mercoledì 29 settembre 2010

Auguri alla nuova arrivata

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Ieri è nata la piccola Alice Monaca. Tantissimi auguri ai due neo-genitori e un cordialissimo benvenuto a questa nuova stella. (-:

lunedì 27 settembre 2010

Non mi piaci solo se ti muovi

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[Sì: il film Madagascar mi ha divertito non poco, lo ammetto (-: ]
Nell'articolo precedente ho parlato delle paure e fobie che colpiscono molti. Una cosa che ho notato come molto diffusa è una certa avversione per i rettili, sulla quale in fondo ho ben poco da dire [molti serpenti rappresentano comunque un pericolo di avvelenamento, anche se in campagna il 90% di quelli con cui si può avere un incontro vis-a-vis sono innocui (e moooolto più spaventati *loro* da voi)], però questa piccola fobia spesso coinvolge anche i rettili più piccoli, come lucertole e gechi.
Ora, una delle cose che, lo ammetto, fa più impressione di questi piccoli rettili è anche la cosa che li rende più affascinanti: hanno una incredibile capacità di aderire praticamente a qualsiasi superficie (persino al vetro. Sinora l'unica sostanza conosciuta con la quale hanno problemi di appoggio è il teflon). Questa capacità, studiata da scienziati di tutto il mondo nel tentativo di produrre un adesivo universale a pronta ed efficace tenuta, è merito di una serie di microscopici peletti di cui sono coperte la superficie inferiore del corpo e, soprattutto, le zampette. Tali peletti sfregandosi fra di loro creano una forte carica di elettricità statica che, ionizzando l'ambiente ove si appoggiano, permette loro di restarne in adesione come se incollati. Una capacità veramente incredibile: la resistenza di adesione è superiore ai 20 newton per centimetro quadrato, ossia (cito da wikipedia) per esempio un geco è in grado di aggrapparsi a una foglia dopo una caduta di 10 cm, toccandola con una sola zampa.
Eppure la paura che incutono spesso è proprio quella che uno di questi simpaticoni possa cadere addosso (le "perdite di aderenza" sono molto rare), poiché sono comunque animali moooolto timidi e in presenza di uomini tendono a scappare molto velocemente, col rischio di perdere aderenza alla superficie per via dei movimenti scoordinati delle zampe.
Ma lasciatemi dire qualcosa in più.
Il geco mediterraneo comune (quello che abbiamo qui in Sicilia, soprattutto) è uno dei rettili più innocuo (e utile!) che calca le nostre terre: anzitutto scordatevi i filmati da Paperissima in cui una lucertola si attacca al dito di qualche bambino terrorizzato, perché i gechi hanno una presa mandibolare molto ridotta (a causa della loro dieta), e soprattutto non hanno denti. Come dicevo prima sono molto timidi e diffidenti, ed è estremamente difficile avvicinarne uno.
Io sto cercando di fare amicizia con quello che si è accasato dietro l'armadio del mio ponte radio, con un trucco: la dieta dei gechi [che rappresenta uno dei motivi per cui li apprezzo tantissimo (anche se ho la fortuna di non essere saporito per questi maledetti ditteri)] è composta soprattutto da zanzare, assieme a moscerini, mosche e falene. Ma non disdegnano qualche pezzetto di frutta fresca, infatti l'amico del ripetitore spazzola via con molto gradimento il pezzetto di mela o di pesca che gli porto su a intervalli regolari, e lentamente comincia a uscire, quando mi avvicino, con meno sospetti del passato.
Un giorno magari lo fotograferò mentre si spolpa un pezzetto di frutta dalla mia mano, così metto la foto sul sito del ponte radio, e lo nomino ufficialmente custode dello stesso. ((((-:
Due cose però non ti aspetti dai gechi. La prima è che fanno un verso (come richiamo d'amore, ma anche quando vengono spaventati), e che non è un sibilo, ma un vero e proprio "urlo" molto inquietante. Un paio d'anni fa ne ho buttato uno piccolino fuori dall'ufficio. Appena ha iniziato a scappare arrampicandosi lungo la parete del bagno ho steso il braccio e l'ho acchiappato al volo tra l'indice e il pollice della mano destra. Non appena si è sentito bloccato, ha tirato il suo urletto e si è surgelato in preda al terrore (guuu, poverino!), guardandomi con quei suoi occhietti supplichevoli mentre lo portavo fuori dall'ufficio e lo lasciavo sul muretto di fronte. Avrei voluto accarezzargli la schiena, per farlo tranquillizzare un po', ma dato che era decisamente terrorizzato (è rimasto immobile per diversi minuti, prima di allontanarsi lentamente e sospettosamente) ho preferito soprassedere. Oltre all'urlo, un'altra cosa che mi ha colpito era la sua temperatura: i gechi sono animali a sangue freddo (come d'altronde quasi tutti i rettili), ma la sensazione che avevo fra le dita era quella di aver preso una specie di caramella gommosa dal frigorifero (ok, smettetela di indietreggiare schifati e in preda ai brividi, ho finito...).
Il geco è un portafortuna in moltissime culture, sia occidentali che orientali. Io all'ingresso del mio ufficio ho un grosso geco in bambù appeso al muro, e conosco qualcuno che porta un'immagine del piccolo rettile persino tatuata da qualche parte. In alcuni paesi (mi pare l'India) è tradizione che gli sposi non entrino nella loro nuova casa finché non ci abbia messo piede prima un bel geco.
Comunque sono pur sempre animali un po' territoriali, e i loro escrementi possono essere fonte di problemi non solo igienici (ne so qualcosa...), per cui diciamo che comunque per averne uno dentro casa, preferirei di gran lunga averlo un terrario ben chiuso, piuttosto che lasciarlo libero in giro per l'appartamento.
Adesso che sapete qualcosa di più su questi splendidi rettili, almeno sono riuscito a far scemare un pochino il vostro ribrezzo? Comincerete da oggi a guardarli con meno terrore e più rispetto? (-:
E se uno si posiziona in balcone vicino alla lampada, lasciatelo lì: vedrete come ama questi luoghi di caccia che attirano gli insetti. (((-:

giovedì 23 settembre 2010

Paura, eh?

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"Non ho paura del buio. Ho paura dei mostri che ci vivono dentro" - [Francesco]
"La mia camera da letto deve essere citata ai bambini per incutere loro timore: deve rientrare nei canoni fisici del corpo nero" - [Grizzly]
Sera. Saranno le 21.
Sto cenando. La finestra della cucina è appoggiata, e io sto guardando distrattamente la tv. All'improvviso il segnale si interrompe per qualche istante, e mi rendo conto che l'interruzione è avvenuta in corrispondenza di un lampo molto luminoso. Quando sono rientrato a casa, poco prima del tramonto, il cielo era grigio e non prometteva niente di buono, ma a questo punto apro la finestra ed esco sul balcone di pochi centimetri, in tempo per accorgermi che è in corso un fortunale incontenibile. Un altro lampo squarcia il cielo da una parte all'altra, illuminando di un sinistro bagliore violaceo tutta l'area circostante. Dopo pochi secondi arriva il primo tuono, condito di altri lampi. Il tuono stesso non è un brontolio sommesso, ma una lunga vibrazione costellata di onde più alte e rumorose, come un sommesso e lunghissimo terremoto.
Rimango in balcone per qualche minuto, strabiliato dalla visione dell'acqua che sta cadendo fittissima, dai fulmini che continuano a spezzare in due parti di cielo sopra il mare o le case più distanti. E poi rientro, per continuare a cenare e perché il vento mi fa arrivare diversi schizzi d'acqua addosso (e sono in pigiama... con il mezzo raffreddore pure). Per me è sempre così: quando piove, quando si scatena un fortunale, rimango sempre affascinato dalla natura che scarica tutta la sua forza e la sua violenza sull'uomo, inerme spettatore di questo fenomeno; decisamente provo sensazioni piacevoli.
[sì, prima di riprendere con la cena, ho comunque avuto la buona creanza di tornare in camera da letto, spegnere il pc e staccare il router dalla linea telefonica (lo spettacolo di fulmini si gode meglio quando si è sicuri che non potrà fare danni, comunque), e ho messo sul letto il piccolo Lucky... (-: ]
Mentre finivo di cenare ripensavo al temporale, e mi è venuta in mente una gustosa scena a cui ho assistito tempo fa. A casa di un amico stavamo seguendo un problema col suo computer portatile, e c'era un bel fortunale in corso. Un lampo ha illuminato il cielo pomeridiano e l'amico, senza battere ciglio, ha gridato: "Bambini, le orecchie!" invitando i due figli (tre e otto anni) a turarsi le orecchie pochi secondi prima che un lungo tuono scuotesse le pareti della casa.
Cosa incute più tenerezza di due bambini che interrompono i loro giochi per isolare occhi e orecchie dal rumore di un tuono? (-: Eppure, e mi voglio un attimo riallacciare al discorso della paura da palcoscenico di un paio d'articoli fa, ci sono paure e fobie che sono tipiche dei bambini e legate soprattutto alla paura del distacco, ma anche persone adulte che alcune di queste paure se le portano per tutta la vita.
C'è una differenza fondamentale fra una paura e una fobia. La paura è un'emozione intensa, comune a uomini e animali, che fa parte dell'istinto di conservazione. In presenza di paura per un pericolo o possibile pericolo supposto o presunto, si cambia completamente il modo di raffrontarsi ad esso: l'attenzione all'ambiente circostante cresce, il corpo si predispone alla fuga, i battiti cardiaci aumentano. L'uomo coraggioso non è colui che non ha paura, bensì colui che riesce a controllare la sua paura ma anche a farsi guidare da essa.
Perché non mettiamo le mani dentro il camino acceso per spostare un ciocco rovente ma usiamo invece un attizzatoio? Vedete che la paura serve? (-:
Normalmente la paura può essere provocata da un pericolo vero, e magari imminente (esempio: un incendio che rischia di lambire la vostra casa tendete a guardarlo con molta più apprensione del ciocco di legno che scoppietta dentro il vostro caminetto), ma altre volte può diventare una vera e propria fobia, che non necessariamente coinvolge un pericolo imminente. La differenza principale tra la paura e la fobia è proprio questa: vedere una situazione di pericolo imminente anche davanti a una situazione normalissima, che di pericolo ne può avere ben poco. Vivere a contatto con una fobia, tuttavia, può influenzare negativamente la propria vita e il proprio metodo di relazionarsi con gli altri. Spesso alcune fobie sono eredità di qualche "incidente" d'infanzia affrontato con lo stato d'animo sbagliato, ma per fortuna superare certe fobie non è impossibile.
Odiate i luoghi chiusi, ove sentite mancare l'aria e avete la sensazione di sprofondare nel buio, di soffocare, di morire? Si chiama claustrofobia, ed è una delle fobie probabilmente più note e diffuse.
Oppure la vostra "bestia nera" è un incontro ravvicinato con un ragno? Anche l'aracnofobia è molto diffusa: ne soffre persino un mio ex collega.
Il punto è però complesso, e faccio un esempio. Quando parlo di aracnofobia intendo genericamente la paura di trovarsi a contatto con un ragno. Ora, ci sono persone aracnofobiche le quali provano un moderato senso di ribrezzo a trovarsi una vedova nera che zampetta in giardino, ma ci sono anche persone a cui si strozza il respiro in gola solo a vedere la foto di un ragnetto sull'enciclopedia.
Quando lavoravo presso un'emittente tv privata di Siracusa, c'era l'editore che era pesantemente herpetofobico (questa parolaccia significa "paura dei rettili e dei serpenti"), ma abbastanza da schifarsi quando mandavano in onda un documentario sui serpenti: ci invitava a spegnere il monitor della messa in onda per tutta la durata del documentario, pur di evitare quello spettacolo ("Ma cavoli! Così se il nastro si macella durante la messa in onda non ce ne accorgiamo..." "Meglio! Così se si macella finalmente lo butto via!").
Ora, come dicevo prima, ogni paura e fobia può essere superata, ma non sempre è semplice, soprattutto in età adulta. Perché oltre all'ansia indotta dall'elemento scatenante della fobia, spesso si inserisce anche una palese vergogna nel provare una fobia particolarmente circoscritta. Anche perché crescendo ci si rende spesso conto che la causa scatenante non è un pericolo per niente, ma questo non toglie che davanti all'oggetto o alla situazione della propria fobia, si arrivi a perdere completamente il controllo. Poi ci si combatte con la vergogna, legata dal fatto che spesso chi ci sta intorno potrebbe essere capace di interpretare queste paure come semplici retaggi infantili, e non come veri e propri momenti di palese disagio, in certi casi persino di panico.
Mi riallaccio all'amico che ha fatto turare le orecchie dei figli un paio di secondi prima del tuono: se a quattro anni hai paura dei tuoni e dei temporali (si chiama brontofobia) tutti quanti pensano che alla fine faccia solo tenerezza. Ai bambini passerà crescendo, magari un po' prima raccontando la favola degli angioletti che si rincorrono fra le nuvole [o quella del compleanno del dio Zeus che festeggia coi suoi fuochi d'artificio zigzaganti, la mia preferita! (-: ].
Nonostante tutto, però, succede che in certi casi questa molla non scatti, o scatti ben poco a sufficienza. Ecco che incontreremo qualcuno "adulto & vaccinato" che in una giornata di diluvio con lampi e tuoni vorrebbe sprofondare sotto il letto. Quando non piove ne parli con lui/lei e per primo ti dice: "lo so che quando il tuono mi scuote dalla testa ai piedi ormai il pericolo (il fulmine) è passato da un pezzo, non sono un'idiota!", ma ciò non toglie che quando il primo tuono rimbomba nel circondario, per quella persona controllare gli istinti di paura non è affatto semplice.
Anni fa conobbi una ragazza (di almeno una decina d'anni più di me) che in confidenza mi disse non solo di portarsi appresso sin da piccola questa fobia, ma persino che l'anno precedente, quando erano in campagna e un fulmine aveva tranciato di netto un albero del loro giardino, lei era stata colta da una crisi di panico.
Adesso provate a immaginarvi come gestire una vita di relazione con gli altri, se un temporale potrebbe provocarvi una violenta crisi di panico?
Come dicevo poco prima, i temporali mi affascinano parecchio: qualche annetto fa, di mattina presto (saranno state le sei) stavo valutando l'inizio della giornata guardando fuori dalla finestra della mia camera mentre fuori un fortunale scaricava milionate di gocce d'acqua grosse come secchiate, in un continuo di lampi seguiti da brontolii cupi a distanza di non più di due-tre secondi (sì, parliamo di meno di 1 km come zona di caduta dei fulmini). La finestra era semiaperta e all'improvviso un gigantesco fulmine giallo-violaceo ha illuminato tutta l'area circostante, abbagliandomi nettamente, e producendo praticamente nello stesso istante uno schianto secco fortissimo. Dopo alcuni secondi la vista mi ritornò e mi resi conto che un palo dell'illuminazione stradale che si trova a circa 25-30 metri dal mio balcone era stato letteralmente fritto da un fulmine (adesso era spento, nonché palesemente annerito). Ci credete? La mia prima reazione fu di sorridere: "wow! L'ha fatto secco!"... pensate che c'è gente che davanti a una scena del genere sarebbe probabilmente svenuta. Se c'è qualcuno fra i miei lettori che soffre di questa noiosa fobia, mi consenta di dare un consiglio spassionato. Assieme al vostro/alla vostra partner o amica/o del cuore, e con le cuffie dell'iPod ben piantate nelle orecchie (almeno per le prime volte), provate a guardare da dietro le finestre il fenomeno dei lampi d'autunno o l'andamento dei fulmini quando il temporale si sta allontanando. Riuscire a vivere con il giusto relax questa fase potrebbe farvi scoprire di quali spettacoli è capace Madre Natura, e questo potrebbe aiutarvi a superare questa fobia.
Bene.
Finalmente voglio andare un po' avanti. Perché finora abbiamo parlato di paure che sono molto diffuse [e di temporali dato lo splendido tempo che c'è in questi giorni (-: ] e che, in qualche modo, possono essere spiegate con una qualche lontana forma di pericolo che potrebbe essere controllata.
Ma adesso che avete un'idea di come si sente una persona claustrofobica che rimane incastonata dentro un ascensore bloccato, o una che non sopporta i serpenti e se ne trova uno davanti al naso, proviamo ad analizzare qualche fobia che è difficilissima da spiegare, e comunque che rende molto difficile a una persona doverci convivere.
Vi faccio un esempio molto romanzato: avete un gruppetto di amici (decisamente un po' particolari!) e volete organizzare una bella festa nella vostra microscopica casa di campagna:
  • Uno non verrà perché il prefabbricato di 15 metri quadri che avete come struttura lo fa sentire a disagio, data la sua palese claustrofobia. (-:
  • Un altro amico non verrà, perché i vostri sei ettari di terreno gli faranno sentire ancora di più il peso della sua agorafobia (paura degli spazi aperti).
  • La coppietta di novelli sposi eviterà di venire in campagna perché lei odia i ragni e lui i rettili, entrambi molto diffusi in campagna.
  • Quella ragazza così simpatica che abita nella casa di fronte eviterà di passare perché è una serata nuvolosa e promette di piovere; uno di quei temporali estivi con attività ceraunica DOC.
  • Ah, a proposito: mi raccomando l'illuminazione, così verranno tutti quelli con la scotofobia [essì: la sempreverde paura del buio. In campagna isolati è facile riscoprirla, lasciatevelo dire da uno che di serate a Cisternazza con persone che sono passati da "noi uomini duri" a "noi con le braghe marroni" nel giro di un minuto ne ha fatte un bel po'... ((-: ].
E fin qui, diciamo che ve lo siete aspettato in qualche modo. Ma ora viene il bello:
  • Avete un'amica che soffre di lachanofobia. Che significa? Che verrà alla vostra festa se e solo se negli stuzzichini che servirete non saranno presenti cetriolini sott'aceto, e non comparirà tutto intorno nessun vasetto di cetrioli o cetriolini in genere, poiché la sola presenza di un vasetto la mette in agitazione.
    Mai sentita, vero? Provate a pensarci un attimo, che ora andiamo avanti: non ho finito.
  • Conoscete la coulrofobia? Ce l'ha quell'amico che vi ha implorato di non fare animazione con dei clown, perché alla vista dei pagliacci si fa prendere dalle crisi di panico.
    Come dite? Ah, che i clown potessero impaurire così tanto ve lo aspettavate? Eh, sì: il buon vecchio Pennywise un po' di danni ne ha fatti. Ma non è finita.
  • Non parlate di guardare le stelle cadenti: due amici con l'anablefobia (sono terrorizzati dall'idea di guardare in alto) non lo apprezzeranno per niente.
  • E quell'altro amico con la globofobia (anche questa non la conoscete, vero? Paura dei palloncini) vi chiede di non mettere decorazioni con palloncini colorati, dato che lo terrorizzano.
  • La pirofobia di quell'altra amica invece farà sì che non ci saranno né una grigliata né i fuochi d'artificio (ha paura del fuoco).
Ma tranquillizzatevi: questa cena è solo ipotetica e non la farete mai. No, non perché non avete così tanti amici fobici, bensì perché la vostra deipnofobia vi fa temere fino all'inverosimile le cene e le conversazioni che si fanno durante le cene! ((-:

