martedì 11 settembre 2012

Undici anni dopo l'undici settembre...

Sono trascorsi undici anni da quel terribile giorno che ha cambiato non già il panorama di Manhattan, quanto definitivamente tutto il mondo sul concetto di "terrorismo internazionale".
Quel terrorismo che (ringrazio il presidente USA per le sue parole: «I've always said that our fight is with al Qaeda and its affiliates, not with Islam or any other religion. This country was built as a beacon of freedom and tolerance. That’s what's made us strong, now and forever.» (tratte da qui). Un segnale forte e che apprezzo come un messaggio di vicinanza alle diversità religiose.
Soprattutto perché, specie da agnostico, considero come sia allucinante che nel XXI secolo ci si faccia scudo della religione come scusa per uccidere, sterminare e fare cattiverie che non fanno parte di nessuna coscienza (e ne ho parlato già tempo fa... mi fa impressione scoprire di auto-citarmi: a quanto pare spesso ripeto le stesse cose perché dovrebbero essere osservazioni con spinte a cambiare, ma diventano verità universali ed immutabili...) e che invece sono sintomo di una cattiveria radicata nel cuore e nel profondo dell'anima da essere veramente difficile da eradicare.
Io ricordo quel terribile giorno di undici anni fa. Lavoravo, quel pomeriggio: ero di ritorno da un istituto di suore, ed erano i giorni in cui cominciavano i primi strani problemi di linea con quella compagnia telefonica siciliana. E quando finii di sistemare le cose nella sala multimediale di quell'istituto, tornai in negozio per un po' di relax, visto che erano passate le sei del pomeriggio. Le prime notizie le ricevetti dall'autoradio in macchina, poi in negozio cominciai a cercare su internet e guardammo le prime fotografie (quotidiani internazionali, mica youtube e twitter che si gonfiavano di filmati... la tecnologia è cambiata nel tempo...).
E poi tornai a casa, quella sera. Si avvicinava il giorno del mio compleanno, e avevo altre cose per la testa, ma già quella sera cominciai a rendermi conto del fatto che si stava scrivendo la storia. Allora non immaginavo quello che sarebbe successo poi, non potevo minimamente pensare a che cosa avrebbe portato nel mondo. Neppure a come sarei cambiato io nel tempo che seguiva, come sarebbe cambiata la tecnologia, come sarebbe cambiato il mondo. Come si sarebbe guardato (dopo l'undici settembre, ma anche dopo Atocha, dopo Londra...) al terrorismo con occhi radicalmente diversi.
Concludo, concludo con un minuto di silenzio in ricordo e rispetto delle vittime di quel vile e di tutti gli atti di terrorismo che accadono nel mondo, forse perché anche se sono parole e gesti classici, c'è anche bisogno di silenzio e di quiete, per qualche secondo, per parlare di queste cose.

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