Benvenuti viaggiatori: io sono Grizzly.
In questo momento indosso una maglietta in fibra 100% sintetica, però non è una materia plastica: è molto leggera, è molto traspirante, l'ho pagata pochissimo (l'ho presa, compresa la spedizione, a cinque~sei euro su AliExpress); praticamente ha le stesse caratteristiche di una via di mezzo tra il cotone e la seta: appunto è molto leggera e traspirante, non è quella roba plastica che uno si aspetterebbe avendo una maglietta sintetica.
Questo perché, nel corso del tempo, sono migliorati tantissimo sia i processi di sintesi delle fibre, sia i processi produttivi dei filati e degli abiti realizzati con le fibre sintetiche, e le fibre sintetiche hanno avuto grandissimo mercato, perché hanno un valore economico - sicuramente - inferiore delle fibre naturali, e richiedono molto meno lavoro, e indubbiamente hanno delle eccellenti qualità, in molti casi.
Anche perché, “togliendo” le fibre sintetiche, a livello di fibre naturali ci restano pochissime cose: principalmente fibre di origine vegetale come - non so - il cotone e il lino, principalmente, poi seguiti - magari - da canapa, iuta e tantissimi altri filati, derivati da piante (o da altre situazioni vegetali); oltre a quelle di origine animale: tipicamente la lana, ma anche la seta, oppure il pelo come l'angora, il mohair (con cui sono stati anche realizzati i primi orsacchiotti di peluche) o il cashmere, la vigogna etc.
E, sempre restando nell'ambito animale, abbiamo anche la piuma e il piumino, che vengono utilizzati sia per abiti, sia per coperte, o il crine (principalmente dalla criniera o dalla coda dei cavalli), quello utilizzato maggiormente per cose come - per esempio - gli archetti per gli strumenti a corda; oltre a questo, ci resta ben poco: direi le pelli di animali conciate.
Quindi ecco che le fibre sintetiche hanno trovato un mercato molto fiorente proprio per il discorso che permettono di realizzare degli abiti, dei filati, a un costo relativamente basso.
Oggi vorrei ripercorrere con voi una parte del percorso che è stato delle fibre sintetiche nel corso della storia, in questo nuovo episodio di Diario di Viaggio on the road #OperazioneNostalgia
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La storia delle fibre sintetiche è lunga e costellata di tanti grandi e piccoli traguardi: tutto comincia con quella che è considerata, storicamente, la prima fibra sintetica, anche se - in realtà - forse dovremmo definirla semisintetica, visto che è stata realizzata partendo da un prodotto naturale [la cellulosa ndG]: sto parlando della “viscosa”, sintetizzata nel 1855, ma che ha cominciato ad avere uno sfruttamento commerciale serio ben cinquant'anni dopo, partendo quindi dal 1905, quando si trovò un processo per sintetizzare anche la cellulosa, partendo dall'acetone, ottenendo una fibra che fu chiamata “Acetato”.
Il brevetto fu poi acquisito dalla DuPont all'inizio degli anni '20 del 1900, e il prodotto distribuito con il nome commerciale di “Rayon”.
Nel frattempo la DuPont (che no: non sponsorizza questo video…) stava lavorando anche ad altre fibre di sintesi e, proprio intorno al 1920, riuscì a realizzare un prodotto che poi è stato distribuito con il nome di “Nylon”, che aveva delle eccellenti caratteristiche di solidità, resistenza nel tempo ed elasticità; un prodotto che ha avuto un boom commerciale, subito dopo la Fiera Mondiale di New York del 1939, principalmente nella produzione di calze da donna che, sino a quel momento, erano realizzate in seta (che erano, però, troppo costose) o in altre fibre (che, però, tendevano a sformarsi, a non avere la giusta elasticità etc), mentre il nylon risultava avere la perfetta elasticità, la perfetta vestibilità, ad essere molto, molto resistente e quindi ha avuto questo grandissimo successo.
La produzione di nylon - tuttavia - durante la Seconda guerra fu destinata, principalmente, alla produzione di paracadute e corde: solo dopo la Seconda guerra si ricominciò, principalmente, con la produzione di calze da donna, e poi con la produzione di vari altri prodotti.
Negli anni '40 si cominciavano a studiare anche delle resine di sintesi, sia per produrre quelli che potessero essere dei filati, sia per produrre quelli che potessero essere film e materie plastiche di ogni genere; e un'altra grande innovazione nell'ambito delle resine sintetiche (negli anni '40 del 1900) sicuramente è il “Polietilene tereftalato”
(che, se lo pronunciate tre volte, velocemente, di notte, davanti a uno specchio, con una candela accesa, appare uno spirito e vi fa i complimenti, perché è uno scioglilingua!)Il PETF è arrivato sino ai giorni nostri, ha grandi caratteristiche, che lo rendono una resina molto interessante: è adatta al contatto con il cibo, è - tendenzialmente - inerte a contatto con moltissime sostanze, resiste (e rimane flessibile) a temperature molto basse e a temperature molto alte, e si realizza un po' di tutto: dal filato, al film, a materie plastiche più complesse (le bottiglie di plastica - spesso - sono realizzate in polietilene).
Sotto forma di film, su cui viene sublimata della vernice a base metallica, si ottiene una sostanza dal nome commerciale di “Mylar”, che ha la forma simile a quella che potrebbe essere la carta stagnola, ma è estremamente resistente, ha un'eccellente capacità termica, eccellenti capacità di resistenza meccanica e viene utilizzato per tantissime cose, che vanno dalle più semplici come le copertine metalliche di emergenza a cose come palloncini che sono particolarmente resistenti e in grado di tenere meglio gas elio (e altri gas).
Negli anni '50, a partire dal Rayon si sviluppa l'“Acrilico”, che diventa una sostanza particolarmente versatile, perché ha delle caratteristiche che lo rendono molto simile alla lana, pur avendo un peso molto più leggero, un costo di produzione estremamente più basso, grande capacità di essere tinto (di ricevere dei colori) e quindi si realizzano delle stoffe con le stesse caratteristiche della lana, ma con un costo decisamente più basso.
Parallelamente, dalla seconda metà degli anni '50 si realizzano moltissime altre resine plastiche, con le quali si ottengono delle fibre, dei filati e dei film molto, molto funzionali, come - per esempio - il poliuretano, sviluppato nel 1956 e, da quel punto, la storia delle fibre sintetiche diventa qualcosa di incredibilmente complesso, con la nascita non solo di centinaia di fibre, dove piccole variazioni fanno ottenere delle situazioni completamente differenti e delle caratteristiche sicuramente migliori; si cominciano a sviluppare degli abiti che vengono realizzati con filati misti, e si cominciano a migliorare tantissimo le tecniche di produzione della filatura e le tecniche di produzione della fibra, le tecniche di produzione dei film… e siamo arrivati ai giorni nostri!
Voi cosa mi dite? Utilizzate molti abiti in fibre sintetiche? O preferite di più le fibre naturali? Molte fibre sintetiche sono traspiranti, alcune fibre sintetiche sono - invece - particolarmente adatte a inzupparsi facilmente di sudore, quindi ci sono pro e contro, ma così come ci sono pro e contro un po' in tutte le cose; per cui sono curioso di sentire la vostra: parliamone nei commenti qua sotto.
Bene: io sono Grizzly, questo era #OperazioneNostalgia
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