venerdì 11 giugno 2010

Non stuzzicare il blogger che dorme

Voglio tirare un po' di somme.
In passato su questo Blog ho trattato argomenti anche un tantinello "scabrosi", come sono stati lo strano caso di Webanimator, le lettere agli ex utenti LTS, diverse segnalazioni di siti web che una bella mattina si sono trovati a distribuire virus, e cose del genere.
Ho avuto momenti "scuri", ma ho avuto anche momenti di grande notorietà: alcuni dei miei articoli hanno raggiunto un buon ranking su google, e sono state diverse le persone che mi hanno commentato, scritto e-mail o addirittura telefonato per esprimere apprezzamento per il mio lavoro. E continuo ad avere soddisfazioni piccole e grandi da questo Blog (e dal libro che ne è scaturito). Da qualche tempo mi sono anche passato il piacere di prendermi uno smartphone (il Nokia E90) con la funzione e-mail, ottima per pubblicare articoli "al volo".
A questo punto analizziamo come funziona bene la cosa: io ho un blog con un ranking decente su google, ho parlato di molti argomenti, e sono in grado di aggiornarlo (con testi, immagini e persino filmati) da dovunque mi trovi.
Torniamo indietro per un attimo.
Come dicevo prima, io ho avuto i miei momenti di notorietà. E li devo a una cosa ben precisa.
Io sono stato una persona che ha visto più e più volte come è facile trovarsi la mattina i piedi in testa da parte di tutti. Più e più volte, peraltro. Compagnie telefoniche, forniture non richieste, contratti attivati per strada, discordanza dei prezzi al supermercato (battente VS costo al registratore di cassa), e chi più ne ha, più ne metta.
Per moltissimo tempo. Facciamo almeno fino a una decina di anni fa. Quando successe una cosa ben precisa, una cosa che mi frantumò i co$$$oni in pezzetti così piccoli che decisi di prendermi la mia prima rivincita. Perché quando una persona ha un diritto, il fatto che tutti quanti cerchino di non farglielo godere non toglie quel diritto, e se non bastano le buone per avvalersi della legge, se necessario valgono anche le cattive.
Voglio raccontarvi come comincia questa storia, anche se per i suoi toni meriterebbe piuttosto di stare fra le Pagine Oscure. Ma ve la voglio raccontare con quel minimo di edulcorazione che non rappresenta assolutamente rispetto per le persone coinvolte, bensì rispetto per i miei lettori che non voglio rendere partecipi di comportamenti del genere.
Estate, caldo torrido, sono a Catania, nel supermercato di un grande centro commerciale. Ho lasciato mia madre in aeroporto (lei è partita per Trento, io la seguirò più avanti) ed io sto facendo un po' di spesa prima di rientrare a casa.
Fra le varie cose che metto nel carrello, ce n'è una che colpisce la mia attenzione: è uno shampoo (sì, parliamo di quando ancora portavo i capelli lunghi), è lo shampoo che usavo di solito, ed un cartello enorme annuncia un'offerta speciale: "2 bottiglie da 750ml a 12.000 lire (ossia € 6.20, tecnicamente eravamo ancora con le lire, eh?)". Il prezzo è interessante (di solito per una sola bottiglia lasciamo poco più di 10.000 lire/€ 5.16), per cui colgo la palla al balzo.
Cassa, passano tutti gli oggetti, tutto nel carrello. Mi allontano in direzione del parcheggio, trascinando il carrello e leggendo distrattamente lo scontrino, quando all'improvviso i miei occhi si fermano su due oggetti sequenziali:
SHAMPOO XYZ LIT 10.990
SHAMPOO XYZ LIT 10.990
Ossia le due bottiglie di shampoo non mi sono costate le 12mila lire dell'offerta, ma praticamente quasi il doppio.
Mi avvicino alla "cassa centrale e assistenza clienti" e segnalo della palese discordanza di prezzo. Lo faccio in buona fede pensando che avrebbero semplicemente corretto la svista e mi avrebbero restituito le quasi 10mila lire di differenza (d'altronde in un grande supermercato con migliaia di articoli, una svista può capitare), ma la procedura appare un po' più complessa del previsto, perché la signorina si informa con il collega ma fra mezze parole sembra volermi fare capire che non c'è nessun errore nel prezzo.
Lascio lo shampoo temporaneamente in cassa centrale e salgo in macchina a lasciare il resto della spesa, poi ritorno e, assieme a una collega ci avviciniamo (dentro il supermercato) al reparto dove ho preso lo shampoo.
