domenica 4 agosto 2019

VLOG 278: Il libro per le vacanze #OperazioneNostalgia



Agosto: finisce il lavoro ma soprattutto finisce la scuola e cominciano le vacanze.
E con le vacanze comincia una maledizione per gli studenti: i compiti per le vacanze.
E, con i compiti per le vacanze, c'è un'altra piccola grande maledizione, che io ho vissuto quando andavo ancora a scuola: il libro per le vacanze.
E oggi voglio parlarvi del mio primo libro per le vacanze, una cosa che - in parte - avrà anche a che fare con Harry Potter, perché sto parlando, naturalmente, di Marcovaldo di Italo Calvino!
Tranquilli: fra poco vi spiego tutto quanto, in questa puntata di Diario di Viaggio on the road #OperazioneNostalgia
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Marcovaldo è una raccolta di racconti brevi di Italo Calvino: sono venti racconti brevi, raccolti come se fossero una sequenza di cinque anni; abbiamo questi quattro racconti per ogni anno, sono presentati - infatti - come la sequenza di stagioni: primavera, estate, autunno, inverno, primavera, estate, autunno, inverno etc.
È stato dato come «libro per le vacanze» quando io andavo in prima media, e ci fu chiesto di prendere uno di questi racconti brevi e poi, per settembre, di presentare il riassunto e un'analisi di questo racconto breve.
Ora Marcovaldo era uscito come un insieme di racconti brevi: era - ogni singolo racconto - pubblicato su L'Unità, ai tempi, perché Calvino era simpatizzante del Partito Comunista.
Poi, nel '63 con Einaudi, furono pubblicati tutti assieme in un libro.
Questi racconti sono incentrati sulla vita di Marcovaldo, questo giovane manovale che vive in una grande città; non sappiamo bene quale sia questa città, perché non ci viene mai identificata, anche se dalla descrizione della zona, dei luoghi specifici, delle colline etc. dovrebbe essere Torino (che, in fondo, è anche una città a cui Calvino è stato molto legato); ma in realtà questi racconti non si soffermano sui "punti panoramici" della città: sono fatti in maniera tale che potrebbe essere qualsiasi grande città, quello che noi vediamo infatti non sono i luoghi, quanto appunto i personaggi, la storia che c'è intorno ai personaggi.
Io non ricordo moltissimo di Marcovaldo (è moltissimo tempo - tra l'altro - che non lo rileggo), anche se nonostante tutto quando l'ho dovuto leggere, come compito delle vacanze, quindi anche con la pesantezza dell'essere un compito per le vacanze, l'ho trovato interessante. Ma c'è un racconto che mi ha colpito, all'epoca, talmente tanto da ricordarmelo ancora oggi, ambientato in primavera (è il quinto racconto, quindi segue il primo anno: primavera, estate, autunno, inverno... e di nuovo primavera!) ed è "La cura delle vespe", in cui il nostro Marcovaldo sta leggendo un trafiletto che ha trovato su un foglio di giornale con cui aveva avvolto il proprio panino. Un racconto nel quale si parla dell'uso del veleno delle api per «curare» alcune cose.
Ed ecco che si mette a sperimentare anche lui: con lui (con se stesso), con i vicini di casa, con gli amici, fino a quando si diffonde questa cosa, utilizzando il veleno delle vespe per curare alcuni malanni, alcuni malori, alcuni dolori etc.
Riconosciamolo, Marcovaldo: sei stato molto fortunato che NESSUNA DELLE PERSONE COINVOLTE FOSSE ALLERGICA AL VELENO DEGLI AFIDI, altrimenti tutto il resto del romanzo sarebbe stato ambientato in galera!
Anche se il finale di questo racconto è molto amaro, con tutti quanti che scappano inseguiti da un nugolo di vespe inferocite, e finiscono in ospedale con diverse punture di vespe, il punto è quello che dicevo: questo racconto, questa serie di racconti, l'ho letta (ho letto tutto il libro Marcovaldo a scuola media), poi successivamente mi è capitato di rileggerlo con calma, proprio perché mi ero ricordato de La cura delle vespe e ho voluto riapprofondire un pochettino la cosa, e ciò nonostante è stato un romanzo che - appunto - usciva su L'Unità, era una cosa non proprio dedicata ai ragazzi, però erano racconti abbastanza leggeri, niente di troppo complicato e quindi, quando è stato il libro che ho letto tra la prima e la seconda media (è stato il mio PRIMO libro per le vacanze), alla fine non è stato un libro molto complesso da leggere.
Però questo è anche legato al fatto che, quando io andavo a scuola media, non è che ci fossero tantissimi romanzi per ragazzi: c'erano delle cose per bambini un pochino più piccoli, come - per esempio - "La torta in cielo" o "Le favole al telefono": due bellissimi libri di Gianni Rodari, che avevo letto da più giovane, che ho riletto successivamente in età più avanzata e che sono sempre molto, molto gradevoli e - tra l'altro - se non li avete letti vi consiglio di recuperarli.
"La torta in cielo" e "Le favole al telefono" di Gianni Rodari sono veramente graziosi tutti e due: Le favole al telefono è sempre una raccolta di racconti brevi, La torta in cielo invece è una storia un pochino più lunga (quella che potrebbe essere una storia di fantascienza per ragazzi, per bambini), ma veramente molto, molto simpatica.
