mercoledì 30 giugno 2010

Invito per relax domenicale

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Domenica 4 luglio 2010, festa dell'indipendenza [sì, dal lavoro per un giorno... ] propongo una giornata di sano relax: mare, sole, sabbia.
Appuntamento di base a partire dalle ore 8:00 presso il distributore di benzina di Serramendola Ovest (la stazione di servizio in autostrada subito dopo l'ingresso Siracusa Sud).
Alle ore 8:20 colazione [sì, ma ciascuno si paga la sua, eh? (-: ] presso il bar della stazione di servizio. Ultimo orario di arrivo per gli utenti "già mangiati" ore 8:35.

Ore 8:40 partenza in direzione Marzamemi. A partire da quel momento i ritardatari non giustificati da alluvioni, terremoti, fenomeni di trasmutazione del nucleo dell'atomo o assalto durante il tragitto da parte di un vascello pirata, che si attacchino al navigatore SAT (36.704168 N, 15.122036 E).
Portatevi ombrelloni, creme, sdraio, asciugamani, braccioli, salvagente, canotti, elementi gonfiabili per galleggiamento vari, panini, teglie di parmigiana, sdraio, lettori mp3, maschere, bombole e tutto quello che vi serve per restare almeno fino alle 18:30-19:00 disturbando il meno possibile [molto gradito anche che vengano portati un posacenere affidabile, una buona pattumiera e sigarette a sufficienza (e qualche accendino in più, se possibile)].

Si rimane fino alle 18:30-19:00 max (salvo variazioni del tempo, sollevarsi del vento, scooteristi che scorrazzano brandendo oggetti contundenti, atterraggio di ufo in prossimità della spiaggia, diluvio universale e via discorrendo), ma ovviamente chi volesse tornare prima, dato che per definizione ognuno ha la sua macchina, al massimo se serve gli diamo una mano a trasportare la roba in macchina, per cui tranquilli tutti (-;

Infoline il mio numero di cellulare presente sul Blog, domenica sarò tuttavia rintracciabile *SOLO* al mio cellulare privato (se non avete il numero, significa che non potete chiamarmi a quel numero tout-court, per cui non mi rispondete "dimmi qual'è il numero"), per cui sappiatevi regolare.
Che nessuno cominci poesie del tipo "no, ci vediamo sotto casa mia, poi andiamo sotto casa di mia zia a prendere mia sorella, poi devo passare di qua, di là, a prendere le sigarette, a comprare le caramelle la macchina nuova fare benzina di caffè qualche tazzina": anzitutto andare a Morghella significa affrontare circa 45km a capo di mattina (Morghella è a cinque minuti di strada da San Lorenzo), per cui se avete problemi a fare i primi 8km per venire alla stazione di servizio, chiedetevi se volete fare anche gli altri. Secondo: se prima di venire dovete fare 8437942789 cose vi ringrazio se cercate di FARLE PRIMA: vorremmo evitare di arrivare sulla spiaggia a mezzogiorno (anche se tendenzialmente non c'è confusione).

Abbiamo due possibilità di scelta: uscire a Noto e prendere il vecchio tratto di strada per pachino, oppure uscire a Rosolini e quindi girare in direzione di Pachino. Il primo caso richiede di allungare leggermente il brodo, ma con un limite di velocità medio di 70km/h (ah, dopo Cassibile in autostrada il limite è di 80km/h e ci sono quattro autovelox fissi e che mi risulta anche perfettamente funzionanti; inoltre non è raro nel periodo estivo che ci si trovi tutti accodati a un auto della polizia che fa da "apristrada" mantenendosi fra gli 80 e gli 85km/h, per cui sappiatevi regolare).
Il secondo caso, invece, comporta che da Rosolini si finisce in una strada in mezzo ai terreni agricoli, con un limite di velocità di 50km/h e il rischio di trovarsi imbottigliati in tratti larghi quanto l'auto e dietro una mietitrebbia che si muove a 20km/h per diversi km... per cui io di solito consiglio di uscire a Noto/Calabernardo e girare sulla vecchia tratta.

venerdì 25 giugno 2010

La maledizione dei laptop

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CL: "Si, il portatile è pieno di virus, se potessi formattarlo e reinstallare tutto sarebbe una gran cosa..."
Io: "Uhm... Non si avvia dal cd... BIOS? Toh! Mi dici la password del bios, per favore?"
CL: "Ehm... Non credo di saperla. Si può fare qualcosa?"

