domenica 5 marzo 2017

VLOG 154: Il picnic #OperazioneNostalgia



Benvenuti a bordo, viaggiatori: sono Grizzly.
Domenica di fine inverno, domenica di inizio primavera: quando il tempo comincia lentamente a migliorare, quando le giornate nuvolose cominciano a lasciare il posto a giornate un po' più soleggiate, un po' più tiepide... era questo il momento in cui, alla fine degli anni '70 e all'inizio degli anni '80 si voleva uscire, si voleva uscire dal guscio che era stata la casa che ci aveva avvolti e protetti per tutto il gelido inverno.
Ma non si può uscire e restare in una giungla di cemento che è la città! Ed ecco che allora si usciva e si andava in una "giungla", ma di alberi, ma di piante, ma di resina, ma di formiche! Ma... di questo ci arriveremo fra poco, perché si faceva il picnic domenicale di primavera.
E di questo voglio parlarvi, perché questo è Diario di Viaggio on the road #OperazioneNostalgia!
[♪♫♪]
Come dimenticare i picnic che facevo quand'ero piccolo, ma quand'ero MOLTO PICCOLO: quando avevo quattro anni, cinque anni, sei anni... parliamo di 35 anni fa: wow!
E appunto parliamo della fine degli anni '70, l'inizio degli anni '80: qui in Sicilia era proprio una moda quella di andare fuori dalla città, di allontanarsi, di prendere un po' il fiato, di respirare dell'aria buona dopo aver respirato tutto il tempo in città con tutti gli scarichi delle caldaie accese per tutto l'inverno.
E quindi voglio raccontarvi un pochettino come avvenivano i picnic negli anni '70, negli anni '80.
Tutto cominciava innanzi tutto il sabato, dopo aver analizzato diversi giornali per vedere le previsioni meteo. C'era una "riunione di famiglia" che sembrava - non lo so - il Consiglio di Guerra di Napoleone: c'erano cartine sparse per il tavolo del salotto, tutti quanti che si guardavano le cartine, si studiava la posizione, si studiava la strategia.
«E se dovesse essere nuvoloso?»
«Beh, eventualmente qui in paese c'è la Sagra della Carriola di Letame!»
I panini: e non stiamo parlando di tagliare del pane, metterci dentro due fettine di prosciutto e "Abbiamo fatto i panini!", stiamo parlando del Pane Condito con dentro formaggio, l'olio di casa, magari la caponatina (bella, proprio, leggera e piacevole!), che un pezzo di pane condito ti basta come pasto per una settimana, ma lì si mangiavano due~tre panini a testa!
E allora arriviamo alla domenica mattina: si cominciava alle 6:30 di mattina con una sveglia traumatica; lavati, vestiti: «Dai, mi raccomando: abbiamo tutti quanti appuntamento alle otto al bar "Alla cerva d'argento", che si prende un bel caffettino» (con litri di sambuca, perché ancora a quell'ora, nonostante la bella giornata, era RELATIVAMENTE freschino, soprattutto a febbraio!)
E dopo aver preso il caffè (con tantissima sambuca!) si parte tutti assieme in direzione della pineta. Una strada chilometrica, che veniva fatta a 20~30 km/h «perché se no i ragazzini si sentono male in macchina», perché la strada era tutta curve, ma soprattutto per il piacere di dire «Guarda che bel panorama!»
Che bel panorama, il panorama della Sicilia (dell'entroterra siculo) appena finito l'inverno: era una distesa di terreni brulli. E comunque ti godevi questo "panorama" fino ad arrivare in pineta: ci arrivavi verso le dieci del mattino, le dieci e mezzo, anche se era un posto a mezz'ora di strada da casa tua.