Il battente dello shampoo (il cartellino con il prezzo sulla mensola) non è presente per tutta la fila, e al contrario appare quel cartello enorme, davanti al ripiano che trabocca di bottiglie, con l'indicazione "Offerta speciale, 2x750ml solo 12.000 lire", con tanto di foto/gigantografia di due bottiglie. La ragazza si ammutolisce, balbetta qualcosa senza senso e poi chiama al telefono un responsabile. La persona che mi si presenta al reparto dopo un paio di minuti è un tizio in gessato e cravatta (e non uno dei ragazzi in divisa del centro commerciale) che mi chiede quale sia il problema e, quando gli mostro lo scontrino con il costo che ho pagato e il cartello dell'offerta, prova a luiquidarmi: "Sì, ci siamo scordati di togliere il cartello: l'offerta è scaduta l'altro ieri" (ma sul cartello non c'è nessuna data, ricordatevelo bene).
Ribatto: "Ok, succede. Allora togliete il cartello, ma restituitemi le 10mila lire che ho pagato in più perché il cartello fa fede per il prezzo"
Risposta del responsabile? Colossale: "No, assolutamente. Io non posso venderle lo shampoo a quel prezzo!"
Lo guardo di sottecchi, con la bocca abbastanza spalancata da poter analizzare tutti i denti. Mentre lo faccio il signore senza battere ciglio si rivolge alla signorina: "Chiama XYZ, fallo venire con la scala che intanto togliamo questo cartello, prima che altri acquirenti facciano lo stesso errore"
Lo richiamo a me: "Guardi che deve restituirmi le 10mila lire, soprattutto se ha intenzione di togliere quel cartello"
Mi ignora, e intanto rapidamente arrivano due ragazzi con una scala di alluminio per tirare via il cartello. Mettono la scala, e io metto una mano e mi metto davanti ai gradini: "Voi non togliete questo cartello finché non mi sarà stata rimborsata la differenza."
Fermo. Educato, senza gridare, senza battere i pugni, ma fermo.
Resp: "Io non le rimborso un bel niente e se non fa lavorare i ragazzi chiamo la vigilanza!"
Io: "Benissimo. E io chiamo la guardia di finanza."
Alzo il telefonino, compongo il 117. Un operatore molto gentile mi risponde e gli spiego a grandi linee dove mi trovo e che cosa sta succedendo. Sente che nel frattempo in sottofondo i toni non sono proprio amorevoli e mi annuncia che stanno già inviando una squadra che era in zona.
Arrivano due loschi figuri con l'uniforme di un'istituto di vigilanza; uno si avvicina e cerca di togliermi il telefonino di mano, ma a questo punto ho già detto all'operatore della GdF che si è avvicinata la vigilanza, ma che (e ne prendo al telefono un "ma certo, naturalmente!") ho intenzione di ignorare qualunque azione della guardia giurata e di proibire loro di toccarmi.
Ma anche le GPG mi hanno sentito, e quindi si tengono a debita distanza. Nel giro di ulteriori tre o quattro minuti arrivano altre guardie giurate, e la situazione appare fra il teso e il grottesco, dato che nel frattempo ho abbrancicato la scala e non mi muovo di un millimetro, non ci sono discussioni che tengano. Il responsabile di filiale e uno dei dipendenti mi fanno notare che devo rimuovermi perché devono fare il loro lavoro, ma io sono irremovibile: "Nessuno vi sta proibendo di fare il vostro lavoro e rimuovere il cartello, solo che prima di rimuoverlo dovrà prenderne visione la Guardia di Finanza. Se vi va bene, è così, e se invece non vi va bene, non posso aiutarvi, perché è comunque così."
Una delle GPG prova a minacciarmi: "Giovanotto, se non fai lavorare i signori, dobbiamo chiamare la polizia"
Io: "MA CEEEERTOOO!! Chiamiamola la polizia, chiamiamola subito! Così facciamo anche una riunione inter-forze visto che sta già arrivando la guardia di finanza. Vuole che la chiami io stesso? Il numero mi pare che è 113, giusto?"
Un'altra GPG zittita con la coda fra le zampe. In quello stesso frangente arrivano tre baschi verdi: sono due giovani sulla trentina-trentacinque e un "anziano" più verso i quarantacinque. È quest'ultimo quello che prende parola. Infatti il responsabile appena lo vede comincia a esprimere un fiume di parole riguardo il fatto che sto bloccando il loro lavoro e l'agente, come se non avesse sentito una sola parola, lo squadra e sbotta con: "Lei è il signor Tuccitto?"
