domenica 30 aprile 2017

VLOG 162: Creepypasta e racconti horror

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Vi racconterò la storia di un uomo che, ogni sabato mattina, era costretto ad uscire in auto, con una telecamera (attaccata al parabrezza con una ventosa) che lo riprendeva e, quindi, era costretto a girare un video che...
... no, aspetta un attimo: questa non è una storia dell'orrore, questa è la storia di Grizzly e del suo canale YouTube... è una storia tranquilla, e allora possiamo rilassarci, dai!
[♪♫♪]
Racconti a tema paranormale, a tema horror... creepypasta!
(Che poi col ragù di cinghiale... *smack*!)
No, vabbè: scherzi a parte. Questo genere di racconti, questo genere di racconti del terrore è quello che contraddistingue il canale YouTube di cui vi parlo oggi.
È un canale piccolino che ho scoperto grazie ad una eccellente collaborazione con la youtuber Lilletta Ely, ed è un canale che vi consiglio se siete appassionati del genere, perché è veramente molto ben curato.
Ma cominciamo dall'inizio: lui è Zelcor, vi lascio il link del suo canale sul doobly-doo e sulla scheda. Andate, dategli un'occhiata, soprattutto iscrivetevi al suo canale, perché innanzi tutto in questo momento i numeri che c'ha sono vergognosissimamente bassi per l'argomento che tratta, quindi merita certamente moltissimi più iscritti, per cui - per cominciare - andate e iscrivetevi al suo canale.
Lui è molto bravo, è molto bravo in quello che fa perché non è tanto il discorso di dire "e sì, vabbè, è un canale di racconti dell'horror": lui SCRIVE questi racconti, lui elabora questi racconti, elabora miti e leggende, elabora quelli che sono stati fatti di cronaca misteriosi, per raccontarli sotto una chiave differente.
E ha scelto, anche, interessanti collaborazioni con voci molto interessanti e ben "quadrate" - secondo me - all'interno dei racconti.
Infatti vi segnalo tre suoi video che ho trovato veramente molto belli, molto ben fatti, inquietanti al punto giusto e con delle scelte - secondo me - molto piacevoli da seguire.
Infatti il primo video che vi segnalo narra la storia di una bambola (legata a un leone di pezza), una bambola fatta a mano... e sappiamo tutti come le bambole possano essere dei giocattoli un tantino inquietanti.
Quindi il primo video che voglio segnalarvi, e che ha una base di una storia di cronaca, e una leggenda che va avanti da un po' di tempo, e che comunque - secondo me - è trattata molto bene, è "Robert la Bambola", video che vi lascio linkato sul doobly-doo e sulla scheda: andate e dategli un'occhiata, perché - secondo me - è molto, molto interessante, è molto ben fatto e racconta una storia non molto nota, ma secondo me interpretata benissimo.
Ma come dicevo lui non tratta solo la scrittura di racconti horror o di reinterpretare delle storie e leggende horror: ci parla anche di fatti di cronaca che - comunque - sono misteriosi.
Uno dei video fatto bene, secondo me, sull'argomento, che ci parla di un fatto di cronaca avvenuto trent'anni fa (poco più di trent'anni fa) in Germania, sicuramente è quello che ha riguardato l'ingegnere alimentare Günther Stoll: questa persona che - improvvisamente ha lasciato uno strano messaggio su un foglio di carta, è stato trovato in mezzo all'autostrada nudo, ferito... e purtroppo è morto.
C'è comunque uno strano mistero che aleggia intorno a questa storia, ed è bello sentire in che modo Zelcor ci racconta la sua storia.
Per cui vi segnalo questo secondo video ("YOG'TZE"), lo lascio linkato sul doobly-doo e sulla scheda: "YOG TZE" è appunto questo messaggio criptico che Günther ha lasciato su un foglio di carta prima di scomparire da casa (e poi venire ritrovato alcune ore dopo) e essere poi morto senza aver potuto svelare il mistero di questa situazione.
Ed è una storia trattata - secondo me - in maniera molto intelligente e molto d'intrattenimento.
Ma - come dicevo - Zelcor ha avuto anche la possibilità di collaborare con Lilletta Ely; di questa collaborazione, uno dei video che ho trovato più interessanti, uno dei racconti che ho trovato più d'intrattenimento, molto piacevole da ascoltare e anche con una interessante morale alla fine è "La leggenda dei due gobbi", e quindi vi voglio segnalare, come ultimo video, questo: è una collaborazione tra Zelcor e Lilletta Ely, quindi c'è la bellissima voce di Lilletta Ely che racconta questa leggenda, e vi lascio quindi anche questo video ("La leggenda dei due gobbi") sul doobly-doo e sulla scheda, andate e dategli un'occhiata.
Come ripeto lui è Zelcor, nel suo canale si occupa di raccontare storie horror, storie del paranormale e creepypasta, e lo fa dopo aver elaborato queste storie in maniera - secondo me - molto d'intrattenimento, quindi è un canale che merita veramente tantissimo: andate, iscrivetevi, ditegli che vi mando io; è molto bravo, e date un po' un'occhiata a tutti i suoi contenuti, perché c'è un sacco di roba interessante.
E quindi passiamo all'argomento del giorno, parlando di racconti horror, di creepypasta, di questi racconti e queste leggende che - magari - hanno un fondo di verità, magari hanno un fondo di moralità, hanno l'idea di lanciare un messaggio che può essere molto interessante (come appunto il messaggio morale della leggenda dei due gobbi).
Qual è il vostro rapporto con questo genere di racconti? Qual è il vostro rapporto con questo genere di storie? Magari con le storie anche più lunghe, non so: con i romanzi horror, con il genere thriller, il genere fantascientifico horror. Per esempio Stephen King, oppure con questi racconti brevi.
Io, personalmente, amo molto leggere e quindi amo leggere un po' ogni genere di tema. Ora, in questo periodo sto leggendo Stefano Benni, quando finirò Stefano Benni voglio, con piacere, riaffrontare un po' tutta l'opera (o quasi tutta l'opera) di Stephen King, perché mi piace molto leggere, mi piace molto leggere un po' ogni genere di tema. Riconosco che il tema horror è quello - secondo me - più interessante, perché ci sono degli autori che riescono a creare un'atmosfera veramente molto cupa, molto efficace (molto efficiente) e diverse volte mi è capitato, con molti autori (con Stephen King, ma anche con altri autori) di sentire proprio quell'atmosfera.
Anche perché considerate che leggo tantissimo in poltrona prima di andare a dormire, quindi c'è quell'atmosfera del silenzio notturno: è una situazione molto creepy, no?
A me piacciono moltissimo queste cose, quando sono ben raccontate, quando sono ben fatte, quando non diventa una cosa che sembra un racconto dell'horror fatto da Homer Simpson (che prese la mazza da golf, ma era appassionato di... bridge!); questo, insomma, in generale è un po' quello che penso io. Come dicevo: ditemi un po' voi, a voi piacciono i racconti horror? Non piacciono i racconti horror? Preferite i racconti un pochino più leggeri?
Preferite - non so - magari le favole di Esopo? Vi piacciono i racconti che hanno una morale "in fondo"? Vi piacciono le leggende? Parliamone, come sempre nei commenti qua sotto, oppure su Twitter con l'hashtag #DdVotr
Bene: io ho concluso, come sempre vi ringrazio per essere arrivati in fondo a questo vlog. Vi ricordo - se questo vlog vi è piaciuto (o vi ha inquietato) - di fare pollice-in-alto e di condividerlo con i vostri amici, anche su Whatsapp o Telegram.
Vi ricordo, se non l'avete già fatto, di iscrivervi al mio canale: è gratuito, e assumerete subito quel buon profumo di nuovo iscritto MUAHAHAHHAHA! No, aspetta: è una cosa positiva, infatti piace a tutti così tanto!
Inoltre, se mi seguite anche sul canale Telegram (che vi lascio linkato sul doobly-doo e sulla scheda), riuscirete anche a ricevere una notifica ogni volta che pubblico un nuovo video.
Infine: se c'è un argomento che vi piacerebbe che io trattassi in #DdVotr, potete farmi sapere anche quello in un commento qua sotto.
Io sono Grizzly: di nuovo grazie, ciao a tutti e ci vediamo alla prossima!

