Su tutti i giornali la notizia della protesta della Coldiretti ieri mattina al valico del Brennero, per fermare e identificare camion che trasportano prodotti alimentari esteri che arrivano qui in Italia per venire spacciati come "Made in Italy".
Approvo la protesta, dato che il finto made in Italy sta rovinando le aziende italiane. La approvo in pieno, ma mi permetto di notare una piccolissima cosa: non è che camion che portano quarti di maiale e/o di bue allevato in Moldavia e macellato in Ukraina, si fermano in piazza e vendono la carne al pubblico.
E io vi racconto una favoletta: c'era un paesino piccino picciò abbarbicato lontano lontò dalle montagne e dalle città. E c'è una vecchina tanto dolce e simpatica che di sabato mattina passeggia lungo la strada per andare a messa. Quand'ecco che un grosso articolato frigorifero si ferma e un giovane camionista lituano, in italiano molto stentato, chiede: "Scusare signora... sapere me indicare dove trovare $macelleria_industriale?"
Un camion frigorifero che porta maiali già macellati e pronti per il lavoro di insaccatura o affumicatura (per prosciutti, spek e via discorrendo).
Diretto a una grossa macelleria industriale che distribuisce prodotti "Made in Italy" a Paperopoli, a Topolinia, ma anche in "tutta Italia isole comprese".
E mi chiedo: ok, l'apporto di merce dall'estero tende a rovinare il made in Italy. Ma a quegli imprenditori (mi auguro che siano pochi, ma ho come l'impressione di nascondermi dietro un dito) che fanno il "Made in Italy" coi prodotti acquistati a basso costo all'estero... dico: a loro due paroline non le vogliamo dire?
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