Nel profondo del cuore molti di noi conservano delle fobie che aspettano solo di uscire, o che magari non ne usciranno mai, perché abbiamo imparato ad affrontarle. Nel profondo del nostro intelletto tutti quanti sappiamo che ci sono cose che non rappresentano un pericolo, ma spesso tentare di affrontare una fobia da soli può solo peggiorarla e, in alcuni casi, credo sia serialmente utile il consiglio di uno psicologo e, soprattutto, l'aiuto e il rispetto di veri amici cui non passi manco per l'anticamera del cervello di farvi scherzi che possano in qualche modo coinvolgere una vostra fobia.
E ora che ho parlato un po' in maniera generalizzata di questo discorso, voglio addentrarmi un po' nella psiche di voi, o miei fedeli lettori. Voglio stimolarvi leggermente a buttare fuori le vostre paure più recondite.
Comincio io, legandomi anzitutto alla mia tagline all'inizio dell'articolo: in passato dormivo con il sole che filtrava in camera da letto all'alba (sì, lo ammetto: svegliarsi coi raggi del sole in camera è bellissimo, ma ormai salto su alle cinque di mattina, per cui...).
Una mattina, appena svegliato, ho avuto un'allucinazione (al risveglio, in uscita da poco dalla fase REM è normalissimo: si chiama "sognare ad occhi aperti"): ho visto una tigre enorme seduta sul tappeto accanto al letto, che mi guardava leccandosi i baffi.
Era un'immagine provocata dai raggi di sole che filtravano attraverso la persiana, ma ciò non toglie che quell'immagine mi ha svegliato più di una secchiata di caffè gelido. E se molti di fronte a questa cosa probabilmente adesso dormirebbero con la lucina di cortesia senza voler ammettere di aver paura del buio, io posso dire di essere alquanto preoccupato dall'idea di dormire in penombra, e preferisco pertanto una camera particolarmente oscura (così nera che ci ho messo quasi un mese ad abituarmi alla sveglietta che proietta l'ora, e se le conoscete vi potete immaginare la mia sensibilità in tal senso...). Amo dire che qualcuno ha paura del buio, mentre io ho paura della luce (PS: lo sapete che ci sono miei coetanei che dormono con la lucina accesa per il panico che incute loro il buio?)
Inoltre il mio rapporto con i fuochi artificiali non è mai stato idilliaco, specie dopo una brutta esperienza di diversi anni fa che, ammetto, mi ha segnato parecchio: tuttora quando ho voglia di guardare uno spettacolo di fuochi preferisco essere su un luogo panoramico a distanza di sicurezza piuttosto che con il naso all'insù a poche decine di metri dall'area di sparo (ad esempio per Santa Lucia prediligo la balza Akradina).
In compenso rettili, ragni o pipistrelli non mi hanno mai dato problemi (in montagna mi è capitato di avere un incontro ravvicinato con una vipera, la quale quando sono giunto a un paio di metri dalla sua tana è schizzata via terrorizzata, data la notoria timidezza di questi serpenti): quando abbiamo montato la lampada a neon sopra la porta del mio ufficio, mi ha aiutato un amico particolarmente schifato dai gechi; al momento di aprire la vecchia plafoniera per giuntare i fili che vanno a quella nuova, senza mezzi termini mi ha chiesto di salire io sulla scala ed aprirla, terrorizzato dall'idea che fosse la tana di un piccolo gekkonidae, che ne sarebbe probabilmente zompato fuori sul più bello. E io l'ho fatto, senza pormi il minimo problema né la minima critica nei suoi confronti, e anzi invitandolo ad allontanarsi dalla scala qualora l'ospite ne fosse uscito sul serio. Trovo quei piccini molto simpatici [soprattutto sono sicuro che quello che mi ha tostato il server deve essere buonissimo, grigliato con le patate e i pomodorini di Pachino (((-: ] e anzi in questi giorni ne parlerò un po'. Così come non ho problemi a combattere con gli scarafaggi (come ho fatto qualche compleanno fa), sebbene dato l'ambiente fognario da cui vengono buona parte di loro, piuttosto che spalmarli sul pavimento (che dopo andrebbe disinfettato) preferisco acchiapparli [sono un mago con una campana vuota di CD ((-: ] e defenestrarli.
Ah, già: la pesca coi vermi mi schifa (aborro il contatto con il saltarello tagliato), e preferisco abbondantemente la pesca a gamberetti.

E ora tocca a voi.
Qual è la vostra paura recondita più nascosta? Quale la vostra "bestia nera" che tuttora vi costringe a fermarvi e vi fa sentire il cuore in gola e il fiato corto? Non voglio che vi dobbiate vergognare nel parlare di ciò, per cui se volete sentitevi liberi di usare la forma di commento anonimo nello spiegare la vostra fobia (vi prego solo di non commentare anonimamente per scrivere "ho paura di questo" e stop...) e, se ve la sentite, raccontateci se state cercando di affrontare questa fobia, e in che modo.
Avete tutta la mia comprensione, tutto il mio rispetto, e il mio consiglio di non lasciare che una fobia vi possa rovinare la vita, sebbene certe paure irrazionali non possano essere superate da soli o semplicemente affrontandole a viso aperto: siate disposti anche a supporto psicologico se provate disagio o problemi nella vita di tutti i giorni, piuttosto che isolarvi sempre di più...

