mercoledì 24 febbraio 2010

Una giornata ricca

0 commenti - [Leggi tutto]
Dato che oggi la cronaca scoppia letteralmente di notizie, vorrei poter dire la mia sui principali fatti di cronaca che oggi mi hanno colpito. Ma data l'abbondanza, voglio riassumere un po' rapidamente le cose...

Condannata Google Italia per il filmato del disabile picchiato dai compagni
Andiamo di bene in meglio. C'e' bullismo nella scuola. Soluzione per combattere il bullismo? Proibire i cellulari a scuola. Ottimo, non c'e' che dire.
E ora? Hanno picchiato un ragazzino down, bisogna intervenire: bisogna espellere i ragazzi responsabili o bocciarli, bisogna sanzionare l'insegnante che non ha vigilato, bisogna colpire seriamente i compagni di classe che sono rimasti a guardare in silenzio...
... noooooo, colpiamo direttamente Google perche' i compagni di classe, falsificando i loro dati personali o usando quelli di un genitore (come dite? A me non risulta che sia possibile per un minorenne iscriversi a Youtube. Puo' darsi che mi sbagli, ma mi risulta cosi'. Ergo: per pubblicare quel filmato qualcuno ci si e' anche iscritto, no?). Colpirne uno per educarne cento? Macche'! Molto meglio restare nell'idea "occhio che non vede, cuore che non duole!". Mi sembra molto giusto. Chiudere rete4 perche' Emilio Fede in fuori onda fa sfuriate da querela contro tutto e tutti, gia' che ci siamo? Ah, no, quello no... Sempre il solito santarellismo da due soldi. Se io rubo una macchina a Tizio, mi pare giusto che a finire in galera sia Caio. Molto corretto. Gia' che c'eravamo perche' non condannare i dirimpettai dell'edificio scolastico?

Genova, appello amaro per le forze dell'ordine
Prima di cominciare, voglio esprimere tutta la mia stima agli amici delle Forze dell'Ordine, che per uno stipendio da fame cercano di mantenere alta la nostra sicurezza, combattono con i mafiosi, con la malavita organizzata, con il traffico di droga, con le truffe e cercano in ogni modo di aiutare a dimostrare che viviamo in uno Stato civile.
Ma sia chiaro che con il termine Forze dell'Ordine io intendo proprio quegli EROI che fanno un lavoro tremendo per una paga discutibile, rischiando la vita praticamente ogni giorno. Non intendo quelle teste calde che, convinte che l'uniforme che portano li elevi a signori e padroni dell'universo, non perdono mai l'occasione di cercare di dimostrarsi superiori agli altri non eccedendo nello zelo, ma eccedendo nel concetto di poter disporre della vita degli altri liberamente. Non intendo chi si e' riempito la bocca con le parole "mi hanno accoltellato appena ho aperto la porta!" per poi confessare che non era vero niente. Non intendo chi e' solo capace di tirare manganellate alla cieca in una bieca vendetta degna della peggior dittatura squadrista. Non intendo chi ha sostenuto una conferenza stampa seguita all'arresto di novanta persone per resistenza e aggressione e come prove dell'aggressione ha mostrato telefoni cellulari, macchine fotografiche e lacci di scarpe, venendo anche giustamente spu%%anato dai giornalisti presenti. Non chi, in un impeto da film western, ha impugnato la pistola d'ordinanza e sparato da una corsia all'altra dell'autostrada, rischiando di fare una strage. Non chi ha sparato alle spalle di un ragazzino di quindici anni perche' gli aveva dato del cog%%one. Non a chi ha scaricato un intero caricatore contro un pericolosissimo latitante che stava prendendosi un pericolosissimo caffe' in una piazza gremita, e che voleva pure un'onoreficenza.
No.
Non intendo questa gente che mi fa vergognare di essere italiano e dovrebbe far vergognare gli agenti di polizia, i carabinieri, gli agenti della guarda di finanza VERI. No. Io intendo quell'ufficiale dei carabinieri che per tentare di far ragionare un'anziano che dava in escandescenze, per tentare di tranquillizzarlo, perche' quell'anziano sarebbe anche potuto essere suo padre, c'e' andato disarmato, a mani nude, solo per parlare. E si e' preso una fucilata in faccia.
Intendo uomini che mi fanno sentire orgoglioso di essere italiano. Uomini che mi dimostrano ogni giorno che un mondo migliore e' possibile, se restiamo uniti sotto la grande ala della legalita'.
Non considero quelli che hanno infangato la divisa neppure alla stregua di persone, neppure a quella di animali, e non auguro loro di vivere in prima persona tutto il male che hanno fatto solo perche' *io* ho ancora una civilta'. Ma mi auguro che chi verra' condannato in via definitiva marcisca in galera per quello che ha fatto.