Comunque si faceva tutto con calma, si faceva tutto con piacere, ma il problema era: «Ok, siamo arrivati in pineta. Bene: siamo a posto»
Ma noooo... scaricare la macchina era un massacro, perché... ok: si cominciava con il plaid [anzi no, scusate: Sicilia dei primi anni '80, nessuno conosceva l'inglese, il "plàid" (pronunciato com'è scritto ndG)], questa coperta di lana... ne abbiamo ancora una, che abbiamo proprio da quel periodo (una coperta blu) che utilizzavamo solo per "quello": per stenderla sull'erba e potersi sedere sull'erba senza riempirsi di resina (si riempiva di resina la coperta). Che ancora quella coperta c'ha proprio l'odore del bosco, dei picnic che ha fatto (e che continua a fare ancora adesso).
Comunque c'era il plaid, c'era il cestone di vimini enorme per i panini, pieno zeppo di quei panini untissimi della caponata della nonna.
Le bevande comprendevano acqua minerale in BOTTIGLIA DI VETRO (il frigo pesava uno sproposito solo per quello), poi c'era - naturalmente - la fiaschetta di vino dello zio Torlindo: un vino fatto in casa... una cosa di una potenza immane, già lo stappavi e ti ubriacava solo il RUMORE del tappo che s'apriva.
Porta tutta questa roba e CAMMINA in una marcia forzata che durava almeno un'ora e mezza.
[sospiro] Finalmente si arrivava allo spiazzo a mezzogiorno.
In questo spiazzo c'era ognuno che prendeva la sua propria posizione: si stende il plaid, si mette su il cestino, chi va di qua, chi va di là... molti partono dietro agli alberi, perché - come i cani - devono "marcare il territorio"...
E a questo punto, piano piano, e per cercare di coinvolgere i bambini, dopo aver preparato tutto quanto ormai si era fatta l'una: «Vabbè, dai: mangiamo, che adesso qua bisogna preparare»
Tutto quanto? Son dei panini: basta sedersi e prendere i panini... noooo! Bisognava apparecchiare, bisognava tirare fuori i bicchieri, le posate, c'erano i piatti... c'erano i nonni, c'era una quantità allucinante di gente e si preparava tutto quanto e quindi si mangiava.
E finito il pranzo e raccolte le briciole «E bambini mi raccomando: non seminate briciole nel bosco!»
«Ma no, mamma: stiamo dando qualche briciolina agli uccellini!» e per un paio di passeri che ci sono è stato sbriciolato un intero filone condito con la caponata.
Il passero ha assaggiato due~tre bricioline di quel filone e - disperato - se n'è andato a schiacciare un pisolino perché gli sono buttate pesantissime: tutto il filone è lì!
E dopo pranzo bisognava passare il tempo e riposarsi un pochettino, quindi la mamma e la nonna si prendevano il libro, cominciavano a chiacchierare delle solite cose.
Però tutti gli altri dovevano trovare un modo di passare il tempo. Ed ecco che - subito - arrivavano i nonni che tiravano fuori il mazzo di carte napoletane e giocavano a briscola.
Giocare a Briscola me l'ha insegnato Stefano Benni qual è lo scopo del gioco: lo scopo del gioco è di battere le carte molto forte sul tavolo. Chi batte la carta più forte fa più punti, alla fine vince chi ha battuto le carte molto più forti o ha rotto il piano di gioco: quando è il tavolo si rompe il tavolo, quando si gioca nel bosco si batte molto forte, arrivano questi colpi secchi ogni volta che viene battuta una carta, e piano piano vola terra e si scava un buco. Si vince quando alla fine il buco intorno a quelli che stanno giocando è profondo almeno un metro.
Questo mentre l'Amico di Famiglia (omnipresente al picnic) prende il filo d'erba, lo mette tra le mani... [tweeeeeeeeeeeet!]
«Eh no, perché è un richiamo per uccelli...»
E infatti qualche uccello passa, ma dà più l'impressione che passa, guarda: «Ma guarda quello che sta facendo!» e cominciano a ridere (pardon: a cinguettare).
C'erano papà e lo zio che invece: «Ma vai! Andiamo per funghi»
«E andiamo per funghi...»