PS: e se un giorno dovessi incontrare qualcuno terrorizzato dagli orsi? ((-:

sabato 18 settembre 2010

Lo so che continuo a crescere

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... anche se sotto sotto rimango sempre un eterno bambinone. (-:
Ed eccomi lì, a capotavola nella posizione occupata durante la cena da Maurizio (per motivi logistici: mi ero seduto a lato tavola per gestire la cucina e la distribuzione delle pietanze) mentre sorrido accanto alla torta al limone che ha provocato una guerra per la quale ringrazio tutti quanti che non sia andata a finire con schizzi di crema al limone per tutta la cucina [anche se ci siamo andati molto vicini ahahahahah (-: ].
Ma cominciamo dall'inizio. Sono a casa, da solo (perché mia madre ritornerà alla base verso fine mese), e da quando sono rientrato da Trento non ho bene un'idea su cosa dovrei fare il giorno del mio compleanno. L'idea mi viene la sera stessa del rientro, dato che Maurizio mi ha invitato a cena a casa di RT: con VL e altri amici si propone una bella cous-cous-ata al pesce (VL è un appassionato: originario di Trapani e coi nonni originari della Tunisia ha la fissazione del cous-cous: preparazione manuale completa partendo dalla semola e operazioni varie col pesce). Dato che avevo detto a VL varie volte "qualche volta ti invito a cena io, e facciamo una bella cena trentina". Il punto è che ho detto: "perché no?" ed ho invitato Maurizio, RT, VL, il nostro amico LF e tutte le relative consorti (oltre alla bambina di LF) questo sabato per una bella cena trentina: polenta, gulasch, crauti, vino della Val d'Adige, mi mancano il Parampampoli (l'ho finito) ed eventualmente uno zelten (non mi sono ancora buttato a prepararne uno), ma in compenso posso sostituire degnamente con la mia approvatissima crostata con marmellata di mirtilli rossi (non troppo dolce per dare un buon contrasto con la pastafrolla della crostata).
Ecco che segue la preparazione, a cui ho dedicato buona parte della giornata di sabato: in mattinata le parti importanti della spesa [bibite, polenta valsugana (sì, la migliore sarebbe la polenta di Storo, ma quantomeno la valsugana cuoce in una decina di minuti, quella di Storo richiede almeno 45 minuti passati rigirandola...), spezzatino di manzo per il gulasch, ingredienti per la crostata etc. etc.
Prima di pranzare mi sono occupato di preparare la crostata, in maniera che fosse a temperatura piacevole entro la serata. Poi, visto che si erano fatte le 13:30 e ancora non avevo cucinato nulla per me, preso dalla noia di dover preparare qualcosa ho fatto uno squillo a LF (fa il fornaio) e mi sono fatto preparare al volo due arancini al ragù. Il resto si vedrà
Nel pomeriggio sono riuscito a riposare un po', e verso le 16:30 mi sono messo all'opera.
Una veloce sistemata in cucina, ed ho cominciato ad apparecchiare il tavolo per i nove [ehm... vista la piccola GF diciamo "otto e mezzo" (-: ] ospiti della serata, poi avanti di preparazione del gulasch in pentola a pressione (ci vogliono 40-45 minuti di cottura in pentola a pressione. All'inizio ero tentato di non farlo in pentola a pressione, ma sarebbe significato almeno un paio d'ore di cottura a fuoco lento). Ho preparato anche i crauti (messi a cuocere mezzoretta buona con un po' d'acqua, mezzo dado, una mela a pezzi e diversi tocchetti di puntine di maiale (ah, hanno spazzolato tutti quanti anche l'insalata coi pomodorini pachino e le olive snocciolate in giardiniera)...
Intorno alle 20:30 arrivano (quasi) tutti quanti. Rimane da aspettare LF con moglie e figlia, che deve prima chiudere il forno (tanto siamo rimasti che quando sta chiudendo ci fa uno squilletto, così cominciamo a mettere l'acqua a bollire per la polenta).
I ragazzi non sono abituati a questo tipo di cena (LF infatti è venuto recando una quantità abnorme di pane, pensando che servisse pane sufficiente per nove persone...). Un breve giro della casa (tutti quanti apprezzano i quadri che ha fatto mia madre), una visione allucinante della mia camera da letto con leggero disordine e relativo zoo con una sessantina di orsetti di peluche su quattro mensole e comodino, poi si va giù con la cena.
Unica cosa che è rimasta inutilizzata è stata la mia crostata, dato che VL e Maurizio si sono presentati recando anche la torta alla crema di limone che vedete in foto.
Un po' di ilarità [RT, Maurizio, VL e LF si siedono vicini fra di loro, e in queste serate sono delle macchiette inquietanti, ma molto divertenti (al 18mo compleanno del figlio di VL mi è stato raccontato di una battaglia che ha coinvolto panna della torta, palloncini, piatti di plastica etc.)].
RT tagliava un pezzo di torta e lo porgeva nel piatto di VL. Mentre VL lo ringraziava subito Maurizio e LF ai due lati affondavano i loro cucchiaini e si portavano via i 3/4 (quando non tutta) della torta. Ripetete questa scena sei volte di fila, finché VL si tuffa nel piatto con la mano sinistra, acchioppando al volo entrambi i cucchiaini e la torta e ingurgitando il tutto in preda al panico, frammisto a lancio di insulti a bocca piena. (((((-:
Alla fine tutto è andato benissimo, e devo dire che era un pezzo che non mi divertivo così a una festa di compleanno. Vediamo che mi invento per l'anno prossimo... (((-:
Comunque in compenso la ripetizione della cena trentina la faremo presto: prossimo giro polenta, osei scampadi e fasoi in bronzon. (-:

PS: Sì, ho consentito a GF di giocare un po' con Ronny. Ma non solo lei ha litigato con il suo biberon (((-:

martedì 14 settembre 2010

Come sopravvivere a una presentazione pubblica

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"Benvenuti in questo teatro gremito all'inverosimile, grazie per gli scroscianti applausi che accolgono me, umile moderatore di questo intervento, ma lasciate invece un po' del vostro applauso al nostro personaggio principale, l'autore, colui (o colei) che vi spiegherà più nel dettaglio tutto quanto. Un bell'applauso al nostro amico/alla nostra amica."
La platea viene giù, il rumore degli applausi è martellante, scuote tutto il teatro e risuona come un gigantesco finale di fuochi d'artificio. E poi cade, alimentato da un leggero brusio di sottofondo, mentre tu sei lì, in piedi, accanto al banchetto e con il microfono che ti fissa un po' minaccioso. Tante facce ti guardano fiduciose, e succede.
Il respiro si fa corto, il cuore batte all'impazzata, goccioline di sudore freddo ti imperlano la fronte, senti le tempie che ti martellano, la gola che si secca e le parole che non riescono ad uscire, anzi: hai paura che ad aprire la bocca l'improvvisa nausea abbia il sopravvento e ti faccia vomitare anche un polmone. Vorresti scappare, rintanarti nella più lontana grotta agli antipodi, sotto le coperte, abbracciato al tuo orsacchiotto di peluche preferito, nel silenzio. Ma tanto non riesci a fare neppure quello: le gambe sono paralizzate, le braccia, la lingua: tutto il tuo corpo sembra non voler reagire agli stimoli esterni.

