martedì 14 settembre 2010

Come sopravvivere a una presentazione pubblica

"Benvenuti in questo teatro gremito all'inverosimile, grazie per gli scroscianti applausi che accolgono me, umile moderatore di questo intervento, ma lasciate invece un po' del vostro applauso al nostro personaggio principale, l'autore, colui (o colei) che vi spiegherà più nel dettaglio tutto quanto. Un bell'applauso al nostro amico/alla nostra amica."
La platea viene giù, il rumore degli applausi è martellante, scuote tutto il teatro e risuona come un gigantesco finale di fuochi d'artificio. E poi cade, alimentato da un leggero brusio di sottofondo, mentre tu sei lì, in piedi, accanto al banchetto e con il microfono che ti fissa un po' minaccioso. Tante facce ti guardano fiduciose, e succede.
Il respiro si fa corto, il cuore batte all'impazzata, goccioline di sudore freddo ti imperlano la fronte, senti le tempie che ti martellano, la gola che si secca e le parole che non riescono ad uscire, anzi: hai paura che ad aprire la bocca l'improvvisa nausea abbia il sopravvento e ti faccia vomitare anche un polmone. Vorresti scappare, rintanarti nella più lontana grotta agli antipodi, sotto le coperte, abbracciato al tuo orsacchiotto di peluche preferito, nel silenzio. Ma tanto non riesci a fare neppure quello: le gambe sono paralizzate, le braccia, la lingua: tutto il tuo corpo sembra non voler reagire agli stimoli esterni.

Ebbene sì, anche tu sei una delle tante vittime della "paura del palcoscenico". Tranquillizzati, non sei la prima persona che prova queste sensazioni quando si trova davanti a una platea, e non sarai di certo l'ultima. E tranquillizzati, soprattutto, perché nessuno ha intenzione di prenderti in giro per questo: io ti sto offrendo una mano per portarti assieme a superare questa fobia, ponendo la mia personale esperienza a tua completa disposizione. Nessuno nasce imparato, dice il saggio. Ma ciò non toglie che con un po' di aiuto tutti quanti possono imparare qualche trucco.
Io ho fatto nel corso della mia vita, e del mio lavoro, diverse presentazioni, diverse lezioni, diversi dibattiti pubblici, persino alcuni spettacoli teatrali, e sono qui per dirti, per dire a tutti voi, che quella del palcoscenico è una delle paure più semplici da controllare e superare. Attenzione: non dirò una frase inutile come "siamo tutti adulti e vaccinati, limitati a pensare a questo", perché se fosse così facile affrontare le proprie paure, non ci sarebbero migliaia di fobie (direi, dalla acarofobia alla zoofobia) che riempiono gli studi di psicologi e non consentono a centinaia di persone di fare una vita normale.
Voglio però darti degli spunti di riflessione e, soprattutto, dei consigli per affrontare questa paura e se non riuscire a sconfiggerla del tutto, almeno poterla tenere maledettamente sotto controllo e farla diventare una sgradevole sensazione di pochi istanti che sparisce con l'andamento di una presentazione splendida e ben fatta, dimostrando di essere un oratore degno di calcare i palcoscenici del mondo intero, che possiede buona padronanza dell'argomento e del controllo di sé.
Per aiutarti cercherò di non essere troppo aleatorio, e lo farò parlando di un esempio concreto. Supponiamo che tu abbia pubblicato un bel libro di fantascienza, nel genere fantasy, che parla di una compagnia di creature umanoidi che intraprende un viaggio per trasportare dall'altra parte del continente l'ultimo anello forgiato da un mago del male [come dici? Ti ricorda qualcosa? Pure a me ((-: ].
La prima cosa che ti verrà in mente a proposito della presentazione pubblica di questo libro, è di certo la serie di sgradevoli sensazioni che proverai quando ti troverai sul palco, davanti a un'orda inferocita di lettori che hanno acquistato il libro e vogliono conoscere l'autore, o di possibili futuri acquirenti che vogliono sapere qualcosa di più sul corposo tomo che gli si propone di acquistare.