domenica 23 aprile 2017

VLOG 161: Scoprire nuovi canali YouTube

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Benvenuti a bordo, viaggiatori: sono Grizzly e questo è Diario di Viaggio on the road.
Se voi state guardando questo vlog, significa che - probabilmente - avete "scoperto" questo vlog e avete, in qualche modo, scoperto il mio canale YouTube.
La cosa interessante è proprio questa: come avete scoperto il mio canale YouTube? Se volete, rispondetemi nei commenti, intanto noi cominciamo il vlog: sigla!
[♪♫♪]
La piattaforma YouTube è un interessantissimo strumento per condividere le proprie idee con gli altri, per condividere i propri contenuti con gli altri, per mostrare di saper creare dei contenuti di qualità, o dei contenuti senza qualità: per carità. Ci sono anche moltissimi video che sono registrati col telefonino solo per far ridere gli amici. Ci sono dei video che sono semplicemente dei ricordi che vengono condivisi con qualche familiare lontano, in una maniera molto più semplice che inviandogli il video - non so - dall'Italia all'Australia. Dice: "Guarda, ti carico il video (non so) del battesimo del bambino, così lo potete guardare in Australia".
Insomma: sulla piattaforma ci sono tante piccole e grandi storie. E ci sono delle persone che pubblicano dei contenuti su YouTube, con una cadenza ordinata (con - magari - una certa qualità), con l'idea di intrattenere le persone; cerco di fare - nel mio piccolo - qualcosa del genere anche io, di per sé.
Ora, il problema di YouTube è che c'è *tantissima* *roba*, ma veramente tantissima: ogni giorno, nell'arco di 24 ore, su YouTube viene caricata una "sequenza" di video che - guardati assieme uno dietro l'altro - fanno non so quanti CENTINAIA DI ANNI, ogni singolo giorno.
Quindi è facile immaginare che riuscire a trovare qualcosa in questo _mare magnum_ non è certamente molto semplice.
Per carità: ogni tanto riescono a saltare fuori delle chicche particolari, ma una delle cose che aiuta sicuramente tantissimo sono quegli youtuber che cercano di "catalogare" i contenuti e di parlare di chi cerca di mettere nei suoi contenuti un po' di cura, un po' d'interesse, di condividere con gli altri qualcosa che sia piacevole da stare a guardare.
In questo caso il canale di cui vi parlo oggi, come contenuto principale che realizza, realizza proprio questo: cercare di parlare degli altri youtuber, di mostrare delle persone (presenti sulla piattaforma) che mettono il loro impegno nel realizzare qualcosa di bello, di piacevole, d'intrattenimento; quando posso, anche io cerco di fare la stessa cosa, ma la collego al mio format principale, che in fondo è sulla cultura generale.
Naturalmente sto parlando di Miglioshin e del suo canale Guida YouTube. Prima di continuare vi lascio il link del suo canale sul doobly-doo e sulla scheda: andate, iscrivetevi al suo canale e troverete moltissimi contenuti che presentano moltissimi youtuber veramente molto bravi, veramente molto meritevoli, e quindi scoprirete tantissimi youtuber che - probabilmente - non conoscevate già.
In ogni video della playlist "Guida YouTube" lui ci parla di uno youtuber, ci presenta i suoi contenuti, ci spiega quali sono i contenuti che troveremo sul suo canale, ci spiega in che modo realizza i suoi contenuti, ci mostra alcuni spezzoni... ed è molto simpatico nel raccontare queste cose, che non sono una semplice lezioncina di una persona messa lì che parla, parla, parla, parla... sono molto interessanti e - comunque - molto ben curati e sono un modo, come ripeto, molto interessante di scoprire nuovi youtuber.
Ora per cominciare, infatti, voglio segnalarvi la presentazione di uno youtuber che seguo (anche questo canale) sin dai suoi albori: è una persona molto simpatica e che ha un modo tutto particolare di realizzare dei montaggi.
Io sto parlando di Acnectu, e il primo video che vi segnalo di Miglioshin è la presentazione del canale di Acnectu: lo lascio linkato sul doobly-doo e sulla scheda. Andate, dategli un'occhiata; di nuovo: iscrivetevi al canale di Miglioshin e, se non lo conoscevate già, iscrivetevi anche al canale di Acnectu, perché è veramente molto bravo, molto simpatico e molto divertente.
Ma il buon Miglioshin non ci parla solamente di youtuber: ci sono dei momenti nei quali riesce a creare dei siparietti comici veramente molto simpatici, e uno di questi siparietti che voglio presentarvi (che mi ha fatto ridere tantissimo) è "Mago Cinzio: risolve tutto!": ve lo lascio linkato anche quello sul doobly-doo e sulla scheda.
Andate, dategli un'occhiata: è un modo simpatico per «staccare un po'» dall'argomento di tutte le volte, e soprattutto è una forma d'intrattenimento che trovo veramente molto divertente.
Naturalmente, restando nell'ambito di YouTube, capita che sul suo canale faccia dei vlog parlando anche di argomenti che sono legati un po' a questa piattaforma. E sicuramente voglio parlarvi di uno di questi vlog, in cui ci ha parlato con molta calma e con molta attenzione della piaga del Freebooting. E ho trovato questo video veramente molto interessante, l'ho trovato un approfondimento molto utile, ma soprattutto l'ho trovato un modo veramente eccellente per presentare il fenomeno del Freebooting a chi non è un esperto della piattaforma e non sa che cosa si cela dietro all'idea stessa del Freebooting.
Quindi l'ultimo video che vi segnalo di questo canale è: "Nella mia testa. Freebooting". Lo lascio linkato sul doobly-doo e sulla scheda: andate, dategli un'occhiata, se non sapete cos'è il Freebooting questo video vi aiuterà ad avere le idee un po' più chiare, e soprattutto - come ripeto - iscrivetevi al canale di Miglioshin, perché è molto bravo: è una persona che ci permette di scoprire tantissimi canali veramente molto interessanti.
E torniamo quindi all'argomento del giorno (dal quale, in realtà, non ci siamo discosti poi di molto), perché la mia domanda è appunto: voi come fate a scoprire nuovi contenuti e nuovi youtuber? Leggete i commenti che vedete sotto ai video? O guardate i video correlati? Guardate i video consigliati?
Oppure utilizzate, per esempio, quei videotag che sono stati lanciati da alcuni grandi youtuber, come il "Progetto Xivions" di Livio Marcone, o il "progetto Unity" del Doctor Vendetta?
O magari della playlist "#CosaGuardiamo", che era stata rilanciata da Daniele Doesn't Matter, gli Hmatt e Alicelikeaudrey: potrebbe essere anche quello un sistema interessante.
Oppure non lo so: magari facendo la ricerca su YouTube. La domanda è semplice: come fate a scoprire nuovi contenuti e nuovi youtuber? Ditemelo in un commento qua sotto, oppure su Twitter con l'hashtag #DdVotr
Bene miei cari ragazzi, io sono Grizzly, ho concluso questo vlog relativamente leggero: come sempre vi ricordo, se sono riuscito a incuriosirvi (o a farvi scoprire qualche nuovo canale) di fare pollice-in-alto e di condividere questo vlog con i vostri amici, anche su Whatsapp o Telegram, in maniera tale che anche i vostri amici possano scoprire nuovi canali.
Vi ricordo, se non l'avete già fatto, di iscrivervi al mio canale YouTube: è gratuito, e assumerete subito quel buon profumo di nuovo iscritto che ci piace così tanto... e che in fondo è un valore aggiunto: quanti altri canali posso dire di fare lo stesso?
Inoltre, se v'iscrivete al mio canale Telegram (che trovate linkato sul doobly-doo e sulla scheda), riuscirete anche a ricevere una notifica ogni volta che pubblico un nuovo video.
Prima di concludere, vi ricordo che se c'è un argomento vi piacerebbe io trattassi in #DdVotr, potete farmi sapere anche quello in un commento qua sotto.
Questo è tutto, per cui come sempre: grazie, ciao a tutti e ci vediamo alla prossima!