Ma ceeeeeeertooo! C'è un comodissimo ponticello, sulla piastra madre, per cancellare le impostazioni del bios. Comodissimo, però, SOLO UNA VOLTA RAGGIUNTA, LA PIASTRA MADRE...

Sono stanco di demolire portatili, cavoli! (-:
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Grizzly - sul Nokia E90 Communicator

giovedì 24 giugno 2010

Squillino le trombe...

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Sto cercando su youtube un video decente di "Man in the rain" di Mike Oldfield, che non sia la solita ripresa di qualche concerto live, quando qualcosa attira la mia attenzione.
Infatti in un video che sto guardando, sulla barra inferiore oltre allo scorrimento, volume, tasto play e compagnia briscola, c'è un piccolo logo accanto al bottone della risoluzione (360p/480p): il logo somiglia a un pallone da calcio.
Lo guardo. Incuriosito, mentre le parole della canzone di Mike scorrono e sta per attaccare il coro, lo premo.
Subito il coro viene seppellito da... UN'APOTEOSI DI VUVUZELA: a quanto pare quest'anno il primo di aprile è venuto prima del solito...
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Grizzly - sul Nokia E90 Communicator

martedì 22 giugno 2010

Il terremoto in Abruzzo

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Pensate che il terremoto in Abruzzo sia rimasto solo un brutto ricordo?
Pensate che ormai sia tutto quanto a posto, che non ci siano più problemi?
Pensate che la gestione del terremoto sia stata magistrale?
Beh, per la cronaca, sarà meglio che cominciate a rivedere le vostre posizioni. Sarà meglio che cominciate tutti quanti ad aprire gli occhi, perché non è affatto così.
Nel mio blogroll esiste un link, che con questo articolo voglio evidenziare molto di più: il blog di un'amica aquilana, terremotata.


Un'amica che ha saputo raccontare e sta ancora raccontando quello che è stato il terremoto dall'interno, dimostrando come tantissime cose si è scelto di non mostrarle sulla stampa classica, perché per "i potenti" rappresenta quell'amorfo mucchietto di polvere da ficcare sotto il tappeto. E che ha dimostrato e sta dimostrando come questo nascondere la polvere sotto il tappeto abbia dato un'ideapiù che discutibile di come siano andate le cose nelle grandi emergenze, che si parli di Abruzzo o di alluvione a Messina, o di frane, o di qualsiasi emergenza che ha flagellato e flagella l'Italia.

Anzi, come nota proprio di questi giorni, vi consiglio di leggere questo suo articolo che racconta di una pausa qui a Siracusa, e di quello che si sono messi in testa certi siracusani rimbambiti dalle immagini luccicanti della tv.

E vi prego di notare una cosa, vi prego di notare tutti quanti che in questi giorni è in discussione un decreto legge che costringerebbe i blogger come Anna a non poter raccontare queste cose. A dover rettificare la verità che dovesse suonare troppo pesante per qualcuno dei potenti, a minaccia di multe e altre sanzioni. È questo il governo che volete? Vi accontentate di chi preferisce riempire le piattaforme mediatiche delle sue immagini sorridenti e che mostrano la facciata di un'Italia funzionante? Volete veramente ripetere la storia delle vacche di Mussolini?
Diffondete queste storie, cerchiamo di scavalcare la montagna di letame che viene fuori dai media nazionali, e cerchiamo di raccontare veramente come stanno le cose...

sabato 19 giugno 2010

Il lavoro del tecnico IT del sabato?

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Mi pare ovvio. Andare con l'amico GP e un collega della protezione civile a montare una tenda simil-canadese per vedere se mancano dei pezzi...
Uff, un lavoraccio costellato da almeno un paio di errori, ma alla fine ci siamo riusciti. Fra poco si smonta, ma prima una bella numerazione di tutti i giunti, così il prossimo montaggio "sul campo" verrà un po' più semplice. (-:
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Grizzly - sul Nokia E90 Communicator

domenica 13 giugno 2010

Troppi cinguettii, ci vorrà un po' di attività venatoria? (-:

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Stamattina è difficile cinguettare: i passerotti che si sono accalcati sul portale sono troppi e la rete si è congestionata... Uff, vediamo domani...

sabato 12 giugno 2010

Fuoco purificaci tutti!