Bene! Per il momento accantona questa situazione: diciamo che hai a disposizione almeno una settimana di tempo per prepararti a questa presentazione, e cominciare subito a pensare al pubblico per il momento è deleterio. Al pubblico ci arriverai un passo alla volta, ma per ora...
La prima regola del perfetto oratore è semplicissima: è necessaria una conoscenza approfondita, chiara e ben documentata dell'argomento. Chi meglio di te, che sei l'autore di questo libro, può avere una conoscenza valida e sufficiente a parlare del testo e incuriosire i possibili lettori? Questa tua preparazione è la tua arma vincente!
Prepara con calma e dovizia di dettagli una breve traccia del discorso che dovrai fare. Il tuo scopo ultimo non è quello di incensare il tuo prodotto, bensì di incensare i loro probabili acquirenti: devi riuscire a vendere il tuo libro, e per farlo dovrai ragionare dal punto di vista del lettore occasionale che ha visto la copertina del libro sullo scaffale della libreria e si è incuriosito.
Il tuo lavoro si divide uno schema mentale molto semplice:
  1. Saluti iniziali
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  2. Breve presentazione su di te
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  3. Presentazione del libro, partendo dalle grandi linee e analizzando qualche pezzo saliente della trama che possa ingolosire i presenti
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  4. Conclusione della presentazione, spazio per le eventuali domande
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  5. Saluti finali
Ora, concentrati anzitutto sui punti salienti della presentazione, in maniera da non farti sopraffare sin da subito dall'ansia di trovarsi di fronte a un vasto pubblico.
La paura del palcoscenico è legata spesso ai ricordi dei tempi del liceo, alle interrogazioni davanti a tutta l'aula e dal timore di brutte figure, scene mute o mancata preparazione. Armi ideali sono una buona preparazione e un pizzico di sicurezza, ma sorridi! Al contrario che con quella noiosa serie di capitoli di storia della filosofia o sulla trigonometria applicata, qua l'argomento lo conosci già a menadito senza bisogno di studiarlo!
Una volta stilato lo schema, fa in modo di creare una traccia che faccia non solo da punto di partenza, ma che sia un valido canovaccio degli argomenti da seguire. Ti faccio un esempio di uno schema "sviluppato" [mie eventuali note fra parentesi quadre]:
  1. Saluti iniziali:
    Auguro la buonasera a tutta la platea. Un ringraziamento a tutti per essere intervenuti, eventualmente a questo punto [ma solo adesso!] con molta calma mi scuso per l'emozione di trovarsi davanti a tanta gente, ma rendendo il pubblico partecipe [non devi mai sottolineare che è la prima volta (o una delle prime volte) che ti trovi davanti a un pubblico, quanto piuttosto che non ti aspettavi una risposta così positiva], e ringraziandolo nuovamente perché saprà perdonare la tensione durante la presentazione [questo di solito provoca un applauso di incoraggiamento, che funziona veramente per rilassarsi!].
  2. Breve presentazione:
    Chi sono? Cominciamo con le cose semplici: il mio nome, il mio lavoro, da quanto tempo coltivo la passione per la narrativa fantasy, come mi è venuta l'idea di scrivere questo racconto e quali spunti ho avuto durante la stesura del testo [fai in modo che questa parte sia sintetizzata al massimo in una decina di frasi brevi e concise. Nessuno nel pubblico è interessato a sapere quanto tempo impieghi la mattina a pettinarti].