Ebbene sì, anche tu sei una delle tante vittime della "paura del palcoscenico". Tranquillizzati, non sei la prima persona che prova queste sensazioni quando si trova davanti a una platea, e non sarai di certo l'ultima. E tranquillizzati, soprattutto, perché nessuno ha intenzione di prenderti in giro per questo: io ti sto offrendo una mano per portarti assieme a superare questa fobia, ponendo la mia personale esperienza a tua completa disposizione. Nessuno nasce imparato, dice il saggio. Ma ciò non toglie che con un po' di aiuto tutti quanti possono imparare qualche trucco.
Io ho fatto nel corso della mia vita, e del mio lavoro, diverse presentazioni, diverse lezioni, diversi dibattiti pubblici, persino alcuni spettacoli teatrali, e sono qui per dirti, per dire a tutti voi, che quella del palcoscenico è una delle paure più semplici da controllare e superare. Attenzione: non dirò una frase inutile come "siamo tutti adulti e vaccinati, limitati a pensare a questo", perché se fosse così facile affrontare le proprie paure, non ci sarebbero migliaia di fobie (direi, dalla acarofobia alla zoofobia) che riempiono gli studi di psicologi e non consentono a centinaia di persone di fare una vita normale.
Voglio però darti degli spunti di riflessione e, soprattutto, dei consigli per affrontare questa paura e se non riuscire a sconfiggerla del tutto, almeno poterla tenere maledettamente sotto controllo e farla diventare una sgradevole sensazione di pochi istanti che sparisce con l'andamento di una presentazione splendida e ben fatta, dimostrando di essere un oratore degno di calcare i palcoscenici del mondo intero, che possiede buona padronanza dell'argomento e del controllo di sé.
Per aiutarti cercherò di non essere troppo aleatorio, e lo farò parlando di un esempio concreto. Supponiamo che tu abbia pubblicato un bel libro di fantascienza, nel genere fantasy, che parla di una compagnia di creature umanoidi che intraprende un viaggio per trasportare dall'altra parte del continente l'ultimo anello forgiato da un mago del male [come dici? Ti ricorda qualcosa? Pure a me ((-: ].
La prima cosa che ti verrà in mente a proposito della presentazione pubblica di questo libro, è di certo la serie di sgradevoli sensazioni che proverai quando ti troverai sul palco, davanti a un'orda inferocita di lettori che hanno acquistato il libro e vogliono conoscere l'autore, o di possibili futuri acquirenti che vogliono sapere qualcosa di più sul corposo tomo che gli si propone di acquistare.
Bene! Per il momento accantona questa situazione: diciamo che hai a disposizione almeno una settimana di tempo per prepararti a questa presentazione, e cominciare subito a pensare al pubblico per il momento è deleterio. Al pubblico ci arriverai un passo alla volta, ma per ora...
La prima regola del perfetto oratore è semplicissima: è necessaria una conoscenza approfondita, chiara e ben documentata dell'argomento. Chi meglio di te, che sei l'autore di questo libro, può avere una conoscenza valida e sufficiente a parlare del testo e incuriosire i possibili lettori? Questa tua preparazione è la tua arma vincente!
Prepara con calma e dovizia di dettagli una breve traccia del discorso che dovrai fare. Il tuo scopo ultimo non è quello di incensare il tuo prodotto, bensì di incensare i loro probabili acquirenti: devi riuscire a vendere il tuo libro, e per farlo dovrai ragionare dal punto di vista del lettore occasionale che ha visto la copertina del libro sullo scaffale della libreria e si è incuriosito.
Il tuo lavoro si divide uno schema mentale molto semplice:
  1. Saluti iniziali
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  2. Breve presentazione su di te
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  3. Presentazione del libro, partendo dalle grandi linee e analizzando qualche pezzo saliente della trama che possa ingolosire i presenti
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  4. Conclusione della presentazione, spazio per le eventuali domande
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  5. Saluti finali
Ora, concentrati anzitutto sui punti salienti della presentazione, in maniera da non farti sopraffare sin da subito dall'ansia di trovarsi di fronte a un vasto pubblico.
La paura del palcoscenico è legata spesso ai ricordi dei tempi del liceo, alle interrogazioni davanti a tutta l'aula e dal timore di brutte figure, scene mute o mancata preparazione. Armi ideali sono una buona preparazione e un pizzico di sicurezza, ma sorridi! Al contrario che con quella noiosa serie di capitoli di storia della filosofia o sulla trigonometria applicata, qua l'argomento lo conosci già a menadito senza bisogno di studiarlo!
Una volta stilato lo schema, fa in modo di creare una traccia che faccia non solo da punto di partenza, ma che sia un valido canovaccio degli argomenti da seguire. Ti faccio un esempio di uno schema "sviluppato" [mie eventuali note fra parentesi quadre]:
  1. Saluti iniziali:
    Auguro la buonasera a tutta la platea. Un ringraziamento a tutti per essere intervenuti, eventualmente a questo punto [ma solo adesso!] con molta calma mi scuso per l'emozione di trovarsi davanti a tanta gente, ma rendendo il pubblico partecipe [non devi mai sottolineare che è la prima volta (o una delle prime volte) che ti trovi davanti a un pubblico, quanto piuttosto che non ti aspettavi una risposta così positiva], e ringraziandolo nuovamente perché saprà perdonare la tensione durante la presentazione [questo di solito provoca un applauso di incoraggiamento, che funziona veramente per rilassarsi!].
  2. Breve presentazione:
    Chi sono? Cominciamo con le cose semplici: il mio nome, il mio lavoro, da quanto tempo coltivo la passione per la narrativa fantasy, come mi è venuta l'idea di scrivere questo racconto e quali spunti ho avuto durante la stesura del testo [fai in modo che questa parte sia sintetizzata al massimo in una decina di frasi brevi e concise. Nessuno nel pubblico è interessato a sapere quanto tempo impieghi la mattina a pettinarti].
  3. Presentazione del libro:
    si comincia col narrare la trama velocemente, esempio: "un mago nel passato ha realizzato degli anelli da donare ai re delle terre lontane. Degli anelli con grandi poteri magici. Il potere purtroppo, come è noto, tende a logorare chi lo possiede, e tutti questi re si sono uccisi a vicenda affinché l'ultimo potesse essere il più potente di tutti. Alla fine tutti questi anelli sono andati distrutti, a parte l'ultimo, e in questa guerra anche il mago ne è stato sconfitto, non potendo più tornare in vita a costruirne degli altri. Tuttavia un ultimo anello si è salvato, e da una parte tutti i discendenti dei re nei secoli hanno cercato di accaparrarlo, mentre un altro mago molto potente ha capito quali rischi ci siano nascosti dietro questo strumento, e invita un gruppo di amici (e l'ultimo proprietario, che l'ha ottenuto per caso) a intraprendere un viaggio per distruggerlo definitivamente". [Mai svelare troppi punti chiave o soffermarsi su punti specifici, meno che mai svelare il finale del racconto! Niente rovina una presentazione come frasi del tipo "e dopo tante peripezie il nostro eroe riuscirà a gettare l'anello nel cuore del vulcano e salvare il mondo, per poi piangere la morte di tutti gli altri compagni": devi incuriosire il pubblico, anziché fargli un asettico riassunto del testo] [Qualcuno ama soffermarsi un po' sull'introduzione del testo, e questo potrebbe funzionare qualora il testo disponga di una introduzione complessa; prendiamo ad esempio "l'essenza oltre il buio": il primo capitolo viene presentato come il testo presente sui libri di storia dell'Accademia Aerospaziale di Stoccarda e spiega come l'anonimo Alex Keller sia divenuto un eroe le cui gesta risuonano lungo i corridoi di tutta l'accademia]. [ATTENZIONE! Le presentazioni sono come voli in aereo. Molte presentazioni decollano bene, volano in un cielo limpido e senza turbolenze, e poi semplicemente precipitano all'improvviso con "ok, e questo è tutto". Cerca di curare anche "l'atterraggio" facendo in modo di non concludere il discorso all'improvviso...]
  4. Conclusione della presentazione, spazio per le eventuali domande
    In questa fase si parla di come procurarsi il libro, quali librerie on-line o meno lo hanno disponibile, come seguire la larga comunità presente su facebook o il sito ufficiale, e se voglio [nelle prime presentazioni, se non te la senti, puoi ridurre al minimo o togliere questa parte, anche se non ti consiglio di farlo: il contatto con il pubblico aiuta a superare questo trauma] il pubblico può anche farmi qualche domanda. [Parliamo di un libro: in questa fase si ringraziano i co-autori, i revisori del testo, la casa editrice etc]. Alle domande è bene non dedicare un tempo superiore ai tre-cinque minuti (diciamo massimo sei-otto domande)
  5. Saluti finali
    Questa fase è simile a quella iniziale: ringrazio nuovamente il pubblico per essere intervenuto, per aver avuto il piacere di seguire la presentazione (e per aver perdonato i toni di una persona visibilmente emozionata), quindi ringrazio l'organizzazione, l'eventuale moderatore, la struttura che ha ospitato l'evento ed eventualmente rimando il pubblico alla presentazione del prossimo capitolo, alla riduzione cinematografica, o quello che sia.
A questo punto sviluppa questo schema, rendendolo una specie di copione con l'elenco delle battute, passo per passo, da "buona sera a tutti", fino a "grazie ancora, e arrivederci alla prossima!". Ma ricorda una cosa importante: se magari all'inizio imparare un copione a memoria può darti un punto di appoggio per non uscire dal seminato, l'importante è che questo sia soprattutto un canovaccio al quale attenerti: il bravo oratore sa scegliere i toni anche in base al tipo di platea che si trova davanti. Non è assolutamente semplice andare a braccio, e in questo caso è molto meglio avere comunque le idee ben organizzate per fare bella figura.
Fa in modo che il tuo discorso non sia una neutra recitazione a pappagallo di una lezione amorfa e automatica: questo tende ad annoiare tutta la platea già dopo il primo minuto. Durante lo sviluppo del discorso, prova a registrarti (col pc, o con un mp3 portatile, quello che vuoi tu) e poi fai una pausa: gioca un po' col cane, fuma una sigaretta (anzi no, il fumo fa male), coccola un po' i tuoi figli, il tuo partner, il tuo pupazzo di peluche preferito, poi torna al computer ed ascolta la registrazione almeno due volte. La prima volta non preoccuparti delle parole in sé, o di eventuali errori o impappinamenti: fai caso al tono di voce, al tono del discorso e - soprattutto - alla tonalità e all'inflessione. Poi riascoltala: un bravo oratore dovrebbe parlare un italiano sintatticamente corretto, perfettino e passato al ferro da stiro, ma io ti dico che una leggera inflessione dialettale riporta la figura dell'oratore più al livello dei comuni mortali. A patto che sia una leggera inflessione: evita assolutamente di esprimerti biascicando in dialetto strettissimo, e soprattutto cura moltissimo la dizione: attenzione alle pronunce gutturali, eufoniche e via discorrendo (quel geniale "shhh" usato ad esempio in siculo per dire "scentoventti" o "shertamente", o il fantastico aquilano di "coshì tutte le case s'erano shpallate" che ho sentito a Tornimparte vanno bene quando si chiacchiera con gli amici al bar davanti una birretta, ma sono da aborrire e scacciare in malo modo durante una presentazione pubblica). Se proprio devi usare qualche termine dialettale stringilo all'essenziale e relegalo in una frase molto circostanziata. Esempio: "e mentre questo software malevolo vi sta facendo giocare a poker, il virus sta giocando a ramino con i vostri documenti e le fotografie del battesimo, anzi, più che a ramino, come diciamo a Trento, a ramengo".
Cura i tempi verbali, controlla su internet o sul dizionario qualsiasi dubbio linguistico, fai in modo di rispettare l'analisi logica: ogni frase richiede un soggetto, uno o più predicati, uno o più complementi oggetto ed eventualmente qualche aggettivo. Non dare mai niente per sotto-inteso.
Ricorda sempre una cosa importante: il pubblico è fatto di persone come me e te, che non ti valuteranno per come fai questa presentazione, bensì vorranno valutare soprattutto il tuo prodotto. Sono quasi tutte persone che, messe di fronte a un microfono, sicuramente avrebbero una reazione fobica non dissimile alla tua, per cui non pensare che sei un poverino di fronte a una platea di mostri, e neanche che sei una persona adulta e vaccinata che può superare questa prova. Quello che devi pensare è che sei una persona assieme a tante altre persone, che siete tutti uguali. Non ci sono mostri tra il pubblico che hanno intenzione di sbranarti, e neanche tu sei un mostro che devi sbranare qualcuno.
Un bravo oratore riesce a rendere partecipe il pubblico della sua presentazione. Non c'è bisogno di molto. Ammettere all'inizio del discorso un po' di emozione è umano e, come ho detto prima, è un buon motivo per un applauso di incoraggiamento, ma superato questo scoglio l'importante è cercare di non rendere tutto il discorso una sterile lezioncina (mi lego sempre all'esempio del "signore degli anelli") su come si scrive un libro fantasy, anzi: per buona creanza chi presenzia a una presentazione di un prodotto, libro, film o quel che sia ha comunque una certa idea sull'argomento. Se io amo l'heavy metal pesante, difficilmente andrò a seguire un dibattito sulla musica da camera del diciassettesimo secolo. Accogli i presenti come se dovessi prenderli tutti quanti per mano e portarli assieme a te a scoprire tutti assieme un mondo nuovo, che è il mondo del prodotto che stai presentando.
Talvolta bastano piccole cose, piccoli gesti. Non fare domande al pubblico come a voler sondare la loro attenzione o conoscenza dell'argomento: l'ideale è invece qualche sparuta domanda retorica, sopratutto se la risposta è l'opposta di quella scontata. Adoro l'introduzione del trailer del film "Guida Galattica per Autostoppisti": viene mostrato il pianeta Terra e la voce fuori campo spiega: "Molti film cominciano con una minaccia alla Terra (si vedono i Vogon che vogliono costruire l'autostrada galattica) e finisce quando il pianeta viene salvato dopo tantissime peripezie. Questo film è diverso: COMINCIA CON LA DISTRUZIONE DELLA TERRA! (pianeta che esplode)". Sono queste cose che lasciano il pubblico interdetto a stimolare la curiosità. Immaginiamo di parlare del libro. "E questo gruppo di creature di ogni parte della foresta: uomini, nani, elfi, hobbit... decide di intraprendere questo viaggio per distruggere l'anello. Ci sarebbero altri modi di distruggere l'anello? Ma ceeeeeerto! Il nano fionda la sua ascia di metallo elfico contro l'anello, posto su una pietra, e per poco non fracassa l'arma. Di metallo elfico! Avrebbe potuto sbriciolare un diamante come se fosse di creta, ma non riesce neppure a scalfire minimamente l'anello..."
Ma andiamo avanti. In un paio di giorni di lavoro dovreste riuscire ad avere un discorso più o meno valido e pronto per affrontare il pubblico. Ora tocca di sondarlo.
Pronuncia il discorso davanti a una persona: sia essa il tuo partner, tuo fratello/sorella, il tuo vicino di casa, l'amico/a del cuore. Cerca di recitarlo a memoria più che leggendone le pagine in cui lo hai stampato, ma tieni le pagine stampate con un interlinea di almeno 1,5 righe a portata di mano assieme a una matita, e segna con quella matita tutti quei punti che non hanno convinto al 100% il tuo ascoltatore. Prendi appunti anche su eventuali difetti di intonazione o di punteggiatura (impara a rispettare la punteggiatura: fai pause fra le parole solo se c'è un segno di punteggiatura).
Se a metà della lettura di una frase provi l'imbarazzante e soffocante sensazione che uno dei tuoi polmoni sia in prossimità di uscirti dal corpo per mettersi di fronte a te e prenderti sonoramente a sberle puoi stare certo che questo significa solamente la palese necessità di spargere qualche virgola in quella frase. (-:
Se, invece, una frase, che occupa due, forse tre righe, richiede svariati minuti, per essere pronunciata, allora sappi che, sicuramente, hai decisamente abbondato, con le virgole. (((-:

Quando invece tutto quanto funziona, comincia ad allargare la tua platea: fai venire il tuo partner, tuo fratello, tua sorella, tua cugina, tua madre, tuo padre, metà dei vicini di casa, tutti quelli che riesci a trovare (non voglio esagerare, ma diciamo che ti servono almeno sei/otto persone diverse, ma diciamo anche che puoi arrivare a questa cifra per gradi successivi, anziché all'improvviso) per fare una ripetizione generale di tutto il discorso.
Ti serviranno dei *veri* *amici*, che sapranno aiutarti senza prenderti in giro, e guidandoti nel rendere il tuo discorso il più naturale possibile. Soprattutto ti serviranno perché, a questo punto, dovrai ripetere il discorso più e più volte. Da solo, davanti allo specchio, davanti al tuo cane, davanti all'orsacchiotto, davanti agli amici, e ripeterlo ancora, ancora e ancora. Non tanto per imparare a memoria ogni virgola [Michael J. Fox in una storica puntata di "Casa Keaton" lavora a un telefono amico. Nel tentativo disperato di far desistere da intenzioni suicide un interlocutore telefonico, esplode in una cosa bellissima: "Non farlo, pensa alla vita. Pensa che la vita è una cosa mera". Si ferma alcuni secondi, poi gira la pagina della guida che ha davanti al naso. "Vigliosa...". Non fare lo stesso errore: mi raccomando!], quanto per avere bene in mente ogni punto e lo sviluppo di ogni punto. Imparare a memoria il discorso grazie alle continue ripetizioni ti insegnerà anche ad andare avanti meccanicamente, con sicurezza, senza pensare troppo all'ansia.
A proposito: le prime volte che ti registrerai noterai inoltre le naturali pause "da emozione": il discorso è sempre disseminato di "dunque", "ecco", "allora" e soprattutto il terribile "eeeeeeeeeeeeeeeeeeh": segno che stai cercando la continuazione. Estirpa senza pietà queste intercalazioni che danno al pubblico l'impressione che la tua preparazione sull'argomento sia invece particolarmente lacunosa. Fatti aiutare in questo da un amico, dal partner, ma fai in modo di ridurre il più possibile questo maledetto intercalare: mostrare sicurezza agli altri fa sentire sicuro anche te.
Può succedere che alcune sequenze di parole ti vengano di difficile pronuncia o tendano a farti balbettare un po' quando giungi a quel punto. In questo caso hai due possibilità: cercare di affrontare questo come una sfida, ma col rischio che intoppi durante la "diretta" ti facciano sentire in leggero imbarazzo, oppure (e te lo consiglio caldamente) cambiare termini e girare la frase in maniera che ti suoni più scorrevole e ti venga più facile da pronunciare.
Fai molta attenzione a parole complesse, macedonie verbali e simili. Un consiglio spassionato: se proprio devi utilizzare termini di particolare complessità, fai in modo di porti nella fase iniziale del discorso, perché dopo alcuni minuti di monologo la gola tende a seccarsi e talune pronunce possono risultare difficoltose. Ad esempio se stai affrontando l'argomento diossine, dover pronunciare la definizione "2,3,7,8-tetraclorodibenzo-p-diossina" poche righe prima dei saluti finali rischia di farti sputare due o tre otturazioni in direzione della platea, e questo non è affatto piacevole (e in quella fase del discorso usare il più semplice "Diossina Seveso" può aiutare a togliersi dagli impacci).
A proposito. Se la tua presentazione dovesse durare più di un quarto d'ora-venti minuti predisponiti non soltanto dell'acqua vicino a dove interverrai (una bottiglia capiente a portata di mano con qualche bicchiere di plastica: bere a cannarozzo davanti a tutti va bene in un cantiere, non durante un'occasione formale!) e fai in modo di predisporre delle pause per bere proprio nel discorso, in maniera da arrivare a concludere un concetto prima di esordire con un breve "scusatemi un istante" e sorsare un bicchiere d'acqua prima di continuare per altri dieci-quindici minuti.
Infine, per quanto possibile cerca di tenere l'attenzione il più possibile sul pubblico. Se devi seguire delle diapositive, girati verso la proiezione (o guarda lo schermo del portatile) solo se devi evidenziare qualcosa sulla diapositiva stessa. Questa è la parte più difficile (soprattutto le prime volte), e la affronterò fra poco. Ma ricorda che per possedere padronanza del palcoscenico devi essere in grado di dimostrare che riesci a guardare negli occhi il pubblico. Non di guardare tutti dall'alto in basso, di certo, e neanche di essere sul palco con un'espressione caritatevole da cane bastonato. Come ripeto: visualizza una presentazione al pubblico come una chiacchierata fra amici: il tuo intervento è il momento in cui non sono gli altri a esprimere le loro opinioni, ma invece sei tu che esprimi la tua. Con il pregio che gli altri non soltanto apprezzeranno non poco la tua opinione, ma sapranno anche accoglierla con un applauso scrosciante, che da moltissima soddisfazione.
Legati molto agli applausi finali: ringrazia e assapora quel momento; la prossima volta che dovrai fare una presentazione sul palcoscenico, ricorda: il bisogno di provare tanta ansia non è necessario perché non succederà nulla di male, ma al contrario, alla fine come risarcimento per la tensione provata, ne otterrai un applauso. Se saprai gestire la discussione con efficacia e un pizzico di ironia, stai certo che l'applauso sarà spontaneo e molto liberatorio.

