domenica 10 aprile 2011

Allucinante realtà

Come annunciato qualche tempo fa, Francesco Candelari ha vinto il premio letterario CISAF 2011 con un racconto breve di fantascienza. Con il suo permesso, lo pubblico qui per rendere tutti quanti partecipi di questo veloce spaccato di un futuro ostico e diverso da quanto ci si possa immaginare.

ALLUCINANTE REALTÀ
di
Francesco Candelari

La scoprì per puro caso. Era una molecola infinitamente più potente dell’L.S.D, sintetizzata diversi decenni prima dal famoso Albert Hofmann. La nuova sostanza era un’inedita e azzardata modificazione strutturale del ben noto acido lisergico; una vera banalità sfuggita alle migliori menti del pianeta: il classico uovo di colombo sotto i miopi occhi di molti.
Seguendo l’esempio dell’illustre predecessore, decise di sperimentare il composto su se stesso. Scelse un anonimo sabato pomeriggio, poiché era risaputo che in quel giorno i laboratori risultavano essere sempre desolatamente abbandonati. Prelevò un piccolo campione della nuova sostanza e andò, con tutta calma, a sistemarsi nella comoda e forse eccessivamente imbottita poltrona del suo studio. Si guardò per qualche secondo attorno, notando la grande libreria traboccante libri e pubblicazioni, ordinatamente accumulati negli anni trascorsi in quella facoltà un po’ noiosa e costrittiva. Fissò la persiana semisocchiusa della finestra alla sua destra, dalla quale penetravano i tiepidi e dorati raggi solari tipici di quel mite periodo autunnale. Rivolse poi l’attenzione all’alto specchio che egli stesso aveva fatto installare quando si era trasferito in quello studio.
Amava l’ordine, la simmetria e la precisione, così come la metodica e maniacale cura della sua persona. Non andava mai in aula senza prima aver controllato, davanti quello specchio, che non vi fosse nemmeno un capello fuori posto. L’immagine riflessa lo rassicurò: quel viso perfettamente rasato e i neri capelli lunghi ma ben pettinati gli trasmettevano incessantemente il loro quotidiano messaggio tranquillizzante. Il volto spigoloso, la mascella volitiva, gli occhi taglienti e quel modo di fare, tutto sommato un po’ guascone, l’avevano reso molto popolare tra gli studenti, ma soprattutto tra le studentesse. Il particolare carisma ispanico che lo contraddistingueva faceva da sempre breccia nei cuori di quelle intraprendenti ragazze, per le quali quell’uomo rappresentava l’irraggiungibile oggetto del loro desiderio.
Si fece coraggio e assunse la dose stabilita in precedenza, esattamente alle ore 15:32. Adagiò le spalle allo schienale e si rilassò aspettando gli eventi. Trascorsero lenti alcuni minuti senza che nulla accadesse, poi improvvisamente la realtà gli parve essere illuminata da una nuova violenta luce, che irradiò lo studio nella sua interezza sbiancandolo. “L’acido lisergico si è sempre rivelato una sostanza altamente instabile” pensò. “La dietilamide di questo acido ha brillantemente superato le problematiche iniziali. Vediamo adesso come si comporterà la mia piccola creaturina.”
Il primo disturbo avvertito fu l’insorgere di una leggera atassia e di una progressiva pesantezza delle membra; subentrò in seguito una spiacevole fase di malessere generale, caratterizzata da un incredibile susseguirsi di allucinazioni visive, che apparivano e si dissolvevano in egual misura.
Le visioni esplodevano in costante e compulsivo mutamento; era impossibile cercare di soffermarsi su qualche particolare forma.
Guardò la finestra dalla quale i raggi solari erano spariti; le persiane adesso erano misteriosamente spalancate. Oltre quella stanza si dispiegava un cielo notturno colorato di un indescrivibile blu-rosaceo, continuamente attraversato da luminose scintille e da diafani fuochi arcuati. Si osservò le mani che sembravano piccole e lontane, ma capaci di modificare quelle visioni interagendo tattilmente con esse.
Poi, all’improvviso, le costruzioni di fronte si mutarono in un inaspettato e desolato panorama di macerie e rovine. L’iniziale euforia scomparve di colpo e alle visioni dai colori scintillanti si sostituirono altre dalle tinte fosche e violacee. Gli apparvero innanzi sinistri fuochi, sprigionati da antichi altari sacrificali posti in cima d’inespugnabili fortificazioni tenebrose.