  3. Presentazione del libro:
    si comincia col narrare la trama velocemente, esempio: "un mago nel passato ha realizzato degli anelli da donare ai re delle terre lontane. Degli anelli con grandi poteri magici. Il potere purtroppo, come è noto, tende a logorare chi lo possiede, e tutti questi re si sono uccisi a vicenda affinché l'ultimo potesse essere il più potente di tutti. Alla fine tutti questi anelli sono andati distrutti, a parte l'ultimo, e in questa guerra anche il mago ne è stato sconfitto, non potendo più tornare in vita a costruirne degli altri. Tuttavia un ultimo anello si è salvato, e da una parte tutti i discendenti dei re nei secoli hanno cercato di accaparrarlo, mentre un altro mago molto potente ha capito quali rischi ci siano nascosti dietro questo strumento, e invita un gruppo di amici (e l'ultimo proprietario, che l'ha ottenuto per caso) a intraprendere un viaggio per distruggerlo definitivamente". [Mai svelare troppi punti chiave o soffermarsi su punti specifici, meno che mai svelare il finale del racconto! Niente rovina una presentazione come frasi del tipo "e dopo tante peripezie il nostro eroe riuscirà a gettare l'anello nel cuore del vulcano e salvare il mondo, per poi piangere la morte di tutti gli altri compagni": devi incuriosire il pubblico, anziché fargli un asettico riassunto del testo] [Qualcuno ama soffermarsi un po' sull'introduzione del testo, e questo potrebbe funzionare qualora il testo disponga di una introduzione complessa; prendiamo ad esempio "l'essenza oltre il buio": il primo capitolo viene presentato come il testo presente sui libri di storia dell'Accademia Aerospaziale di Stoccarda e spiega come l'anonimo Alex Keller sia divenuto un eroe le cui gesta risuonano lungo i corridoi di tutta l'accademia]. [ATTENZIONE! Le presentazioni sono come voli in aereo. Molte presentazioni decollano bene, volano in un cielo limpido e senza turbolenze, e poi semplicemente precipitano all'improvviso con "ok, e questo è tutto". Cerca di curare anche "l'atterraggio" facendo in modo di non concludere il discorso all'improvviso...]
  4. Conclusione della presentazione, spazio per le eventuali domande
    In questa fase si parla di come procurarsi il libro, quali librerie on-line o meno lo hanno disponibile, come seguire la larga comunità presente su facebook o il sito ufficiale, e se voglio [nelle prime presentazioni, se non te la senti, puoi ridurre al minimo o togliere questa parte, anche se non ti consiglio di farlo: il contatto con il pubblico aiuta a superare questo trauma] il pubblico può anche farmi qualche domanda. [Parliamo di un libro: in questa fase si ringraziano i co-autori, i revisori del testo, la casa editrice etc]. Alle domande è bene non dedicare un tempo superiore ai tre-cinque minuti (diciamo massimo sei-otto domande)
  5. Saluti finali
    Questa fase è simile a quella iniziale: ringrazio nuovamente il pubblico per essere intervenuto, per aver avuto il piacere di seguire la presentazione (e per aver perdonato i toni di una persona visibilmente emozionata), quindi ringrazio l'organizzazione, l'eventuale moderatore, la struttura che ha ospitato l'evento ed eventualmente rimando il pubblico alla presentazione del prossimo capitolo, alla riduzione cinematografica, o quello che sia.
A questo punto sviluppa questo schema, rendendolo una specie di copione con l'elenco delle battute, passo per passo, da "buona sera a tutti", fino a "grazie ancora, e arrivederci alla prossima!". Ma ricorda una cosa importante: se magari all'inizio imparare un copione a memoria può darti un punto di appoggio per non uscire dal seminato, l'importante è che questo sia soprattutto un canovaccio al quale attenerti: il bravo oratore sa scegliere i toni anche in base al tipo di platea che si trova davanti. Non è assolutamente semplice andare a braccio, e in questo caso è molto meglio avere comunque le idee ben organizzate per fare bella figura.
Fa in modo che il tuo discorso non sia una neutra recitazione a pappagallo di una lezione amorfa e automatica: questo tende ad annoiare tutta la platea già dopo il primo minuto. Durante lo sviluppo del discorso, prova a registrarti (col pc, o con un mp3 portatile, quello che vuoi tu) e poi fai una pausa: gioca un po' col cane, fuma una sigaretta (anzi no, il fumo fa male), coccola un po' i tuoi figli, il tuo partner, il tuo pupazzo di peluche preferito, poi torna al computer ed ascolta la registrazione almeno due volte. La prima volta non preoccuparti delle parole in sé, o di eventuali errori o impappinamenti: fai caso al tono di voce, al tono del discorso e - soprattutto - alla tonalità e all'inflessione. Poi riascoltala: un bravo oratore dovrebbe parlare un italiano sintatticamente corretto, perfettino e passato al ferro da stiro, ma io ti dico che una leggera inflessione dialettale riporta la figura dell'oratore più al livello dei comuni mortali. A patto che sia una leggera inflessione: evita assolutamente di esprimerti biascicando in dialetto strettissimo, e soprattutto cura moltissimo la dizione: attenzione alle pronunce gutturali, eufoniche e via discorrendo (quel geniale "shhh" usato ad esempio in siculo per dire "scentoventti" o "shertamente", o il fantastico aquilano di "coshì tutte le case s'erano shpallate" che ho sentito a Tornimparte vanno bene quando si chiacchiera con gli amici al bar davanti una birretta, ma sono da aborrire e scacciare in malo modo durante una presentazione pubblica). Se proprio devi usare qualche termine dialettale stringilo all'essenziale e relegalo in una frase molto circostanziata. Esempio: "e mentre questo software malevolo vi sta facendo giocare a poker, il virus sta giocando a ramino con i vostri documenti e le fotografie del battesimo, anzi, più che a ramino, come diciamo a Trento, a ramengo".
Cura i tempi verbali, controlla su internet o sul dizionario qualsiasi dubbio linguistico, fai in modo di rispettare l'analisi logica: ogni frase richiede un soggetto, uno o più predicati, uno o più complementi oggetto ed eventualmente qualche aggettivo. Non dare mai niente per sotto-inteso.
Ricorda sempre una cosa importante: il pubblico è fatto di persone come me e te, che non ti valuteranno per come fai questa presentazione, bensì vorranno valutare soprattutto il tuo prodotto. Sono quasi tutte persone che, messe di fronte a un microfono, sicuramente avrebbero una reazione fobica non dissimile alla tua, per cui non pensare che sei un poverino di fronte a una platea di mostri, e neanche che sei una persona adulta e vaccinata che può superare questa prova. Quello che devi pensare è che sei una persona assieme a tante altre persone, che siete tutti uguali. Non ci sono mostri tra il pubblico che hanno intenzione di sbranarti, e neanche tu sei un mostro che devi sbranare qualcuno.
Un bravo oratore riesce a rendere partecipe il pubblico della sua presentazione. Non c'è bisogno di molto. Ammettere all'inizio del discorso un po' di emozione è umano e, come ho detto prima, è un buon motivo per un applauso di incoraggiamento, ma superato questo scoglio l'importante è cercare di non rendere tutto il discorso una sterile lezioncina (mi lego sempre all'esempio del "signore degli anelli") su come si scrive un libro fantasy, anzi: per buona creanza chi presenzia a una presentazione di un prodotto, libro, film o quel che sia ha comunque una certa idea sull'argomento. Se io amo l'heavy metal pesante, difficilmente andrò a seguire un dibattito sulla musica da camera del diciassettesimo secolo. Accogli i presenti come se dovessi prenderli tutti quanti per mano e portarli assieme a te a scoprire tutti assieme un mondo nuovo, che è il mondo del prodotto che stai presentando.
Talvolta bastano piccole cose, piccoli gesti. Non fare domande al pubblico come a voler sondare la loro attenzione o conoscenza dell'argomento: l'ideale è invece qualche sparuta domanda retorica, sopratutto se la risposta è l'opposta di quella scontata. Adoro l'introduzione del trailer del film "Guida Galattica per Autostoppisti": viene mostrato il pianeta Terra e la voce fuori campo spiega: "Molti film cominciano con una minaccia alla Terra (si vedono i Vogon che vogliono costruire l'autostrada galattica) e finisce quando il pianeta viene salvato dopo tantissime peripezie. Questo film è diverso: COMINCIA CON LA DISTRUZIONE DELLA TERRA! (pianeta che esplode)". Sono queste cose che lasciano il pubblico interdetto a stimolare la curiosità. Immaginiamo di parlare del libro. "E questo gruppo di creature di ogni parte della foresta: uomini, nani, elfi, hobbit... decide di intraprendere questo viaggio per distruggere l'anello. Ci sarebbero altri modi di distruggere l'anello? Ma ceeeeeerto! Il nano fionda la sua ascia di metallo elfico contro l'anello, posto su una pietra, e per poco non fracassa l'arma. Di metallo elfico! Avrebbe potuto sbriciolare un diamante come se fosse di creta, ma non riesce neppure a scalfire minimamente l'anello..."
Ma andiamo avanti. In un paio di giorni di lavoro dovreste riuscire ad avere un discorso più o meno valido e pronto per affrontare il pubblico. Ora tocca di sondarlo.
Pronuncia il discorso davanti a una persona: sia essa il tuo partner, tuo fratello/sorella, il tuo vicino di casa, l'amico/a del cuore. Cerca di recitarlo a memoria più che leggendone le pagine in cui lo hai stampato, ma tieni le pagine stampate con un interlinea di almeno 1,5 righe a portata di mano assieme a una matita, e segna con quella matita tutti quei punti che non hanno convinto al 100% il tuo ascoltatore. Prendi appunti anche su eventuali difetti di intonazione o di punteggiatura (impara a rispettare la punteggiatura: fai pause fra le parole solo se c'è un segno di punteggiatura).
Se a metà della lettura di una frase provi l'imbarazzante e soffocante sensazione che uno dei tuoi polmoni sia in prossimità di uscirti dal corpo per mettersi di fronte a te e prenderti sonoramente a sberle puoi stare certo che questo significa solamente la palese necessità di spargere qualche virgola in quella frase. (-:
Se, invece, una frase, che occupa due, forse tre righe, richiede svariati minuti, per essere pronunciata, allora sappi che, sicuramente, hai decisamente abbondato, con le virgole. (((-:

Quando invece tutto quanto funziona, comincia ad allargare la tua platea: fai venire il tuo partner, tuo fratello, tua sorella, tua cugina, tua madre, tuo padre, metà dei vicini di casa, tutti quelli che riesci a trovare (non voglio esagerare, ma diciamo che ti servono almeno sei/otto persone diverse, ma diciamo anche che puoi arrivare a questa cifra per gradi successivi, anziché all'improvviso) per fare una ripetizione generale di tutto il discorso.
Ti serviranno dei *veri* *amici*, che sapranno aiutarti senza prenderti in giro, e guidandoti nel rendere il tuo discorso il più naturale possibile. Soprattutto ti serviranno perché, a questo punto, dovrai ripetere il discorso più e più volte. Da solo, davanti allo specchio, davanti al tuo cane, davanti all'orsacchiotto, davanti agli amici, e ripeterlo ancora, ancora e ancora. Non tanto per imparare a memoria ogni virgola [Michael J. Fox in una storica puntata di "Casa Keaton" lavora a un telefono amico. Nel tentativo disperato di far desistere da intenzioni suicide un interlocutore telefonico, esplode in una cosa bellissima: "Non farlo, pensa alla vita. Pensa che la vita è una cosa mera". Si ferma alcuni secondi, poi gira la pagina della guida che ha davanti al naso. "Vigliosa...". Non fare lo stesso errore: mi raccomando!], quanto per avere bene in mente ogni punto e lo sviluppo di ogni punto. Imparare a memoria il discorso grazie alle continue ripetizioni ti insegnerà anche ad andare avanti meccanicamente, con sicurezza, senza pensare troppo all'ansia.
A proposito: le prime volte che ti registrerai noterai inoltre le naturali pause "da emozione": il discorso è sempre disseminato di "dunque", "ecco", "allora" e soprattutto il terribile "eeeeeeeeeeeeeeeeeeh": segno che stai cercando la continuazione. Estirpa senza pietà queste intercalazioni che danno al pubblico l'impressione che la tua preparazione sull'argomento sia invece particolarmente lacunosa. Fatti aiutare in questo da un amico, dal partner, ma fai in modo di ridurre il più possibile questo maledetto intercalare: mostrare sicurezza agli altri fa sentire sicuro anche te.
Può succedere che alcune sequenze di parole ti vengano di difficile pronuncia o tendano a farti balbettare un po' quando giungi a quel punto. In questo caso hai due possibilità: cercare di affrontare questo come una sfida, ma col rischio che intoppi durante la "diretta" ti facciano sentire in leggero imbarazzo, oppure (e te lo consiglio caldamente) cambiare termini e girare la frase in maniera che ti suoni più scorrevole e ti venga più facile da pronunciare.
Fai molta attenzione a parole complesse, macedonie verbali e simili. Un consiglio spassionato: se proprio devi utilizzare termini di particolare complessità, fai in modo di porti nella fase iniziale del discorso, perché dopo alcuni minuti di monologo la gola tende a seccarsi e talune pronunce possono risultare difficoltose. Ad esempio se stai affrontando l'argomento diossine, dover pronunciare la definizione "2,3,7,8-tetraclorodibenzo-p-diossina" poche righe prima dei saluti finali rischia di farti sputare due o tre otturazioni in direzione della platea, e questo non è affatto piacevole (e in quella fase del discorso usare il più semplice "Diossina Seveso" può aiutare a togliersi dagli impacci).
A proposito. Se la tua presentazione dovesse durare più di un quarto d'ora-venti minuti predisponiti non soltanto dell'acqua vicino a dove interverrai (una bottiglia capiente a portata di mano con qualche bicchiere di plastica: bere a cannarozzo davanti a tutti va bene in un cantiere, non durante un'occasione formale!) e fai in modo di predisporre delle pause per bere proprio nel discorso, in maniera da arrivare a concludere un concetto prima di esordire con un breve "scusatemi un istante" e sorsare un bicchiere d'acqua prima di continuare per altri dieci-quindici minuti.
Infine, per quanto possibile cerca di tenere l'attenzione il più possibile sul pubblico. Se devi seguire delle diapositive, girati verso la proiezione (o guarda lo schermo del portatile) solo se devi evidenziare qualcosa sulla diapositiva stessa. Questa è la parte più difficile (soprattutto le prime volte), e la affronterò fra poco. Ma ricorda che per possedere padronanza del palcoscenico devi essere in grado di dimostrare che riesci a guardare negli occhi il pubblico. Non di guardare tutti dall'alto in basso, di certo, e neanche di essere sul palco con un'espressione caritatevole da cane bastonato. Come ripeto: visualizza una presentazione al pubblico come una chiacchierata fra amici: il tuo intervento è il momento in cui non sono gli altri a esprimere le loro opinioni, ma invece sei tu che esprimi la tua. Con il pregio che gli altri non soltanto apprezzeranno non poco la tua opinione, ma sapranno anche accoglierla con un applauso scrosciante, che da moltissima soddisfazione.
Legati molto agli applausi finali: ringrazia e assapora quel momento; la prossima volta che dovrai fare una presentazione sul palcoscenico, ricorda: il bisogno di provare tanta ansia non è necessario perché non succederà nulla di male, ma al contrario, alla fine come risarcimento per la tensione provata, ne otterrai un applauso. Se saprai gestire la discussione con efficacia e un pizzico di ironia, stai certo che l'applauso sarà spontaneo e molto liberatorio.

E infine, arriviamo al momento clou.
Hai ripetuto il discorso decine e centinaia di volte. Sai che funziona, sai che niente potrà andare storto. Ma ora sei lì, in piedi davanti a una platea gremita, e ora cominci a pensare che tutto quello che hai fatto non servirà a nulla, e che ricominceranno le sensazioni sgradevoli, e la voglia di scappare.
Rilassati, e non lasciare che questo pensiero abbia il sopravvento.
Prima di cominciare, prima di avvicinarti al microfono, fai un respiro profondo. Pensa per un istante a quante volte hai già ripetuto questo discorso davanti allo specchio, davanti ai tuoi amici. Poi guarda la platea.
Ti senti in imbarazzo? Bene. Guarda attentamente la platea e... costruisci nella tua mente una figura ben precisa: immagina che tutte le persone in platea siano in mutande.
Non sto scherzando: questo lancerà alla tua mente il messaggio che le persone nel pubblico siano molto più in imbarazzo di te, e ti permetterà di rilassarti un attimo. E appena trovi quell'istante di relax, aggrappati a quel momento con tutte le forze e comincia il discorso senza esitare: le varie ripetizioni meccaniche ti aiuteranno a iniziare e continuare con quello stato d'animo. Questa volta è di nuovo una prova generale, non è la "prima", anzi, di più: questa volta è una prova generale, e dopo questa volta non dovrai andare "in diretta" di nuovo.
Lasciati inebriare dagli applausi: dal benvenuto, dal ringraziamento finale, dall'eventuale applauso di incoraggiamento quando ammetterai d'essere emozionato. Ma prendi in giro la platea: mentre respiri a pieni polmoni l'aria dell'onore, fai il modesto e fai credere loro che questo furioso battere di mani ti scorra addosso come acqua di pioggia su una giacca cerata, Sapere che stai giocando con la platea ti farà ancor di più sentire superiore a loro, e in grado di sconfiggere facilmente la paura.
Se ci fossero degli intoppi, girali a tuo favore. Ad esempio se il microfono all'improvviso innesca (il classico feedback di Larsen), fermati e, mentre il tecnico regola il volume, tira una piccola battuta di spirito al pubblico, ad esempio: "scusate: anche il microfono è molto emozionato. Oggi è il suo primo giorno di servizio in questa sala. Facciamo un breve applauso anche a lui" oppure se è stato un fischio lungo, guardando il microfono "sì, anche io ho notato quella splendida microfonina che è passata poco fa, ma ricordati che hai famiglia e tre piccoli microfonini che ti aspettano nella custodia. Sii serio, mi raccomando!". Una sparata del genere prenderà di contropiede la platea e potrebbe scatenare una sana ilarità ma, soprattutto, un breve applauso di apprezzamento (da parte di quella ampia percentuale di persone che prova anch'essa la paura del palcoscenico e che di fronte a una situazione del genere è sicura che andrebbe completamente nel pallone) che ti darà maggior forza e farà alzare il livello d'attenzione a tutta la platea. Oppure se all'improvviso suonasse un cellulare in mezzo al silenzio, non esitare a interromperti per annunciare "se è per me, dica che sto concludendo la presentazione e richiamo dopo".
