domenica 7 luglio 2019

VLOG 274: La TV in bianco e nero #OperazioneNostalgia



Benvenuti a bordo viaggiatooOOUHHH!
Ma! Ma sono in bianco e nero! Ma stiamo scherzando? Ma che cosa succede?
No, vabbè: STIAMO scherzando sul serio, perché quello che succede è che oggi parliamo della TV analogica in bianco e nero. La TV che è arrivata in Italia sino, più o meno, alla seconda metà degli anni '70, quando poi - piano piano - sono cominciate a diffondersi le trasmissioni a colori.
Ma parliamo - appunto - di quello che c'era PRIMA della seconda metà degli anni '70: parliamo della TV in bianco e nero, e lo facciamo oggi, in questa puntata (a colori!) di Diario di Viaggio on the road #OperazioneNostalgia!
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Prima di cominciare, una breve storia: tutto comincia il 1897 con lo sviluppo, da parte del tedesco Braun, del primo Tubo Catodico, e la costruzione del primo oscilloscopio.
Tuttavia dovranno passare altri trent'anni (e arrivare in America) perché il nostro caro inventore - e chi ha visto la serie "Magazzino 13" (Warehouse 13) sa di che cosa stiamo parlando (è lui!) - Philo Farnsworth, inventa la prima vera e propria TV in bianco e nero.
E nel 1927 si stava studiando la TV meccanica, quindi l'invenzione di Fansworth ha avuto molto successo, perché era *decisamente* molto più versatile della TV meccanica.
Il principio di funzionamento è molto semplice: abbiamo un tubo catodico, ossia un tubo dal cui catodo partono i fasci di elettroni, che vengono concentrati in un raggio (appunto il «raggio catodico») e vengono attirati dall'anodo (che si trova sulla superficie dello schermo) dato che c'è una elevata differenza di potenziale tra i due elementi.
Nel tubo c'è un vuoto particolarmente spinto: c'era tutta una tecnica per realizzare questo vuoto, si cominciava con il saturare il tubo (prima di sigillarlo) con dell'ossigeno.
Una volta saturato con dell'ossigeno, si procedeva a estrarre il più possibile la più grossa quantità di ossigeno presente, la più grossa quantità di aria presente, “costruendo” un vuoto estremamente spinto, quindi si chiudeva il tubo.
Però - a questo punto - molto probabilmente sarebbe rimasta qualche molecola di ossigeno in giro (perché è ovvio: non puoi ottenere un vuoto al 100% tanto facilmente), ma allora si applicava una tecnica molto intelligente: quella del cosidetto «getter», ossia si metteva all'interno del tubo catodico un “piattino” (una specie di supporto) con un metallo, generalmente bario, che si sarebbe ossidato molto velocemente in presenza di ossigeno. Una volta sigillato il tubo, tramite induzione magnetica si surriscaldava il bario fino a temperature elevatissime (fino a oltre la temperatura di fusione) ed essendoci il vuoto il bario subito evaporava; in presenza di ossigeno si sarebbe ossidato molto velocemente e quindi “assorbendo” quel poco ossigeno rimasto, e il getter lo riconosciamo dal fatto che (nelle valvole termoioniche è sulla parte più alta, nei tubi catodici in fondo, o in alcuni punti specifici) c'era una concentrazione di una sostanza metallica argentata, che è appunto il getter, il bario che è stato fatto evaporare e quindi poi si è depositato sulla superficie del vetro.
Il bario, rimanendo lì dentro, era sempre sensibile all'ossigeno, quindi in presenza di qualsiasi molecola libera di ossigeno, si sarebbe ossidato molto velocemente.
Attraverso dei grossi elettromagneti, attraverso un grosso campo elettrico, il fascio di elettroni veniva deviato: nello specifico veniva “costruita” una scansione continua delle righe sullo schermo; una scansione che veniva in modalità interlacciata: grazie alla tensione elettrica facevamo 50Hz, e quindi ci faceva 25 volte al secondo una “schermata” completa, perché 50 volte al secondo veniva scansionata l'intera superficie dello schermo, solo che una volta veniva scansionata la serie di righe pari, una volta la serie di righe dispari, e quindi interlacciando si ottenevano 25 schermate al secondo.
