Ho letto poco fa della morte di Hugo Chavez, leader, presidente (e, a buona ragione, anche dittatore) venezuelano.
Ed ho letto, con calma, parte della sua storia e del presunto
rabdomiosarcoma che lo ha colpito e contro cui ha combattuto per un paio d'anni.
Brutta malattia, il cancro. Che naturalmente non si augura a nessuno, e per cui al contrario si spera sempre che ci sia una cura, che la chemioterapia e la radioterapia aiutino a superare questo momento duro della vita umana.
Brutta cosa anche la dittatura, però. La presidenza venezuelana è stata indubbiamente controversa: un leader che si è riempito la bocca di lotta alla criminalità, di alfabetizzazione, di tante cose positive ma in un paese che ha a che fare con criminalità e povertà (e tanti altri problemi) a livelli molto elevati. Una presidenza con una politica estera che certamente ha lasciato e lascia l'amaro in bocca in più di un'occasione [in particolare per la fraterna amicizia con il leader cubano
Castro, ma non solo (considerate i rapporti con l'ancora più controverso leader iraniano
Mahmud Ahmadinejad)].
Bene. Pace all'anima sua e riposi in pace.
Personalmente, non ne sentirò la mancanza.
E, sempre personalmente, il popolo che lo piange mi ricorda un po' troppo le immagini della commozione del popolo nordcoreano a seguito della prematura dipartita del "Caro Leader" Kim Jong-il...
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