domenica 16 aprile 2017

VLOG 160: Nuovo smartphone e anello... magico? (speciale Pasqua 2017)

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[♪suono magico]
Lo sapevo: 'sta porcata cinese non funziona... Vabbè: pure io che compro la roba su eBay, va!
[♪♫♪]
Benvenuti a bordo, viaggiatori: sono Grizzly e questo è Diario di Viaggio on the road.
Puntata di Pasqua, per cui: Buona Pasqua a tutti quelli che la celebrano, buona domenica a tutti quelli che - come me - non la celebrano, buona settimana a chi - invece - questo video lo guarderà nel corso della settimana...
eeh wow: qua sta succedendo più o meno la stessa cosa del mio video di capodanno, che io dico "buon anno a tutti", poi magari voi guardate questo video a ferragosto...
Beh, se state guardando questo video a ferragosto, nel caso: BUON FERRAGOSTO!
Scherzi a parte, visto che è la domenica di Pasqua, visto che probabilmente molti di voi saranno impegnati in «grandi attività gastronomiche» nel corso dei prossimi due giorni (con pranzi pantagruelici, cene luculliane e - domani - grigliate cosmiche), mi sembrava il caso di fare un vlog leggero e facile da digerire.

Ho finalmente cambiato lo smartphone, sono passato dal glorioso Galaxy Note 3 NEO, che mi ha accompagnato da luglio del 2014 ed è stato - comunque - un telefono che ho trovato particolarmente affidabile e particolarmente funzionale e che ho dovuto cambiare principalmente perché tutte le applicazioni che si sono aggiornate - nel corso del tempo - sono diventate sempre più lente e instabili.
Comunque: sono passato dal Note 3 NEO al molto più funzionale Samsung Galaxy J7 2016...
che no: non è questo che state guardando in questo momento, vi sto trollando e vi sto mostrando *nuovamente* il Note 3 NEO. Il J7 in realtà è questo e - infatti - se li mettiamo a confronto uno accanto all'altro, esteticamente (soprattutto l'ambito frontale) sono pressoché identici.
La differenza più grossa (che è quella che mi ha piacevolmente stupito) è il flash sulla fotocamera frontale: non sapevo che c'era; cioè, probabilmente leggendo le caratteristiche del telefono in giro sui vari forum, l'avrò anche letto.
Probabilmente da qualche parte c'era scritto, sì «Fotocamera frontale da 5Mpx con flash» e non ci ho fatto troppo caso.
Poi, quando stavo provando la fotocamera, mi apro la fotocamera frontale e mi parte 'sta luce in faccia: "Oh guarda! C'è il flash frontale...", questo mi ha stupito.
Comunque: mi permette adesso - finalmente - di poter trasmettere "in diretta", che è una cosa che sino ad oggi non ho avuto la possibilità di fare, perché il Note 3 NEO con Android 4 era un po' troppo limitato.
Non posso trasmettere in diretta con l'applicazione di YouTube, perché YouTube, che ci dice sempre «Non preoccupatevi del numero di iscritti: quelli arriveranno, non è un limite», poi però un sacco di funzioni le limita a chi ha almeno un certo numero di iscritti. Quindi YouTube - se mi vuoi aiutare e attivare la trasmissione in diretta dal telefonino - sarebbe una gran cosa.
Al di là di quello, però, posso trasmettere in diretta da Twitter, che è il mio social preferito: ho fatto qualche esperimento ed è andato DECISAMENTE molto bene, quindi vi consiglio - se non lo fate già - di seguirmi su Twitter: trovate il link del mio profilo sul doobly-doo e sulla scheda, è il social su cui sono più attivo, è il social con cui mi piace tantissimo interagire con le persone, e a questo punto - visto che ho la possibilità - capiterà ogni tanto che io trasmetta in diretta su Twitter.