Olio combustibile nel Lambro
Sono semplicemente senza parole. C'e' chi parla di sabotaggio, l'unica cosa che mi chiedo e' "che ci fa un deposito di carburanti accanto a un fiume?", ma non posso darmi una risposta, io che vivo a 10km da una immensa raffineria di petrolio sulla costa.

Aggredito l'avvocato Enzo Fragala', in coma
Quando e' stato aggredito il premier, ho espresso la mia solidarieta', perche' se qualcuno fa il suo lavoro, e io, tu, lui, lei, l'altro o TUTTI QUANTI ritengono che faccia il suo lavoro male, e' giusto criticarlo. Se e' un politico e' giusto affossarlo politicamente, se e' un venditore di arance al mercato e' giusto non comprare piu' le arance da lui, ma... da qui a tirargli una mazzata in testa no. Assolutamente no. Seguiro' e sto seguendo con preoccupazione la notizia. Mi auguro che vada tutto bene e auspico una veloce guarigione, ma soprattutto che si ritrovi e punisca il balordo che ha compiuto un gesto che non me lo fa qualificare (come d'altronde ho gia' detto poco fa in questo articolo) come persona.

Goito (MN): il primo asilo comunale pubblico per soli cristiani
I genitori dei bambini, per poter iscrivere i propri figli, devono mostrare il certificato di battesimo presso una chiesa di confessione cristiana cattolica.
Uhm, si', l'epoca nazista, le leggi contro gli ebrei, la discriminazione degli anni 40, e per fortuna che dopo settant'anni e un cambio di secolo e millennio le cose sono... ehi! UN MOMENTO! Ma questa e' una notizia di oggi, non dell'epoca fascista! Ma che sta succedendo al mondo? Ma che sta succedendo all'Italia?
Prontooooo? Ma ve lo ricordate che i nostri figli saranno gli uomini che vivranno su questo mondo domani? E' questo l'insegnamento che gli vogliamo dare? Siamo tutti uguali, ma qualcuno e' piu' uguale degli altri? Vergogna! E speriamo che il governo metta fine a questa immonda str%%zata di cui persino il sindaco va fiero (e che si dimettesse il sindaco di Goito, visto che la pensa cosi').

Per oggi mi fermo qui, perche' ce ne sarebbe ancora di carne da mettere al fuoco, ma poi finisce che mi viene la gastrite prima di finire la giornata...

martedì 23 febbraio 2010

Truffa colossale allo stato? Ma bene!