Ma al di là di questo discorso, il punto è questo: perché sto parlando di Calvino (e di Marcovaldo)? Tempo fa, parlando con un collega proprio nel periodo estivo (eravamo quasi nel mese di agosto), si parlava di suo figlio che andava a scuola media anche lui, e anche lui aveva ricevuto, come "compito delle vacanze" un libro da leggere.
Era il periodo in cui cominciavano a uscire i romanzi di Harry Potter, era uscito qualcuno dei film, ancora non erano usciti tutti i romanzi, quindi cominciava a lanciarsi la moda di Harry Potter.
Ed ecco che a scuola gli avevano dato da leggere, come libro delle vacanze, uno dei romanzi di Harry Potter; certo: naturalmente non era semplicemente leggere un libro che era piaciuto a tantissimi (che piace ancora a tantissimi), ma anche poi di andare a fare l'analisi del testo, l'analisi di un capitolo specifico: scegliere un capitolo e fare un'analisi.
Però ecco che già era un compito per le vacanze molto più leggero, perché è una lettura sicuramente piacevole, che molti - magari - avevano già fatto, avrebbero - magari - avuto anche il piacere di rileggere uno dei romanzi della saga (o magari approfittarne per rileggere con piacere TUTTA la saga), e con il mio collega si parlava proprio di questo: del fatto che i romanzi di Harry Potter sono di grandissimo successo, nonostante la dimensione piuttosto corposa dei romanzi.
Infatti io osservavo che, se non fosse stato anche per la fama di Harry Potter, anche in parte quella che poi è venuta grazie ai film (che han fatto avvicinare ancora di più le persone ai romanzi)… io per primo sono stato uno di quelli che considerava i romanzi un fenomeno per i ragazzini, finché non ho potuto vedere il primo film, e poi ho cominciato ad approfondire i vari romanzi, trovandoli veramente molto piacevoli da leggere.
E il punto è proprio questo: se - quando fossi andato a scuola io - mi avessero dato come compito per le vacanze, per esempio, "Harry Potter e la pietra filosofale", come il testo di un'autrice sconosciuta, questo libro grosso come un dizionario d'italiano, questo mago che va alla ricerca della pietra filosofale… mamma mia: 500+ pagine di libro!
Sicuramente (dice) è vero: non si deve giudicare un libro dalla copertina, ma se io mi fossi trovato a scuola media come compito per le vacanze un testo così grosso, mai sentito nominare, con un mago, la pietra filosofale… mi sarei approcciato al libro con MOLTA MENO VOGLIA di leggere che con… diciamo con la stessa voglia di leggere che ho avuto per Marcovaldo: perché comunque era un compito, era una cosa che dovevo fare per forza.
Come ripeto: Marcovaldo non è una raccolta di racconti per ragazzi, è una raccolta di racconti di narrativa molto generici, vanno bene per gli adulti come per i ragazzi perché sono relativamente leggeri, ma niente di particolare.
Mentre - quantomeno - riconosco a Harry Potter (alla saga di Harry Potter) di avere, comunque, gli argomenti impegnati, di avere dei messaggi molto profondi, ma di avere anche l'avventura, di avere anche il divertimento, di avere anche la comicità, di avere anche quelle parti che ti fanno veramente piangere: di avere un po' di tutto, ma di essere scritti con un linguaggio molto leggero, molto adatto - comunque - anche ai più giovani.
In Marcovaldo non ho riconosciuto questo, eppure quel racconto (La cura delle vespe) mi è rimasto impresso, infatti - poi - tra l'altro è stato anche quello che ho "portato" come compito per le vacanze.
Ed ecco quindi la mia domanda: quando andavate a scuola, vi assegnavano come compiti per le vacanze anche il libro da leggere durante le vacanze estive? È stato un modo di approcciarsi alla lettura?
Poi, nella scuola superiore, naturalmente non ci davano specificatamente compiti per le vacanze o libri da leggere durante le vacanze, ma durante tutte le vacanze estive ne ho approfittato per leggere qualcosa: è sempre stato molto utile questo discorso, è stato quando - poi - ho preso la tessera della biblioteca in Trentino, perché andavamo in vacanza in Trentino e prendevo un libro in prestito durante le vacanze (o anche due o tre) ed è lì che è venuta la mia passione per la lettura, che poi è arrivata all'ebook etc.
Ma la mia domanda è semplice: voi avete letto un libro per le vacanze? Qual è stato il "libro per le vacanze" che avete letto, che vi è rimasto più impresso?
Oppure: qual è il libro più noioso che avete dovuto leggere per le vacanze?
Siete d'accordo con me che l'approccio al libro dovrebbe essere una cosa piacevole e non un'imposizione da fare durante le vacanze scolastiche, e quindi questo potrebbe cambiare il modo che si ha di approcciarsi ad un libro?
Parliamone: nei commenti qua sotto, oppure su Twitter con l'hashtag #DdVotr
Bene: io sono Grizzly, questo era #OperazioneNostalgia
Come sempre vi invito a mettere pollice-in-alto, condividere questo vlog, iscrivervi al canale, noi ci vediamo alla prossima puntata: ciao a tutti!

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