Detto questo, voglio raccontarvi una breve storia (una storia che mi riguarda): la storia dell'anello che porto all'anulare della mia mano destra.
Questa storia comincia nell'estate del 1937, comincia a Chianciano Terme: i miei nonni amavano molto l'area di Chianciano, non solo per il discorso delle terme, ma perché avevano degli amici che vivevano in quella zona, gli piaceva molto quell'area (gli piaceva molto il territorio) e quindi frequentavano molto - quando possibile - quell'area.
E proprio in quell'area, in una gioielleria di Chianciano mia nonna nel '37 comprò un anello che regalò a mio nonno: erano fidanzati all'epoca e quest'anello voleva essere, da una parte, una sorta di "regalo di fidanzamento", dall'altra era una cosa che negli anni '30 (nella Sicilia degli anni '30. Dice: "ma erano a Chianciano". Sì, ma in vacanza: sono siciliani i miei nonni. Erano siciliani); nella Sicilia degli anni '30 era molto diffuso il discorso dell'anello che venisse portato dall'uomo. Non dell'anellino, della "fedina", della cosa leggera: dell'anello relativamente vistoso, non eccessivamente vistoso, comunque di un anello che venisse portato dall'uomo come ricordo della moglie, pegno della moglie o qualcosa del genere, no?
Quindi comprò quest'anello, in oro 18K, con un cristallo rosso. Mia nonna, quando ci parlò di quest'anello erano passati mooolti anni (ovviamente!): non ci pensava più, non si ricordava se le era stato detto se questo cristallo fosse un rubino o meno, ma eravamo relativamente dubbiosi che fosse un rubino, anche perché il cristallo era molto grosso, ma l'anello era costato relativamente un prezzo "normale" per un anello d'oro (ma NON per un anello d'oro con un rubino).
Infatti la prova definitiva che - comunque - il cristallo non fosse un rubino era dovuta al fatto che, nel corso del tempo, quest'anello era cascato in terra o aveva sbattuto da qualche parte e la pietra si era scheggiata; e il rubino, con tutta la buona volontà, non è certamente un diamante, ma è una pietra che - sulla scala Mohs - ha una durezza di circa otto virgola qualcosa (8,5~8,7) per cui non è così facile scheggiarlo come sembri.
Ma la prova definitiva l'abbiamo avuta quando successivamente mia nonna prese quest'anello in mano, le scivolò di mano, andò a sbattere contro la soglia di marmo di una finestra, e il cristallo andò in mille pezzi: perché il rubino è 8,5~8,7 sulla scala di Mohs, e il travertino è tre virgola qualcosa (3,5), quindi NO: non può essere che un rubino casca su una lastra di marmo e si spacca, doveva spaccare la lastra di marmo! Ragion per cui pensiamo che quel cristallo più probabilmente fosse qualcosa di meno pregiato ma di molto bello da vedersi, come ad esempio uno spinello.
No, non *QUELLO*, sto parlando citando la battuta del vecchio amico Bilbo Baggiano Baggins, che diceva: «Sono talmente vecchio che, ai miei tempi, l'unico spinello sull'enciclopedia era un minerale»
Comunque, scherzi a parte, tutto il discorso è - appunto - questo qua: quest'anello. Come sono venuto in possesso di quest'anello?
Mio nonno è morto nel 1987 (e io avevo undici anni) e mia nonna le rimase quest'anello, naturalmente "di lato" in mezzo a tutti gli ori, in mezzo a tutte le altre cose. Arriviamo al punto, al momento in cui io compii 18 anni: mia nonna pensò che fosse il caso di farmi questo regalo (di regalarmi l'anello che aveva regalato al nonno) come un ricordo del mio nonno paterno, a cui ero stato molto legato durante l'infanzia, comunque.
Però - naturalmente - la pietra era già scheggiata, quindi disse "un po' mi dispiace farti... regalarti un anello che va sistemato: volevo farlo sistemare io...".
Le ho detto "non c'è problema: vedremo, lo faremo sistemare noi quando avremo tempo".
L'ho tenuto attaccato alla catenina, l'ho tenuto per un po' di tempo, poi l'ho messo da parte: è rimasto così, perché lo mettevo in determinate occasioni al mignolo, poi crescendo purtroppo non mi entrava più. È rimasto messo di lato.
Nel maggio 2008 mia nonna è morta; mentre cercavamo tra le carte per sistemare determinate cose, in un cassetto di casa nostra saltò fuori il contenitore con quest'anello, e mia madre - ricordandosi di quest'anello, del fatto che era un ricordo dei nonni - mi disse: "Senti, dai: va bene, lo facciamo sistemare da qualcuno, così lo puoi mettere."
E dico: "Sì, va bene: mi farebbe molto piacere".
Ora, prende questo anello (che è quello che ho al dito), lo porta in un laboratorio di oreficeria un po' «discutibile» per fare allargare un po' quest'anello: la sua misura era 21, e io porto il 25, quindi era un po' troppo stretto; e - materialmente - anche fare in modo di farci mettere una pietra, infatti adesso c'è stata messa un'onice.
Ora, per poter mettere questa pietra, l'orefice ha pensato di fare una sorta di "sbarra di supporto" sotto l'anello stesso. Nel farlo, nel cercare di saldare questa sbarra, non ha pensato che quest'anello potesse essere in una "mescola" d'oro come si facevano negli anni '30. E - quando ha cominciato a scaldare l'anello per fonderlo - una parte del metallo (della lega di quest'anello) si è BUCATO.
La parte che si è bucata è la parte laterale e adesso vengo a dire una delle cose importanti: quest'anello - che è stato comprato a Chianciano Terme nel 1937 sui due bordi aveva un fregio, una sorta di Giglio Toscano (qualcosa del genere) molto stilizzato ma molto ben fatto, e questo fregio - naturalmente - era fatto A MANO da un maestro orafo toscano.
E questo «genio della lampada» ha fuso il fregio, lo ha DISTRUTTO e, per riparare il danno, ha COPERTO i due fregi bucati con una fogliolina d'oro: mi ha distrutto un anello che - praticamente - quest'estate (del 2017) farà OTTANT'ANNI!
[sospiro]
Ci sono rimasto particolarmente dispiaciuto, devo dirlo, ma ciò non toglie che porto quest'anello al dito con ONORE, perché è un ricordo molto importante dei miei nonni paterni. Lo porto ormai da quasi dieci anni: lo porto da quando mi fu riconsegnato nell'agosto del 2008 (sono quasi dieci anni), ogni volta che lo guardo ripenso ai miei nonni paterni, a come sono stato legato in infanzia ai miei nonni.
A questo punto chiedo a voi: voi portate un anello, un bracciale o una collana, o qualche monile, qualche oggetto che è un ricordo di un vostro familiare?
Oppure vi piacerebbe averne uno? O ancora: ne avete uno, ma preferite non portarlo, preferite conservarlo attentamente, magari in cornice, magari in un contenitore in un cassetto, perché pensate che sia meglio che il ricordo venga "utilizzato" in questo modo, come un «ricordo» e non (tra virgolette) "consumato"...
Cioè: considerate che io quest'anello non me lo tolgo pressoché quasi mai: ci dormo, ci faccio la doccia, ci lavoro. Raramente, in determinate situazioni, me lo tolgo: se devo mettere le mani in qualcosa di complicato, se devo mettermi i guanti, oppure quando faccio il bagno al mare (perché vorrei evitare di perderlo), però è abbastanza stretto, quindi non scivola via facilmente. Ma - al di là, appunto - della situazione di toglierlo in determinate condizioni (e sono molto rare queste condizioni) tendenzialmente ce l'ho sempre al dito, quindi si sta "consumando" un pochettino, si è graffiato un po' dovunque, perché naturalmente mi era stato consegnato bello, lucidato. Ci tengo tantissimo di avere, comunque, sempre con me il ricordo dei nonni.
E appunto chiedo: voi cosa ne pensate? Voi, se aveste un ricordo dei vostri familiari, portereste sempre questo ricordo con voi? Lo portate già? No: pensate che forse è il caso di conservarlo?
Non lo so: parliamone nei commenti qua sotto, oppure su Twitter con l'hashtag #DdVotr
Bene ragazzi: io sono Grizzly, ho concluso: di nuovo vi auguro di passare una buona giornata, di passare una buona giornata di MANGIATE: divertitevi tantissimo!
{e di fare di fare delle eccellenti mangiate: approfittatene perché [colpi da buche sull'asfalto] ci stanno...}
Come sempre vi ricordo, se sono riuscito a incuriosirvi, di fare pollice-in-alto e di condividere questo vlog con i vostri amici, anche su Whatsapp o Telegram: di nuovo vi ricordo di seguirmi anche su Twitter, perché ogni tanto cercherò di andare in diretta...
Vi ricordo - se non l'avete già fatto - di iscrivervi al mio canale YouTube: è gratuito, e assumerete subito quel buon profumo di nuovo iscritto, che anche quello scatena un sacco di ricordi piacevoli!
Inoltre se mi seguite anche sul mio canale Telegram, che vi lascio linkato sul doobly-doo e sulla scheda, riuscirete anche a ricevere una notifica ogni volta che pubblico un nuovo video.
Infine: se c'è un argomento che vi piacerebbe io trattassi in #DdVotr, potete farmi sapere anche quello in un commento qua sotto.
Ho concluso, per cui - come sempre - grazie, ciao a tutti e ci vediamo alla prossima!