Adesso si sentiva esausto e sudato: stava vivendo sensazioni inaspettate e dai risvolti sconcertanti. Una nuova realtà con prepotenza si prospettava ai suoi occhi e le ore trascorrevano imperterrite e indifferenti alla sua inedita ed elevata ricettività sensoriale. L’intero creato fungeva da stazione trasmittente, la sua mente era un’antenna ricevente. L’allucinogeno che aveva sintetizzato e assunto deteneva il primordiale potere di aumentare a dismisura le capacità ricettive di quella che, fino a quel momento, era stata una modesta radio dalle limitate capacità d’ascolto. Non aveva soltanto scoperto un’ancestrale porta su nuove realtà, ma forse addirittura un monumentale ponte tra le stelle che lo avrebbe potuto portare alla rivelazione di mondi sconosciuti, non percepibili neanche con i più avanzati strumenti d’osservazione.
Stava sperimentando un graduale e inesorabile risveglio neuronale, simile a quello che porta allo sfociare di sintomi psicotici, ma in un lasso di tempo notevolmente più breve. La stanza si restrinse, solidificandosi in forma cristallina, per poi venire inondata da argentee onde fosforescenti che gli trapassarono massivamente il corpo.
Adesso il cielo era nero e tentacolare.
Quelle protuberanze penetrarono minacciosamente all’interno dello studio nel tentativo di afferrarlo. Poi quello stesso cielo s’illuminò di stelle che un istante dopo esplosero, inondandolo come migliaia di gocce d’acqua e su tutte quelle gocce sospese danzava con sensuale cadenza ipnotica una radiosa luce ambrata.
Si svegliò ritrovandosi disteso su un piccolo lettino al centro di una stanza interamente bianca e dalle pareti scarsamente illuminate. Tutto l’ambiente aveva uno strano aspetto cristallino; anche gli oggetti che lo circondavano erano sfaccettati e inspiegabilmente spigolosi. Si sentiva confuso, intorpidito ed esausto e, quando una strana forma sembrò delinearsi al centro del suo campo visivo, cercò con tutte le forze di metterla a fuoco.
-Dottore! Dottor Senna! Finalmente si è svegliato- disse la creatura che somigliava a un gigantesco granchio con addosso un lindo camice bianco. –Per fortuna se l’è cavata, disperavamo di riuscire a salvarla.
-Dove sono?- domandò con voce fioca e impastata.
-In ospedale. Lunedì mattina alcuni studenti l’hanno trovata privo di sensi, riverso sul pavimento del suo studio. È stato trasportato qui appena in tempo per strapparla a una morte certa: il suo cuore era ormai sul punto di cedere.
-Ma lei chi è… cos’è?
-Come chi sono?- rispose il granchio con tono mieloso. –Sono il dottor Lascari, primario del reparto di terapia intensiva. Lei mi conosce bene, abbiamo pescato tante volte insieme.
-Noi due insieme? Io non ho mai pescato in vita mia.
Il primario rise di gusto, facendo scattare le robuste chele che si richiusero ripetutamente nel vuoto.
-È ancora un po’ confuso. Si riposi, vedrà che domani andrà di sicuro meglio.– Il dottor Senna, nella sua nuova stravagante forma, cercò di sollevarsi dal lettino, nel tentativo di guardare il panorama che si dispiegava oltre la piccola finestra. –Che diavolo succede fuori?- chiese, osservando la desolata landa cristallina che si estendeva a perdita d’occhio. –Dove sono gli alberi, il parco e tutti gli edifici?
-Alberi? Parco?- domandò incuriosito il dottore. –Non ho la più pallida idea di che cosa stia parlando. Deve essere uno strano ricordo fantastico, prodotto dalla sostanza che ha con incoscienza sperimentato su se stesso. Ho saputo che i suoi colleghi l’hanno più volte avvertita sui pericoli che potevano celarsi dietro questo esperimento.
-Non conosce gli alberi? Ma è pazzesco! Allora che mi dice del cielo azzurro e delle nuvole?- urlò indicando la diamantata volta celeste dagli sconosciuti riflessi color porpora. –Le stelle? Cosa sono le stelle? Ora cerchi di riposare; domani sicuramente si sentirà meno confuso.– Il medico se ne andò chiudendo la porta dietro di sé, lasciando Senna solo con i suoi pensieri.
“Ma com’è potuto succedere?” pensò. “Dove mi trovo? Forse sono ancora prigioniero delle visioni. O forse questa è sempre stata la realtà e i ricordi di tutta la mia vita non sono altro che il prodotto retroattivo del viaggio che ho deciso d’intraprendere? Ho creato un mondo alternativo che qui non esiste, colmo di alberi, prati e grandi città popolate da esseri umani come me e dove io credevo di essere nato e cresciuto. Quella sostanza da me creata e alla quale non ho mai dato alcun nome forse è stata così potente da aprire i cancelli finora sbarrati di un nuovo mondo parallelo a questo, nel quale in questo breve lasso di tempo mi ha fatto immaginare una vita da umano? Immaginare? O l’ho realmente vissuta?”
Si accorse che stava piangendo, ma, nel tentativo di asciugarsi le lacrime, la sua chela affilata gli ferì la guancia.
Copyright © 2011 Francesco Candelari - Pubblicato su autorizzazione dell'autore.

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