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-Non riuscirai a comprenderlo in tempo. Ma non ti preoccupare, non ti servirà a molto comprenderlo. Non è per te che è stato scritto, o pensato, o semplicemente concepito.
-Forse. Ma comunque è stato concepito. E se qualcuno è stato in grado di pensarlo, qualcun altro potrà anche svelarne i segreti. Non vedo perché non potrei essere io, quel qualcuno.
Lo guardai di sottecchi, con l'attenzione rivolta allo schermo del terminale portatile anche per non soffermarmi sulla terribile visione d'insieme. Era sporco, indossava abiti lerci e consumati, aveva due scarpe differenti, la barba incolta di almeno tre settimane. Solo a guardarlo faceva tanto di quel ribrezzo da farti venire voglia di allontanarti di almeno cento metri, e persino l'odore che emetteva ti faceva valutare seriamente quella ipotesi.
Ma lo ammiravo. Lo ammiravano tutti. Era un mito. Seduto su una pietra infangata con le gambe incrociate, sulla vetta della collina, le mani consumate dal lavoro sulla terra, un sigaretto consunto e fetente che teneva fra le dita tremolanti della mano sinistra, e gli occhi.
I suoi occhi blu, profondi.
Come il più misterioso degli oceani. Come l'immagine rilassante del cielo nello sfondo dei sistemi multilivello basati su quella nuova versione del sistema operativo.
I suoi occhi ti lasciavano senza fiato.
Aveva l'espressione rilassata, l'aspetto di un vecchio agricoltore sul suo terreno che si gode una meritata pausa dopo una giornata trascorsa sui campi. Ma i suoi occhi.
Avevi paura dei suoi occhi.
Pensavi che ti avrebbe potuto uccidere con i suoi occhi. Ucciderti. Con la sola profondità del suo sguardo, anche a miglia e miglia di distanza.
Riportai lo sguardo che fugacemente si era soffermato su di lui, sul terminale.
Gli eventi degli ultimi sei giorni avevano cambiato completamente la mia vita. Mentre osservavo quei simboli, il mio raziocinio sapeva che avrei dovuto occuparmi di decifrare quel codice, ma la mia mente divagò quasi subito, tornando al primo giorno. Tornando a come era cominciato tutto quanto. E come non tornare indietro? Era passata meno di una settimana, da quando era cominciato tutto quanto.
Il mio nome, non ha importanza. Quello della larva umana che mi stava davanti con quegli occhi blu fumando un minibido, neppure. Numeri. Ecco quello che siamo. Solo numeri.
Io sono stato un numero uno, nel mio campo. Nel mio piccolo.
Ho una famiglia.
Una moglie amorevole.
Una magnifica bambina di sette anni.
Una casa: una bella villa in periferia, dotata di ogni comfort.
Auto sportive.
Moto, computer, dipendenti.
Un intero impero nelle mie mani.
Che schifo!
Ora che guardo l'uomo che è stato (ed è) la guida spirituale per tantissimi, provo schifo e vergogna per me stesso.
Sono arrivato a questo punto con anni di duro lavoro e sudore della mia fronte, senza dover mai dare conto a nessuno di quello che facevo. Come lui. Sono riuscito a superare molte sfide, molte analisi, grazie al raziocinio. Grazie alle conoscenze in ambito tecnico ma, soprattutto, grazie alla mia mente fredda e matematica. Anni di tecnologie sempre più evolute hanno insegnato a tutti come appiattire la vita e renderla un lento e noioso fluire dalla mattina alla sera nel solito tran-tran quotidiano.
Un lento e noioso fluire dei giorni, delle settimane, dei mesi, degli anni. Novità? No, le solite cose, sai.
E invece no! Porcaccia miseriaccia: per una volta no!
Non dopo aver visto come chiudere con tutto e con tutti, non quando è finalmente possibile scandire la propria vita senza temi, senza titoli, senza 140caratteri, senza la tastiera del computer, senza smartphone, senza terminale, senza terminazione, senza corrente elettrica, perché no?
Il raziocinio. Ritrovare il raziocinio, scoprire che la mente umana è un'arma meravigliosa e terribile, anzi riscoprirlo. Scoprire che forse la radice quadrata di 78432 non è "batteria della calcolatrice scarica". Anzi no, scoprire proprio che non serve una macchina per tenere in esercizio la mente.
Isolamento.
Questo ci vuole, per capire, per pensare, per ragionare. No, isolamento per sentire i propri pensieri, per sentire in mezzo alle onde wi-fi, bluetooth e hyperlan che c'è ancora del raziocinio. Che l'uomo può ancora pensare.
Che esiste ancora la fantasia.
Sei giorni fa ho lasciato tutto. Ho lasciato tutti. Ho lasciato tutti e tutto, e sono entrato nel "monastero".
Che bel nome. Antico. Altisonante. D'altronde, mi hanno detto che l'edificio molti, tanti, troppi anni fa ospitava proprio un monastero. E ora quello che serve è solo silenzio, una cella fredda, un letto duro, e niente tecnologia. Niente corrente, niente telefoni, niente terminali, niente di niente.
-Le notti a lume di un mozzicone di candela e i giorni scanditi solo dallo scorrere del sole e dal bisogno di respirare a pieni polmoni a stretto contatto con la natura, sono duri. All'inizio per tutti sono duri. Il primo giorno è quello in cui decidi se hai carattere. Se sei carismatico. Molti vengono al monastero, pochissimi superano il primo giorno. Io sono il Priore. Da quando uscirai da questa cella, sarai solo tu, la tua mente e gli altri, se vorrai rapportarti con loro. Qui vige solo una regola: coloro che alzano il cappuccio del saio sulla testa applicano la regola del silenzio. Non potrai parlare con loro: loro non parleranno con te.