domenica 9 aprile 2017

VLOG 159: L'Alfabeto Fonetico Internazionale

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Benvenuti a bordo, viaggiatori: sono «Golf Romeo India Zulu Zulu Lima Yankee» e questo è «Delta Delta Victor Oscar Tango Romeo»!
Sììì, vi vedo un pochettino confusi: non vi preoccupate, vi spiego tutto dopo la sigla (o - se preferite - dopo «Sierra India Golf Lima Alfa»)
[♪♫♪]
Se vi dico "Domodossola", sicuramente la prima frase che vi viene in mente è "D come Domodossola", la più tipica frase che viene utilizzata (nell'Alfabeto Fonetico Italiano) per identificare una singola lettera.
In fondo l'alfabeto fonetico è questo: l'alfabeto fonetico è un modo di identificare ogni lettera dell'alfabeto con una parola, che inizia con quella lettera dell'alfabeto, in maniera tale che sia chiaro che è *esattamente* quella lettera.
Perché la pronuncia di una singola lettera può generare un minimo di confusione, soprattutto se non si è in grado di "ricevere correttamente il messaggio", per esempio se il messaggio non viene dato a voce ma - magari - via radio, via una situazione di questo genere.
Domodossola, appunto: quella ridente cittadina in Lombardia, nell'hinterland milanese, che - appunto - richiama all'Alfabeto Fonetico Italiano, giusto?
Quasi: perché naturalmente vi sto TROLLANDO molto pesantemente: Domodossola non è in Lombardia, è in Piemonte (è nella provincia Verbano-Cusio-Ossola).
Tra le altre cose non è neanche quella che ho indicato sulla cartina, quella è Cadine: Domodossola è questa.
E ora che sono riuscito a trollarvi, come ha fatto diverse volte il grande John Oliver (ho sempre sognato di poterlo fare una volta anche io, e ci sono riuscito!) parliamo un pochettino dell'Alfabeto Fonetico Internazionale.
L'Alfabeto Fonetico Italiano permette agli _italiani_ (alle persone di lingua italiana) di capire - quando si sta facendo lo «spelling»: quando si sta parlando di qualcosa e si sta indicando qualcosa elencandolo "lettera per lettera" - di capire esattamente a che cosa corrisponde ogni lettera, per esempio se si sta facendo una trascrizione.
Ora immaginate di dover fare una trascrizione di qualcosa che vi viene indicato da una persona straniera, ma che... appunto! Il problema è che la persona è straniera: non parla italiano, parla un'altra lingua, non ha idea - magari - delle varie città italiane (ha più idea delle città della propria nazione), e quindi come si fa?
Eh beh... si cerca di mettersi d'accordo, si utilizzerà un altro tipo di alfabeto.
Ora, ovviamente nell'ambito delle comunicazioni radio (soprattutto nell'ambito delle comunicazioni radio aeronautiche), che sono la cosa che più di ogni altra nei primi anni '50 del XX secolo...
... e sì: siamo negli anni '20 del XXI secolo: mamma mia come mi sento vecchio! Comunque...
... nei primi anni '50 del XX secolo l'ente per l'aviazione civile pensò che sarebbe stato utile trovare un alfabeto fonetico che funzionasse per le persone che venivano da tutto il mondo, per i piloti d'aereo che venivano da tutto il mondo, per poter identificare correttamente una determinata sigla (o una determinata situazione) in maniera tale che qualsiasi operatore, qualunque fosse la sua lingua nativa, fosse in grado di comprendere qual'era la sigla a cui ci si stava riferendo (che può essere una cosa MOLTO IMPORTANTE, soprattutto per evitare di sbagliare quando si "guida" un'aereo, non so, la pista o la rotta e con danni *incalcolabili* ovviamente.
L'Alfabeto Fonetico Internazionale è nato in questo modo: si è sviluppato nell'ambito aeronautico, è arrivato nell'ambito delle comunicazioni radio e si è sviluppato piano piano, diventando de-facto uno standard che viene utilizzato un po' in tutto il mondo per tantissime cose.
Io lo conosco avendo bazzicato parecchio l'ambiente delle comunicazioni radio, perché è molto diffuso nelle comunicazioni radio e lo si usa meccanicamente: infatti ormai l'ho imparato a memoria da molto tempo e quindi lo uso meccanicamente, senza stare lì a pensarci troppo.
Se c'è una parola particolarmente complessa, magari la devo guardare e seguire lettera-per-lettera, ma le parole dell'italiano corrente tendo a riuscire a "pronunciarle" correttamente.
L'Alfabeto Fonetico Internazionale è questo che vedete a schermo (ora - ovviamente - io sto indicando un lato dello schermo, ma non so ancora se riuscirò a trovare un Alfabeto Fonetico abbastanza piccolo da stare in un lato dello schermo, o se dovrò completamente coprire la mia faccia con l'Alfabeto Fonetico): c'è una parola che corrisponde a ognuna delle 26 lettere dell'alfabeto.
La pronuncia di alcune parole può variare leggerissimamente, per esempo la "N": November può essere pronunciato "all'americana", può essere pronunciato "alla britannica" ("novembA") ma si capirà sempre che è quello.
Oltre alle lettere, naturalmente quest'alfabeto comprende anche i numeri. Ora, quando si legge una sigla che comprende lettere e numeri, non solo si tenderà a leggere la sigla "lettera-per-lettera", ma le cifre saranno comunque lette "numero-per-numero", "cifra-per-cifra", per evitare - di nuovo - situazioni di confusione e dover utilizzare parole come "centinaia", "migliaia" etc.
Ora, normalmente nell'uso che si fa dell'Alfabeto Fonetico Internazionale, le cifre vengono lette nella lingua che parlano tutti gli operatori, quindi se stiamo parlando in lingua italiana, probabilmente utilizzeremo le lettere dell'Alfabeto Fonetico Internazionale, ma le cifre in Italiano (per esempio "A10" lo leggeremo "Alfa Uno Zero"), mentre se abbiamo dubbi sulla lingua che parla la controparte, per esempio durante comunicazioni radio a lunga distanza (durante comunicazioni internazionali), si tenderà ad utilizzare la lingua inglese, perché - bene o male - la parlano tutti quanti.
Quindi, al di là delle lettere dell'alfabeto che quelle sono e quelle rimangono, le cifre saranno lette in lingua inglese.
Queste sono le cifre nell'Alfabeto Fonetico Internazionale in lingua inglese. Ora, le prime due cose che noterete sicuramente sono "Zero", che viene detto per esteso "ziro": si tende a non pronunciare "oh" perché così si da proprio l'idea che è la cifra zero, e non eventualmente la "lettera o"...
... e noterete tutti quanti il nove, e noterete quella "r". E prima che tutti quanti mi commentiate qui sotto "Ma Grizzly: nove in inglese si dice nine!": sì. E nell'Alfabeto Fonetico Internazionale si ha l'abitudine a dire "Niner" [nainer] e in alcune versioni dell'Alfabeto Fonetico Internazionale il cinque viene pronunciato "fiver": questo non ha molto senso, e adesso vi spiego perché. Si pronuncia - invece - il cinque "five" ma il nove "niner" per un motivo abbastanza semplice: come dicevo parliamo di comunicazioni radio, quindi comunicazioni che non necessariamente avvengono con una perfetta intellegibilità. Non è detto che la controparte con cui state parlando possa sentire perfettamente il vostro messaggio: ci possono essere disturbi di ogni genere, ci possono essere disturbi elettrici, ci possono essere disturbi dati dalla distanza... e in mezzo a tutti questi disturbi riuscire a capire bene se una cifra che è stata pronunciata era "five" [faiv] o "nine" [nain]... ascoltando la mia voce così: "Five Nine Zero" [faiv nain ziro], ok, si sente, cinque nove zero.
Ma se ci sono disturbi, se sotto c'è un sacco di rumore, se quello che si sente è: "[crrrr]AIV[shhhh]AI[crrr]ERO"?