E infine, arriviamo al momento clou.
Hai ripetuto il discorso decine e centinaia di volte. Sai che funziona, sai che niente potrà andare storto. Ma ora sei lì, in piedi davanti a una platea gremita, e ora cominci a pensare che tutto quello che hai fatto non servirà a nulla, e che ricominceranno le sensazioni sgradevoli, e la voglia di scappare.
Rilassati, e non lasciare che questo pensiero abbia il sopravvento.
Prima di cominciare, prima di avvicinarti al microfono, fai un respiro profondo. Pensa per un istante a quante volte hai già ripetuto questo discorso davanti allo specchio, davanti ai tuoi amici. Poi guarda la platea.
Ti senti in imbarazzo? Bene. Guarda attentamente la platea e... costruisci nella tua mente una figura ben precisa: immagina che tutte le persone in platea siano in mutande.
Non sto scherzando: questo lancerà alla tua mente il messaggio che le persone nel pubblico siano molto più in imbarazzo di te, e ti permetterà di rilassarti un attimo. E appena trovi quell'istante di relax, aggrappati a quel momento con tutte le forze e comincia il discorso senza esitare: le varie ripetizioni meccaniche ti aiuteranno a iniziare e continuare con quello stato d'animo. Questa volta è di nuovo una prova generale, non è la "prima", anzi, di più: questa volta è una prova generale, e dopo questa volta non dovrai andare "in diretta" di nuovo.
Lasciati inebriare dagli applausi: dal benvenuto, dal ringraziamento finale, dall'eventuale applauso di incoraggiamento quando ammetterai d'essere emozionato. Ma prendi in giro la platea: mentre respiri a pieni polmoni l'aria dell'onore, fai il modesto e fai credere loro che questo furioso battere di mani ti scorra addosso come acqua di pioggia su una giacca cerata, Sapere che stai giocando con la platea ti farà ancor di più sentire superiore a loro, e in grado di sconfiggere facilmente la paura.
Se ci fossero degli intoppi, girali a tuo favore. Ad esempio se il microfono all'improvviso innesca (il classico feedback di Larsen), fermati e, mentre il tecnico regola il volume, tira una piccola battuta di spirito al pubblico, ad esempio: "scusate: anche il microfono è molto emozionato. Oggi è il suo primo giorno di servizio in questa sala. Facciamo un breve applauso anche a lui" oppure se è stato un fischio lungo, guardando il microfono "sì, anche io ho notato quella splendida microfonina che è passata poco fa, ma ricordati che hai famiglia e tre piccoli microfonini che ti aspettano nella custodia. Sii serio, mi raccomando!". Una sparata del genere prenderà di contropiede la platea e potrebbe scatenare una sana ilarità ma, soprattutto, un breve applauso di apprezzamento (da parte di quella ampia percentuale di persone che prova anch'essa la paura del palcoscenico e che di fronte a una situazione del genere è sicura che andrebbe completamente nel pallone) che ti darà maggior forza e farà alzare il livello d'attenzione a tutta la platea. Oppure se all'improvviso suonasse un cellulare in mezzo al silenzio, non esitare a interromperti per annunciare "se è per me, dica che sto concludendo la presentazione e richiamo dopo".
Per evitare che il microfono inneschi, oppure che la pronuncia di ogni consonante dura risuoni per la sala come un colpo di cannone, parla tenendoti a una distanza compresa fra i tre e i sette centimetri dal microfono; se innesca quando ti avvicini, cerca di fare in modo di aumentare la distanza di almeno un paio di centimetri. Quando parli a un microfono usa un tono di voce normale, senza bisbigliare né gridare (ci pensa la diffusione sonora a far giungere la tua voce a tutti gli anfratti della sala). Non aver timore di non essere sentito: il tecnico dell'audio regolerà sempre il volume per fare in modo che la tua voce sia comprensibile in tutti gli angoli della platea. Devi imparare a tenere un tono di voce normale durante le decine di ripetizioni: alcune volte mi è capitato di fare un intervento dopo la presentazione o l'intervento di qualcuno che, specie a causa dell'emozione, ha tenuto il discorso quasi bisbigliando nel microfono. Non appena ho preso la parola io, il mio "buon pomeriggio" è risuonato nella platea come il tuono di un fulmine caduto pochi metri fuori dalla platea...
Evita di prendere caffè già da un'ora prima di cominciare la presentazione (non ti farà alzare la pressione e aumentare i battiti cardiaci) ed evita di succhiare caramelle o masticare gomme prima o durante la presentazione (con "prima" intendo quando sei sul palco e il moderatore sta facendo la sua introduzione). Poco prima di entrare sul palco se senti la gola seccarsi una caramellina alla menta può aiutarti a non cominciare completamente "a secco", ma evita di bere un bicchiere d'acqua all'inizio del tuo discorso, e fai in modo di bere solo al termine del tuo intervento, o intervallando le pause che hai previsto. Venire introdotti dal moderatore e cominciare con l'ingollare un paio di bicchieri d'acqua prima ancora di salutare la platea è molto maleducato.
Evita gesti scaramantici o l'uso di eventuali "talismani" portafortuna: la sicurezza che ti darebbero crollerà quella volta che ti sarai scordato la zampa di coniglio nella camera d'albergo, facendo tornare immediatamente la tensione della "prima volta". Piuttosto impara a isolare le sensazioni positive subito dopo aver ripetuto per l'ennesima volta il discorso agli amici e la soddisfazione con cui ti accingi all'ennesima ripetizione del discorso: affrontare la platea con quelle sensazioni ti farà andare avanti come se invece di decine di persone di fronte a te ci fossero solo i tuoi amici per l'ennesimo ripasso.
E infine... se senti che la tensione è salita comunque dentro di te, schiacciala sotto l'applauso finale per inebriarti di esso: quando sarai di nuovo a casa o in albergo, nella tua stanza, potrai lasciar uscire tutto quanto: puoi piangere, strillare, stringere il peluche che bramavi come alternativa a quella presentazione davanti a una platea gremita, coccolare il tuo partner/figlio/cane. Ma ricorda anche la soddisfazione degli applausi ricevuti e tieni sempre a mente quelle sensazioni positive quando sarà il momento di un'altra presentazione. Tienilo sempre a mente, perché arriverà il momento in cui queste sensazioni positive ti faranno totalmente dimenticare la paura, e comincerai a calcare il palcoscenico con la giusta dose di relax.
Questi sono i miei consigli, e - credimi - sinora hanno funzionato molto bene con tantissimi. (-:
A questo punto se qualcuno avesse qualche altro consiglio da dare, ben vengano i suoi commenti. E se invece questi miei consigli ti hanno aiutato a superare lo scoglio di una presentazione, sarei ben lieto di saperlo.

domenica 5 settembre 2010

Quando si dice sud

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Sono a Villa San Giovanni. In sede di prelievo del biglietto ho prenotato un posto sul rapido Roma-Siracusa con partenza da qui come cambio treno. Prima considerazione: il treno da Trento è arrivato alle 10:30, quello per Siracusa parte alle 14:35 da Villa. Arrivo in stazione stamani e mi informo sulla possibilità di cambiare treno, ma la biglietteria è chiusa e un operatore di trenitalia mi avverte che posso cambiare treno informando subito il capotreno senza sovrapprezzo, poiché la biglietteria non è disponibile, ma anche che devo prendere un biglietto di traghettamento a parte perché quello non è incluso (come no? Ma se io ho prenotato da Villa e non da Messina? Mah...).
Insomma: attendo il treno (anche perché l'alternativa più vicina mi farebbe risparmiare neanche un'ora). Il treno arriva (con la composizione invertita: la carrozza 1 su cui ho il posto non è in testa, ma in fondo al treno). La carrozza non è a scompartimenti, bensì una specie di carro bestiame, carico di romani e napoletani che hanno preso posti a caso sostenendo che la prenotazione non funziona (anzi, una signora napoletana seduta al mio posto, al mio cortese invito "scusi, signora: sarebbe il mio posto" mi risponde maleducatamente che non le interessa e di cercarmi un altro posto libero) e pertanto mi posiziono a casaccio. L'intenzione è quella di vedere se sono rimasti posti in prima classe e pagare la differenza per uscire da questa bolgia; intanto mi vendico bloggando la storia di questi gentili signori, sperando che scendano il prima possibile... (-:
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Grizzly - sul Nokia E90 Communicator

sabato 4 settembre 2010

Addio ai monti

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L'inquadratura dell'edificio della cassa rurale di Rovereto è il mio modo di evidenziare che sono in treno. Si torna indietro: destinazione Siracusa, arrivo previsto per domani sera. Il viaggio promette bene, vediamo che succederà. Saluti a tutti: fra poco si ricomincia ((-:
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Grizzly - sul Nokia E90 Communicator

mercoledì 1 settembre 2010

La radio PMR446 che vorrei

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Lettera aperta ai produttori di radio PMR446
Gentili Produttori,
io sono Mirko Tuccitto (noto come "Grizzly"), sono un tecnico informatico, sono un volontario di protezione civile e, non ultimo, sono un appassionato di radio-comunicazioni con un po' di esperienza, una concessione all'uso di bande CB e PMR446 (oltre ad essere SWL IT9-00214/SR), ed ho un invito da farVi.
Il mercato abbonda di radio PMR446 omologate per l'uso nella Comunità Europea, e tutte quanto hanno caratteristiche comunque non molto diverse fra differenti marche, modelli e produttori (anche per via di una normativa abbastanza restrittiva su questo genere di apparati di tipo amatoriale).
In pratica si tratta di piccoli walky-talky a bassa potenza con media portata, per l'uso durante attività sportive, cantieri, tempo libero eccetera. Sono radio simplex che operano su 8 canali UHF/FM, nell'area compresa fra i 446.00625MHz e i 446.09375MHz con modulazione vocale analogica; a parte generalmente uno o più toni di chiamata (associata addirittura in alcuni modelli alla funzione di vibrazione su ricezione di chiamata), e un breve tono di fine trasmissione (roger-beep), insieme alla funzione "mani libere" (vox) e poco altro.
Nel campo del volontariato di protezione civile ci serviamo spesso di ricetrasmittenti PMR446, per svariati motivi: primo fra tutti la facile reperibilità degli apparati (venduti a coppie o gruppi di tre per poche decine di euro praticamente in qualsiasi centro commerciale); spesso utilizzano un piccolo pacco batterie ricaricabile, ma in caso di necessità sostituibile in tempo reale con un po' di pilette stilo o ministilo, facilmente in commercio e che consentono quindi un cambio di pile "al volo" in mancanza della possibilità di ricaricare le batterie interne.
Come ripeto ci sono moltissime funzioni interessanti in queste radio, ma ritengo che ci sia qualcosa che può essere migliorato in questi piccoli ricetrasmettitori per renderli degli apparati non solo dedicati allo sport e al tempo libero, ma anche uno strumento quasi professionale in situazioni più complesse.
Per questo io mi rivolgo a Voi, cari Produttori, perché vorrei parlarVi di alcune esigenze ben precise, dettate principalmente dall'esperienza presa sul campo del volontariato di Protezione Civile; l'idea è quella di realizzare un modello di ricetrasmettitore per PMR446 omologato con caratteristiche e funzionalità che, grazie all'esperienza maturata "sul campo" diventerebbere uno standard de-facto per le comunicazioni a breve e media distanza durante i servizi pubblici e non delle associazioni di volontariato, consentendo inoltre un risparmio non indifferente per l'approvvigionamento delle ricetrasmittenti, specie se paragonato al costo medio per l'acquisto di radio VHF/UHF professionali (e ai costi e alla trafila burocratica da seguire per l'assegnazione di una frequenza radio in ambito professionale a tale scopo).
L'idea in realtà non è complessa, ma molto semplice: si propone la realizzazione di un apparato che opera sulla banda PMR446 con una buona solidità costruttiva, le classiche funzioni tipiche delle radio di questo tipo, e alcune funzioni specifiche per l'uso nel campo della protezione civile e del soccorso.