0 commenti - [Leggi tutto]
Certe volte mi chiedo perche' in Italia riusciamo sempre e solo a fare le cose "all'italiana".
Mi chiedo proprio il motivo per cui esiste l'aggettivo "all'italiana", e perche' nel ventunesimo secolo non abbiamo ancora imparato a essere civili, onesti, retti e, soprattutto, guidati dall'esperienza anziche' dal dio denaro.
Me lo chiedo, ma poi quando penso che si avvicini una risposta, magari una risposta del tipo "ehi! E' vero, ma chi ce lo vieta? Cominciamo *ADESSO*!", proprio in quel momento, viene fuori il solito furbetto da quartierino che mi dimostra ancora una volta di piu' come funziona l'imprenditoria italiana.
In questi giorni e' in corso una clamorosa indagine sul riciclaggio di denaro che ha coinvolto Fastweb (un operatore di telefonia e internet) e Telecom Italia Sparkle (che se ho capito bene dovrebbe essere il connector internazionale per voce e dati di Telecom Italia). Un ordine di arresto per il suo ex amministratore delegato (e per il senatore Nicola di Girolamo, ma per un istante mi voglio concentrare sull'AD Silvio Scaglia), e un'accusa pesante come un macigno: riciclaggio di denaro.
E spero che quest'accusa cada, e spero per l'innocenza delle persone coinvolte. LO SPERO, perche' se invece e' vero che una societa' come Fastweb e' sorta grazie ai finanziamenti mafiosi, se ne va tutta la mia stima non solo per lo stato italiano, ma anche per i piccoli e medi imprenditori locali. Anche per le medie e grandi aziende italiane che in tal modo mi andrebbero a dimostrare che per un piccolo imprenditore siciliano sognare in grande e' un errore.

domenica 14 febbraio 2010

Un giorno di ordinaria... fate un po' voi

1 commenti - [Leggi tutto]
Stamattina una giornata splendida.
Ma proprio, come posso dire? Fenomenale.
Mi sono svegliato alle sei meno un quarto, e sono rimasto a letto a sonnecchiare e coccolare l'orsacchiotto fino alle nove e mezza, mentre dalla finestra giungeva il lieto e piacevole rumore di un fortunale di proporzioni bibliche.
Poi finalmente mi sono alzato, mi sono fatto una doccia e... mi sono messo davanti al computer a leggere, anche perche' non solo il tempo non prometteva niente di buono, ma per di piu' ormai non penso neppure all'eventuale panorama televisivo della domenica mattina (anzi, non penso piu' al panorama televisivo tout-court).
Poi sono dovuto uscire di casa. Non sono andato molto lontano: intorno alle dieci e mezza sono sceso in ufficio a prendere il trapano e un paio di altri strumenti per fare un paio di lavoretti a casa (e ovviamente non appena sono uscito il tempo e' passato da non esattamente quattro gocce d'acqua a una vomitata di secchiate di acqua gelida degna del miglior acquazzone tropicale).
Poi, poco prima di mezzogiorno, quando il cielo sembrava aprirsi e darsi una regolata, ho pensato di uscire a prendere un caffe', e fare un po' di spesa. Non in quest'ordine, in effetti, perche' prima sono andato al bar e ho preso un buon caffe', poi sono sceso a fare un po' di spesa, mentre la giornata sembrava sistemarsi.
Mentre ero in macchina, sulla strada del ritorno, e' suonato il cellulare. L'amico Tanino (si', quel Tanino) che mi segnala un tombino scoperchiato in via Immordini, e mi dice (sono circa le dodici e venti) che ha chiamato il 113 per segnalarlo, e gli hanno detto che cercheranno di mandare qualcuno in una decina di minuti, compatibilmente con il macello successo in citta' a causa del maltempo della mattinata. Gli dico che lo raggiungo, e dopo qualche minuto in mezzo a un traffico a dir poco colossale riesco ad arrivare.
A questo punto mi spiega, facendomi notare la sua macchina parcheggiata proprio davanti al tombino (per evitare che qualcuno ci si fiondi dentro), che una sua cara amica di famiglia (la quale e' parcheggiata li' di lato) per evitare il pozzetto aperto, ha sterzato violentemente impattando contro un'automobile in sosta sul ciglio della strada.
Chiedo consiglio a un collega della protezione civile, su come chiedere di mettere una transenna o comunque avere un intervento di qualche genere e lui (come d'altronde immaginavo anche io) mi consiglia di chiamare piuttosto la polizia municipale. Lo faccio, ma quantomeno l'agente che mi risponde mi dice che e' gia' stato segnalato (e poi anche uno che abita li' davanti affacciato alla finestra mi da una voce che ha avvertito i vigili, per l'appunto).
Ora, come dicevo, capisco la confusione provocata dall'improvvisa ondata di maltempo, ma solo dopo un'ora e mezza buona (dalla prima chiamata verso mezzogiorno, il primo intervento avviene intorno all'una e quaranta) giunge il furgone di una squadra tecnica dell'ATO Idrico per mettere in sicurezza il tombino e fare i rilievi del caso. All'amica consigliano di presentare una richiesta di risarcimento danni direttamente alla sede della SAI 8, ma quello che le consigliamo sia io che Gaetano e' di lasciare che tale procedura venga seguita direttamente dalla sua assicurazione (oltre che da quella del tizio che aveva l'auto parcheggiata, e che ha lasciato i dati, dato che comunque doveva andare a lavorare...). Ci salutiamo ed e' il momento di andare a pranzo...

