Voglio dedicare una decina di minuti al blog, anche se forse dovro' farlo in momenti successivi, grazie anche allo spunto che mi ha dato stamattina la radio (il giornale orario ha parlato della sentenza sui fatti di Cogne) per affrontare un po' dei fatti che hanno movimentato la cronaca di questi giorni. In particolare mi vorrei soffermare un istante sui fatti di Appignano (il rom che ha investito ed ucciso quattro ragazzi) poco prima di ri-analizzare i fatti di Cogne.
Valga anzitutto una parentesi per me molto importante: sono rimasto molto colpito dal fatto, e riesco a comprendere i sentimenti di ben poca tolleranza che si muovono in questi casi ma - fortissimamente ma (e questo concetto lo ho espresso decine di volte, fino alla nausea) - sono pesantemente e palesemente contrario al farsi giustizia da soli e considero fatti ugualmente ed estremamente gravi, oltre alla strage avvenuta, sia la ritorsione con cui ignoti hanno dato fuoco al campo nomadi (e mi auguro *seriamente* che i responsabili di questo sfacelo vengano trovati e consegnati alla giustizia *come* *meritano*), sia - soprattutto - il comportamento fortemente biasimevole di coloro i quali hanno criticato i Vigili del Fuoco che erano intervenuti a spegnere quell'incendio [ma, chissa' perche' - al contrario di quello che avviene ad esempio per la violenza negli stadi, i facinorosi in questo caso forse non verranno identificati e multati per aver interferito nelle operazioni dei VVFF (soprattutto in virtu' del fatto che questi comportamenti non sono assolutamente degni di un Paese Civile, quale mi auguro che sia l'Italia)].
E' facile lasciarsi andare a questi sentimenti di sconforto e di intolleranza, troppo facile quando fatti di questo genere coinvolgono stranieri, ma guardacaso, se vi fermate un attimo a riflettere ve ne renderete conto anche voi, e' sempre differente quando fatti del genere coinvolgono persone nostrane: quante volte avete sentito (che ne so, con la rivolta dei cinesi a Milano, ad esempio) commenti di disprezzo sugli stranieri? Avete notato come - invece - molto spesso quando terribili fatti di sangue coinvolgono il vicino di casa i commenti sono invece del tipo: "era una persona tranquilla, riservata, andava a messa, gentile, educata etc. etc." e nessuno si sarebbe mai aspettato che il loro vicino di casa avrebbe potuto sterminare madre e figlio di pochi mesi (come successe ad Erba, subito tutti contro il marito straniero, ma chiedergli sinceramente scusa no), oppure che ne so: imbracciare un fucile e sterminare familiari e animali domestici prima di andarsene tranquillamente al bar a prendere un aperitivo [successe una cosa del genere qualche anno fa qui a Siracusa, proprio vicino casa mia, che un personaggio cosi' tranquillo come lo conoscevano tutti avesse rivolto piu' volte il fucile da caccia contro la moglie prima di recarsi a prendere un bitter nel bar sotto casa (qua dietro), dove i carabinieri sono andati ad arrestarlo].
Come ripeto, gravi fatti di cronaca devono lasciar pensare per via dei fatti che trattano, non per via delle persone che ne sono coinvolte, e non si deve lasciare che lo sconforto per gravi fatti diventi una scusa per attaccare in ogni modo e da ogni lato le minoranze [siano essi stranieri, ritardati, poveri, omosessuali, barboni... (perche' non prendersela mai con la gente "bene" quando accadono fatti come quello eroico di Natale Morea?)].
Ma e' cosi' che - lentamente - ci avviciniamo alla maledizione del processo per i fatti di Cogne.
Definisco il processo una maledizione per via della strada che ha seguito come fenomeno mediatico e voyeristico che ha fatto entrare (nuovamente, e' attitudine della stampa) nelle case degli italiani una tragedia di proporzioni bibliche (e ditemi che la morte di un bambino di tre anni non e' tale) che e' stata trattata sin dall'inizio nel peggiore dei modi possibili, e non solo dai media.
Giudici che hanno ammesso placidamente dinnazi alle interviste dei giornalisti che "non e' in corso alcuna indagine per comprendere il delitto: si stanno solo cercando prove per incriminare la madre", un'inquinamento della scena del delitto perpetrato in piu' e piu' modi possibili e immaginabili. Un'arma del delitto che non si riesce a identificare o a trovare in alcun modo.
Ora un premessa: per ben ovvi motivi io mi schiero dalla parte degli innocentisti (risparmiatevi commenti del tipo "e' stata lei e basta" o insulti, saranno triturati senza pieta') e soprattutto lo faccio perche' quanto e' sorto intorno a questo caso e' senza senso, e' un pasticcio giuridico nel quale non si potra' mai augurare nessuno di trovarcisi invischiato. Provate un po' a pensare a voi stessi in una posizione simile a quella della Franzoni. Provate a dire che un giudice vi insulta dandovi della colpevole gia' prima dell'udienza, lasciate l'aula perche' e' evidente la perdita della serenita' che dovrebbe convivere sul processo, e vi negano pure il legittimo sospetto.
Provate a dire che la storia della Franzoni non sta ne' in cielo ne' in terra? Provateci? Avete idea di come si vive in un paesino di montagna? Non credete possibile che si esca di casa senza chiudere la porta a chiave? Vi sbagliate: a Cadine mi capita persino di lasciare le chiavi della macchina nell'aletta parasole! Pensate che nessuno potrebbe accanirsi contro un bambino? Davvero? Mai sentito parlare di cose come pedofilia o infanticidio?