CARATTERISTICHE HARDWARE
La radio:
  • Deve operare sulla banda PMR446, con 8 canali (446.00625~446.09375MHz) e supportare almeno i 38 sub-toni CTCSS standard;
  • Dovrebbe possedere una buona solidità complessiva; l'operatività è prevista con gli otto canali di base, più un nono canale memorizzabile (a scelta sugli 8) come "canale prioritario" (da considerare sempre come coppia di canale+CTCSS). Questo "canale prioritario" porta a una via preferenziale per trovarsi sulla frequenza operativa dell'Associazione, oppure essere la configurazione per entrare ad esempio su un ponte radio passivo, etc.;
  • Dovrebbe avere dimensioni compatte, compatibilmente con le funzionalità di cui parlo più avanti: in generale non superiore alle dimensioni di una radio VHF media, e magari avere un corpo ad esempio in ABS con inserti gommati (oppure una copertura di gomma tipo guscio per telecomando), il concetto è che dovrebbe resistere ad urti di piccola entità (es. caduta dall'altezza della cintura in terra su superficie rigida) senza riportare danni;
  • Sarebbe molto utile una buona impermeabilità di base: la rispondenza alle norme IP54-55 o simili può essere più che sufficiente: infatti si deve considerare la possibilità di utilizzare la radio sotto la pioggia battente senza rischiare di danneggiarla;
  • Il corpo dovrebbe essere realizzato con colori sgargianti ad alta visibilità (giallo o arancio) con una parte (ad esempio l'antenna) con elementi catarifrangenti; potrebbero essere inoltre utili degli inserti o delle strisce di materiale fluorescente che si illumini debolmente al buio;
  • Dovrebbe avere un gancio da cintura di buona solidità (magari che possa fare un piccolo movimento a molla in apertura), nonché di un alloggiamento ove porre un anello metallico (tipo portachiavi) per potervi agganciare stabilmente una cinghia da tracolla; la staffa da cintura dovrebbe poter essere agevolmente rimossa (non bloccata con viti, ad esempio) per consentire di conservare comodamente la radio anche nell'alloggiamento porta-radio delle giacche operative, l'area ove inserire l'anello porta-cinghia dovrebbe non essere parte del gancio da cintura;
  • Deve disporre di un'antenna fissa non rimovibile (come previsto dalla normativa) ad altà capacità a 1/4 d'onda, o preferibilmente a 5/8 d'onda e dovrebbe essere in mezza estensione (ossia di almeno 12-15cm) per consentire una migliore copertura; il corpo dell'antenna dovrebbe essere liscio e abbastanza rigido, tanto da consentire il gesto (sconsiderato, comunque) di prendere la radio sollevandola proprio dall'antenna senza rischiare di danneggiarla;
  • Per favorire la realizzazione impermeabile devono essere ridotti al mimino i rischi di infiltrazione d'acqua, realizzando la radio totalmente priva di manopole o selettori, e considerando di trovare un sistema efficace per tenere ben chiuso e isolato (quando non in uso) il connettore per l'auricolare esterna o il microfono da palmo. Non è da consigliarsi l'esistenza di altri connettori esterni (a parte quello per la carica della batteria, vedi più avanti). Tuttavia ritengo che il sistema di accensione e regolazione del volume per mezzo di una manopola sia comunque il più intelligente per poter regolare al volo il volume alzandolo (se c'è rumore) o abbassandolo (se in auricolare risultasse fastidioso) in tempo reale;
  • l'estetica esterna della radio dovrebbe essere questa:
    • in alto a spuntare da un fianco, il corpo dell'antenna. Eventualmente può essere posto un piccolo pulsante rosso con la funzione di chiamata d'emergenza(1); dal lato opposto all'antenna, la manopola d'accensione/controllo volume(2);
    • sul lato (generalmente il sinistro) il pulsante PTT, che può essere anche gommato, ma dovrebbe secondo me essere in plastica semirigida e con un passo di attivazione di almeno un paio di millimetri e di dimensioni tali da poterlo attivare anche indossando eventualmente dei guanti da lavoro. Subito sotto il PTT, con dimensioni più compatte, il pulsante "Moni/Scan", in una posizione in cui sia possibile (se necessario) premerli entrambi contemporaneamente (si veda più avanti sulle caratteristiche del firmware);
    • Sul lato opposto al PTT (e non in alto, per garantire di certo una migliore impermeabilità) eventualmente il connettore per l'auricolare o il microfono da spalla (con una copertura gommata semirigida affidabile);
    • sul pannello frontale la situazione più complessa (nonché quella che detta la dimensione effettiva della radio in sé): lo spazio per l'altoparlante e il microfono, un piccolo display lineare (delle cui caratteristiche parlo più avanti) e quindi ben 16 (sedici) tasti disposti su su una scacchiera 4x4. Ogni tasto presenta una o più funzioni, e porto un esempio:
      • prima riga: "1" "2/ABC" "3/DEF" "A/Menu" (oppure "A/Power/Menu")
      • seconda riga: "4/GHI" "5/JKL" "6/MNO" "B/Freccia Su"
      • terza riga: "7/PQRS" "8/TUV" "9/WXYZ" "C/Freccia giu"
      • quinta riga: "*/Lock" "0/DTMF" "#/Pri" "D/Call"
      (1) Alcune radio implementano questo tasto con la funzione, se premuto a lungo, di effettuare una chiamata generale e quindi attivare automaticamente dei cicli di trasmissione e ricezione intervallati di 30 secondi. Questa funzione sinceramente non ha una grandissima utilità nell'ambito del lavoro di protezione civile, ma potrebbe essere utile in altri ambiti;
      (2) Se si decide di montare una manopola per accensione e volume; altrimenti in alto solo l'antenna;
  • Sarebbe molto utile (ma non è obbligatorio) che la tastiera disponga della retroilluminazione, in parallelo con quella del display;
  • Deve disporre dell'alloggiamento per quattro pile stilo (AA) oppure ministilo (AAA) (credo che date le dimensioni e le richieste di durata delle batterie, sarebbe da puntare più alle stilo che alle mini...), con la possibilità di utilizzare pile ricaricabili al pari di quelle alcaline (alimentazione da 4.8 a 6.0V); piuttosto che un connettore di ricarica delle batterie (vedi problema impermeabilità) vedrei più utile un connettore all'esterno, sul coperchio posteriore a protezione dell'alloggiamento per le pile (da inserire su base di ricarica), connettore il cui funzionamento venga inficiato (per motivi di sicurezza) togliendo le pile ricaricabili per mettere delle normali pile alcaline (ossia prevedo un pacco batterie composto da quattro stilo ricaricabili chiuse in plastica con connettori di ricarica sulla parete, come i pacchi batteria ministilo simili a molte radio in tal senso);
  • Per un buon risparmio delle batterie, il finale di trasmissione deve disporre di una potenza massima in uscita pari a 500mW ERP come previsto dalla normativa, ma anche di una modalità "Low Power" a 10mW, per le operazioni che avvengono a breve distanza e magari in copertura visiva. Per lo stesso motivo tutte le segnalazioni aggiuntive (beep, eventuale vibrazione, toni vari, roger-beep, retroilluminazione del display) devono essere escludibili (vedi più avanti le caratteristiche software) per far risparmiare il più possibile la tensione delle batterie;
  • Dovrebbe disporre di un led di segnalazione dello stato a due colori (ritengo del tipo ad alta luminosità). Lo stato della radio accesa è di quattro tipi:
    • led spento: stand-by, radio pronta a ricevere segnali o a trasmettere
    • luce rossa fissa: trasmissione in corso (PTT premuto, oppure invio di chiamata in corso);
    • luce verde fissa: ricezione di un segnale in corso;
    • luce verde lampeggiante: una chiamata ricevuta(3);
    (3) Lo stato di una chiamata ricevuta deve essere evidenziato sempre sulla radio, per poter indicare che è stata ricevuta una chiamata anche mentre l'operatore non era in grado di sentirla; per questo il led dopo una chiamata deve rimanere lampeggiante almeno fino alla pressione di un tasto o dello spegnimento: vedi il comportamento software per maggiori chiarimenti;
  • Deve disporre di un display LCD composto da: sei cifre a polisegmento (per mostrare anche lettere e informazioni, come ad esempio "CHAN 1", la voce attuale del menu e simili), più due cifre più piccole ad 8 segmenti (per mostrare in due numeri informazioni sul codice CTCSS attivo, es. "CHAN 1 12" per il canale 1 con codice CTCSS 12); dovrebbe inoltre includere dei simboli attivabili o disattivabili a seconda dello stato della radio, e in particolare:
    • RX/TX (essendoci il led di stato questo simbolo potrebbe non servire)
    • Low/High (oppure solo Low) per indicare la potenza del trasmettitore (può essere abbreviato semplicemente in "L");
    • Simbolo vibrazione (se la funzione è disponibile);
    • Simbolo nota (roger-beep);
    • Simbolo campanella (toni e avvisi della radio)
    • Vox/Babymon
    oltre ad eventuali altri stati che si vorrebbero indicare sul display, anche se personalmente lascerei le indicazioni strette all'indispensabile (Low, Vibra, Vox e Baby), poiché gli altri stati in realtà non ritengo sia necessario che vengano mostrati sul display, e inoltre meno roba da accendere sul display tende a significare una (anche se infima) maggiore durata delle batterie, su cui bisogna cercare di dare la priorità.
CARATTERISTICHE FIRMWARE/SOFTWARE
La radio deve svolgere tutte le funzioni canoniche delle ricetrasmittenti PMR446, ma oltre a questo deve disporre di un circuito di codifica e decodifica dei codici DTMF, in maniera da essere in grado di inviare manualmente durante la trasmissione delle cifre DTMF (semplicemente premendo i tasti numerici o "A"~"D" con il PTT premuto), ed eventualmente disporre di una funzione di invio rapido per 1-6 cifre (si veda più avanti). Il display a sei lettere e due cifre deve operare fornendo le informazioni necessarie all'operatività, in particolare di norma dovrà sempre indicare il canale operativo in uso e la codifica CTCSS, oppure lo stato di "canale prioritario". Il canale prioritario dovrebbe essere identificato da una dicitura sul display di tipo "FIXED", ma potrebbe essere utile l'implementazione della funzione per rinominare tale sigla con un nome composto da max 6 caratteri (numeri 0-9, lettere maiuscole A-Z, oppure spazio, trattino "-" o asterisco "*"). Tale informazione deve essere cancellata in determinate condizioni, come l'apertura del menu o la segnalazione di uno stato speciale (es. ricezione di una chiamata). Comunque la radio:
  • Qualora i toni siano riportati su OFF non deve riprodurre in locale i toni DTMF/Roger-beep/chiamata e via dicendo (per risparmiare le batterie), ma anche se i toni sono spenti deve comunque segnalare la suoneria di chiamata per chiamata selettiva/di gruppo (e vibrare se la vibrazione è attiva); idem quando si effettua una chiamata da una radio "muta": mostrare sul display "CALL" oppure "CALLxx" lampeggiante, ma non riprodurre nulla.
    Viceversa, se i toni sono attivi, può riprodurre in locale roger-beep, suonerie di chiamata, toni dtmf inviati e tutto quanto;
  • Le segnalazioni DTMF ricevute devono essere invece riprodotte normalmente al pari dei segnali vocali. Quello che mi aspetto in caso di valida chiamata selettiva è che all'invio della chiamata tutte le radio riproducano la sequenza DTMF inviata in frequenza, e semplicemente la radio o le radio appartenenti al gruppo chiamato subito dopo la riproduzione di quel segnale (ossia: la frazione di secondo necessaria affinché il circuito di decodifica DTMF abbia determinato che la chiamata si riferisce specificatamente a se stessa e quale è l'id della stazione/gruppo chiamante) entrino in stato di "chiamata ricevuta" con il comportamento: suoneria di chiamata, vibrazione se attivata, lampeggio del led e visualizzazione sul display della parola "xxCALL" (dove "xx" è l'id della radio/gruppo che ha effettuato la chiamata, es se la radio chiamante è la numero 28, sul display deve comparire "28CALL"). La suoneria deve suonare per un certo tempo (diciamo: 6-8 secondi) e poi interrompersi, ma la radio deve comunque poi restare nello stato di "Chiamata ricevuta": il led deve continuare a lampeggiare e sul display deve rimanere l'informazione "xxCALL" sino a quando non viene premuto un tasto qualsiasi o la radio viene spenta; se la chiamata ricevuta è di tipo "Generale" deve invece scrivere sul display "CALL" e lasciare lampeggiare il led per un tempo non superiore ai 30 secondi, per poi tornare allo stato di stand-by (visualizzazione del canale e led spento). Ogni chiamata successiva annulla le informazioni visualizzate inerenti la chiamata precedente (es. due chiamate selettive consecutive, poi una chiamata generale: dopo 30 secondi la radio torna allo stato "CHAN X" e basta; due chiamate generali e dopo una selettiva dalla radio 12: la radio continuerà a mostrare "12CALL" e il led lampeggiante finché non viene spenta o non viene premuto un tasto qualsiasi (compreso PTT), anche se la tastiera è bloccata;
    Se la funzione è attivata (si veda il menu) alla ricezione di una chiamata selettiva, la radio che riconosce come propria la chiamata, dopo un secondo circa dovrebbe trasmettere un codice standard di risposta ("ADAD" in DTMF) che la radio chiamante può interpretare come "OK" sul display (capisce che la radio chiamata è in copertura) e quindi sta suonando.
  • Quando la radio riceve una qualsiasi sequenza DTMF deve, per un tempo massimo di cinque secondi, mostrare le cifre ricevute. Superati i cinque secondi dall'ultima cifra ricevuta (o alla pressione del PTT), deve automaticamente tornare a visualizzare il canale in uso. Questo significa che tutte le radio quando ricevono una chiamata selettiva mostreranno il codice della chiamata (es. "28C10", si veda il protocollo di segnalazione per altre informazioni) e quelle chiamate subito dopo cancelleranno questa informazione per mostrare "xxCALL" e suonare;
  • Se la tastiera è bloccata, devono funzionare solo il PTT e il tasto "*" per sbloccare la tastiera. Nota: spesso in molte radio a tastiera bloccata continua a funzionare il pulsante "Call", e questa funzione invece non è affatto gradita, dato che spesso provoca la partenza di chiamate semplicemente perché un risvolto della giacca sbatte sul pulsante di chiamata mentre si porta la radio sulla cintura;
  • Prima di continuare con le specifiche della radio, voglio descrivere il menu di setup e la funzione dei singoli tasti:
    Tasto "1"
    con PTT premuto invia la cifra "1" in DTMF, altrimenti vale il numero 1 per la sequenza di chiamata selettiva. Nella funzione alfanumerica (nome canale prioritario) commuta fra spazio bianco " ", uno "1", trattino "-" e asterisco "*" (se premuto ancora dopo "*" semplicemente ritorna a spazio bianco e ripete il ciclo);
    Tasti "2/ABC", "3/DEF", ~, "9/XYWZ"
    con PTT premuto invia la cifra corrispondente in DTMF, altrimenti vale la cifra indicata per la chiamata per selettiva. Nella funzione alfanumerica commuta fra le lettere maiuscole che rappresenta, e la cifra stessa (es. il tasto 3 commuta fra "D", "E", "F" e "3", per poi ricominciare il ciclo);
    Tasto "*/Lock"
    Con PTT premuto invia la cifra "*" in DTMF. Quando la radio è in stand-by la sua pressione breve deve far comparire sul display la parola "LOCK?" e, se premuto a lungo, portare sul display "LOCKED" e bloccare la tastiera. Quando la tastiera è bloccata, la pressione breve deve far comparire "UNLCK?" e, se premuto a lungo, sbloccare la tastiera (conferma con un beep se i toni sono attivi, illuminazione del display se attivo, passaggio del display a informazioni sul canale o nome del canale); una volta avviata l'azione di blocco o sblocco della tastiera, la stessa non deve invertirsi se il tasto non viene lasciato e viene continuato ad essere premuto (es. se blocco la tastiera e, al "LOCKED" sul display non lascio il tasto asterisco, dovrà essere mostrato semplicemente il messaggio "LOCKED" finché non lascio il tasto).
    Tasto "0/DTMF"
    con PTT premuto invia la cifra 0 in dtmf. Con tastiera sbloccata la pressione breve vale la cifra "0" (come prima cifra) per la chiamata selettiva. a tastiera sbloccata la pressione lunga del tasto "0" fa comparire sul display sei trattini "------" e a questo punto entro 10 secondi (timeout che riprende dopo ogni tasto) è possibile digitare da una a sei cifre (compresi "*", "#", "A" ~ "D") che con una breve pressione sul PTT vengano inviate in sequenza. Opzione: durante la digitazione la pressione lunga della cifra "0" cancella tutte le cifre inserite e riporta ai sei trattini "------";
    Tasto "#/Pri"
    con PTT premuto invia la cifra "*" in DTMF, mentre quando la radio è in stand-by alla sua pressione breve deve comparire sul display: "PRI?" e quindi, alla pressione lunga deve commutare da "otto canali" a "canale prioritario" e viceversa. Se la modalità operativa è quella degli otto canali, ci si aspetta sul display "CHAN x", mentre se va in prioritario deve mostrare il nome del canale (se non è stato impostato, mostrerà "FIXED" o roba del genere.
    Tasto "A/Menu"
    con PTT premuto invia la cifra "A" in DTMF, mentre in stand-by fa comparire il menu (che ora vado ad elencare). Ma una nota: per migliorare l'impermeabilità della radio potrebbe venire tolta la manopola ON/OFF/Volume e utilizzare questo tasto (pressione lunga) per accendere e spegnere la radio (regolando il volume di ascolto con "Freccia su" e "Freccia giu" in stand-by). Ad ogni pressione del tasto menu dovrebbe comparire una voce del menu (le cui opzioni vanno cambiate con i tasti freccia). Le opzioni che prevedo sono, in ordine di pressione del tasto (due caratteri fuori virgolette significa "usare le due cifre aggiuntive"):
    1. "CHAN 1"/"CHAN 2"/~/"CHAN 8" - In stand-by cambia il canale della radio, in modalità "prioritario" cambia invece il canale prioritario;
    2. "CHAN x"00/"CHAN x"01/~/"CHAN x"3 - dato "x" il canale selezionato, cambia il codice CTCSS (se sarà 00, non verrà mostrato sul display);
      Quando si apre il menu in modalità "canale prioritario" queste prime due opzioni permettono di selezionare il canale prioritario; dopo questa opzione (solo in modalità "prioritario") segue un'opzione che permette di digitare il nome del canale prioritario: un cursore lampeggiante sulle sei celle che si sposta in avanti e indietro con le frecce in alto e basso, e può contenere i caratteri e simboli presenti sui tasti numerici (ad ogni pressione di un tasto compare il carattere corrispondente, o premendo in sequenza, uno dei caratteri corrispondenti);
    3. "POWER"H/"POWER"L - Potenza del trasmettitore (H 500mW, L 10mW); sarebbe utile una funzione che, quando le batterie si stanno scaricando (diciamo un 25%-30% della tensione nominale) faccia commutare automaticamente la radio da High a Low;
    4. "SQUELC"1/"SQUELC"2/"SQUELC"3 - Cambia la sensibilità dello Squelch (1 - sensibile a segnali più bassi; 2 - medio; 3 - solo segnali più potenti);
    5. "TONE"OF/"TONE"ON - toni audio. A toni accesi la pressione dei tasti provoca un beep, così come lo scorrimento delle opzioni del menu, e riproduzione locale del roger-beep, del tono di chiamata quando si invia una chiamata generale, o la sequenza DTMF quando si invia una chiamata selettiva. A toni spenti non si esclude la suoneria di chiamata (vedi più avanti). Quando i toni sono su ON e la tastiera è bloccata, nessun tasto premuto in modalità stand-by deve produrre suoni (e sul display deve essere mostrato, senza retroilluminazione, "LOCKED"). La pressione di "*" a lungo deve produrre un beep solo al momento in cui la tastiera venga effettivamente bloccata o sbloccata.
    6. "ROGERB"OF/"ROGERB"ON/"ROGERB"ID - Roger-beep (tonalità a rilascio del PTT). Off intende spenta, On intende l'abilitazione all'invio di un breve tono a basso volume e bassa durata (per non disturbare chi lavora in auricolare); la funzione "ID" implica che come tono di fine trasmissione la radio invia le due cifre DTMF che identificano il gruppo di appartenenza/numero della radio (PTT-ID);
    7. "GROUP"01/"GROUP"02/~/"GROUP"98 - Gruppo di appartanenza della radio, ovvero ID univoco della radio. Più radio possono appartenere allo stesso gruppo e avere quindi lo stesso numero identificativo (in questo caso la chiamata selettiva diventa chiamata di gruppo, dato che alla ricezione di una chiamata selettiva verso il gruppo, ad esempio, 19, tutte le radio identificate da 19 suoneranno). Il gruppo parte da 01 (e non 00) e arriva a un massimo di 98 (e non 99), e dallo scorrimento delle cifre sono escluse le coppie di cifre uguali (ossia 11, 22, 33, 44, 55, 66, 77 e 88), perché il circuito potrebbe non identificare correttamente una chiamata selettiva diretta a un gruppo con le ultime due cifre che abbiano lo stesso tono. Questa ultima regola è presa dalla mia esperienza sul campo con i codici dtmf e i sistemi di interpretazione degli stessi basati su software, tuttavia se i circuiti elettronici di decodifica delle tonalità DTMF riescono a determinare correttamente la sequenza di due o più cifre identiche, si può allargare direttamente i gruppi disponibili da 00 a 99. Si veda inoltre la nota sul protocollo di segnalazione analogica di questo documento;
    8. "SELRPL"OF/"SELRPL"ON - Risposta alla chiamata selettiva: se OFf non la effettua, se ON alla ricezione di una chiamata selettiva di competenza (vedi il protocollo di segnalazione per altre informazioni) circa un secondo dopo la ricezione della chiamata risponde inviando la sequenza "A D A D" in DTMF;
    9. "CALLTN"OF/"CALLTN"1/"CALLTN"2/~/"CALLTN"x - suoneria di chiamata. Rappresenta il tono che viene inviato quando si effettua una "chiamata generale" ma anche la suoneria emessa dalla radio quando riceve una chiamata selettiva. Per via dele caratteristiche del servizio, dovrebbe essere presente almeno una suoneria con toni molto alti per poter essere sentita anche se c'è molto rumore di fondo;
    10. "VIBRAT"OF/"VIBRAT"ON - Vibrazione su chiamata (se la vibrazione è attivata, la radio vibra sia su chiamata generale riconosciuta che su chiamata selettiva, si vedano le informazioni sul protocollo di segnalazione per maggiori informazioni);
    11. "LIGHTS"OF/"LIGHTS"ON/"LIGHTS"AU - Retrolilluminazione display/tastiera: OFf intende sempre spenta, ON sempre accesa, mentre AUto indica che si accende per alcuni secondi alla pressione di un tasto, lampeggia durante la ricezione di una chiamata, eccetera;
    12. "SCRAMB"OF/"SCRAMB"ON(oppure "SCRAMB"1/~/"SCRAMB"x se si prevede l'uso di codici multipli) - Scrambler/Encoder per l'invio/ricezione di messaggi codificati;
    13. "KBLOCK"OF/"KBLOCK"AU - Blocco tastiera, OFf intende "manualmente premendo * a lungo", altrimenti AUtomatico dopo alcuni secondi di inutilizzo;
    Le opzioni del menu vengono confermate premendo di nuovo "A/Menu" per passare all'opzione successiva, o premendo brevemente PTT (che fa uscire dal menu);
    Tasto "B/Freccia su"
    con PTT premuto, invia la cifra "B" in DTMF, altrimenti opera per cambiare le opzioni del menu (se il tasto "A" fa anche da tasto "Power", il tasto in stand-by serve ad alzare il volume);
    Tasto "C/Freccia giu"
    con PTT premuto, invia la cifra "C" in dtmf, altrimenti opera per cambiare le opzioni del menu (come il tasto "B", in stand-by serve per abbassare il volume, se impostato);
    Tasto "D/Call"
    con PTT premuto, invia la cifra "D" in dtmf, altrimenti in stand-by serve ad inviare la chiamata generale o quella selettiva. Per la chiamata generale basta premerlo in stand-by, e lui invierà il tono di chiamata sul canale e subtono attivo (se i toni sono accesi, riprodurrà anche il tono di chiamata in locale); viceversa, se in stand-by si compongono due cifre e poi si preme il tasto "D/Call", viene avviata la chiamata selettiva e, se i toni sono attivi, in locale viene riprodotta la sequenza DTMF rapida di chiamata. La radio deve essere in grado di identificare una chiamata "generale" riproducendo il tono di chiamata ricevuto, oppure il proprio tono di chiamata personalizzato, e attivando la vibrazione (può essere riconosciuto il tono di chiamata, oppure essere inviato in sub-frequenza una modulazione FSK di qualche tipo, o simili. Ad ogni modo il tono di chiamata generale deve essere inviato sul canale con il codice CTCSS attivo, se selezionato: qualsiasi altro apparato PMR446 sintonizzato su quel canale anche se non riconosce il tono come chiamata dovrà infatti comunque riprodurre il tono come qualsiasi altro segnale ricevuto.
    Tasto "Moni/Scan"
    premuto brevemente in stand-by in modalità "8 canali" avvia la scansione rapida fra gli otto canali (per ogni canale, viene utilizzato il codice CTCSS che è stato memorizzato, zero se non sono stati impostati), mentre se viene premuto in modalità "canale prioritario" avvia la funzione "Dual Watch" fra il canale prioritario e l'ultimo canale+CTCSS che è stato utilizzato in modalità canali; Se invece viene premuto a lungo, in entrambe le modalità abilita o disabilita lo squelch per ascoltare i segnali meno potenti. Quando lo squelch è disattivato, la pressione del PTT per trasmettere spegne ovviamente l'altoparlante, ma appena il tasto viene rilasciato la radio rimane comunque con lo squelch disattivato. Opzione utile, ma non obbligatoria da implementare: la pressione del tasto in fase di trasmissione (PTT premuto) dovrebbe inviare in frequenza una nota a 1750Hz per tutto il tempo in cui viene premuto il pulsante (motivo per il quale chiedo che il tasto si trovi subito sotto il PTT e sia quindi possibile premerli entrambi usando la stessa mano mentre si tiene la radio);
    Tasto "PTT"
    il tasto PTT disattiva la funzione di ricezione segnali (spegne l'altoparlante) e attiva la trasmissione della voce, dei dati o dei numeri DTMF); in particolare una pressione breve del tasto in modalità stand-by invia una breve portante, ma viceversa una pressione breve in modalità "0/DTMF" (ossia dopo aver premuto a lungo il tasto "0" e composto da una a sei cifre DTMF) invia la sequenza di tasti premuta, e in modalità menu conferma la configurazione e riporta la radio in stand-by; Quando la funzione roger-beep è attiva (modalità ON o ID) al rilascio del tasto PTT viene inviata in frequenza la breve nota di fine trasmissione (o la sequenza di due cifre DTMF che identifica la radio), tuttavia quando viene inviata una chiamata selettiva o una sequenza DTMF con una breve pressione del PTT dalla modalità "0/DTMF", la nota di fine trasmissione non deve essere inviata (soprattutto se DTMF, potrebbe inficiare la funzionalità della sequenza di comando: fate conto che per avviare un interruttore remoto io debba inviare la password 1234 e l'apertura del primo interruttore con il comando 02, mentre "01" lo spegne. L'invio della sequenza con roger-beep-id "123402-01" dalla radio nr. 01, farebbe accendere e spegnere il circuito...); In particolare nell'invio di una sequenza DTMF, ci sono due modi per inviare la sequenza; in entrambi i casi si comincia con il premere a lungo "0/DTMF" e poi si compongono sei cifre. A questo punto per inviare la sequenza è possibile premere brevemente il PTT, oppure premere e tenere premuto il PTT. Alla pressione breve, deve essere inviata la sequenza e basta, mentre alla pressione lunga, subito dopo la sequenza il microfono si "apre" e permette di parlare. In questo caso al termine del passaggio può essere accettabile l'invio del roger-beep (direi di porre un timeout di un secondo sulla pressione del PTT per decidere se inviare o meno il roger-beep);