Ecco: cos'era? Cinque Cinque Zero? Nove Nove Zero? Cinque Nove Zero? Nove Cinque Zero? Ecco che c'è confusione. E allora - per evitare la confusione - il nove viene "allungato": nainer ha una pronuncia differente da faiv.
Anche se c'è rumore di fondo "[chrr]AIV[shh]" è un cinque, "[chrr]AI[h]ER[shhh]" è un nove: si capisce in qualche modo. Poi ci vuole anche tanto orecchio, questo si fa con il tempo, con la pratica.
Ma al di là di questo, la situazione principale è questa. Per questo motivo si usa questo discorso di avere il nove pronunciato in maniera "differente" dal "nove in inglese" e per questo motivo lo zero viene pronunciato "in esteso" (anche se - generalmente - nell'ambito colloquiale si può utilizzare la "lettera o" per indicare lo zero).
L'Alfabeto Fonetico Internazionale è utilizzato molto nelle comunicazioni radio un po' in tutto il mondo: sicuramente guardando qualche film, guardando qualcuno che parla alla radio, o sentendo parlare dei militari avrete sentito nominare queste lettere meccanicamente.
Ora, nelle comunicazioni radio si tende a essere particolarmente stringati, quindi quando si pronuncia qualcosa utilizzando l'Alfabeto Fonetico Internazionale non si pronuncerà ogni lettera come facciamo "all'italiana", per esempio "D come Domodossola, T come Torino" etc: quando andiamo a "sviluppare" una parola nell'Alfabeto Fonetico Internazionale, pronunceremo - semplicemente -  i "nomi" delle lettere (o le cifre) in sequenza una dietro l'altra: ecco perché quando io dico «Sono Grizzly», non dirò «G come Golf, R come Romeo...», dirò semplicemente: «Golf Romeo India Zulu Zulu Lima Yankee»: Grizzly. Veloce ed efficace).

Bene ragazzi: questo era l'Alfabeto Fonetico Internazionale, voi lo conocevate? Avete mai avuto - non so - radioamatori in famiglia e quindi avevate più o meno un'idea di che cos'è l'Alfabeto Fonetico Internazionale?
L'avete mai sentito? Magari lo conoscevate già, lo sapevate già a memoria? O magari vi ho insegnato qualcosa che potrebbe essere utile in futuro, quando si hanno contatti - magari - con l'estero, per poter spiegare alcune cose come scriverle lettera-per-lettera.
Non lo so: parliamone come sempre nei commenti qua sotto, oppure su Twitter con l'hashtag Delta Delta Victor Oscar Tango Romeo: #DdVotr
Come sempre, se sono riuscito a incuriosirvi o a stuzzicare la vostra immaginazione, vi invito a fare pollice-in-alto e a condividere questo vlog con i vostri amici (anche su Whatsapp o Telegram).
Vi ricordo - se non l'avete già fatto - di iscrivervi al mio canale YouTube: è gratuito e assumerete subito quel buon profumo di nuovo iscritto, che sì: piace anche in ambito internazionale!
Inoltre, se mi seguite anche sul mio canale Telegram (che trovate linkato sul doobly-doo e sulla scheda) riuscirete anche a ricevere una notifica ogni volta che pubblico un nuovo video.
Infine, se c'è un argomento che vi piacerebbe io trattassi in #DdVotr potete farmi sapere anche quello in un commento qua sotto.
Io sono Grizzly, ho concluso, per cui come sempre: grazie, ciao a tutti e ci vediamo alla prossima!

