mercoledì 5 marzo 2008

Un anno, e un giorno

Un anno. Un anno che io e mia cugina abbiamo buttato la nostra vita, abbiamo fatto sacrifici paurosi per riuscire a tenere sotto controllo la situazione di mia nonna.
Un anno in cui siamo dovuti essere - a turno - l'ombra di mia nonna.
Un anno che non esiste caldo, freddo, tempesta, febbre.
Un anno in cui sabati pomeriggio e domeniche erano da viversi lontani dagli amici, dagli affetti, dai parenti, dal riposo stesso per poter portare un po' di compagnia ad una donna costretta a restare sola in casa mentre noi due lavoravamo.
Un anno, sentendo i vicini di casa che ci aiutavano ripescando la nonna quando (anche due o tre volte al giorno, approfittando di nostre distrazioni) si allontanava da casa perche' a causa dell'Alzheimer era bellamente convinta di abitare ancora in Ortigia e voleva "ritornare a casa".
Un anno, trascorso fra visite mediche e psichiatriche, certificati, richieste ed analisi; un intero anno chiedendo, pregando e scongiurando il Comune di Siracusa di aiutarci perche' da soli non potevamo fare piu' nulla, e mia nonna aveva bisogno di assistenza continuativa.
Un anno, per vedere fallire per ben due volte la richiesta di pensione di invalidita' e assegno d'accompagnamento per poter sostenere domiciliarmente mia nonna, perche' con la sua pensione di reversibilita' di poco piu' di 700 euro al mese non le era facile neppure riuscire ad arrivare alla fine del mese (e meno male che la casa era di proprieta').
Un anno di salti mortali carpiati con doppio avvitamento.
E un giorno. Un giorno in cui finalmente dopo aver cominciato a scrivere lettere al comune, dopo aver spiegato in mille modi la gravita' della situazione, un giorno in cui il Comune ci fa sapere che c'e' un posto libero presso una casa famiglia convenzionata.
Un giorno per sapere che il comune si accolla una buona parte della quota d'accesso (di poco piu' di mille euro al mese) e che la parte restante (circa 300 euro) verranno detratti dalla pensione di mia nonna.
Un giorno per vedere una luce di speranza in cui finalmente la nonna puo' essere seguita 24 ore al giorno da personale addestrato, come commento' il buon Francesco un articolo fa.
Un giorno, lunedi' 3 marzo, per fare una bella passeggiata e portare la nonna presso la struttura, per farla ambientare, per prendere gli accordi con il personale, per rientrare finalmente a casa pensando di avere fatto la cosa giusta e che finalmente potremo respirare un po'.
Un giorno in cui mia cugina, che lavora vicino alla struttura, sa che puo' andare a trovare la nonna ogni giorno durante la pausa pranzo; in cui mi posso organizzare per andare ogni domenica mattina, portare la nonna a spasso (magari a visitare i nostri morti a Solarino) .
Un giorno.
Un solo giorno.
Un giorno come il martedi' 4 marzo, alle 11 del mattino circa, quando dalla casa famiglia chiamano per avvertire che la nonna e' scivolata su uno scalino ed e' caduta a terra, che la stanno portando in ospedale.
Un giorno, in cui stavo lavorando in cantiere a Targia, in cui ho dovuto mollare baracca e burattini e scendere verso Siracusa, per scoprire ancora una volta che i dintorni dell'ospedale nei dintorni di mezzogiorno sono alquanto inospitali.
Chiamo un collega della protezione civile, fuori turno di lavoro, per chiedergli se puo' darmi un passaggio in ospedale, dato che altrimenti posso solo lasciare la macchina pressoche' sottocasa e scenderci a piedi. Arrivo in ospedale, al pronto soccorso mi dicono che la nonna e' gia' stata trasferita in ortopedia.
Al reparto, quindi, vengo informato che la nonna ha riportato una frattura scomposta complessa al collo del femore sinistro (quello che aveva gia' avuto rotto una decina di anni fa, e in cui erano gia' presenti dei chiodi chirurgici), e che nel corso della mattinata di domani saranno eseguiti dei controlli diagnostici e delle analisi per verificare se e' possibile intervenire chirurgicamente.
In caso si possa intervenire, la nonna sara' sottoposta ad intervento chirurgico gia' mercoledi' 5 pomeriggio, e saranno necessari dai dieci ai quindici giorni di degenza, ai quali dovranno fare seguito diversi mesi di fisioterapia riabilitativa con i quali - comunque - data l'eta' molto avanzata sara' difficile che possa riprendere a camminare normalmente.
Questo sempre che possa essere appunto sottoposta ad intervento senza rischi specifici, e sempre tenendo a mente la variabile che, dato lo stato di debilitazione, la nonna potrebbe non uscire dalla camera operatoria.

Avevamo chiesto un aiuto al Comune di Siracusa perche' eravamo disperati. Questo e' l'aiuto che ne abbiamo ottenuto. Io non so piu' nemmeno che cosa pensare, che cosa dire, che cosa fare. Non lo so. L'unica cosa che so per certa e' che comunque vadano le cose, comincera' un periodo di ancora piu' lunghi e complessi sacrifici e che mi terra' impegnato non so piu' fino a quando. Oggi io sono passato dal mio amico farmacista per due minuti di sfogo, e gli ho detto che comunque vadano a finire le cose, probabilmente verro' fatto santo per quello che sto passando.

4 commenti:

Francesco ha detto...

Quando ho cominciato a leggere l'articolo avevo un dubbio ... un dubbio atroce ...
Sembrava quasi un articolo liberatorio, ma sentivo qualcosa di strano ...

Mi dispiace Grizzly.
Facci sapere come sta tua nonna. Spero il meglio. Ciao, ci sentiamo presto.

Anonimo ha detto...

Non ho parole.
Mi spiace, Grizzly.

Anonimo ha detto...

cavolo, mi spiace, tieni duro ciao!

gattina ha detto...

Dire che mi dispiace è poco...dire che mi prende una rabbia senza pari è poco..dire che spesso noi cittadini non abbiamo diritti è poco...è tutto troppo poco...come poca cosa sono le persone, di ogni colore, fiore e pianta, che ci dovrebbero rappresentare e che in verità non fanno altro che blaterale per riempire le loro tasche!
Sai che ti sono vicina...Orsy..è giunta l'ora di battere i piedi e di gridare con quando fiato hai in gola!!!
bacio