggio interiore del personaggio, che in fondo è anche un po' un tema trito e ritrito; di positivo c'è che la trama è stata sviluppata in una maniera eccellente, prendendo anche parte - un po' - di quello che è il folklore giapponese, prendendo parte di quella che è la cultura orientale, ambientandolo in quella che non è un'esatta e specifica epoca: sappiamo che siamo - più o meno - nelle terre giapponesi (nelle terre orientali), abbiamo un po' di questa cultura, un po' di questo folklore, ma non abbiamo un periodo storico ben preciso.
Abbiamo un racconto che - comunque - basandosi su una trama in fondo trita e ritrita, comunque affronta l'argomento in maniera del tutto originale, questo quindi lo do come un punto che - come ripeto - mi fa un tantino storcere il naso, ma ci può anche stare.
Mentre quello che mi ha lasciato storcere il naso tantissimo sono gli abitanti del villaggio, soprattutto dopo la notte dell'incontro con gli spiriti, dopo che c'è stato l'attacco delle zie di Kubo e sono scappati, il villaggio è stato distrutto (è stato raso al suolo), abbiamo questo viaggio che continua sino al punto in cui Kubo ritorna al villaggio.
E gli abitanti che… non erano scappati: sono rimasti fra lì, tra le macerie, tutto questo tempo, non… senza essere sicuri di che cosa fare.
Gli abitanti che sono stati danneggiati molto, il villaggio è stato danneggiato dal Re della Luna, fondamentalmente, e dalle zie di Kubo; e quando si trovano davanti questo Re della Luna "cambiato" subito - magicamente - cambiano TUTTI QUANTI il loro modo di approcciarsi, subito tutti sono positivi, tutti sono:
"Sì, è vero: sei sempre stato una persona molto gentile"
E per carità: ci sta rispetto a questo finale, ma è una cosa che mi lascia un po' pensare: questi personaggi diventano dei comprimari particolarmente meccanici, sono semplicemente "la figura giusta al momento giusto", non c'è MAI niente che li renda effettivamente "umani", e quando si sta a parlare di "umanizzazione" (di "aprire gli occhi e guardare l'umanità"), guardare questi personaggi così meccanici…
non lo so: questo - devo dire - che mi fa storcere il naso *parecchio*: la trovo una cosa, proprio rispetto al messaggio di umanità, un tantinello negativa… quindi: è la cosa che non mi ha convinto, prendiamola così.
Ma voi che cosa mi raccontate? Avete visto il film: vi è piaciuto/non vi è piaciuto? Siete d'accordo con i miei punti positivi e con i miei punti negativi?
C'è qualcosa che avete notato di questo film che io non ho notato, che poteva essere considerato un punto positivo o un punto negativo? C'è qualcosa che vi ha fatto storcere il naso?
Ci sono dei film - realizzati con questa tecnica - che avete visto e mi volete consigliare?
Non lo so: parliamone nei commenti qua sotto, oppure su Twitter con l'hashtag #DdVotr
Bene, io sono Grizzly: come sempre vi ringrazio per essere arrivati in fondo al vlog e vi invito a mettere pollice-in-alto e condividere questo vlog con i vostri amici, anche su WhatsApp o Telegram.
Vi ricordo - se non l'avete già fatto - di iscrivervi al mio canale YouTube: è gratuito e assumerete subito quel Buon Profumo di Nuovo Iscritto™ che ci piace così tanto, che arriva magicamente anche senza suonare lo shamisen (shamìsen: come si chiama questo strumento musicale), tanto io al massimo suono il citofono!
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Infine se c'è un argomento che vi piacerebbe io trattassi su #DdVotr, potete farmi sapere anche quello in un commento qua sotto.
Io sono Grizzly e questo è tutto, per cui come sempre: grazie, ciao a tutti e ci vediamo alla prossima!

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