È il motivo per cui il sistema PAL è l'invio di 25 fotogrammi al secondo, giusto per curiosità.
Ma veniamo un po' alla situazione: siamo alla fine degli anni '50, all'inizio degli anni '60, si cominciano a diffondere queste TV in bianco e nero, TV valvolari, e chi ha avuto una TV valvolare (io da piccolo: avevamo la TV valvolare e dai nonni c'era la TV valvolare) si ricorda due cose.
La prima cosa era che non è che tu accendi la TV e la TV si accende: le valvole dovevano ‘scaldarsi’, dovevano arrivare a temperatura, dovevano arrivare al giusto livello di emissione, e quindi tu accendevi la TV e le valvole si scaldavano per un minuto buono.
Dopo circa un minuto, prima arrivava l'audio, poi - dopo qualche altra decina di secondi - cominciava a formarsi il video.
Ma non solo: visto che le valvole avevano bisogno di surriscaldarsi ma erano degli apparecchi molto delicati, avevano anche bisogno di una tensione elettrica estremamente stabile: innanzi tutto di 50Hz molto stabili per avere sincronia dell'immagine, e di una tensione elettrica molto stabile (negli anni '60 in Italia non è che la tensione elettrica fosse particolarmente stabile) quindi ecco che in casa avevamo un'altra cosa: uno scatolotto.
Tipicamente aveva la forma di una valigetta, ma poi ce n'erano delle forme più disparate: questo scatolotto veniva messo sotto la televisione (chi è della mia generazione probabilmente se lo ricorda), questo scatolotto era lo ‘stabilizzatore’ (da qualche parte veniva chiamato il ‘trasformatore per la TV’), che serviva a ricevere la tensione elettrica di casa, che comunque oscillava moltissimo; la corrente di casa è ‘alternata’, significa che varia di polarità diverse volte al secondo (nello specifico cinquanta volte al secondo); in realtà negli anni '60 era alternata perché variava *TUTTO* *QUANTO* diverse volte al secondo: la tensione, la potenza, l'amperaggio, il wattaggio, il voltaggio... tutto quanto arrivava a caso!
Lo stabilizzatore - invece - faceva in modo di mandare alla televisione 220V il più possibile puliti, una frequenza di 50Hz il più possibile stabile, in questo modo da una parte si allungava la vita delle valvole, dall'altra si evitavano disturbi provocati dalle interferenze elettriche.
E c'era questo scatolotto che bisognava accenderlo almeno un minuto prima della televisione, perché ANCHE LUI doveva scaldarsi (avevamo le televisioni turbodiesel!); dopo che accendevi questo scatolotto (e tipicamente era in cucina: nella cucina c'era umidità, quindi quando accendevi questo scatolotto, cominciava pure a “friggere”, perché dove c'era umidità, c'era questo rumore di frittura…).
Dopo che accendevi questo scatolotto (dopo un minuto buono), cominciavi ad accendere il televisore, perché anche lui doveva partire, c'erano quindi un altro paio di minuti prima che cominciassero ad arrivare le trasmissioni televisive.
Poi quando spegnevi il televisore, al contrario, prima spegnevi il televisore, poi - dopo qualche istante (dopo alcuni secondi) - spegnevi lo scatolotto, e ti rimaneva il puntino al centro dello schermo, per anche DIVERSE ORE, perché erano correnti parassite, c'era un groviglio.