  • Specifica di funzionamento della radio a tastiera sbloccata:
    • la composizione di due cifre seguita dal tasto Call, avvia una chiamata selettiva/di gruppo (vedi protocollo di segnalazione), mentre la semplice pressione del tasto Call da solo deve avviare una chiamata generale (vedi sempre protocollo di segnalazione);
      Durante la composizione delle cifre il display deve visualizzare "CALLx-" alla pressione della prima cifra, "CALLxy" alla pressione della seconda (es. "CALL1-" e poi "CALL12"); all'invio della chiamata generale dovrebbe comparire sul display per alcuni secondi "CALL", mentre alla chiamata selettiva dovrebbe rimanere sul display per alcuni secondi "CALLxy".
      NOTA IMPORTANTE: in chiamata generale la radio invia il tono di chiamata, mentre in chiamata di gruppo/selettiva la radio NON DEVE INVIARE alcun tono di chiamata ma SOLO IL CODICE DTMF di chiamata selettiva/di gruppo.
    • Qualora qualsivoglia sequenza su tastiera non venisse riconosciuta, deve essere semplicemente visualizzato "ERROR" per tre-quattro secondi e (se beep attivi) emesso un segnale di errore. Esempio: 6 + Call (devono essere immessi due numeri per una chiamata selettiva) o ancora "22" + Call (i gruppi non hanno numeri di due cifre identiche). Quindi la radio deve tornare semplicemente allo status di ascolto.

