lunedì 10 luglio 2017

Tokyo Magnitude 8 0 in 4 minuti e mezzo (by Lilletta Ely)



Può succedere che inizi a guardare una serie pensando sia il solito anime catastrofico pieno di scene d'azione, ma poi rischi di trovarti a fare la fontana di Trevi ambulante, che nemmeno un rubinetto rotto aggiustato da un idraulico con la cataratta. Parliamo infatti di «Tokyo Magnitude 8.0», un anime che racconta le shockanti vicende della città più famosa del Giappone colpita da un devastante terremoto.
E non fatevi ingannare dai disegni colorati: è un anime davvero profondo e realistico!
[♪♫♪]
Nonostante frequenti solo la prima media, alla piccola Mirai Onosawa i genitori, sempre occupati col lavoro, affidano i lavoretti più svariati: dal seguire le faccende di casa al badare al fratellino più piccolo, Yuki.
Ricordiamo con mestizia che la stragrande maggioranza di noi a 13 anni era a malapena in grado di cucinarsi un piatto di pasta senza causare in cucina un’esplosione di plutonio degna dei migliori film di Michael Bay... ma i giapponesi no: loro sono già delle massaie fatte e finite ancor prima di compiere diciott'anni!
Così in una calda estate Mirai deve scarrozzare il fratellino ad una mostra di robot ad Odaiba, con lo stesso trasporto di quando mia nonna accendeva la tv e metteva su Canale 5 per vedersi Beautiful.
Mentre si allontana per andare alla toilette, con una piva lunga da qui fino al Canada, ecco che scoppia un terribile terremoto di magnitudo 8.0 (da qui il titolo della serie), che devasta completamente la città.
Ad aiutare i due fratellini a ricongiungersi ci penserà Mari, una super cool fattorina che farà loro da protettrice e anche da mamma.
Per fortuna la ragazza riesce a ricongiungersi presto con Yuki, dimostrando che, un po’ come in Labyrinth, tutte le sorelle maggiori - nonostante sembrino infastidite dai fratelli minori - alla fine superano sempre rischi indicibili e traversie innumerevoli per salvarli... ma senza i pupazzi rosa che cantano.
Da questo momento i tre si uniscono per ricongiungersi con le rispettive famiglie: Mari vuole ritrovare sua figlia e sua madre, mentre i nostri due protagonisti i loro genitori. Tuttavia muoversi non è così facile, in quanto Odaiba è un’isola e dopo il crollo del ponte che la univa a Tokyo l’unica è farsela a nuoto.
Il trio grazie a delle imbarcazioni messe a disposizione dalla prefettura riesce finalmente a raggiungere la città, ma le scosse di assestamento non aiutano una situazione già delicata di per sé. Una di queste scosse - per l'appunto - fa crollare la torre di Tokyo proprio sopra i nostri sventurati fratellini; dei detriti stanno per colpire Mirai ma Yuki con grandissimo coraggio la spinge via e la salva, riportando una bella botta in testa.
Proseguendo il loro viaggio, i due fratellini tentano anche di procurare una moto a Mari, perché raggiunga la sua destinazione più in fretta ma lei, commossa dal gesto, decide di non abbandonarli e proseguire il viaggio insieme.
Dopo un lungo cammino, però, Yuki si sente male e sviene per la ferita ricevuta qualche giorno prima, e viene ricoverato d’urgenza; preoccupata e straziata come non avrebbe mai pensato, Mirai ha addirittura un incubo in cui vede il fratellino senza vita, e si sente sollevata come non mai quando scopre che invece  è sano e salvo.
Riprende così il viaggio del gruppetto verso le loro rispettive case e, nonostante un primo momento di sconforto, Mari riesce finalmente a riabbracciare sua figlia, che credeva ormai persa, e persino sua madre, la quale - seppur con ferite lievi - è sopravvissuta.
Felice che la donna che ha salvato loro la vita si sia ricongiunta con la sua famiglia, Mirai riesce a convincere un soldato a dare uno strappo a lei e al fratellino fino alla loro casa, lasciando un biglietto d'addio e di ringraziamento alla loro benefattrice.
Ma una volta arrivati a casa Mirai deve venire a patti con una terribile realtà: quello che aveva fatto quando Yuki era stato ricoverato non era un incubo, quel giorno il suo fratellino era morto davvero, e quello che lei continuava a vedere era solo il suo fantasma, invisibile a tutti gli altri, che era rimasto con lei per accompagnarla nell’ultimo viaggio verso casa.
Straziata, la ragazza riesce a ritrovare i suoi genitori, e dopo il terremoto, la vita riprende come prima, seppur con l’immenso vuoto lasciato da Yuki, colmato in parte dall’affetto dei genitori e dalle visite di Mari.
Mirai continuerà a vivere perché sa che lassù Yuki veglierà sempre su di lei.

Sono grande e non piangerò.
Mi so trattenere.
È solo un anime...
Bwaaaa!

Se volete meglio comprendere questa serie, guardatevi la recensione di Grizzly, che devo ringraziare veramente per avermi fatto scoprire questa meravigliosa serie: il link lo trovate qui, o nell'infobox: il suo commento fa davvero riflettere, come d'altronde l'intera serie.
E niente: dopo un anime così drammatico, l'unica cosa che può aiutarci è vedere il facciottone di Indy, che di solito mi aspetta sulla scrivania quando arrivo a casa...
... quando - ovviamente - non mi occupa la sedia: mamma mia, questa palla di pelo!

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