... anche se dopo un'ora di effluvi di acque nere ammazzati a forza di sigarette non e' che l'appetito sia particolarmente prolisso.

martedì 9 febbraio 2010

Quando si dice "pronto intervento"

0 commenti - [Leggi tutto]
Ore 8:30. Devo ancora andare in ufficio ma l'amico Tanino (che oltre ad essere un amico e un cliente e' anche il titolare della ditta di ascensori che ha in manutenzione gli impianti nel palazzo dove abito) mi chiede se posso seguirlo ad Augusta per fare un sopralluogo. Visto che quello che mi aspetta e' soprattutto il resto dell'inventario, accetto. Ci facciamo questo giro, buttiamo un occhio nel frattempo a qualche volantino e - prima di rientrare a Siracusa - facciamo una volata presso un centro commerciale proprio all'ingresso di Augusta perche' abbiamo visto entrambi una sedia da ufficio a un buon prezzo (a patto che poi guardandola di presenza non si dimostri un giocattolino).
Poi rientriamo, e praticamente alle 10:55 ci troviamo a imboccare la Traversa Belvedere di Scala Greca, quando mi suona il cellulare.
Io "Casa? Come casa? Che vuole mia madre alle 11 di mattina? (click) Pronto?"
MM: "Mirko... ascolta manca la luce dall'ENEL e ci sono due persone bloccate nell'ascensore, chi dobbiamo chiamare?"
Io: "Oh la la... Ditegli di aspettare che stiamo arrivando... Un minuto al massimo che siamo a Scala Greca... (ri-click) porc... Tanino, continua verso casa mia che e' saltata la luce e ci sono due intrappolati nell'ascensore."
Arriviamo, dopo che per strada all'amico sono arrivate altre tre chiamate e due sms per lo stesso motivo e lo stesso impianto (gosh, un attimo!), e quando arriviamo al portone mia madre mi richiama:
Io: "Si', calma, sono qui con il tecnico dell'ascensore AL PORTONE, UN SECONDO che stiamo salendo!"
Appena arriviamo al secondo piano (l'ascensore e' a meta' fra il secondo e il terzo piano) mia madre guardando l'amico fa:

MM: "Meno male, e' arrivato il salvatore!"
Tano: "Ehm, veramente io mi chiamo Gaetano, non Salvatore!"

Ci organizziamo. Gaetano mi da un pass-partout per la porta del locale argano e mi dice: "Mirko, tu sali e fai manovra a mano in discesa, io vedo di fare aprire la porta".
Altri tre (pardon, contando la terrazza quattro) piani a piedi, litigo con la porta e riesco a entrare.
Stacco l'interruttore generale, mi consumo anche l'anima facendo manovra in discesa (perche' ovviamente in salita sarebbe venuto un po' piu' leggero, groan) e dopo 30 secondi che abbiamo liberato la persona... TORNA LA LUCE (GRRRRRR!)
Riattacco l'ascensore, scendiamo e ci salutiamo. E in quella la luce va via di nuovo. Capita l'antifona (a parte che non posso entrare in ufficio, anche ammesso di aprire a mano la saracinesca motorizzata, poi senza luce posso solo guardarmi intorno) prendo la macchina e vado a trovare un'amico. E' in questo frangente che vengo a sapere che: il guasto della corrente ha preso tutta la citta', a causa (sembra) di un danno a un trasformatore primario (fate conto come il caricabatteria del vostro cellulare, pero' in misura autocarro medio da 12 tonnellate) e che attualmente (nel senso che ha ripreso la 220 alle 13 circa) siamo sotto mega-gruppo-elettrogeno...
Mah, stasera mi tocca pure andare a una partita di calcio a cinque (horresco referens) perche' mi sono trovato eletto a "addetto stampa" della squadra, e stasera devo prepararmi un bell'articolo di presentazione & commento della partita. Speriamo che non piova e non vada via la luce. (((-: A domani!