domenica 2 aprile 2017

VLOG 158: Cellulare eTACS #OperazioneNostalgia

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Benvenuti viaggiatori: io sono Grizzly e questo è il mio Bosch Cartel SX/E1, è stato il mio primo telefonino cellulare (con questa antenna estensibile!). L'ho comprato nel - credo - 1995 o forse '96, quindi una ventina d'anni fa.
E non solo è stato il mio primo telefonino cellulare: questo telefonino cellulare non è un GSM, è un "eTACS", è un telefonino "analogico": fondamentalmente allo stato attuale abbiamo gli smartphone che ci permettono di collegarci in internet, di leggere le mappe, di andare sui social, di fare - veramente - la qualsiasi cosa. Con questo telefonino all'epoca era possibile solamente telefonare: solo inviare telefonate o ricevere telefonate.
E basta: non ci si poteva fare - fondamentalmente - nient'altro, tranne forse, viste le dimensioni (e - con la batteria - anche il *peso* dell'apparato), magari tirarlo in testa a qualcuno che ci stava antipatico.
Scherzi a parte, di questo telefonino, anzi in generale della rete di telefonia eTACS voglio parlarvi oggi, perché questo è Diario di Viaggio on the road #OperazioneNostalgia
[♪♫♪]
Possiamo utilizzare il nostro smartphone in mezzo alla campagna, letteralmente, e ricevere non solo telefonate ma anche informazioni, navigare su internet, guardare dei video (magari voi stessi in questo momento state guardando questo vlog attraverso il vostro smartphone).
Questo perché il dispositivo riceve dalla rete di telefonia mobile digitale una "modulazione radio" che - appunto - è digitale (una sequenza di uno e zero): sarà il vostro smartphone a separare questi segnali per determinare quali vadano a un applicazione, quali vadano ad un'altra, e quindi in questo modo con una singola modulazione (con un singolo segnale radio) è possibile far transitare una grossa quantità di informazioni dedicate a funzionalità differenti.
Certamente una grandissima innovazione, ma naturalmente non è stato sempre così: tutto è cominciato con la "telefonia mobile analogica", con la rete TACS.
Per poter raggiungere questo scopo ci si è basati - all'inizio - sulle tecnologie che c'erano a disposizione, e la tecnologia principale che c'era a disposizione era la trasmissione in onde radio a modulazione di frequenza. Un po' quello che succede come quando accendete la "vecchia" radio (non quella digitale, ma la radio analogica, non so: l'autoradio della macchina) e ascoltate il segnale radio che arriva.
Il segnale passa "in chiaro", la telefonata passa "in chiaro" (la conversazione), e allora come si può utilizzare questo meccanismo per fare in modo che possano parlare due persone fra di loro, ma due persone che stanno - magari - lì accanto e hanno un altro telefonino non si parlino uno sull'altro?
Si utilizza il sistema di suddividere la rete in piccole "celle" (da cui il nome "cellulare") e si utilizzano delle piccole segnalazioni digitali (chiamate FSK: Frequency Shift Keyring), dei segnali che si limitano a mandare semplici informazioni alla rete, scambiare queste informazioni tra il telefono e la torre cellulare per capire "chi è il telefono", per capire "qual è la conversazione", se "è cominciata la conversazione", se deve "arrivare la conversazione" etc.
La rete TACS ha funzionato per molti anni, per vari motivi. Uno dei motivi per cui ha funzionato la rete TACS era anche quello che le stazioni di trasmissione e gli apparecchi cellulari utilizzavano una potenza del finale di trasmissione calcolata "sulla carta" e generalmente arrotondata per eccesso: quello di cui stiamo parlando è del fatto che il TACS (il telefonino TACS) prendesse *DOVUNQUE*.
Qui a Siracusa abbiamo delle catacombe e i telefonini TACS riuscivano a ricevere il segnale dentro le catacombe, sotto terra! Qualcosa che attualmente - comunque - resta un sogno. Cioè, addirittura per riuscire a ricevere il segnale della telefonia mobile - non so - dentro le gallerie, sotto le montagne, nelle zone di confine (nellle gallerie molto particolari) si utilizza un sistema che è il ripetitore con il cosiddetto «cavo fessurato».
Ma di nuovo: parliamo di telefonia mobile, parliamo del TACS. Ha avuto molta diffusione nonostante anche i costi elevati di esercizio: acquistare un telefono (ancora eravamo con le lire) costava veramente tantissimo, si parlava comunque di spendere sopra il milione delle vecchie lire (quindi sopra i 500 euro) per un dispositivo estremamente semplice: consentiva di telefonare e ricevere telefonate, punto.
Altro che adesso: c'è lo smartphone che - fra un po' - bisogna stare attenti quando lo si maneggia perché improvvisamente potrebbe uscire del caffè e bruciarci le mani!
E anche il costo dell'abbonamento (perché non c'erano all'inizio i piani "ricaricabili", c'era solo il piano di abbonamento) era abbastanza elevato, oltre al costo piuttosto elevato propro delle singole telefonate.