E stanno parlando due persone che non avrebbero trovato funghi in scatola sullo scaffale del supermercato! Ma andavano per funghi, quindi si perdevano dentro il bosco...
E allora c'era il cuginetto (di un anno più grande) che tirava fuori dalla tasca il Graal: la scatola di miccette avanzate da capodanno (dentro ce ne saranno state sette~otto, perché poi non è che fosse tutto questo granché).
«Dai a mettersi nel bosco a far scoppiare petardi!», che poi era una scena abbastanza gustosa, visto che eravamo tutti bambini di sei~sette anni, cinque anni... quando il cugino accendeva la miccia, tutti noi eravamo già a 50mt di distanza dentro un bunker, e il cuginetto - dopo aver acceso la miccia - partiva di corsa, che Bolt gli avrebbe fatto un baffo e mezzo.
E si scoppiavano i petardi. Due. Perché dopo il secondo botto veniva lo zio incacchiato nero e toglieva l'accendino al cuginetto.
Sicché la successiva ora~ora e mezza la passavamo con il cuginetto cercando di riaccendere le miccette facendo il fuoco sfregando due bastoncini. Non ci siamo mai riusciti: abbiamo sfregato bastoncini per decine e decine di picnic ma non siamo mai riusciti a cavare fuori neanche un po' di fumo!
E tutti quelli che hanno fatto un picnic negli anni '70, negli anni '80 possono confermare che almeno una volta si è tentato di accendere il fuoco coi bastoncini: non per l'idea di dire "Oh guarda: ho fatto il fuoco", ma per l'idea di riuscire ad accendere le quattro miccette avanzate. Non dite che non è vero perché lo so... eh! Guardate: eccone uno che l'ha fatto... eccone un altro... ehehe lo sapevo!
Si raccoglieva baracca & burattini: la cesta di vimini e il frigo (che non sai perché, erano più pesanti di prima) e si ritornava a casa, non perché si era fatto tardi, non perché era tramontato il sole, ma perché avevamo dovuto cedere il campo al Vero Nemico: le formiche!
Mi sono sempre immaginato queste cose un po' da cartone animato: il plotone di formiche, uno che suona l'adunata «Signori! Ci sono campeggiatori che stanno facendo un picnic»
L'urlo, che non si sa bene quale formica ha tirato: «EVVAI! Pane con la caponatina!»
E arrivavano MILIONI di formiche, tutte ben pasciute perché si nutrivano soprattutto di quello che lasciavano i villeggianti della domenica.
E tornavi a casa, eri talmente coperto di resina che - più fare che un bagno caldo - sarebbe servito del cotone e del gasolio agricolo per toglierti tutta quella resina di dosso!
Questo era il picnic negli anni '70, negli anni '80, ridendoci un pochino sopra, ma fondamentalmente alla fin-fine questa era la cronaca di una classica domenica di picnic in campagna.
Adesso, nel corso del tempo, il picnic è cambiato tantissimo: ormai i tempi sono cambiati anche nella gestione del picnic. Una volta era, appunto, anche il piacere di andare alla scoperta di un posto, andare a passeggiare, godere del panorama. Adesso diventa: «Sì sì: aspetta che metto su il GPS.»
Non dimentichiamo, tra le altre cose, che una volta si facevano, appunto, questi panini, questi piatti molto ricchi, molto funzionali.
Adesso... ma non lo so: facciamo il bento. Altrimenti: «Prepariamo qualcosa di biologico!»
Non so: ho l'impressione che il picnic nel corso del tempo sia cambiato.
Voi fate ancora dei picnic? Li avete fatti negli anni '70, negli anni '80? Li farete ancora?
Voglio sapere un pochettino la vostra: voglio sapere che cosa ne pensate, parliamone nei commenti.
Fatemi sapere se sono riuscito a strapparvi un sorriso, e se ci sono riuscito vi ricordo di fare pollice-in-alto, di condividere questo vlog ed iscrivervi al canale.
Io sono Grizzly, come sempre grazie, ciao a tutti e ci vediamo alla prossima!

0 commenti: