mercoledì 12 aprile 2006

Spiegel

Una mia vecchia tagline recita: "Spiegel e' un nodo Linux: sorride, e' morbido ed alto circa 12 cm".
Dato che sono passati dieci anni mi sembra il caso di tirare un po' di somme.
Il 12 aprile 1996, in prossimita' delle vacanze pasquali, comprai alla mia ex fidanzata un uovo di Pasqua legato ad un cagnetto di peluche, quando glielo portai a casa lei ricambio' offrendomi un altro uovo, inscatolato assieme a quel piccolo orso di peluche che e' rimasto parcheggiato sin da subito sul mio comodino. Era il sorriso che vedevo ogni mattina appena svegliato e che mi aiutava a superare la giornata non sempre semplice o leggera.
Ma introduciamo un po' di storia della collezione partendo proprio da questo piccolo pacioccone che in questi dieci anni ne ha viste di cotte, di crude e di grigliate. (-:
Il nome Spiegel non me lo sono inventato, sia chiaro, riportava sull'orecchio sinistro un cartellino con indicazioni in tedesco od olandese (mi ricordo solo "vaan des Spiegel im..." e mi e' piaciuto usare Spiegel (pronunciato "spighel", alla tedesca) come nome. Solo intorno al 1998 ho scoperto che Spiegel, in tedesco, significa "specchio". Forse un segno del fatto che mi avvicinavo all'idea dell'orso come Totem personale.
Ho voluto tenere Spiegel sul comodino senza battere ciglio, sino al 1998. In occasione del mio primo viaggio a Monaco di Baviera comprai in un'edicola [alla fermata dell'U-bahn di Monaco Ovest (Dunque, "München Ostbahnhof", chiaro no?)] un piccolo orsetto di peluche {Gerhard, dal cartellino "Keine Gerhadwasser etc. etc. di cui ignoro il significato [e' comunque ufficiale che quando si compra un pupazzo di peluche in posti diversi dalle bancarelle disperse, lo stesso riporta un nome stabilito "dalla fabbrica" (In occasione del "compleanno" di Fraser ve ne parlero' meglio)]} con l'idea di regalarlo ad una ragazza con cui avevo piu' o meno una storia in quel periodo, ma cui scoprii che la mia "fuga" in Germania, sebbene per gravi motivi, era servita a consentirle di ritornare col suo ex...
E cosi' mi rimase Gerhard, assieme a Spiegel, a fare l'avviamento della collezione. Segui' un altro viaggio in Germania nel '99, e l'acquisto di un terzo orsetto (Tasia) tanto per non lasciare i due "da soli" (-: e l'inizio di fenomeni paranormali incontrollabili legati al discorso plantigrado.
Ad esempio a Monaco prendevo spesso la metropolitana, specie quella di "superficie" (la S-Bahn) per muovermi in questa citta' enorme. Sui cartelli di divieto dei treni, specie su quelli relativi al freno di emergenza e all'apertura di emergenza, era riportata la nota "ogni abuso sara' punito" in piu' lingue. In tedesco leggevo: "mißbrauch strafbar". "Orso" in tedesco si scrive "bär", per cui mi vedevo nel costruire un improbabile gioco di parole disegnando la dieresi sulla 'a' di 'strafbar' di ognuno di questi cartelli (no, non l'ho fatto...).
A seguito della presenza di questi tre orsi, che mantenevo tranquillamente in bella vista sul comodino e che - talvolta - accompagnavano la mia notte [scoprii, col tempo, che stritolarne uno era un ottimo antistress (poi scoprii anche che da bravo animalista la cosa mi metteva in paranoia per tutta la notte e trovai un punto di mezzo fra massacro e coccole)] qualche amico, un po' per gioco e un po' perche' sosteneva che non si deve soffocare la propria indole, inizio' a regalarmi altri orsi. La mia collezione passo' da tre a 24 pezzi in un anno. Poi inizio' a crescere lentamente e costantemente anche grazie all'apporto di amici, parenti e qualche cliente un po' particolare.
Ricordo con un sorriso ad esempio Peter (si pronuncia con la E, alla tedesca, non con la I alla inglese: sempre cartelli dalla Germania, fra i maggiori produttori europei di orsi di peluche), che mi venne regalato da un cliente con cui avevamo fatto una scommessa riguardo una riparazione sul suo computer alla quale avevano "levato mani" molti altri tecnici. Io gli proposi che gli avrei pagato una cena se non ci fossi riuscito, ma che lui mi avrebbe regalato un orso di peluche gigante se invece ci fossi riuscito.
Ovviamente [gaaaa, grazie, grazie, basta applausi se no arrossisco ((-: ] ci riuscii perche' sapevo in quali punti del registro di $ventanas dovevo allungare le manine. Ma non dissi nulla. Dopo tre giorni mi chiamo' il cliente: "Ah, non funziona di nuovo, vieni al mio studio che lo vediamo". Stupito, mi diressi allo studio per scoprire che era una scusa per farmi venire li e consegnarmi Peter. (-:
La giornata di oggi scorrera' semplicemente, lavorando soprattutto, ma avro' il piacere di portarmi Spiegel in giro in macchina o in ufficio a prendere un po' dell'aria primaverile. Se poi la sera di Pasqua dovessi scendere a Cisternazza, sara' mia cura portarmelo dietro per seguire il "giro pirotecnico" di zona. (-:

PS: Con conferma da parte di Asbesto (che tempo fa lo ha notato anche lui) c'e' da dire che Spiegel non vuole che gli si tocchino le orecchie. Non so perche', e non si tratta di una eventuale "delicatezza" delle orecchie in se stesse o della cucitura. E' una sensazione, strana e di disagio che si prova quando, ad esempio, accarezzandogli la testa si sfiorano le sue orecchie... Chissa' come mai?

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