  • Specifica di funzionamento a tastiera bloccata:
    • la pressione di qualsiasi tasto, eccetto il PTT o "*/Lock" deve semplicemente mostrare sul display "LOCKED" per alcuni secondi, senza attivare la retroilluminazione;
    • la pressione del PTT non comporta l'accensione della retroilluminazione, in compenso nel momento in cui viene premuto il PTT, tutti i tasti risultano sbloccati e inviano in frequenza la corrispondente cifra DTMF (oppure il tono a 1750Hz per il tasto "Moni/Scan");
    • la pressione del tasto "*/Lock" deve anzitutto accendere subito la retroilluminazione (se attivata) e mostrare il messaggio "UNLCK?". Qualora venga premuto brevemente deve tornare a mostrare l'informazione sul canale, lasciare la tastiera bloccata e spegnere la retroilluminazione dopo il delay canonico. Se invece viene sbloccata la tastiera, semplicemente riporterà le informazioni sul canale in uso, spegnendo l'icona del blocco sul display.

  • Alla ricezione di una chiamata generale "riconosciuta" (tonalità di chiamata che attiva la vibrazione) dovrebbe essere mostrato sul display "CALL" e lampeggio del led per almeno 10 secondi (interrotti subito alla pressione di qualsiasi tasto o spegnimento radio), per poi tornare a mostrare le informazioni canoniche. La ricezione di una chiamata generale può lasciare la retroilluminazione spenta o lasciarla accendere fissa per alcuni secondi; alla ricezione di una chiamata selettiva, invece, deve SEMPRE comparire una nota che indica l'id della radio chiamante (es. se la chiamata è giunta dalla radio/gruppo nr. 85, sul display dovrà comparire "85CALL"); alla ricezione di una chiamata selettiva il led deve lampeggiare e mostrare la nota sul display: queste due cose non devono concludersi sino a quando non venga premuto un tasto qualsiasi o spenta la radio (funzione "segnalazione di chiamata persa"), e in ricezione di chiamata selettiva deve suonare la suoneria di chiamata impostata sulla radio per alcuni secondi (diciamo: se la durata media del tono di chiamata è di 3-4 secondi, la selettiva dovrebbe far suonare la radio per un tempo mediamente doppio, ossia 6-8 secondi), e per almeno il tempo di riproduzione della suoneria il display dovrebbe illuminarsi o, preferibilmente, illuminarsi lampeggiando. Finito di riprodurre la suoneria e di far lampeggiare il display, come ribadisco, rimarranno led lampeggiante e nota sul display a ricordare la chiamata avvenuta e persa. Se la radio in stato di chiamata persa dovesse ricevere un'altra chiamata selettiva, dovrà effettuare la medesima procedura appena elencata (il display mostrerà l'id dell'ultima stazione che ha effettuato la chiamata selettiva). Per altre informazioni rimando più avanti alla descrizione del protocollo di segnalazione analogica.

  • Il roger-beep deve essere un breve tono o una nota bitonale a bassa frequenza e basso volume (tale da non far saltare via le orecchie a chi stia lavorando in auricolare). Se i beep sono silenziati quando si lascia il PTT non si deve sentire la ripetizione del tono sulla radio locale (risparmia batterie);

CARATTERISTICHE DEL PROTOCOLLO DI SEGNALAZIONE ANALOGICO
Le radio potrebbero vedere l'implementazione di un protocollo digitale di tipo mFSK per ogni genere di informazione (persino un sistema interno di messagistica breve tipo SMS/SDS), ma secondo me usare semplici toni DTMF come protocollo di segnalazione rende l'interoperabilità semplice, e decisamente più economica, anche perché ciò renderebbe il sistema radio compatibile con eventuali apparati di altra categoria che dispongano di tastierino DTMF o dell'uso di tastierini esterni (tipo telecomando per segreterie telefoniche). Inoltre la tastiera DTMF consentirebbe anche di comandare semplici sistemi di controllo integrati via DTMF (es gateway telefonici, interruttore del ponte radio passivo, etc).
  • Il comando di chiamata selettiva è una reinterpretazione della selettiva ZVEI: "id chiamato" C "id chiamante".
    Ad esempio se la radio numero 24 vuole chiamare la radio numero 63, la sequenza di chiamata selettiva sarà l'invio in DTMF di "6 3 C 2 4"; la radio chiamata (le radio chiamate, se in gruppo) che hanno ricevuto la sequenza deve attivare la suoneria impostata e, se attivata, la vibrazione, mostrando sul display lo stato di chiamata e l'ID del gruppo della stazione chiamante, come già descritto;
  • Alla ricezione di una chiamata selettiva, la radio che squilla dovrebbe, dopo un tempo compreso fra 1 e 2 secondi dalla ricezione della chiamata, rispondere inviando indietro la sequenza "A D A D" se la funzione "Risposta alla selettiva" (SQLRPL) è attivata. La radio che effettua la chiamata selettiva deve mostrare sul display "CALLxy" per almeno 10 secondi, ma se riceve dopo la chiamata questa sequenza "A D A D" dovrebbe cambiare la nota sul display con "OK", segnalando che la radio chiamata era in copertura ed ha ricevuto la chiamata (va però spiegato sul manuale che se la suddivisione non è per ID di singola radio, ma per gruppi, tale funzione provocherebbe chiamando una decina di radio sotto lo stesso gruppo, una macedonia di radio che rispondono contemporaneamente alla chiamata);
  • I toni DTMF inviati premendo i tasti numerici a PTT premuto dovrebbero avere una durata massima di 350ms (silenziandosi anche se il tasto viene lasciato premuto dopo quella pausa), mentre la sequenza di chiamata e le sequenze inviate tramite "0/DTMF" + cifre + PTT dovrebbero avere una durata compresa fra i 30 e i 70ms, con una pausa inter-cifra fra i 10 e i 50ms (pare accettabile durata 70ms e pausa 50ms, ma questa situazione dipende anche dalla capacità del circuito di decodifica DTMF: via software riesco a decodificare anche sequenze di 25ms con 2ms di pausa);
  • Il protocollo prevede purtroppo che se io invio manualmente una sequenza DTMF di tipo "xyCwz" la stessa sarà interpretata dalla radio nr. xy come una chiamata selettiva da parte della radio nr. wz, ma questo può essere non un errore, quanto un modo di segnalare ad una radio di mettersi in contatto con la centrale operativa o simili;

SITUAZIONE ECONOMICA E CONCLUSIONI

La tipologia di confezione di vendita per la radio potrebbe essere non a coppia, bensì a singola radio, con confezione comprendente la radio, il coperchio del pacco batterie, il pacco batterie, il gancio da cintura e un'eventuale anello di metallo per l'aggancio della cinghia, un piccolo caricabatterie da base (o a connettore se si riesce a immettere un connettore per auricolare), l'auricolare (se possibile creare un connettore) ed il manuale di istruzioni (eventualmente in opzione è possibile fornire uno spezzone/cinghietta per il trasporto della radio, magari in colore ad alta visibilità e con elementi catarifrangenti anche lui).
Personalmente credo che questa radio potrebbe avere un prezzo al pubblico compreso fra i 70 ed i 110 euro per singola radio, con una ipotesi di venderlo ad un prezzo consigliato di 79,90 euro per singolo apparato. Il produttore potrebbe inoltre (se ha un canale di vendita diretta) mettere a disposizione dei pacchetti multiradio specifici per associazioni (es. confezioni da 5, 10 oppure 20 radio) a un prezzo complessivo più abbordabile (ad esempio supponendo il prezzo di 79,90 per singola radio, si potrebbe avere un prezzo di 720 euro per il pacchetto da 10 radio).

Ora, io sono aperto ad ogni genere di chiarimento e verifica "sul campo", e potrei anche essere disposto ad investire una cifra non eccessiva per la realizzazione di un prototipo da analizzare (ammetto le mie limitazioni: non sono in grado di realizzare un prototipo in proprio); metto a disposizione questo progetto, come qualunque altro articolo di questo blog, sotto l'egida della Licenza d'Uso Creative Commons, ma aprendomi alle proposte di eventuali variazioni da parte di altri operatori. Tuttavia, con la data di pubblicazione di questo articolo, questo progetto ricade sotto un copyright chiaro e ben dichiarato, e pertanto invito qualsiasi produttore di radio PMR446 che fosse interessato a realizzare una situazione di questo genere a contattarmi per maggiori informazioni, sia tecniche che commerciali.
Infine, mi è d'uopo ricordare che per la realizzazione di questo prodotto dovrò essere chiamato a partecipare nelle royalties (anche se in minima parte), poiché questo documento e la sua data di pubblicazione rappresentano una "Prior Art" rispetto ad un eventuale richiesta di deposito di brevetto per una radio ricetrasmittente con queste caratteristiche.
Contatti preferibilmente telefonici (previo appuntamento via e-mail) al numero indicato qui sul Blog, se qualcuno avesse qualche idea su come migliorare questo progetto, invece, le sue osservazioni sono ben gradite anche sui commenti.