lunedì 8 febbraio 2010

Sogni di un volontario del soccorso

0 commenti - [Leggi tutto]
[E no, non mi fa affatto piacere rimanere coinvolto in sogni del genere. Il soccorso volontario e' bello perche' aiuta chi ha veramente bisogno di una mano, ma e' brutto perche' significa che qualcuno ha vissuto esperienze terribili]
Siamo a bordo di un furgone/pulmino nove posti. Siamo in sette, io sono seduto a destra, nella fila centrale. Accanto a me due ragazze, dietro un ragazzo, davanti una persona un po' piu' avanti nell'eta' rispetto a noi, e ancora un ragazzo e una ragazza. So che sono colleghi [e peraltro indossiamo tutti quanti la stessa uniforme (pero' siamo senza giacca, solo la maglietta: le giacche sono tutte quante ammassate sui due sedili liberi posteriori)].
Non so dove siamo: giriamo dentro le vie e le viuzze di una citta' in un pomeriggio soleggiato. Qualcuno dice che siamo a Messina, ma l'impressione e' che siamo ben lontani dal mare. Il punto e' che ci fermiamo sul bordo di una piazza molto grande per prendere un caffe'. E scendiamo dal furgone, e mentre ci dirigiamo al bar commento "cavoli, pero' fa freschino e sembra che il tempo stia cambiando, quasi quasi mi prendo la giacca", ma in questo istante ci giriamo tutti quanti. Il furgone e' scomparso, e l'autista commenta: "Oh no! Di nuovo! E' diventato di nuovo invisibile! Ma porca miseria ora come lo riprendiamo?"
Lascio i ragazzi che dicono in coro "vabe', dopo ci pensiamo, per ora prendiamo il caffe'", e mi sposto (dato che mi e' scemata la voglia di caffe') verso una vetrina sulla sinistra, accanto al bar. Poi mi infilo sotto una specie di porticato guardando negozi di gadget di ogni genere (compresi piatti in ceramica di Caltagirone misti a bottegucce con specialita' trentine e lavori artigianali in legno molto belli). Continuo questo giro fino ad arrivare quasi in fondo al porticato, e comincio a girare dietro il palazzo di dimensioni generose cui due facciate (quella del bar e quella a destra del bar) danno sulla piazza. In quella comincia a piovere. Cascano quattro gocce, ma non faccio in tempo a ripararmi sotto il tendone di un ristorante sull'angolo del palazzo (il tendone bianco e' perfetto, ma non ci sono i tavoli ne' le sedie, e d'altronde il ristorante e' chiuso). Nel giro di neanche un minuto le quattro gocce d'acqua che erano diventate una pioggia martellante, si trasformano in un'incredibile fortunale con l'acqua che cade letteralmente a secchiate. Guardo in direzione della piazza un colossale fiume in piena alto almeno 20-30 centimetri di acqua limacciosa e poi mi guardo: sono in pantaloni dell'uniforme, scarpe antinfortunistiche e maglietta a maniche lunghe: mi sa che la cosa piu' intelligente e' di restare sotto il tendone aspettando che "scampi" un po' il diluvio, mentre mi rendo conto che comincia a filtrare acqua da sotto il tendone e un rigagnolo di qualche millimetro comincia a bagnarmi le scarpe.
Con orrore quindi assisto ad una scena: a una decina di metri dal tendone passa una coppia con un bambino: moglie e marito sui 35-40 anni, con un passeggino in cui ci sara' un pupo di non piu' di sei-sette mesi. Cercano di ripararlo alla meglio sotto l'ombrello vista l'acqua che viene giu' e grazie al fatto che per fortuna non c'e' tantissimo vento. Ma la scena e' che attraversano la strada diagonalmente con il passeggino lambito dall'acqua, quando all'improvviso la corrente lo trascina via e, dopo neanche un paio di metri, lo ribalta mollando il bambino in acqua di fronte alla madre sgomenta e al padre terrorizzato.