Che belle parole. Alzai il cappuccio sulla testa non appena giunsi all'arcata della porta per uscire, e da allora per tutti i sei giorni di permanenza non lo abbassai mai.
Il primo giorno passò. Lento, omologo, poco efficace, e il terrore che mi fece tremare la colonna vertebrale fu quello che in qualche modo nel monastero si cooperasse solo per costruire l'ennesimo cliché di vita preconfezionata e dettata da regole di ripetitività generica. Ma superai il mio primo giorno dimostrando una forza d'animo mai vista in anni di monastero.
Nessuno me lo disse, perché invitando a rispettare la mia scelta del silenzio portavo sempre il cappuccio del saio sdrucito ben alzato sul collo e sui capelli corti e spettinati, che in quei sei giorni giunsero anche a un opportuno livello di lerciume non dissimile a quello del personaggio che ora, alla fine di tutto, mi stava osservando. Anche una settimana di barba cominciava a darmi fastidio, ma era una sensazione lontana, assente.
Gli ero vicino lo stesso. Nonostante il fetore che emanava. Nonostante desse l'impressione di essere un pazzo. Ma gli stavo vicino perché avevo provato quelle sensazioni anche io. E se io avevo assaggiato la profondità di quello stato dopo sei giorni, pur sapendo di non avere la forza di affrontare una vita di privazioni, ascetica come quella della nostra guida spirituale, lo ammiravo. Lo ammiravo proprio perché aveva trovato il coraggio di allontanarsi da tutto. Di allontanarsi così tanto da essere riuscito a capire il passato, il presente e il futuro della tecnologia senza neppure bisogno di esserne a contatto.
Il secondo giorno rimasi a passeggiare nel giardino interno del monastero. Cercavo di mettere in ordine la mia testa. Cercavo di trovare il bandolo della matassa di pensieri e ragionamenti che - finalmente - urlavano dall'interno del mio cervello cercando di uscirne tutti assieme appassionatamente.
E fu dura, ma quando giunsi alla sera e mi ritirai nella mia cella, in attesa di addormentarmi sul duro letto di pietra e fieno, cominciavo già ad assaporare un senso differente del tempo.
-Non cercare di trovare segni di una profondità disarmante. Non immaginare chissà quali allitterazioni metafisiche, né intricate e poco controvertibili formule trigonometriche sviluppate in codice esadecimale o che coinvolgano magari anche l'insieme dei numeri complessi coniugati: la strada è molto meno complessa di quanto possa apparire al primo sguardo. Non è una strada semplice, e non a caso ti dico che sinora in centinaia di anni che si tramanda questo codice, nessuno è mai riuscito nell'intento. Cadiamo nella superstizione, nella leggenda e profezia che vuole dell'esistenza di un uomo dalla mente contorta eppure pura, forse un pazzo. Un uomo che potrà decifrare questo codice senza bisogno di studiarlo. Un codice concepito da una mente superiore...
-No. Non è opera di una mente superiore, è opera di una mente libera, ma inferiore. Vuoi la verità? Quello che non vi tramandate dai secoli è un rasoio di Occam: questo codice è stato concepito da un uomo che non ha mai conosciuto la tecnologia, la tecnica, la matematica. Nulla. Forse da un uomo che non era neppure in grado di leggere né scrivere, o fare di conto.
Il terzo giorno. Oh, il terzo giorno, come mi ricordo il terzo giorno. Come dimenticarsi quel giorno in cui uscii dal monastero solo per passeggiare fino al limitare del bosco? Solo per scoprire che c'è ancora un sole che splende alto nel cielo, solo per scoprire che ci sono ancora uccelli che cinguettano. Per scoprire che la natura esiste, e va avanti secondo un disegno che non si può sintetizzare in una formula matematica. Che non si può sintetizzare in 140 caratteri, che non si può far diventare un concetto.
E il quarto giorno, che semplicemente passò.
E il quinto. No. Il quinto no, il quinto fu il giorno difficile: sapevo che mi rimanevano solo ventiquattrore prima di dover incontrare di nuovo il maestro. Sapevo che avrei dovuto trovare una risposta, e che la risposta non era solo e semplicemente dettata dalla quiete interiore che stavo raggiungendo. Che non era solo dettata dai miei pensieri che finalmente avevano trovato il loro spazio e la loro realtà, senza bisogno di urlare per cercare di venire fuori da una mente offuscata dai tempi e dai ritmi della tecnologia.
Ma quel sesto giorno, all'alba, fu il giorno. Ero uscito di corsa dalla cella, di nascosto. Avevo camminato per delle ore fino ad arrivare dal maestro. Ero sudato, la bocca impastata, la gola riarsa. In piedi, davanti al maestro guardavo il terminale e leggevo il codice.
No. Guardavo il terminale, tenendolo il mano come un oggetto sconosciuto. Solo sei giorni avrebbero potuto cambiare radicalmente la mia vita, il mio rapporto con la tecnologia, forse persino il mio rapporto con l'intero universo.
Ma poi, all'improvviso tutto divenne chiaro. Come se quell'accozzaglia di caratteri casuali fosse diventato all'improvviso uno di quei pensieri-in-140-caratteri da social network tanto di moda. Breve, conciso, forse persino ridicolo.
Panta rei.

