domenica 18 aprile 2021

VLOG 360: Dress-Code e uniformi scolastiche sono utili?



Benvenuti a bordo, viaggiatori: io sono Grizzly.
Settembre 2013, Turchia, città di Antalya (Antalỳa… non so come si pronuncia): nella Gazi Anatolian High School è stato introdotto il divieto, per le studentesse, di indossare la gonna; secondo il direttore dell'istituto perché
le studentesse si possano sentire più a loro agio a fare le scale.
Per risposta, gli studenti della "Dev-Lis", movimento studenti rivoluzionari… (ecco la foto) hanno sfilato per il centro città, maschi e femmine, indossando la gonna dell'uniforme scolastica.
Questo mentre le studentesse spiegavano ai giornalisti che:
«i reazionari vedono il corpo femminile come un eccitante sessuale.
Se una donna indossa una minigonna, gli uomini possono molestarla o violentarla.
Questa mentalità ha portato al divieto della gonna nella nostra scuola».
Bene; oggi, in questo nuovo episodio di Diario di Viaggio on the road, vorrei parlare dell'argomento dress-code, il cosiddetto «codice dell'abito».
Lo vorrei fare perché resto del parere che ognuno è libero di vestirsi come gli pare.
Ci sono delle condizioni nelle quali sono previsti, o sono vietati, determinati accessori o determinate situazioni, ma sono delle situazioni che hanno una buona ragion d'essere e, al di fuori di questa più che buona ragion d'essere, penso che ci debba essere anche una certa libertà… e questo porterà, sicuramente, alla domanda che vedremo in fondo al blog; per il momento cominciamo: sigla!
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in determinati ambiti lavorativi viene imposto l'obbligo di utilizzare determinati abiti o accessori, o il divieto di utilizzare determinati abiti o accessori, per un motivo ben preciso: per esempio in moltissimi ambiti lavorativi è richiesto di indossare degli elementi particolari che si chiamano DPI (Dispositivi di Protezione Individuale), come delle speciali calzature che hanno un'elevata resistenza alla torsione, alla trazione, agli urti, magari un elevato isolamento elettrico e roba di questo genere, si chiamano «scarpe antinfortunistiche».
Lo scopo è proprio quello insito nel nome: il Dispositivo di Protezione Individuale è un dispositivo che serve a proteggere l'individuo, in caso di incidente, da eventuali lesioni.
Ecco che definire che in un determinato ambito lavorativo, per esempio, è obbligatorio utilizzare DPI (come l'elmetto o le scarpe antinfortunistiche) ha senso, perché - magari - per camminare in mezzo un cantiere torna UN ATTIMO più comoda la scarpa antinfortunistica che (non lo so) la scarpetta di cristallo, col tacco a spillo, di Cenerentola!
Per lo stesso motivo, se siamo in presenza di macchinari con elementi meccanici in movimento, è molto probabile che sarà vietato indossare cravatte, sciarpe o foulard: perché un elemento in movimento dell'abito potrebbe venire catturato dalla parte in movimento del macchinario e provocare un incidente.
Di nuovo: questo ha senso, è questo il motivo del divieto, ma al di là di questa tipologia di limitazioni o obblighi, in molti altri casi quello che è il dress-code (il codice dell'abito) può avere delle ragioni più o meno profonde.
Vi sono abiti interi che sono DPI: per esempio i Vigili del Fuoco indossano un'uniforme che non serve solo per rappresentare il corpo ma, ovviamente, anche perché tutta l'uniforme è realizzata con il Nomex (che è una stoffa molto resistente alle elevate temperature, allo strappo, al getto di liquidi etc), quindi è un motivo di funzionalità oltre che di estetica.
Nel caso delle uniformi delle forze dell'ordine, qual è l'idea? Quella di uniformarsi al corpo (per questo si usa l'uniforme): di mostrare un'immagine del corpo, dell'istituzione che si rappresenta, che è un'immagine pulita, ordinata, che ha il suo scopo.
Ma quando siamo in quello che è il concetto - soprattutto - della “vita di tutti i giorni”, quando non si ha una condizione effettiva per indossare un abito che abbia dei motivi di sicurezza o dei motivi di immagine ben precisi, ecco che le cose diventano un pochino più complicate, perché - secondo me - al di là delle condizioni, dei Dispositivi di Protezione Individuale o della sicurezza sul lavoro in generale, al di là di questo, una persona - soprattutto in quella che è la vita di tutti i giorni (il cosiddetto tempo libero) - dev'essere liberissima di vestirsi come gli pare.
Se una persona vuole indossare una cravatta e non c'è la condizione per cui la cravatta rappresenta un pericolo di incidente, perché sta svolgendo un lavoro con dei macchinari in movimento, allora CHE INDOSSI LA CRAVATTA: che c'è di male?
Se una persona vuole indossare la gonna, CHE INDOSSI LA GONNA.
Se una persona vuole indossare i pantaloni, vuole indossare il tacco alto 30cm (o la zeppa alta un metro)… se non c'è l'obbligo di indossare delle calzature antinfortunistiche, che lo faccia!
Se le piace indossare quella situazione, se le piace indossare quegli abiti, non ci vedo nulla di male.
Potrò pensare che - per esempio - quell'accoppiata di colori la trovo orripilante: è la mia opinione, me la tengo per me, tutto lì.
Se a una persona piace indossare una maglietta che ha un insieme di colori che, più che tinti, sembrano VOMITATI sulla maglietta e a questa persona quella maglietta piace, che se la mettesse!
Se quella persona mi chiede qual è il mio parere su quella maglietta, sia consapevole che potrò dirle:
-Guarda: secondo me questi colori sembrano orribili!
Ma se le piace, che se la metta!