Un fattore che influì tantissimo alla diffusione dei telefonini TACS è un «fattore collaterale» del quale vorrei parlarvi oggi, perché i telefonini TACS di prima generazione (soprattutto i Bosch e i Motorola, perché è con questi che si diffuse questa storia) avevano una particolarità: la batteria aveva tre contatti elettrici, ma il telefonino ne aveva solo due (i due estremi): il contatto centrale era predisposto a essere connesso, ma non ci si collegava alla batteria.
E questo - naturalmente - serviva per uno scopo: il "terzo contatto" serviva per mettere il telefono in modalità di programmazione, perché il telefonino doveva essere programmato per accedere alla rete cellulare. Quando parliamo di TACS, parliamo di telefonini in cui non è che tu mettevi "la scheda" e c'era (sulla SIM) il tuo abbonamento, il tuo profilo, il tuo tutto-quanto, no. Doveva essere programmato il telefono, in base al proprio numero di serie, in base a una serie di specifiche caratteristiche, per poter funzionare sulla rete di telefonia mobile.
Quel contatto elettrico non serviva solo a quello, ma andava il telefonino (se alimentato) nella cosiddetta modalità di autotest.
In modalità di autotest il telefonino non poteva essere utilizzato per telefonare, ma poteva essere utilizzato per effettuare una serie di verifiche sul dispositivo stesso... e non solo sul dispositivo, infatti il motivo principale della diffusione della telefonia TACS (soprattutto di dispositivi Bosch e Motorola) è stato questo: chiudendo sulla batteria il terzo contatto, il contatto centrale (tipicamente lo si faceva con la carta stagnola di un pacchetto di sigarette: si appoggiava la carta stagnola, si ci metteva la batteria e si faceva in modo che facesse contatto - quindi - anche il terzo polo), immettendo dei codici era possibile effettuare delle verifiche, non so: leggere la versione del firmware del telefono. Ma soprattutto c'era una modalità che è la cosiddetta «Modalità di Monitoraggio».
Come dicevo, le comunicazioni cellulari - per l'appunto - avvenivano all'interno di delle «celle». Queste celle erano identificate da dei numeri, dei numeri che andavano - principalmente - da "00" [zero-zero ndG] a "99". Le prime otto celle (da "00" a "07") erano riservate per uso interno, per comunicazioni interponte etc. mentre le celle da "08" a "99" venivano utilizzate dagli utenti (virtualmente in maniera "automatica"): era il terminale, il cellulare, che utilizzava quella cella, occupava la prima cella libera e la utilizzava per la conversazione.
Ora, mandando il telefono in modalità di monitoraggio, inserendo un opportuno codice era possibile andare all'ascolto di che cosa stesse transitando sulle celle. Quindi una volta che si metteva il telefono in monitoraggio, si digitava il codice identificativo della cella (sul Bosch si faceva "110 <numero_della_cella> #", per esempio "110 09 #") e il telefonino cominciava ad ascoltare quello che transitava su quella cella.
Se la cella al momento era vuota, si sentiva il "fruscio di fondo", ma se la cella non era vuota, allora si sentiva la conversazione: si sentiva la persona che parlava al cellulare e l'interlocutore che stava parlando con quella persona.
In questo modo - pur non essendo del tutto legale - era possibile ascoltare le conversazioni telefoniche che avvenivano "in chiaro". E la grande diffusione di questi telefonini e la grande diffusione a macchia d'olio di questa notizia che immettendo la stagnola del pacchetto di sigarette era possibile ascoltare le telefonate che avvenivano sulla rete cellulare, hanno contribuito sicuramente alla diffusione del sistema TACS e alla diffusione di notizie su tradimenti (e tutta un'altra serie di cose), perché - naturalmente - per quello che concerne le capacità di poter spiare il prossimo... questo tipo di notizie si diffondono a macchia d'olio. Cioè: queste notizie si sono diffuse (di utilizzare la carta stagnola) nonostante non ci fosse una grandissima diffusione di internet nei primi anni '90, quindi figuratevi se queste notizie avessero dovuto diffondersi con la presenza di internet!
Scherzi a parte, volevo raccontarvi questo aneddoto, appunto, di tantissimi che hanno avuto il telefonino eTACS non tanto per poter essere rintracciabili nelle situazioni più complesse, perché prima dell'eTACS c'era - soprattutto - il Teledrin (e di cui vi parlerò un'altra volta, perché ho avuto anche quello), ma adesso tocca a voi, raccontatemi un po: voi avete avuto un telefonino eTACS? Voi sapevate che c'era questo "trucco" di mettere la cartina delle sigarette e di mettere il telefonino in programmazione, ed era possibile ascoltare le altre conversazioni? L'avete mai fatto?
Non lo so: parliamone nei commenti qua sotto, oppure su Twitter con l'hashtag #DdVotr
Bene: io sono Grizzly, questo era #OperazioneNostalgia. Come sempre vi ricordo di fare pollice-in-alto, condividere questo vlog, iscrivervi al canale e seguirmi su Telegram. Noi ci vediamo alla prossima: ciao a tutti!