venerdì 11 giugno 2010

Non stuzzicare il blogger che dorme

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Voglio tirare un po' di somme.
In passato su questo Blog ho trattato argomenti anche un tantinello "scabrosi", come sono stati lo strano caso di Webanimator, le lettere agli ex utenti LTS, diverse segnalazioni di siti web che una bella mattina si sono trovati a distribuire virus, e cose del genere.
Ho avuto momenti "scuri", ma ho avuto anche momenti di grande notorietà: alcuni dei miei articoli hanno raggiunto un buon ranking su google, e sono state diverse le persone che mi hanno commentato, scritto e-mail o addirittura telefonato per esprimere apprezzamento per il mio lavoro. E continuo ad avere soddisfazioni piccole e grandi da questo Blog (e dal libro che ne è scaturito). Da qualche tempo mi sono anche passato il piacere di prendermi uno smartphone (il Nokia E90) con la funzione e-mail, ottima per pubblicare articoli "al volo".
A questo punto analizziamo come funziona bene la cosa: io ho un blog con un ranking decente su google, ho parlato di molti argomenti, e sono in grado di aggiornarlo (con testi, immagini e persino filmati) da dovunque mi trovi.
Torniamo indietro per un attimo.
Come dicevo prima, io ho avuto i miei momenti di notorietà. E li devo a una cosa ben precisa.
Io sono stato una persona che ha visto più e più volte come è facile trovarsi la mattina i piedi in testa da parte di tutti. Più e più volte, peraltro. Compagnie telefoniche, forniture non richieste, contratti attivati per strada, discordanza dei prezzi al supermercato (battente VS costo al registratore di cassa), e chi più ne ha, più ne metta.
Per moltissimo tempo. Facciamo almeno fino a una decina di anni fa. Quando successe una cosa ben precisa, una cosa che mi frantumò i co$$$oni in pezzetti così piccoli che decisi di prendermi la mia prima rivincita. Perché quando una persona ha un diritto, il fatto che tutti quanti cerchino di non farglielo godere non toglie quel diritto, e se non bastano le buone per avvalersi della legge, se necessario valgono anche le cattive.
Voglio raccontarvi come comincia questa storia, anche se per i suoi toni meriterebbe piuttosto di stare fra le Pagine Oscure. Ma ve la voglio raccontare con quel minimo di edulcorazione che non rappresenta assolutamente rispetto per le persone coinvolte, bensì rispetto per i miei lettori che non voglio rendere partecipi di comportamenti del genere.
Estate, caldo torrido, sono a Catania, nel supermercato di un grande centro commerciale. Ho lasciato mia madre in aeroporto (lei è partita per Trento, io la seguirò più avanti) ed io sto facendo un po' di spesa prima di rientrare a casa.
Fra le varie cose che metto nel carrello, ce n'è una che colpisce la mia attenzione: è uno shampoo (sì, parliamo di quando ancora portavo i capelli lunghi), è lo shampoo che usavo di solito, ed un cartello enorme annuncia un'offerta speciale: "2 bottiglie da 750ml a 12.000 lire (ossia € 6.20, tecnicamente eravamo ancora con le lire, eh?)". Il prezzo è interessante (di solito per una sola bottiglia lasciamo poco più di 10.000 lire/€ 5.16), per cui colgo la palla al balzo.
Cassa, passano tutti gli oggetti, tutto nel carrello. Mi allontano in direzione del parcheggio, trascinando il carrello e leggendo distrattamente lo scontrino, quando all'improvviso i miei occhi si fermano su due oggetti sequenziali:
SHAMPOO XYZ LIT 10.990
SHAMPOO XYZ LIT 10.990
Ossia le due bottiglie di shampoo non mi sono costate le 12mila lire dell'offerta, ma praticamente quasi il doppio.
Mi avvicino alla "cassa centrale e assistenza clienti" e segnalo della palese discordanza di prezzo. Lo faccio in buona fede pensando che avrebbero semplicemente corretto la svista e mi avrebbero restituito le quasi 10mila lire di differenza (d'altronde in un grande supermercato con migliaia di articoli, una svista può capitare), ma la procedura appare un po' più complessa del previsto, perché la signorina si informa con il collega ma fra mezze parole sembra volermi fare capire che non c'è nessun errore nel prezzo.
Lascio lo shampoo temporaneamente in cassa centrale e salgo in macchina a lasciare il resto della spesa, poi ritorno e, assieme a una collega ci avviciniamo (dentro il supermercato) al reparto dove ho preso lo shampoo.