Resp: "Ehm... no io sono"
Mano alzata dell'agente: "Allora per il momento non ha nulla da dirmi, e pertanto faccia silenzio"
Ha pronunciato queste ultime parole con un tono pacato ma molto deciso, gli faccio segnale: "Sono io Tuccitto, e sono io che vi ho chiamato"
Prima che l'agente possa chiedermi "perché" gli indico il cartello dell'offerta e gli spiego tutta la situazione fino a quel momento, compresa l'intenzione di rimuovere in fretta e furia il cartello prima che arrivassero loro.
L'agente scuote la testa, poi guarda il responsabile: "Rimborsate immediatamente la differenza di prezzo, il signore non ha ragione, ha ragionissima. Non al cento per cento, ma al mille per cento: il cartello dice questo prezzo e il signore è tenuto a pagare questo prezzo, neanche cento lire di più"
Il responsabile biascica di nuovo la solfa che l'offerta è scaduta, che non può vendere a quel prezzo e che al massimo è disposto a restituirmi tutti i soldi e riprendersi indietro le due bottiglie, ma a queste parole il finanziere si illumina.
GdF: "Allora abbiamo due possibilità. La prima è che lei restituisce la differenza al signore e la chiudiamo qui con noi che siamo venuti a farci una passeggiata al centro commerciale. Oppure che io le faccio una multa, che va da tre a dodici milioni, e vista la simpatia che sta dimostrando a me e al signore le garantisco non essere inferiore ai sette, e dopo la multa deve ugualmente pagare al signore la differenza. Che cosa preferisce fare?"
Il responsabile apre la bocca, poi la richiude. Rimane in silenzio per almeno trenta secondi, mentre un altro dei tre finanzieri, rivolgendosi al capannello di gente e guardie giurate che si è raccolto intorno a noi invita tutti (GPG comprese) ad allontanarsi.
Resp: "Va bene, va bene. Però io devo togliere ugualmente il cartello..."
La risposta è positiva, ma a questo punto tutto il gruppetto mi accompagna alla cassa centrale, dove compiliamo il modulo per lo storno e ottengo le 9.950 lire di differenza. Saluto tutti cordialmente e mi allontano in direzione del parcheggio; mentre gli agenti rimangono in prossimità della cassa centrale. Una guardia giurata si avvicina mentre mi dirigo al parcheggio e, senza mezzi termini, mi redarguisce con: "Ma c'era proprio bisogno di fare tutto questo casino? Avremmo trovato un accordo..."
Io: "Quale accordo? Io non posso vendere al prezzo sul cartello? Stia tranquillo, che dovesse essere necessario lo rifarò altre cento volte. Faccia il suo lavoro, e non venga a darmi lezioni di moralità, che non ne ha la posizione adatta."
GPG: "Come si permette? Io la denuncio per oltragg..."
Faccio un segnale in direzione del gruppetto alla cassa centrale, da cui già si era staccato uno dei tre agenti, il quale con tre balzi di corsa ci raggiunge.
Io: "Sia gentile, può identificare questo vigilante? Mi ha appena minacciato e vorrei denunciarlo."
Il finanziere gli tende la mano e si fa consegnare il tesserino, lo guarda attentamente e poi sbotta: "Chiami l'istituto, dica che si sente male e sta prendendo un giorno di malattia, dopodiché torni a casa: per oggi ha finito il turno."
GPG: "Ma io..."
Finan: "Benissimo. Allora consegni la pistola e ci segua in caserma..."
Profondendosi in una distesa di scuse la guardia si allontana, io raggiungo il parcheggio e torno a Siracusa.
Tempo perso? Complessivamente non più di un quarto d'ora. Risultato? Ho ottenuto quello che mi spettava di diritto. Lo rifarò? Sempre. Non vedo perché dovrei abbassare la testa e dire "sì, ho ragione ma rinuncio". Perché l'ho fatto già troppe volte, ed è venuto il momento di alzare la testa e far sentire la mia voce.
Perché non sono solo un rompiscatole che si "si attacca come una zecca" quando una cosa è storta, ma sono anche un blogger: quando una cosa va storta oltre a tutto quanto sono ben pronto a sputtanare sul mio blog chi ha cercato di mettere i piedi in testa a me, o a qualcuno dei miei familiari/amici. Perché credo nelle istituzioni e sono uno di quelli che da anni dice: "Le leggi ci sono, basta solo cominciare a farle rispettare".
Per cui non mi spavento di agenzie di recupero crediti, compagnie telefoniche o elettriche, persino istituzioni: se so che sono nella ragione, sono pronto a far valere la mia ragione fino in fondo. E anche a raccontare cosa succede persino in tempo reale, per cui come non si disturba il cane che dorme, è buona regola che non si deve stuzzicare il blogger con uno smartphone. (-:
E che serva di lezione, perché io un po' maestro di retorica ci sono. (((-:

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