Senza neanche pensare al fatto che questo mi costera' una doccia fuori programma, mi fiondo fuori alla velocita' della luce e, con la sensazione della pioggia gelida che mi sta infradiciando fino alle ossa, mi tuffo letteralmente verso il fagottino che galleggia inquietantemente a pelo d'acqua e che si allontana a buona velocita' in direzione del lato opposto della piazza (la piazza ha una pendenza leggera verso la punta del bar. Non proprio minima, ma non e' neppure tanto ripida, ma la corrente d'acqua appare sufficientemente impetuosa). Arraffo il bambino, acchiappo il padre per un braccio e ci tiriamo indietro sotto la pioggia raggiungendo prima la madre e poi ci ficchiamo di corsa verso il lato opposto della strada, dentro il portone di un albergo. L'uomo che era all'ingresso ed ha assistito alla scena mi strappa quasi letteralmente il bambino dalle mani e lo avvolge in un grosso asciugamano (o una coperta) bianca che gli ha portato qualcuno. I due genitori seguono il dipendente mentre a me si avvicina un tizio in giacca & cravatta che ha tutta l'aria di essere il direttore dell'albergo.
Io: "Presto. Dobbiamo chiamare un'ambulanza!"
Lui: "Non possiamo: i telefoni sono isolati"
Lo guardo con quella che sono sicuro essere un'espressione di pura stizza, poi ficco una mano nella tasca dei pantaloni e trovo il mio cellulare. Vagamente inumidito ma funzionante. Compongo il numero 118 e appena ottengo risposta pianto imperiosamente il cellulare in mano al direttore dell'albergo: "I soccorsi sono in linea, chieda un'ambulanza subito. Io vado a cercare i miei colleghi"
Esco dal portone dell'albergo e affronto di corsa il periplo del palazzo, lungo la piazza e in direzione del bar. Ha smesso di piovere: stanno cadendo letteralmente quattro gocce d'acqua e il fiume in piena che era diventato la piazza lentamente sta scemando. Qualcuno che e' fuori ed ha assistito alla scena mi guarda sbigottito, mentre io mi fiondo quasi dentro il bar, e vengo chiamato dai colleghi fuori: "Mirko! Ca%%o che sfuriata! Tutto bene?"
Io: "No. Per niente."
Mentre mi giro in direzione del collega (l'autista) noto che finalmente il furgone (nota: sto usando questa parola piuttosto che "pulmino" proprio perche' mentre lo guardavo, sebbene fosse un pulmino, continuavo a pensare al mezzo come a un furgone).
Collega: "Ci credo! Sei bagnato come un pulcino! Ma chi te l'ha fatto fare di fare la doccia? Dai che adesso seguiamo un po' di questa festa e poi andiamo!"
Io: "Festa? Quale festa?"
Mentre la collega mi dice questa cosa, mi guardo intorno e mi rendo conto che nonostante l'improvviso fortunale, adesso la piazza si sta gremendo di gente: giocolieri, famiglie, gruppi e gruppi di persone, ognuno con un palloncino ad elio. Qualcuno ha la gentilezza di lanciarmi al volo la mia giacca. La sensazione della maglietta umida che mi si appiccica addosso sotto la giacca non e' delle migliori, ma mentre sta venendo fuori un pallido sole comincio a sentire un piacevole tepore di certo migliore della sensazione degli abiti fradici.
Io: "Ma che ca%%?"
AltroCollega: "C'e' un lancio di palloncini..."
Credo di restare un'eternita' con un'espressione basita mentre le braccia ed altre appendici mi cascano clamorosamente al suolo. Poi quest'eternita' passa in un lampo:
Io: "MACCHISSENEFREGA! Venite con me: abbiamo chiesto un'ambulanza, c'e' un neonato messo malissimo, veloci!"
Nel dire quest'ultima frase mi sono girato sui tacchi e sto tornando di corsa in direzione dell'albergo. L'autista e un altro collega sono partiti immediatamente dietro di me senza battere ciglio. Mi giro e vedo che qualcuno (soprattutto qualcunA) e' rimasto accanto al furgone con un'espressione di puro rammarico, ma poi partono tutti quanti. Mentre sto per girare intorno al palazzo e raggiungere il portone dell'albergo sento la sirena dell'ambulanza che si avvicina (ammazza! Quanto sara' passato? Un minuto? Ma l'autista dell'ambulanza di cognome fa Schumacher?) e ci fiondiamo dentro. L'ultima immagine che vedo e' quella di un paio di paramedici che si avvicendano vicino a un divano sul lato sinistro della hall, mentre si avvicina il direttore che mi porge il telefonino.
L'ultima, perche' la successiva e' la proiezione dell'ora: sono le cinque e quaranta di mattina, ed e' ora di dare una robusta grattata alla testa dell'orsacchiotto ed alzarsi: una splendida giornata di inventario mi aspetta in ufficio. ((-:

mercoledì 3 febbraio 2010

Stati Uniti, Cina, Tibet. Una questione di stato

0 commenti - [Leggi tutto]
Il presidente USA Barack Obama ha saltato un incontro con [il dottor, tecnicamente (ha peraltro una laurea honoris causa in biologia dell'UniRoma3)] Tenzin Gyatso, quattordicesimo (nonche' attuale) Dalai Lama. Lo ha saltato in ottobre, dietro le minacce del governo di Pechino.
E ora ritorna sui suoi passi, e annuncia di voler incontrare il Dalai Lama entro quest'anno, probabilmente gia' il 16 febbraio in occasione di un'altra visita del leader spirituale buddhista presso gli Stati Uniti. E io mi chiedo una cosa. Importante.
La Cina e' un paese economicamente ricco, e come in moltissimi (o saranno tutti?) i paesi economicamente ricchi, la ricchezza non si suddivide fra il 100% della popolazione, bensi' crea un divario tale che esistono figure che letteralmente sudano danari, e persone che riescono a campare solo con quello che gli offre la terra e il (poco) bestiame.
In Cina pero' c'e' anche un regime dittatoriale. Un regime non dissimile da quello che c'era in Iraq, anzi, per spiegarla come sostengono i piu', Hu Jintao fa sembrare Saddam Hussein un orsacchiotto di peluche.
E io sono qui a poterlo dire.
Se io fossi cinese, e avessi un blog (il che gia' cade sul fantascientifico), per una frase come quella precedente sarei stato buttato in galera per avere un processo-farsa fra qualche anno (e manco quello sicuro) e comunque scomparirei in carcere o sarei ucciso dai servizi segreti.
Il regime cinese filtra internet, la telefonia, la corrispondenza, la stampa, i media e dio solo sa cos'altro.
Ma nessuno invade la Cina, una dittatura con armi di distruzione di massa, perche' la Cina e' un ottimo partner commerciale. Questo al mio paese (che pero' a quanto pare e' un paese che non risiede piu' su questo pianeta) si chiama "ipocrisia diretta": Saddam Hussein ha meritato una guerra dietro una grande bugia, perche' si voleva recuperare il petrolio e gestire l'economia di un paese che ERA SOVRANO, ma noi dobbiamo esportare democrazia. Con la Cina non si fa la guerra perche' e' un ottimo partner commerciale, e non importa se non c'e' democrazia, perche' il dio denaro appiana ogni divergenza.
Scusatemi se concludo qui, ma sono particolarmente nauseato. Ora ho bisogno di togliermi gli occhiali "Made in China", sfregarmi gli occhi con le mani, soffiarmi il naso col mio fazzoletto "Made in China" e poi spegnere questo computer "Made in China" perche' e' ora di andare a lavorare: ci sono tanti computer "Made in China" da formattare, stamattina.