Per evitare che il microfono inneschi, oppure che la pronuncia di ogni consonante dura risuoni per la sala come un colpo di cannone, parla tenendoti a una distanza compresa fra i tre e i sette centimetri dal microfono; se innesca quando ti avvicini, cerca di fare in modo di aumentare la distanza di almeno un paio di centimetri. Quando parli a un microfono usa un tono di voce normale, senza bisbigliare né gridare (ci pensa la diffusione sonora a far giungere la tua voce a tutti gli anfratti della sala). Non aver timore di non essere sentito: il tecnico dell'audio regolerà sempre il volume per fare in modo che la tua voce sia comprensibile in tutti gli angoli della platea. Devi imparare a tenere un tono di voce normale durante le decine di ripetizioni: alcune volte mi è capitato di fare un intervento dopo la presentazione o l'intervento di qualcuno che, specie a causa dell'emozione, ha tenuto il discorso quasi bisbigliando nel microfono. Non appena ho preso la parola io, il mio "buon pomeriggio" è risuonato nella platea come il tuono di un fulmine caduto pochi metri fuori dalla platea...
Evita di prendere caffè già da un'ora prima di cominciare la presentazione (non ti farà alzare la pressione e aumentare i battiti cardiaci) ed evita di succhiare caramelle o masticare gomme prima o durante la presentazione (con "prima" intendo quando sei sul palco e il moderatore sta facendo la sua introduzione). Poco prima di entrare sul palco se senti la gola seccarsi una caramellina alla menta può aiutarti a non cominciare completamente "a secco", ma evita di bere un bicchiere d'acqua all'inizio del tuo discorso, e fai in modo di bere solo al termine del tuo intervento, o intervallando le pause che hai previsto. Venire introdotti dal moderatore e cominciare con l'ingollare un paio di bicchieri d'acqua prima ancora di salutare la platea è molto maleducato.
Evita gesti scaramantici o l'uso di eventuali "talismani" portafortuna: la sicurezza che ti darebbero crollerà quella volta che ti sarai scordato la zampa di coniglio nella camera d'albergo, facendo tornare immediatamente la tensione della "prima volta". Piuttosto impara a isolare le sensazioni positive subito dopo aver ripetuto per l'ennesima volta il discorso agli amici e la soddisfazione con cui ti accingi all'ennesima ripetizione del discorso: affrontare la platea con quelle sensazioni ti farà andare avanti come se invece di decine di persone di fronte a te ci fossero solo i tuoi amici per l'ennesimo ripasso.
E infine... se senti che la tensione è salita comunque dentro di te, schiacciala sotto l'applauso finale per inebriarti di esso: quando sarai di nuovo a casa o in albergo, nella tua stanza, potrai lasciar uscire tutto quanto: puoi piangere, strillare, stringere il peluche che bramavi come alternativa a quella presentazione davanti a una platea gremita, coccolare il tuo partner/figlio/cane. Ma ricorda anche la soddisfazione degli applausi ricevuti e tieni sempre a mente quelle sensazioni positive quando sarà il momento di un'altra presentazione. Tienilo sempre a mente, perché arriverà il momento in cui queste sensazioni positive ti faranno totalmente dimenticare la paura, e comincerai a calcare il palcoscenico con la giusta dose di relax.
Questi sono i miei consigli, e - credimi - sinora hanno funzionato molto bene con tantissimi. (-:
A questo punto se qualcuno avesse qualche altro consiglio da dare, ben vengano i suoi commenti. E se invece questi miei consigli ti hanno aiutato a superare lo scoglio di una presentazione, sarei ben lieto di saperlo.

3 commenti:

Francesco ha detto...

Di sicuro questo e' un articolo da conservare bene ... non si sa mai che un giorno debba presentare qualcosa :D

Grazie Grizzly ;)

Andrea Sallicano ha detto...

Molto interessante! (che ridere la scena delle otturazioni!!!)
Dicono pure che un bicchiere di vino prima della presentazione renda piu' sciolti.
Attenzione che se di mattina presto e col vinello "nostro" di non meno di 13 gradi potresti rischiare di non capire il perchè siano venuti a vederti solo gemelli siamesi...

Anonimo ha detto...

Ciao Grizzly! Buon compleanno! Zeus