Il battente dello shampoo (il cartellino con il prezzo sulla mensola) non è presente per tutta la fila, e al contrario appare quel cartello enorme, davanti al ripiano che trabocca di bottiglie, con l'indicazione "Offerta speciale, 2x750ml solo 12.000 lire", con tanto di foto/gigantografia di due bottiglie. La ragazza si ammutolisce, balbetta qualcosa senza senso e poi chiama al telefono un responsabile. La persona che mi si presenta al reparto dopo un paio di minuti è un tizio in gessato e cravatta (e non uno dei ragazzi in divisa del centro commerciale) che mi chiede quale sia il problema e, quando gli mostro lo scontrino con il costo che ho pagato e il cartello dell'offerta, prova a luiquidarmi: "Sì, ci siamo scordati di togliere il cartello: l'offerta è scaduta l'altro ieri" (ma sul cartello non c'è nessuna data, ricordatevelo bene).
Ribatto: "Ok, succede. Allora togliete il cartello, ma restituitemi le 10mila lire che ho pagato in più perché il cartello fa fede per il prezzo"
Risposta del responsabile? Colossale: "No, assolutamente. Io non posso venderle lo shampoo a quel prezzo!"
Lo guardo di sottecchi, con la bocca abbastanza spalancata da poter analizzare tutti i denti. Mentre lo faccio il signore senza battere ciglio si rivolge alla signorina: "Chiama XYZ, fallo venire con la scala che intanto togliamo questo cartello, prima che altri acquirenti facciano lo stesso errore"
Lo richiamo a me: "Guardi che deve restituirmi le 10mila lire, soprattutto se ha intenzione di togliere quel cartello"
Mi ignora, e intanto rapidamente arrivano due ragazzi con una scala di alluminio per tirare via il cartello. Mettono la scala, e io metto una mano e mi metto davanti ai gradini: "Voi non togliete questo cartello finché non mi sarà stata rimborsata la differenza."
Fermo. Educato, senza gridare, senza battere i pugni, ma fermo.
Resp: "Io non le rimborso un bel niente e se non fa lavorare i ragazzi chiamo la vigilanza!"
Io: "Benissimo. E io chiamo la guardia di finanza."
Alzo il telefonino, compongo il 117. Un operatore molto gentile mi risponde e gli spiego a grandi linee dove mi trovo e che cosa sta succedendo. Sente che nel frattempo in sottofondo i toni non sono proprio amorevoli e mi annuncia che stanno già inviando una squadra che era in zona.
Arrivano due loschi figuri con l'uniforme di un'istituto di vigilanza; uno si avvicina e cerca di togliermi il telefonino di mano, ma a questo punto ho già detto all'operatore della GdF che si è avvicinata la vigilanza, ma che (e ne prendo al telefono un "ma certo, naturalmente!") ho intenzione di ignorare qualunque azione della guardia giurata e di proibire loro di toccarmi.
Ma anche le GPG mi hanno sentito, e quindi si tengono a debita distanza. Nel giro di ulteriori tre o quattro minuti arrivano altre guardie giurate, e la situazione appare fra il teso e il grottesco, dato che nel frattempo ho abbrancicato la scala e non mi muovo di un millimetro, non ci sono discussioni che tengano. Il responsabile di filiale e uno dei dipendenti mi fanno notare che devo rimuovermi perché devono fare il loro lavoro, ma io sono irremovibile: "Nessuno vi sta proibendo di fare il vostro lavoro e rimuovere il cartello, solo che prima di rimuoverlo dovrà prenderne visione la Guardia di Finanza. Se vi va bene, è così, e se invece non vi va bene, non posso aiutarvi, perché è comunque così."
Una delle GPG prova a minacciarmi: "Giovanotto, se non fai lavorare i signori, dobbiamo chiamare la polizia"
Io: "MA CEEEERTOOO!! Chiamiamola la polizia, chiamiamola subito! Così facciamo anche una riunione inter-forze visto che sta già arrivando la guardia di finanza. Vuole che la chiami io stesso? Il numero mi pare che è 113, giusto?"
Un'altra GPG zittita con la coda fra le zampe. In quello stesso frangente arrivano tre baschi verdi: sono due giovani sulla trentina-trentacinque e un "anziano" più verso i quarantacinque. È quest'ultimo quello che prende parola. Infatti il responsabile appena lo vede comincia a esprimere un fiume di parole riguardo il fatto che sto bloccando il loro lavoro e l'agente, come se non avesse sentito una sola parola, lo squadra e sbotta con: "Lei è il signor Tuccitto?"
Resp: "Ehm... no io sono"
Mano alzata dell'agente: "Allora per il momento non ha nulla da dirmi, e pertanto faccia silenzio"