Le trasmissioni in bianco e nero sono andate avanti per moltissimo tempo: il primo canale televisivo che abbiamo avuto (il “Primo Canale RAI”) è arrivato a cominciare a trasmettere ufficialmente nel 1954 e trasmetteva QUASI in tutto il territorio italiano; piano piano il segnale si è - un pochettino - espanso nel territorio italiano nel corso della - appunto - seconda metà degli anni '50. Solo nel 1961 è arrivato il “Secondo Canale”, sempre della RAI, quindi non è che c'era un grandissimo pluralismo dei canali televisivi: ecco perché negli anni '60 in realtà erano diffusissime le radio, e le televisioni erano ancora una cosa più che… si metteva una sola televisione nelle case delle famiglie ricche, o si metteva la televisione nel bar, nel “locale di tendenza”, e allora la gente - in casa - al massimo c'aveva il “mobile radiofonico” (perché la radio a valvole era una cosa gigantesca: era un po' come la televisione) e SI ANDAVA IN SALOTTO AD ASCOLTARE LA RADIO!
Mica come adesso, che uno - mentre sta correndo - si mette la musica sul cellulare (o l'audiolibro).
Le trasmissioni sono andate avanti in bianco e nero per parecchio tempo: la prima sperimentazione per le trasmissioni a colori in Italia è arrivata tra il 1976 e il 1977, quindi sì: io sono nato quando la buona parte delle trasmissioni televisive in Italia erano ancora in bianco e nero, nel 1976.
Grazie perché so QUANTO mi considerate vintage!
Nel corso del tempo le cose sono cambiate: negli anni '80 l'etere è diventato appannaggio di tantissime televisioni locali e nazionali, sono arrivate le trasmissioni televisive a colori un po' in tutta Italia, sono arrivate le trasmissioni televisive in diretta, il sistema televisivo si è evoluto sino ad arrivare alla TV digitale terrestre con centinaia di canali sulla stessa banda di frequenze.
Ma - secondo me - è bello pensare a quando c'era un solo canale televisivo, quando c'era tutto questo lavoro da fare: accendi il trasformatore, aspetta quel minuto che si surriscaldi, poi accendi la televisione e aspetta quell'altro minuto~minuto e mezzo che si surriscaldi anche la televisione, partiva la televisione e non dovevi spegnerla, perché poi per riaccenderla ci voleva il tempo che si raffreddassero le valvole, se no si danneggiavano.
E poi, dopo che partiva la televisione, mooolto lentamente, quello c'era!
–Cambia canale!
–Che cosa cambio canale? C'è solo RAIUNO!
Era tutto in bianco e nero, ed è lì che si è sviluppata una situazione che ha riguardato la pubblicità, che è Carosello, di cui - probabilmente - parleremo un'altra volta.
La televisione era un meccanismo d'intrattenimento molto, molto particolare, certamente è cambiato tantissimo nel corso del tempo, la pluralità dei canali televisivi ha creato, sicuramente, un grandissimo mercato. Ma tutto quanto è partito da delle immagini trasmesse in bianco e nero attraverso un tubo catodico che aveva PERSINO delle emissioni di raggi-X quando ci si trovava a meno di 5cm dalla superficie dello schermo; per cui sì: c'era un motivo per cui si diceva “non guardare la televisione da troppo vicino, perché non è sano!”
Insomma: questo era per ricordarvi la TV in bianco e nero: voi avete avuto una TV in bianco e nero quando eravate piccoli? Vi ricordate - magari a casa dei vostri nonni -- la TV in bianco e nero?
Vi ricordavate la TV valvolare? Sapevate che c'erano le TV valvolari e che bisognava aspettare una marea di tempo per accendere?
Altro che: “Presto: accendi che c'è questa cosa su questo canale!”, dovevi pensarci per tempo! C'è la partita alle otto? Per sicurezza cominciamo ad accendere la televisione alle sette e mezza, così siamo sicuri che è tutto sintonizzato, che è tutto a posto, perché se no vai ad accenderla all'ultimo momento: rischi di perderti parte della partita!
Raccontatemi un po' la vostra sulla TV in bianco e nero, nei commenti qua sotto o su Twitter con l'hashtag #DdVotr
Bene: io sono Grizzly, questo era #OperazioneNostalgia: come sempre vi invito a mettere pollice-in-alto, condividere questo vlog, iscrivervi al canale, noi ci vediamo alla prossima puntata: ciao a tutti!

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