E non sto utilizzando il termine ‘persona’ a caso, perché non mi interessa nessun discorso di identità di genere: non sono lì a dire che i pantaloni debbano essere indossati dagli uomini e le gonne dalle donne, non me ne frega di meno!
Se una persona vuole indossare la gonna, vuole indossare i pantaloni, vuole indossare il kilt, vuole indossare il chenesòio… che se lo metta. Gli piace quell'abito? Che se lo metta, ma chissenefrega.
Ma chi sono io per dirgli di no? Ragazzi: io non ho buon gusto, io mi vesto a caso, voglio andare a insegnare agli altri come vestirsi?
Ma se già persino chi ha buon gusto ha fatto delle cadute di stile colossali: lo showman Enzo Miccio, a Pavia nel 2016, fotografò una ragazza sul ponte, così, di nascosto, per poi condividere la foto sui social
-Eh, #MaComeTiVesti ?
Ma come ti permetti di fotografare una persona che cammina per strada, per pubblicarla sui social, che - oltre a una violazione sulla privacy - è pure un comportamento da stalker, innanzi tutto!
Dopo di che, 'sta ragazza era vestita in maniera piuttosto normale: infatti ha avuto la difesa di metà dei social, proprio col fatto:
-Ma scusa: una studentessa vestita con una felpa e dei jeans!
Perché? Devi essere tu a insegnare il buon gusto?
Il buon gusto è: "mi son messo delle cose addosso, mi piacciono, OK!"
Secondo me è questo il punto, tuttavia riconosco un problema, che è quello di cui ho parlato all'apertura del vlog: e riguardo l'uniforme scolastica?
Quando io andavo alle scuole elementari non avevamo l'uniforme scolastica, però avevamo tutti quanti l'obbligo di indossare il grembiule; principalmente era una situazione logistica, eravamo tutti i bambini di sei~sette anni, quindi ci sporcavamo con la qualsiasi cosa: con le penne, coi pennarelli, coi gessetti colorati… quindi il grembiule serviva a non dover buttare via i vestiti tutti i santi giorni: ti mettevi un grembiule (nero, tra l'altro) perché - anche se si macchiava - chissenefrega, aveva questo minimo di senso.
Dopo di che non abbiamo mai avuto nessuna uniforme scolastica; qua in Italia non so quanto sia diffuso il discorso dell'uniforme scolastica: so che ci sono delle scuole, molto specifiche (come le accademie etc), dove si usa l'uniforme scolastica, ma - altrimenti - non sono tantissime le scuole… nella scuola pubblica - tendenzialmente - non c'è un'uniforme scolastica.
Quindi… non saprei.
Il discorso dell'uniforme scolastica - secondo me - da una parte è positivo, perché - comunque - vuole insegnare allo studente a non essere completamente trasandato H24, perché ok: ci può stare la libertà di vestirsi, ma ci sono anche le cosiddette occasioni formali, in cui è utile imparare ad essere, anche, un minimo ordinati.
Però, per esempio, nell'ambito dell'uniforme scolastica, io cercherei di fare in modo di lasciare anche un minimo di libertà di scelta su alcuni elementi.
Per esempio “l'uniforme scolastica prevede l'obbligo della cravatta”?
Ok, e allora io do a disposizione una serie di colori differenti della cravatta: lo studente, ogni mattina/ogni settimana, può decidere di indossare un colore diverso, oppure anche un taglio diverso della cravatta: c'è l'obbligo della cravatta, però è anche possibile indossare il farfallino e sono approvati anche dei farfallini di determinati colori.
Nell'uniforme c'è la gonna? Allora ci saranno - magari - delle gonne di diversi colori, ci saranno dei pantaloni di diversi colori: lasciare la possibilità allo studente di scegliere, di poter fare almeno questo.
Ok: devi uniformati, devi imparare a non essere trasandato, ma questo non significa che dovete essere tutti quanti delle fotocopie.
Secondo me, però non lo so: perché - per l'appunto - non ho fatto l'esperienza di dover indossare l'uniforme scolastica, quindi non so come funziona.
Penso che potrebbe funzionare bene in questo modo, ma so che in molti posti non funziona così e l'uniforme scolastica è standardizzata il più possibile, e questa è la mia domanda: quello che chiedo a voi è: voi cosa ne pensate? Secondo voi la standardizzazione dell'uniforme scolastica è un passaggio importante, può insegnare - appunto - a non essere trasandati?
Oppure l'uniforme scolastica non serve e si deve lasciare libertà di scelta agli studenti su come vestirsi?
Può essere utile lasciare quel minimo di libertà su determinati accoppiamenti cromatici, ma imporre l'uniforme scolastica?
È sbagliato e può essere più funzionale avere solo un minimo di dress-code, per esempio una lunghezza minima della gonna o una lunghezza minima dei pantaloni?
Chi se ne frega e gli studenti si vestano come gli pare?
Non lo so: onestamente, su questo, non so che cosa pensare e quindi lo chiedo a voi: parliamone nei commenti qua sotto oppure su Twitter con l'hashtag #DdVotr
Bene: io sono Grizzly, vestito un po' come capita, se sono riuscito a farvi pensare che - in fondo - quello che conta non è quello che pensano gli altri di come vi siete vestiti, ma come vi trovate voi come vi siete vestiti (io mi sono vestito un po' a caso, ma sono abiti comodi, quindi mi stanno benissimo!)
Se pensate - appunto - che questo possa funzionare, allora vi invito a farmi indossare un bel pollice-in-alto e condividete questo vlog con i vostri amici, anche su Whatsapp, Telegram o le altre app social, magari - inoltre - condividete qualche vestito che non indossate più con qualche amico!
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Io sono Grizzly e questo è tutto, per cui come sempre: grazie, ciao a tutti e ci vediamo alla prossima!

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