Ha pronunciato queste ultime parole con un tono pacato ma molto deciso, gli faccio segnale: "Sono io Tuccitto, e sono io che vi ho chiamato"
Prima che l'agente possa chiedermi "perché" gli indico il cartello dell'offerta e gli spiego tutta la situazione fino a quel momento, compresa l'intenzione di rimuovere in fretta e furia il cartello prima che arrivassero loro.
L'agente scuote la testa, poi guarda il responsabile: "Rimborsate immediatamente la differenza di prezzo, il signore non ha ragione, ha ragionissima. Non al cento per cento, ma al mille per cento: il cartello dice questo prezzo e il signore è tenuto a pagare questo prezzo, neanche cento lire di più"
Il responsabile biascica di nuovo la solfa che l'offerta è scaduta, che non può vendere a quel prezzo e che al massimo è disposto a restituirmi tutti i soldi e riprendersi indietro le due bottiglie, ma a queste parole il finanziere si illumina.
GdF: "Allora abbiamo due possibilità. La prima è che lei restituisce la differenza al signore e la chiudiamo qui con noi che siamo venuti a farci una passeggiata al centro commerciale. Oppure che io le faccio una multa, che va da tre a dodici milioni, e vista la simpatia che sta dimostrando a me e al signore le garantisco non essere inferiore ai sette, e dopo la multa deve ugualmente pagare al signore la differenza. Che cosa preferisce fare?"
Il responsabile apre la bocca, poi la richiude. Rimane in silenzio per almeno trenta secondi, mentre un altro dei tre finanzieri, rivolgendosi al capannello di gente e guardie giurate che si è raccolto intorno a noi invita tutti (GPG comprese) ad allontanarsi.
Resp: "Va bene, va bene. Però io devo togliere ugualmente il cartello..."
La risposta è positiva, ma a questo punto tutto il gruppetto mi accompagna alla cassa centrale, dove compiliamo il modulo per lo storno e ottengo le 9.950 lire di differenza. Saluto tutti cordialmente e mi allontano in direzione del parcheggio; mentre gli agenti rimangono in prossimità della cassa centrale. Una guardia giurata si avvicina mentre mi dirigo al parcheggio e, senza mezzi termini, mi redarguisce con: "Ma c'era proprio bisogno di fare tutto questo casino? Avremmo trovato un accordo..."
Io: "Quale accordo? Io non posso vendere al prezzo sul cartello? Stia tranquillo, che dovesse essere necessario lo rifarò altre cento volte. Faccia il suo lavoro, e non venga a darmi lezioni di moralità, che non ne ha la posizione adatta."
GPG: "Come si permette? Io la denuncio per oltragg..."
Faccio un segnale in direzione del gruppetto alla cassa centrale, da cui già si era staccato uno dei tre agenti, il quale con tre balzi di corsa ci raggiunge.
Io: "Sia gentile, può identificare questo vigilante? Mi ha appena minacciato e vorrei denunciarlo."
Il finanziere gli tende la mano e si fa consegnare il tesserino, lo guarda attentamente e poi sbotta: "Chiami l'istituto, dica che si sente male e sta prendendo un giorno di malattia, dopodiché torni a casa: per oggi ha finito il turno."
GPG: "Ma io..."
Finan: "Benissimo. Allora consegni la pistola e ci segua in caserma..."
Profondendosi in una distesa di scuse la guardia si allontana, io raggiungo il parcheggio e torno a Siracusa.
Tempo perso? Complessivamente non più di un quarto d'ora. Risultato? Ho ottenuto quello che mi spettava di diritto. Lo rifarò? Sempre. Non vedo perché dovrei abbassare la testa e dire "sì, ho ragione ma rinuncio". Perché l'ho fatto già troppe volte, ed è venuto il momento di alzare la testa e far sentire la mia voce.
Perché non sono solo un rompiscatole che si "si attacca come una zecca" quando una cosa è storta, ma sono anche un blogger: quando una cosa va storta oltre a tutto quanto sono ben pronto a sputtanare sul mio blog chi ha cercato di mettere i piedi in testa a me, o a qualcuno dei miei familiari/amici. Perché credo nelle istituzioni e sono uno di quelli che da anni dice: "Le leggi ci sono, basta solo cominciare a farle rispettare".
Per cui non mi spavento di agenzie di recupero crediti, compagnie telefoniche o elettriche, persino istituzioni: se so che sono nella ragione, sono pronto a far valere la mia ragione fino in fondo. E anche a raccontare cosa succede persino in tempo reale, per cui come non si disturba il cane che dorme, è buona regola che non si deve stuzzicare il blogger con uno smartphone. (-:
E che serva di lezione, perché io un po' maestro di retorica ci sono. (((-:

mercoledì 9 giugno 2010

Nokia, swfobject e virus

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[aggiornato dopo la pubblicazione iniziale]
Mattina. Apro Zeusnews e leggo un articolo che riguarda i primi modelli di cellulare dual-sim targati Nokia. La notizia pare ghiotta e, pertanto, decido di aprire il sito Nokia per approfondire.
Sono al computer di un cliente, come tutte le mattine, per fare un po' di manutenzione e, mentre aspetto alcune operazioni, leggo le notizie al volo. Ed ecco il problema: non appena apro il sito Nokia l'antivirus protesta: "Ehi, ho trovato qualcosa che non va!".
Il qualcosa che non va e' uno script basato su swfobject che dovrebbe essere infetto.
Non saprei che cosa dire: per ora lo script viene bloccato dall'antivirus e, se provo a scaricare lo script con wget, arrivato al 90% l'antivirus dice che trova una sorpresa e si ferma.
Più tardi butto un occhio dall'ufficio e vediamo... per ora MASSIMA ATTENZIONE prima di aprire il sito Nokia.

AGGIORNAMENTO ore 11: boh. Ho provato a scaricare lo script dal pc linux dell'ufficio, ma a colpo d'occhio non vedo nulla di che... O un falso positivo, oppure un positivo che è già stato corretto. Inquietante comunque rischiare infezioni aprendo siti istituzionali ben noti e diffusi...
AGGIORNAMENTO 10 giugno ore 8:45 - Sono da MC e abbiamo provato ad aprire il sito Nokia. Ancora adesso in homepage l'antivirus protesta bloccando lo script. Non ho idea di come contattare il webmaster del sito, ma a distanza di 24 ore lo script viene bloccato da diversi antivirus. A questo punto posso solo ripetere: massima attenzione navigando sul sito Nokia, utilizzate eventualmente Firefox e noscript, il rischio sembrerebbe quello di venire rediretti in qualche modo a un sito ostile che costringa a scaricare qualcosa sul proprio computer, o roba del genere. Non è un comportamento affatto normale, e mi chiedo come sia possibile che a Nokia nessuno sinora abbia segnalato dell'esistenza dello script di un sito partner (questo "miisolutions.net" che si vede bloccato dalla schermata di AVG).