Pensate che non sia possibile che sia entrato qualcuno in casa mentre la Franzoni accompagnava l'altro figlio allo scuolabus? Bene!
Allora spiegatemi. Per andare (e tornare) da casa alla fermata dello scuolabus abbiamo (ed hanno, diversi periti) detto e stradetto che ci vogliono circa 8 minuti. Quando e' stato ucciso il bambino? Prima di uscire? E l'altro figlio, l'autista dello scuolabus, nessuno in paese avrebbe notato la madre coperta di sangue fino alle orecchie? In camera da letto c'era sangue dappertutto, in un giallo di Agatha Christie l'assassino riesce a compiere una cosa del genere passando del tutto inosservato dall'ingresso all'uscita nonostante strati e strati di sangue addosso perche' era stato il garzone del macellaio, che era arrivato col camice insanguinato a lasciare quarti di bue per la cucina, squartato la governante ed uscito alla luce del sole. Il buon Poirot diceva (approssimativamente) in quel caso: "la mente umana puo' notare le cose fuori posto, ma noi cercavamo una cosa inserita in un ordine talmente perfetto che non poteva colpire la mente di nessun testimone particolarmente."
Ed ora analizziamolo. Se il figlio del macellaio viene accompagnato allo scuolabus dal padre colla salopette insanguinata e macchiata dappertutto, non ci fara' caso nessuno neppure se per andare da casa allo scuolabus dovesse passare in mezzo alla piazza, ma se gira per il paese una persona completamente ricoperta di sangue [ne hai di voglia a farti docce, per toglierlo tutto... (ah: il RIS nello scarico della doccia non ha trovato sangue)] qualcuno, per lo meno l'autista dello scuolabus e gli altri bambini, l'avrebbero ben notata.
Diciamo che e' avvenuto dopo. Ok. Da quando la Franzoni ha lasciato il figlio allo scuolabus a quando e' arrivata la chiamata al 118, sono passati circa cinque minuti (ricordate? Secondo quanto previsto il viaggio di ritorno e' durato circa quattro. Piu' il tempo per salire in camera da letto, trovare il figlio in quelle condizioni, lasciarsi prendere dal panico e pigliare il telefono).
La telefonata al 118, poi, mi ha ricordato una delle farse del processo al Mostro di Firenze, anzi mi piacerebbe che quel giudice o pubblico ministero o avvocato o parte civile o chiunque per loro avesse messo negli atti processuali che nella telefonata al 118 la Franzoni era fredda e tranquilla, perche' quando abbiamo finalmente sentito tutti la telefonata, altro che fredda e tranquilla.
Mi ricorda il processo al Mostro di Firenze perche' e' identica alla storia dei quadri che erano stati attribuiti alla mente malata di Pacciani ed invece erano stati dipinti da Claude Falbriard [Striscia la Notizia ci ricamo' sopra attribuendo a Pacciani persino Guernica (-: ].
Il problema e' che sin dall'inizio si sono fatti lo stesso errore. Con Pacciani, con la Franzoni, forse anche con via Poma e con molti altri processi: si e' indagato sempre e solo privilegiando una sola direzione. Cavoli, persino per i fatti di Erba si voleva indagare in direzione del marito della famiglia (guarda un po', un marocchino. E gia', belli i discorsi questi uomini cattivi malvagi via dall'Italia etc. etc. qui siamo una piccola comunita' ci conosciamo tutti siamo tutte brave persone, eh? Vero? Tutti a guardare la pagliuzza nell'occhio del vicino, perche' davanti ai propri non si vede molto bene dato che c'e' una trave alquanto ampia). E che dire del piccolo Tommaso Onofri? Non era stato accusato suo padre di pedofilia? Non erano stati intervistati dei criminologi (mi sanno tanto come il criminologo del film "Il Mostro") a sviluppare ed analizzare la psiche del presunto assassino e parallelizzarla con chi la stampa o gli avvoltoi mediatici ha gia' condannato sommariamente.
Mi sento di concludere dicendo che si e' innocenti sino alla condanna definitiva, e che - come sostenuto dalla fazione degli innocentisti - se veramente la Franzoni e' colpevole di un delitto cosi' efferato, e se veramente e' chiaro tutto quanto, perche' non viene semplicemente condannata all'ergastolo, invece di girare intorno o invitarla in aula prima della sentenza definitiva a confessare?
Ditemi un po' che cosa ne pensate voi, non solo sui fatti di Cogne, ma in generale su tutti questi fatti ed argomenti che scuotono in questo modo la cronaca italiana.
1 commenti:
Cosa c'e' da dire di piu' su questi fatti ... mi sa poco. La maggior parte dei giornalisti italiani sono strani ... parlano di cio' che non dovrebbero e non parlano di cio' che dovrebbero.
La stampa tende sempre ad esagerare. Ne ho sentite di tutti i colori riguardo ai fatti di Cogne.
Non so dirti se io sono un "innocentista" nei confronti della Franzoni. Penso che non sta a me decidere e neanche alla stampa e purtroppo hai ragione quando dici che le indagini non sono state fatte come si deve ... mirate ad incolpare qualcuno invece di capire come sono andati i fatti (utopicamente ci sarebbero volute delle indagini alla "CSI").
Al prossimo articolo Grizzly. Ciao
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